giovedì 31 marzo 2016
Archeologia. La mitica città di Tartesso, di Pietro Bosch
Archeologia. La mitica città di Tartesso
di Pietro Bosch
Tartesso è il nome che i levantini prima e poi i Greci
(Tarshish, Ταρτησσός) applicarono ai luoghi dell'estremo Occidente da cui
provenivano i metalli. Se significasse soltanto "terra del metallo" e
se prima di localizzarsi nel sud della Spagna (Andalusia) fosse dato ad altre
regioni non è sicuro. E neppure è sicuro se i viaggi delle "navi di
Tarshish", che dal tempo di Salomone, insieme con le navi fenicie,
portavano merci esotiche (oro, avorio, pavoni) di Ofir, avevano come meta la Spagna
o se Ofir era il paese di Pwêne (Punt) nella Somalia, ed è altresì incerto se
Gades, l'estrema base navale dei Fenici, sia stata fondata nel 1100 a.C. come
pretende la vecchia tradizione della fondazione del
suo tempio di Melqart.
Sicuro
pare che dopo l’VIII a.C. i mercanti fenici mantennero l'egemonia commerciale sul
mare occidentale dopo lotte coi Tartessî ricordate nella tradizione riportata
da Macrobio, Sat., I, 20, 12. I Tartessî ottennero solo momentanea
libertà durante le lotte di Tiro con Salmanassar V e Sargon II d'Assiria. Dopo
questo periodo nel quale, se si accettano i dati della tradizione, può datarsi
la fondazione di Nora in Sardegna per opera di Norax, indizio della ripresa
delle navigazioni preistoriche dei popoli dell'ovest del Mediterraneo prima dei
Fenici (secoli XII-XI), il re di Tiro Ba‛al II (700-668) dovette ricostituire
l'impero coloniale fenicio, e Tartesso fu di nuovo sottomessa. L'egemonia
fenicia in Tartesso continuò fino alla decadenza di Tiro dopo le guerre con
Babilonia (assedio di Nabucadnezar, 586-573), nel quale tempo si sviluppa
nell'Occidente la talassocrazia focea. Dopo
il leggendario viaggio del samio Kolaios nel sec. VII a Tartesso, i Focesi
nell'esplorazione dell'ovest pervengono a Tartesso. Da Mainake, fondata dai
Focesi, una strada portava per l'interno dell'Andalusia a Tartesso, città nel
delta del fiume Tartesso (Besio, ora Guadalquivir) e continuava verso il
Portogallo. Questa era la via dello stagno che i Tartessî portavano con le loro
imbarcazioni dalla Bretagna francese, i cui abitanti, gli Estrimni, si recavano
in Irlanda e in Inghilterra per acquistarlo nel suo luogo di produzione.
Distrutto
il predominio focese da Cartagine e dagli Etruschi circa il 535, in conseguenza
dell'estensione dell'egemonia cartaginese, Tartesso medesima fu distrutta da
Cartagine intorno al 500 a.C. Dello
splendore del regno di Tartesso, che il Periplo conservato in Avieno fa
giungere fino al fiume Alebus (Vinalapo, nella provincia di Alicante), fanno
testimonianza le antiche notizie greche conservate da Esiodo, Stesicoro e
Anacreonte, localizzando la lotta per il possesso del giardino delle Esperidi e
nomi come Crisaor (della spada d'oro) in Tartesso. Tartesso aveva una civiltà
antichissima secondo la tradizione e Diodoro parla delle leggi millenarie dei
Tartessî scritte in versi. Di fatto l'Andalusia aveva un'antichissima civiltà
preistorica che fiorì nell'Eneolitico e nell'età del bronzo, e dai popoli che
ne furono i rappresentanti si svilupparono i Tartessî storici. Malgrado
l'egemonia marittima dei Fenici e dei Cartaginesi e possibili periodi di
sottomissione, la civiltà continuò fiorente. Non abbiamo resti archeologici
contemporanei dei primi periodi fenici o focei, ma dal VI a.C. l'Andalusia è il
focolare d'una varietà della civiltà iberica che irradia la sua influenza nei
territorî celtici della Spagna centrale e del Portogallo.
Il
centro politico di Tartesso non è sicuro che fosse la città descritta dal
Periplo nel delta del Guadalquivir, che fu forse soltanto un porto e un
mercato. Gli scavi di Schulten e di Bonsor non riuscirono a scoprirne i resti,
malgrado che il Periplo parli delle sue mura e le localizzi nell'isola formata
dai bracci del fiume.
Fonte: Treccani
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Recita l’articolo dalla Treccani:
RispondiEliminaSicuro pare che dopo l’VIII a.C. i mercanti fenici mantennero l'egemonia commerciale sul mare occidentale dopo lotte coi Tartessî ricordate nella tradizione riportata da Macrobio, Saturnali. I, 20, 12.
12 Ex re quoque alibi terrarum gesta argumentum non vile colligitur. Nam Theron rex Hispaniae citerioris cum ad expugnandum Herculis templum ageretur furore instructus exercitu navium, Gaditani ex adverso venerunt provecti navibus longis, commissoque praelio adhuc aequo Marte consistente pugna subito in fugam versae sunt regiae naves, simulque inproviso igne correptae conflagraverunt. Paucissimi qui superfuerant hostium capti indicaverunt apparuisse sibi leones proris Gaditanae classis superstantes ac subito suas naves inmissis radiis, quales in Solis capite pinguntur, exustas.
….Terone, re dell’Hispania citerior, spinto dalla pazzia ad assediare il tempio di Ercole, allestì una flotta. I Gaditani gli vennero, allora, incontro con navi da guerra. Scoppiato lo scontro, la battaglia ristagnava in una situazione di parità fino a quando, d’un tratto, le navi del Re si volsero in fuga e furono distrutte bruciate da un incendio improvviso. I pochissimi nemici che sopravvissero, quando furono catturati, affermarono che erano apparsi dei leoni sopra la prora delle navi gaditane. Le loro imbarcazioni avevano preso fuoco, allora, come se le avessero colpite i raggi che si dipartono dalla testa del sole; come nei dipinti.
Seguita l’articolo:
Distrutto il predominio focese da Cartagine e dagli Etruschi circa il 535, in conseguenza dell'estensione dell'egemonia cartaginese, Tartesso medesima fu distrutta da Cartagine intorno al 500 a.C.
Siamo dopo la Battaglia del Mare Sardo; quale fonte riporta la distruzione di Tartesso operata da Cartagine?
Non c’è solo Macrobio a ricordarci gli avvenimenti del periodo.
Le vittorie dei Focesi, sui Cartaginesi, sono ricordate da:
Tucidide I 13 6 I Focesi , appena fondata Massalia , vincevano i Cartaginesi.
Pausania X 18 7: quelli dei Focesi che occupavano Elatèia ( in Grecia) ...mandarono a Delfi un Leone d’oro in onore di Apollo dopo la battaglia navale contro i Cartaginesi.
Giustino XLIII 5 2 I Marsigliesi spesso sbaragliarono gli eserciti dei Cartaginesi poichè era scoppiata la guerra tra loro a causa della cattura di navi da pesca e, dopo averli vinti, concessero loro la pace .
Vittorie confermate dalle offerte votive a Delfi (iscrizione SIG 12; questa iscrizione paleografica è databile intorno al 525 Luigi Santi Amantini - Giustino - Storie Filippiche - Rusconi 1981.) Erodoto ricorda la vittoria Cadmea dei Focesi, a proposito della Battaglia del mare Sardo.
RoBer
Tartesso si può toccare, Atlantide no. Ma si sa, il mito trasfigura la realtà. Tartesso si può toccare, ma le sue tracce sul terreno restano piuttosto labili. In realtà non è mai stata rintracciata. Gades è altra cosa. Comunque sempre di Andalusia si tratta. Sempre, o quasi, ammette la Treccani (l'alternativa sarebbe Punt, in Somalia). Roba seria la Treccani. Ammette anche un rivolo che porta in Sardegna, ma sia chiaro che Norax, il fondatore di Nora, è da laggiù che viene e balla pure il flamenco. Ciò che la Treccani non riporta è una lacuna piuttosto seria. Una cosa forse importante per la nostra storia sarda e magari non solo. Proviene proprio da Nora una famosa stele con un'iscrizione in lingua fenicia: documento epigrafico tra i più antiche d'Europa. Riporta una sequenza di lettere, TRSS, che se non è tutto un equivoco, un caso, una coincidenza, riporterebbe ad un altro luogo, anch'esso mai rintracciato nella realtà, ricordato più volte nella Bibbia: Tarsis. Dove, tra l'altro, ha l'appellativo di madre di Tiro. Come se fosseil centro fenicio ad essere colonia di questa lontanissima città. Strana cosa visto che i fenici sono considerati i primi colonizzatori dell'Occidente. O forse no, non tanto strana. Specie se si considera che nella nascita e nella formazione delle città fenicie molta parte hanno avuto i Popoli del Mare. O almeno, questa credo fosse l'opinione di Moscati. Questo fatto dovrebbe destare molti interrogativi. I fenici navigavano su rotte e percorsi già battuti prima di loro nell'età del bronzo. Le ereditano, come i figli ereditano dai padri? Mi sembra ci sia concordia nel reputare la Tarsis biblica l'equivalente della Tartesso greca e latina. Con buona pace di Atlantide, che se ne resta avvolta nel mito.
RispondiEliminaTRSS nella Stele di Nora è inequivocabile. Stesso periodo, stesse consonanti e la Sardegna coinvolta fino al collo nei traffici commerciali e nell'organizzazione sociale che Tartesso/Tarsis (perché sono convinto che siano la stessa realtà) richiedeva. Nel mio ultimo libro ho cercato di approfondire l'argomento, proponendo Tharros come possibile città fondamentale per la questione Tartesso, pur specificando che per me le fonti parlano di un territorio e non di una specifica città. Forse c'era un collegamento diretto che legava un gruppo di porti che gestivano i traffici lungo la via dei metalli. Chissà se gli studiosi un giorno ne verranno a capo.
RispondiEliminaSì, Montalbano, se può confortarla l'adesione di un semplice appassionato come me, penso che la sua "visione" sia molto vicina alla realtà di quei remoti accadimenti. Forse l'orizzonte d'attesa è ancora lontano, ma sono ottimista che, nel futuro, gli studiosi ne verranno a capo. Non solo la direzione sembra essere quella giusta, ma stando al mero dato archeologico, pare anche essere l'unica percorribile. Continuando a sondare il sud della Spagna sarà più facile che trovino il petrolio piuttosto che l'inclita madre di Tiro. Ovviamente l'apporto fondamentale alla risoluzione del "caso" viene dall'archeologia. Senza dubbio è questa la pietra di paragone, alla quale si deve necessariamente confrontare la tradizione dei testi classici, dove spesso mito e storia si confondono. Anche la linguistica, utilizzata con "grano salis", potrà essere di grande utilità. E' innegabile che la denominazione Tarsis si sovrapponga quasi perfettamente a quella di Tharros e che anche il vicino Tirso potrebbere essere coinvolto in questa sorta di parentela linguistica. E' ancora necessario ricordare che Tharros esisteva ben prima dell'arrivo dei mercanti fenici? Ci si potrebbe spingere molto in là: ricordare le connessioni con tereš/turša, considerati da alcuni come il germe dei futuri tirreni di parte etrusca. Soprattutto sapendo, con Camporeale, come la civiltà nuragica fecondò quella villanoviana: venite giù dalle palafitte che vi offriamo un buon "bicchiere" (askos) di vino, poi parliamo anche del ferro dell'isola d'Elba. Sì, Montalbano, come lei afferma è probabile che Tarsis/Tartesso non fosse una semplice città, ma non mi convince del tutto la limitazione del nome alla nostra Isola. Possibile che esso fosse invece riferito alla civiltà nuragica anche nelle sue estensioni d'oltremare? Penso alla Corsica meridionale, alle Baleari, a Lipari...
RispondiEliminaTartesso non era in Sardegna e lo si capisce benissimo da Erodoto :furono i focesi a scoprire il golfo Adriatico, la Tirrenia, l'Iberia e Tartesso (la Sardegna era gia'conosciuta).Sempre Erodoto: i Sami(Coleo e i suoi compagni) oltrepassate le colonne d'Ercole (cioè lo stretto oltre cui c'è il mare esterno, cioè lo stretto di Gibilterra) come guidati da un dio arrivarono a Tartesso. Per Erodoto Tartesso non era una città ma uno scalo commerciale. Con questo non sto dicendo che le colonne d'ercole erano a gibilterra, ma quando i greci sentivano che era stato oltrepassato uno stretto oltre il quale c'era il mare esterno, quello stretto, per loro, erano le colonne d'ercole. Questo passaggio lo spiega bene nel suo libro Usai Antonio.
EliminaA me sembra proprio invece che la Sardegna potesse essere Tartesso dal pezzo di Erodoto che hai citato tu.
EliminaInfatti viene elencata Tartesso distinta dall'Iberia e non viene citata la Sardegna (proprio perchè potrebbe essere stata indicata come Tartesso in quel caso).
cioè, per te tartesso era addirittura tutta la sardegna? e quando sarebbe stato cambiato tartesso in sardegna? i focesi e i sami sono arrivati a tartesso nel VII° sec. a.C., mentre la sardegna era stata già abitata, per primo, da aristeo (ti dice niente il nome oristano che in sardo si dice aristai (a seconda dei posti), che è arrivato in sardegna prima di iolao, nipote di eracle e da lui mandato ( e qui si parla del nono, decimo sec. a.c. se non prima pure). leggi diodoro siculo o pausania.
EliminaUna koinè sulla via dei metalli
RispondiEliminaSignor Montalbano ma lei non reputava la stele di Nora un falso?
RispondiEliminaMa no...era una battuta all'interno di una frase nella quale parlavo dei falsi di Allai. Mi dispiace se qualcuno l'ha pensato.
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