(Tratto dalla tesi di laurea triennale: "Il ruolo dei mercenari Shardana nella guerra del Tardo Bronzo", Università di Firenze, 1.7.2013)
martedì 8 marzo 2016
Archeologia. Ugarit, l'antica città portuale della Siria che svolgeva il compito di crocevia fra le rotte commerciali fra Europa, Asia, Africa e Mare Mediterraneo.
Archeologia. Ugarit, l'antica città portuale della Siria che svolgeva il compito di crocevia fra le rotte commerciali fra Europa, Asia, Africa e Mare Mediterraneo.
di Francesco Ignazio de Magistris
(Tratto dalla tesi di laurea triennale: "Il ruolo dei mercenari Shardana nella guerra del Tardo Bronzo", Università di Firenze, 1.7.2013)
(Tratto dalla tesi di laurea triennale: "Il ruolo dei mercenari Shardana nella guerra del Tardo Bronzo", Università di Firenze, 1.7.2013)
Fra le
città Siriane del secondo millennio, certamente quella conosciuta meglio è la
città di Ugarit. Questo fiorente porto mercantile, infatti, al contrario di
altre città è stato scavato quasi completamente e il numero di tavolette
scritte in alfabeto cuneiforme trovate in edifici pubblici e privati è tale da
soddisfare la maggior parte delle aspettative degli studiosi. Ed anche la
maggior parte delle informazioni utili per lo sviluppo di questa tesi (comprese
le notizie politiche riguardanti la corona) provengono da tavolette degli
archivi di palazzo e da una biblioteca che stava fra i due santuari più
importanti della città. Quella di Ugarit è la storia di una città sottoposta a
interessi più grandi di lei e priva di una vera forza militare per decidere
autonomamente del proprio destino. Dei suoi inizi sappiamo poco. Di sicuro, la
città era già fiorente e in affari nel XVIII secolo a.C., ma, in mancanza di
notizie adeguate, fino agli inizi del XIV secolo ignoriamo anche i nomi dei
suoi re. Con le campagne della XVIII dinastia – e in primis quelle di Thutmosis
III- l’esercito egiziano si spinse tanto a nord da passare l’Eufrate,
costruendo poi delle fortificazioni su entrambe le rive del fiume Eleutero.
Nulla però fa pensare che l’esercito del faraone si sia spinto più a nord di
Ullaza. Se ne può dedurre, quindi, che Ugarit, negli anni delle conquiste
territoriali di Thutmosis III (1459-1426) e di Shaushtatar di Mitanni fosse una
città di frontiera stretta fra le potenze del momento. All’inizio del
1400
a.C., e in pieno periodo amarniano, re Ammishtamru I (? -1354) potrebbe essere
il capostipite di una nuova dinastia. In quel periodo Ugarit è sicuramente in
buoni rapporti con i regnanti del paese del Nilo, ma si discute vivacemente per
stabilire a quale categoria di “buon vicinato” fare riferimento: sulla base
delle stesse fonti alcuni studiosi –come Liverani- sostengono che Ugarit fosse
un vassallo d’Egitto, altri parlano di un’indipendenza completa della città
commerciale, di una semplice influenza esterna, o addirittura di una doppia e
condivisa influenza di Mitanni ed Egitto. Di sicuro, comunque, sappiamo che le
navi egiziane avevano accesso garantito ai porti ugaritici; ma si suppone che
durante, la prima parte del quindicesimo secolo a.C., Ugarit sia stata sotto la
protezione di Shaushtatar di Mitanni, i cui successori, però, dovettero
ritirarsi a nord dell’Eufrate incalzati dagli Hittiti, che accettarono la “spontanea
sottomissione di Ugarit”. Infatti quando, qualche momento dopo il periodo
amarniano, partì l’offensiva del re Shuppiluliuma I contro la Siria, il re di
Ugarit ,Niqmaddu, si trovò preso fra i due fuochi: a sud il paese di Amurru
(nell’odierna Siria), nemico storico di Ugarit, a nord, l’avanzata trionfale
del re hittita. E questo mentre le truppe egiziane erano bloccate a Biblo.
Niqmaddu non poté fare altro che arrendersi ed accordarsi con entrambi,
accettando Shuppiluliuma come “grande re” di Ugarit. Il trattato fra loro due,
che ci è pervenuto in diverse copie scritte in accadico ed in una versione in
ugaritico (PRU 4,37-52), fu conveniente tanto per il regno siriano –che
guadagnò il l’area un tempo appartenente al regno di Mukish, incrementando di
circa quattro volte il proprio territorio- quanto ovviamente per quello
hittita, dato che il tributo che versava ad Hatti indica come fosse il vassallo
hittita più ricco della Siria Settentrionale. Non sembra poi che la città abbia
avuto a soffrire una qualche occupazione hittita, ed appare chiaro, tanto dai
resti archeologici che dalle lettere rinvenute, che abbia continuato ad
esercitare il proprio ruolo di polo commerciale. Due figli di Niqmaddu si
succedettero sul trono: il primo, Ar-Khalba (1317-1314), regnò per pochissimo
tempo (di lui sono attestati solamente sei testi giuridici) fino a che la Siria
non si ribellò al dominio hittita. Mursili II dovette riconquistare la
città-stato di Ugarit e in questa circostanza la privò delle sue due province
più ricche mettendo sul trono un re che considerava a sé più fedele: il secondo
figlio di Niqmaddu, Niqmepa (1313-1251). Ciò nonostante, Ugarit rimase al
fianco degli hittiti, pur non concedendosi esclusivamente ad essi. I contatti
commerciali con l’Egitto, infatti, non furono mai interrotti: c’erano degli
egiziani erano residenti ad Ugarit ( si ha notizia di terre date loro dal re) e
l’artigianato siriano era tanto apprezzato che i faraoni continuarono a farne
richiesta (lo proverebbe anche il ritrovamento di una spada col cartiglio di
Merneptah in una casa privata, ragion per cui si è pensato che egli stesso lo
avesse commissionato senza però mai riceverlo in consegna). La Ugarit del
tredicesimo secolo era una città grande (220 mila metri quadri), popolosa (7600
persone circa, con intorno una popolazione rurale di circa 25000 persone) e
ricca (il palazzo -sede del governo e di buona parte dell’industria- era di
circa 19 mila metri quadri), una delle più grandi e ricche del Vicino Oriente
Antico, d’opulenza tale che Rib-Adda di Biblo arrivò a cantarne la bellezza
addirittura col Faraone. Il re di
Ugarit era un principe mercante, “almost a renaissance type of banker-prince”
capace di fornire ai propri alleati più oro (ben cinquanta mine) che non uomini,
ma anche in grado, se necessario, di schierare più di mille carri in un colpo. Il
periodo di pace fra i due imperi rivali di Egitto ed Hatti a seguito della
battaglia di Qadesh diede modo ad Ugarit di godere a pieno della sua situazione
politica. Il regno, infatti, possedeva molti dei requisiti necessari ad uno
sviluppo economico esplosivo: un territorio vasto - anche se non fertilissimo-
che produceva grano, olio, vino, lana, e legni pregiati; una lunga zona costiera
con almeno tre porti più la baia stessa di Ugarit, e, ovviamente, la
favorevolissima posizione, che la portava ad essere il centro degli scambi
commerciali dell’epoca. Il fatto che il terreno non fosse poi così fertile
rendeva la base agro-pastorale insicura e priva di grossi margini di guadagno,
facendo sì che l’economia del paese fosse basata anche sui centri di
lavorazione artigianale del palazzo. I settori trainanti erano quello tessile e
quello legato alla metallurgia del bronzo, sviluppatasi anche e soprattutto
grazie al rame di Cipro. Il tributo al re Hittita conferma questa struttura
dell’economia ugaritica, dato che risulta fosse composto anche da tessuti di
lana e da attrezzi o armi di bronzo. In ogni caso, la prosperità di Ugarit
dipendeva per buona parte non dall’industria, ma dai traffici commerciali.
Basterebbe a dimostrarlo il fatto che, durante l’intero secondo millennio a.C.,
le grandi potenze abbiano combattuto per controllarne le rotte. Ma gli archivi
della città ce ne danno ulteriori prove concrete, dando dimostrazione di come i
due secoli di dominio hittita abbiano giovato alla città. Favorita dal suo
essere punto di incontro fra l’Egeo e il Levante, Ugarit era una città che
doveva al commercio gran parte della sua enorme ricchezza: le sue navi
visitavano tutte le coste, le sue carovane portavano i beni in tutti i centri
maggiori dell’Asia, e grandi compagnie di mercanti egiziani, assiri, ciprioti,
cilici, ne occupavano interi quartieri come base dei propri affari. Ugarit
aveva navi da carico capaci di trasportare 150 tonnellate di grano. La sua
marina doveva essere di proporzioni stupefacenti: è stato infatti ritrovato il
testo di un messaggio di un comandante militare della città che chiedeva al re
150 navi di “rinforzo”. Se si presta fede al catalogo delle navi presentato
nell’Iliade, nessuna città greca poteva mettere in mare una flotta delle stesse
dimensioni. E nella stagione favorevole agli scambi (montagne, steppe e deserti
non si attraversano agevolmente tutto l’anno) carovane di asini attraversavano
una rete di strade e connessioni guidate da mercanti in veste anche di agenti
del governo, che viaggiavano per conto del re. E data la loro importanza per
tutte le economie locali, sulle rotte, che passando da Aleppo puntavano su
Carchemish -per connettersi alla rete dell’Eufrate verso Babilonia e verso
l’Assiria- o si dirigevano verso l’Anatolia centrale attraverso Mukish, si
esercitava lo stretto controllo di ognuno degli stati attraversati, fortemente
interessati a quei traffici. Sulla fine
di Ugarit si è dibattuto a lungo perché, nonostante il fatto che buona parte
delle tavolette che ne documentano la storia appartengano agli ultimi
cinquant’anni di vita della città, l’unica cosa di cui si può esser certi è il
nome dell’ultimo re: siamo infatti in possesso di una lista del tardo
tredicesimo secolo che elenca tutti i re ugaritici fino al secondo millennio.
L’ultimo nome è quello di “Ammurapi (‘mrpi), che quindi corrisponde
probabilmente a quello del re sotto il quale Ugarit è stata distrutta. M. Schaeffer, che ha speso quarant’anni della
sua vita a scavare a Ugarit, convinto a lungo che i popoli del mare fossero
responsabili della sua distruzione, oggi ha maturato un’idea diversa: pensa,
infatti, che Ugarit possa esser scesa a patti con gli invasori -cui potrebbe
addirittura essersi alleata in funzione anti-egiziana- dopo averli convinti a
ignorare la città. Motivo per cui lo stesso Schaefer propende a credere che la
distruzione di Ugarit sia avvenuta per cause naturali, come un terribile
terremoto che l’avrebbe rasa al suolo poco tempo dopo l’arrivo dei popoli del
mare. Dovrebbe essersi trattato, comunque, di un disastro improvviso e
completo, causato anche da un vasto incendio – lo si deduce dallo strato di
cenere che ricopriva gran parte dell’area metropolitana – che, pur lasciando il
tempo di scappare agli abitanti (gli scavi non hanno riportato alla luce
scheletri sulle strade) deve aver finito di rovinare completamente la città. Invece,
la professoressa Yon, altro archeologo che ha passato una carriera intera negli
scavi a Ugarit, propende per l’idea che la città abbia vissuto terribili
combattimenti (lo proverebbero le tante punte di freccia rinvenute fra le
rovine) al termine dei quali gli abitanti furono portati via in catene dagli
invasori.
Bibliografia:
AA.VV., The
Cambridge Ancient History Cambridge 2008
Artzy M., On
boats and Sea Peoples, in BASOR 266 (1987) pp.75-84
Artzy M., The
Carmel Coast during the Second Part of the Late Bronze Age: A Center for
Eastern Mediterranean Transshipping, in BASOR 343 (2006) pp.45-64
Astour M.C., New
evidence on the Last Days of Ugarit, in AJA, (1965), pp. 253-258
Beal R.H., The
Organization of the Hittite Military, Heidelberg 1992
Bemporad A., Considerazioni sulla fine dell’impero
ittita, in Kaskal 3 (2006) pp.69-80
Bryce T., Life
and Society in the Hittite World Oxford 2002
Bryce T., Lukka
Revisited, in JNES 51, 2 (1992), pp.121-130
Bryce T., The
Kingdoms of the Hittites Oxford 2005
Bunnens G., I Filistei e le invasioni dei Popoli del
Mare, in “Le origini dei Greci: Dori e Mondo Egeo” a cura di D. Musti,
Roma-Bari 1985
Cavillier G.,
Gli Shardana dell’Egitto o l’Egitto degli
Shardana? La visione del mercenario nell’Egitto ramesside, in Aegyptus anno
82, 1/2 (2002) pp.67-90
Cavillier G.,
Gli Shardana nell’Egitto Ramesside Oxford
2005
Cifola B. Ramses
III and the Sea Peoples: A structural analysis of the Medinet Habu
inscriptions, in Orientalia 57 (1988) pp.275-306
Cifola B., The
terminology of Ramses III’s historical records, with a formal analysis of the
war Scenes, in Orientalia 60 (1991) pp.9-57
Cross, F. M., Phoenicians
in the west: the early epigraphic evidence in Studies in Sardinian Archaeology
II: Sardinia in the Mediterranean (1986) pp.117
Darnell J.C. - Manassa C., Tutankhamun’s Armies Hobokey, NJ, 2007
Dawson D., The
origins of War, Biological and Anthropological Theories in History and
Theory 35 N. 1 (1996)
De Martino S.,
Gli Hittiti Roma 2009
Del Monte, G.
F., L’annalistica Hittita, Brescia
1993
Dietrich M. – Loretz O., Die Shardana in den Texten von Ugarit, in Antike und
Universalgeschichte: Festchrift Hans Erich Stier pp. 39-42 Munster, 1972
Dothan M., Akko:
Interim Excavation Report First Season, 1973/4 in BASOR 224 (1976) pp.1-48
Dothan M., Shardina
at Akko?, in Studies in Sardinian Archaeology Vol.II: Sardinia in the
Mediterranean (1986) pp. 105-116
Dothan T. –Dothan M, People of the Sea, The Search for the Philistines New York 1992
Dothan T., Archaeological
Evidence for Movements of the Early “Sea People in Canaan” in Seymour Gitin
and William G. Dever Recent Excavations
in Israel: Studies in Iron Age Archaeology( 1989), pp. 59-70
Drews R., Medinet
Habu: Oxcarts, Ships, and Migration Theories, in JNES, 59, (2000)
pp.161-190
Drews R., The
end of the Bronze Age: Changes in warfare and the Catastrophe AC. 1200 B.C. Princeton
1993
Faulkner R.O., Egyptian
Military Organization, in JEA, 39 (1953) pp. 32-47
Frank A.G., Bronze
Age World System Cycles, in “Current Anthropology” 34 (1993), pp.539-567
Gardiner A. Adoption
Extraordinary, in JEA 26 (1941) pp.23-29
Gardiner A. The
Kadesh inscriptions of Ramesses II Oxford 1960
Garr W.R., A
Population Estimate of Ancient Ugarit, in BASOR, 266 (1987) pp. 31-43
Gilboa A., Sea
Peoples and Phoenicians along the Southern Phoenician Coast: a Reconciliation.
An interpretation of Sikila (SKL) material culture, in BASOR 337 (2005) pp.
47-78
Gordon D.H., Swords,
Rapiers and Horse-riders in Antiquity, 27 (1953) pp. 67-78
Gorny, R.L. Environment,
Archaeology, and History in Hittite Anatolia in “The Biblical
Archaeologist” 52, (1989), pp. 78-96
Grimal N., Storia dell’antico Egitto Paris 1988
Heltzer M., Some
questions concerning the Sherdana in Ugarit, in Israel Oriental Studies 9
(1979) pp.9-16
Heltzer M., The
Internal Organization of the Kingdom of Ugarit, Wiesbaden 1982
Hiller S., È esistita
una cultura dorica nella tarda età del Bronzo? Il problema delle testimonianze
archeologiche, in “Le origini dei Greci: Dori e Mondo Egeo” a cura di D.
Musti, Roma-Bari 1985
Keegan J., La grande storia della guerra, Mondadori,
Milano 1994
Kilian K., La caduta dei palazzi micenei continentali:
aspetti archeologici, in “Le origini dei Greci: Dori e Mondo Egeo” a cura
di D. Musti, Roma-Bari 1985
Knapp B., The
Archaeology of Late Bronze Age Cypriot Society Glasgow 1997
Laughlin J.C.H., Fifty
Major Cities in the Bible, From Dan to Beersheba, New York 2006
Lilliu G., La civiltà nuragica, Sassari 1982
Littauer M. A., The
military Use of the Chariot in the Aegean in the Late Bronze Age, in AJA, 76
(1972) pp. 145-157
Liverani M, il corpo di guardia del palazzo di Ugarit,
in Rivista Degli Studi Orientali 44 (1969) pp.191-198
Liverani M., Antico Oriente: Storia, Società Economia Roma-Bari
1991
Liverani M., Guerra e diplomazia nell’antico Oriente,
1600 – 1100 A.C.Roma-Bari 1994
Liverani M., Guerra santa e guerra giusta nel Vicino
Oriente antico Circa 1600-600 a.C., in Studi Storici Anno 43, (2002)
pp.639-659
Liverani M., La chêne de Sherdanu, in Vetus
Testamentum 277, (1977) pp. 212-216
Liverani M., Le Lettere di el-Amarna, 1: Le lettere dei
“Piccoli Re” Brescia 1999
Liverani M., Le Lettere di el-Amarna, 2: Le lettere dei “Grandi
Re” Brescia 1999
Liverani M., Hattushili alle prese con la propaganda
ramesside, in Orientalia 59 (1990) pp.207-217
Loretz, O., Les
Serdanu et la fin d’Ougarit, in M.Yon – M. Szinycer- P.Bordreuil “Le pays
d’Ougarit- Actes du Colloque international Paris 28 juin-1er juillet
1993”, Paris 1995
Maxwell –Hyslop R.,
Dagger and Swords in Western Asia: A Study from Prehistoric Times to 600 B.C.,
in Iraq, 8 (1946) pp.1-65
Mc Leod W., Composite
Bows from the tomb of Tuthankamon in Harris J.R. Tuthankamun’s Tomb Series Oxford 1970
Miller J.L., Amarna Age Chronology and the Identity of
Nibhururiya in the Light of a Newly Reconstructed Hittite Text, in Altoriental. Forsch. 34 (2007), 252–293
Molloy B.P.C., For
Gods or Men? A Reappraisal of the Function of European Bronze Age Shields.
In Antiquity 83 (2009) pp. 1052-64.
Molloy B.P.C., Swords
and Swordsmanship in the Aegean Bronze Age in American Journal of
Archaeology, 114, (2010) pp. 403-428
Nims C.F., Egyptian
Catalogues of Things, in JNES 9 (1950) pp. 253-262
Oren E.D., The
Sea People and Their World: A Reassessment Philadelphia 2000
Pecchioli
Daddi F. –Guidotti M.C., La Battaglia di
Qadesh, Ramesse II contro gli Hittiti alla conquista della Siria Livorno
2002
Pecchioli
Daddi F. –Guidotti M.C., Narrare gli
Eventi, Atti del convegno degli Egittologi e degli orientalisti italiani Roma
2005
Rainey A.F., The
Kingdom of Ugarit, in “The Biblical Archaeologist”, 28, (1965) pp.101-125
Rainey A.F., The
Military Personnel of Ugarit in JNES 24, (1965) pp.17-27
Salvini
M.–Vagnetti L., Una spade di tipo Egeo da
Bogazkoy, in “La Parola del Passato”, XLIX (1994) pp.215-236
Sandars N.K., Later
Aegean Bronze Swords, in AJA 67 (1963) pp.117-153
Sandars N.K.,
The First Aegean Swords and their Ancestry, in AJA 65 (1961) pp. 17-29
Sandars N.K., The
Sea Peoples: Warriors of the Ancient Mediterranean London 1985
Santosuosso A., Kadesh
Revisited: Reconstructing the Battle between the Egyptians and the Hittites,
in “The Journal of Military History”, 60 (1996), pp. 423-444
Schaeffer C.F.A A
Bronze Sword from Ugarit with Cartouche of Mineptah (Ras Shamra, Syria) in
Antiquity 29 (1955) pp.226-229
Schulman A.R., Some
Observations on the Military Background of the Amarna Period, in JARCE 3
(1964) pp.51-69
Schulman A.R., The
Egyptian Chariotry: A Reexamination, in JARCE 2 (1963), pp.75-98
Shaw I., Egyptian
Warfare and Weapons Haverfordwest 1991
Singer I. Western
Anatolia in the Thirteenth Century B.C. According to the Hittite Sources in
“Anatolian Studies” 33 (1983) pp. 205-217
Spalinger A.J., War
in Ancient Egypt Oxford 2005
Speidel M.P. Berserks:
A Histyory of Indo-european “Mad Warriors” in JWH 13 (2002), pp.253-290
Stillman N.-Tallis N., Armies of the Ancient Near East- 3000 BC to 539 BC Worthing,
Sussex, 1984
Sweeney D. – Yasur-Landau A., Following the path of the Sea Persons: The women in the Medinet Habu
Reliefs,in Tel Aviv 26, (1999)
pp.116-145
Tirard H.M., The
soldiers of Ancient Egypt, in JEA, 2 (1915) pp. 229-233
Tubb J.N. The role of the Sea Peoples in the bronze industry of
Palestine/TranJordan in the Late Bronze Age – Early Iron Age transition in “Bronzeworking centers of Western Asia c.1000-539
B.C.” a cura di J. Curtis, London 1988
Tubb J.N., An
Aegean presence in Egypto-Canaan, in “Egypt, the Aegean and the Levant” a
cura di W.V. Davies e L.Schofield, London 1995
Van De Mieroop M., A
history of the Ancient Near East ca.3000-323 BC London 2007
Vidal J. Sutean
warfare in the Amarna Letters in “Studies on War in the Ancient Near East”
(AOAT 372) a cura di Vidal J., Munster 2010
Vita J.P. El
Ejército de Ugarit, Madrid 1995
Wainwright G.A
Merneptah’s Aid to the Hittites, in JEA, 46 (1960) pp. 24-28
Wainwright G.A
Some Early Philistine History, in Vetus Testamentum, 9, (1959) pp. 73-84
Wainwright G.A
Some Sea Peoples, in JEA, 47 (1961) pp. 71-90
Wainwright G.A
The Meshwesh, in JEA, 48 (1962), pp. 89-99
Wainwright G.A
The Teresh, the Etruscans and Asia Minor, in Anatolian studies 9 (1959) pp.
197-213
Wainwright G.A., Some
Sea Peoples and Others in the Hittite Archives, in JEA, 25, (1939)
pp.148-153
Ward W.A. – Joukowsky M.S., The Crisis Years: The 12th century B.C. From beyond the
Danube to the Tigris, Dubuque 1989
Watson W.G.E. –Wyatt N., Handbook of Ugaritic Studies, Boston 1999
Weinstein J.M., Review
to Goedicke H., The Report of Wenamun, in BASOR 225 (1977) pp. 78-80
Yadin Y., The
art of Warfare in Biblical Lands Jerusalem 1963
Yalichev S., Mercenaries
of Ancient World London 1997
Yasur-Landau A., On
Birds and Dragons: A note on the Sea Peoples and Mycenaean Ships, in Pax
Hethitica, Studies in Honor of Itamar Singer, Wiesbaden 2010
Yasur-Landau A.,
The Philistines and the Aegean Migration at the end of the Late Bronze Age Cambridge
(2010)
Fonte: Il ruolo dei mercenari Shardana nella guerra del Tardo Bronzo, academia.edu
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Chissà...anch'io propenderei per la seconda delle ipotesi, quella avanzata dalla prof.ssa Yon, per intenderci.
RispondiEliminaCi sono le lettere di amurrapi che chiede disperatamente aiuto al viceré ittita di karkemish perché il suo esercito è le navi sono nei territori ittiti probabilmente perché chiamati la da suppiluliuma II. quindi è più probabile che ugarit sia stata distrutta dai popoli del mare...
RispondiElimina