lunedì 28 marzo 2016
Archeologia. La grande muraglia megalitica di Monte Baranta. Un sito che vive in Sardegna da 4500 anni.
Archeologia. La grande muraglia megalitica di Monte Baranta. Un sito che vive in Sardegna da 4500 anni.
Lasciata
Olmedo, sulla S.P. 19 in direzione di Alghero, al km. 1,100 si svolta a
sinistra e si prosegue per km. 1,300 seguendo i cartelli direzionali. Ingresso
segnalato. L’area su cui insiste il monumento, di circa 12 ettari, è stata
acquistata dal Comune di Olmedo con l’intento di promuovere la tutela, la
salvaguardia e la compiuta valorizzazione del complesso. Con i fondi della
l.r.37/98 sono stati realizzati i primi interventi finalizzati alla
ricostruzione dei sentieri di accesso in pietra locale e di manutenzione delle
copiose essenze arboree e arbustive che contornano la muraglia e il
recinto-torre (il sito era tradizionalmente una muraglia).
Il
Comune ha provveduto a ripristinare l’antico itinerario che, da un’ampia radura
posta al limitare di Padru Salari, conduce a Monte Baranta attraverso una
incantevole cornice di antichissime rocce e piante secolari che consente di
scrutare dall’alto la verde distesa della Nurra e lo splendido orizzonte della
Rada di Alghero.
Il
complesso megalitico di Monte Baranta, oggetto di studi e ricerche a partire
dagli anni ’50, costituisce uno dei più straordinari esempi di insediamenti
fortificati prenuragici, attribuibile all’età del Rame e più precisamente alla
cultura di "Monte Claro" (2500-2200 a.C.). Disposto su di un
altopiano trachitico a m 152 s.l.m., da cui si controlla un vastissimo
territorio, Monte Baranta è costituito da un insediamento prenuragico
caratterizzato e protetto da un recinto-torre, da una lunga e poderosa muraglia
che racchiude un gruppo di capanne rettangolari, separandole da un’area sacra
con
menhir e circolo megalitico. Il complesso di Monte Baranta, così
perfettamente caratterizzato nei suoi aspetti civili, militari e religiosi
(manca, per ora, quello funerario) sembra mostrare , più di ogni altro il senso
di insicurezza che spingeva le genti a stanziarsi su alture e ad integrare le
difese naturali con poderose strutture megalitiche, includenti vaste superfici
e legate a criteri di difesa dinamica. Il recinto-torre, situato in posizione
dominante sul margine della scarpata, ha pianta a forma di ferro di cavallo con
due ingressi a corridoio che immettono in un ampio cortile con apertura verso
il dirupo. Inizialmente scambiato per un nuraghe atipico, si distingue per
particolarità architettoniche quali l’assenza di una qualsivoglia copertura, il
considerevole spessore murario che raggiunge i 6,50 metri (alto circa 3,5
metri), le impressionanti architravi, e la presenza di una rudimentale scaletta
che, svolgendosi nel profilo murario del cortile, conduce ad una sorta di
cammino di ronda. Il dispositivo difensivo è poi completato, in una posizione
più elevata, da una possente muraglia con i suoi 97,00 metri di lunghezza
(Larga 5 metri e alta mediamente 2,5 metri) a sbarrare l’accesso nell’unico
tratto di pianoro aperto e quindi vulnerabile. Presenta un unico ingresso
decentrato che introduce all’interno della cinta muraria.
Nell’area
delimitata dalla muraglia, si distinguono i muri rettilinei di numerose capanne
dell’abitato. Nel corso degli scavi in due di queste capanne, è stata rinvenuta
ceramica esclusivamente di cultura Monte Claro.
All’esterno
della muraglia si trova un circolo megalitico formato da una ottantina di
lastroni di varie dimensioni che segnano uno spazio circolare del diametro di
circa 10 metri; alcune di queste, in gran parte spezzate e attualmente tutte
rovesciate, mostrano chiaramente di essere state di menhir. Distante una decina
di metri troviamo il grande menhir lungo 3,95 metri, anch’esso atterrato, su
un’area rocciosa perfettamente spianata vicino all’alveolo appena inciso che
avrebbe dovuto accoglierlo. Quest’ultimo particolare insieme al fatto che
il menhir appare non rifinito fa credere che non sia mai stato eretto.
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