Diretto da Pierluigi Montalbano

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Associazione Culturale Honebu

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domenica 29 aprile 2018

Catastrofi Naturali e Collasso di Civiltà. Venerdì 4 Maggio 2018, alle 19, da Honebu Relazione di Antonio Mura


Catastrofi Naturali e Collasso di Civiltà. Venerdì 4 Maggio 2018, alle 19, da Honebu
Relazione di Antonio Mura

Nelle Culture di molti popoli si tramandano Miti e leggende che descrivono terribili eventi naturali accaduti in un lontano passato. Questi hanno portato sofferenza e distruzione e, a volte, hanno contribuito alla scomparsa d’interi gruppi umani e delle loro Civiltà. Sino alla fine degli anni 80, questi racconti erano considerati delle storie fantastiche, legate alla sfera dei miti o all’ambito religioso.
Diversamente, studi accademici effettuati negli ultimi decenni in varie discipline, hanno rilevato che devastanti fenomeni naturali sono realmente accaduti con gravi conseguenze sull’evoluzione di buona parte degli esseri viventi. Terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, variazioni climatiche con terribili siccità e alluvioni si sono avvicendate nei millenni mettendo a rischio la sopravvivenza umana.
Le analisi effettuate sulle carote delle coltri glaciali, lo studio degli anelli di crescita degli alberi millenari e la ricerca di depositi e sedimenti nei mari e nei laghi, hanno fatto luce sul ruolo sempre più importante delle catastrofi di origine cosmica, fino a oggi poco indagate e quasi sconosciute.
Dal cosmo si possono produrre diversi fenomeni: dalle tempeste di raggi cosmici provenienti dalla

giovedì 26 aprile 2018

Archeologia. La presenza qualitativa delle neviere in archeologia comparata. Il frequente ricorso nel passato alla edificazione delle neviere esprime anche il grado di emancipazione del confort dei vari contesti sociali non soltanto italici. Articolo di Alberto Zei


Archeologia. La presenza qualitativa delle neviere in archeologia comparata.
Il frequente ricorso nel passato alla edificazione delle neviere esprime anche il grado di emancipazione del confort dei vari contesti sociali non soltanto italici.
Articolo di Alberto Zei

Passeggiando fra i pendii collinari o montani di parecchie regioni italiane, non è difficile imbattersi in vecchie neviere costituite in singolari costruzioni quasi sempre a pianta circolare con una parte interrata e l'altra in elevato.
È risaputo che le neviere erano architettonicamente costruite in maniera agevole ed efficace per conservare più a lungo possibile la neve che di volta in volta era immagazzinata prima, prelevata poi, per le necessità maggiormente sentite della conservazione di sostanze alimentari più facilmente deteriorabili. Al presente però, poche appaiono curate e restaurate. La maggior parte sono in abbandono, ma continuano a essere testimoni di tempi in cui la vita era molto più dura e molto più a contatto con la natura dalla quale l’uomo ha sempre tentato di fare qualche passo avanti verso il

martedì 24 aprile 2018

Archeologia della Sardegna. La storia del Colle di Sant'Elia Articolo di Alessandra Raspino.

Archeologia della Sardegna. La storia del Colle di Sant'Elia
Articolo di Alessandra Raspino.

La zona del capo S.Elia ha restituito i reperti più antichi di Cagliari. L’uomo preistorico ha scelto questo luogo per la sua vicinanza al mare da cui si procurava pesci e molluschi. La zona retrostante con stagni e lagune rappresentava sicuramente un habitat straordinario essendo l’anticamera della pianura campidanese dove praticare la caccia. Le testimonianze vengono sia dalle grotte del Bagno Penale, con tracce ancora visibili di ocra rossa, la grotta di S. Bartolomeo ormai ridotta a una macchia nerastra sulla roccia scavata per recuperare il calcare, dei Colombi ancora da indagare, e sopra la stazione di Marina Piccola dove è stato rinvenuto dal Taramelli, a mezza costa, un possibile villaggio con resti di cibo, il più datato. La grotta di S.Bartolomeo è stata utilizzata a lungo, considerato che la stratigrafia ha permesso di identificare una Domus de Jana. L’urbanizzazione ha distrutto gran parte di questi siti e quel poco che è stato raccolto, purtroppo è stato portato e conservato a Roma nel museo Pigorini.
I Fenici arrivarono a Cagliari guidati da due divinità: Melkart o Baal grazie al quale fondarono Tiro, identificato come il Dio del mare, considerato che era un popolo che di mare viveva grazie ai commerci marittimi. Il suo Tempio era nel porto (probabilmente il luogo dove si custodivano le ricchezze), ma non quello attuale, bensì a S. Igia, nella confluenza dei

venerdì 20 aprile 2018

Archeologia. Cosa mangiavano gli antichi? Viaggio nella storia dell'alimentazione. Articolo di Massimo Vidale

Archeologia. Cosa mangiavano gli antichi? Viaggio nella storia dell'alimentazione.
Articolo di Massimo Vidale

















Cibo e alimentazione sono argomenti che suscitano polemiche e opinioni contrastanti. Per i vegetariani l’uomo sarebbe nato erbivoro, e tale dovrebbe restare, mentre per altri l’uomo fu un carnivoro determinato e feroce, e ciò giustificherebbe il consumo di carni bovine, suine e pollame. Entrambi i punti di vista sono eccessivi, e non hanno alcuna base scientifica. Se qualcuno di voi ha mai osservato la dentatura di un maiale, avrà notato come molti dei denti di questa creatura hanno una somiglianza con i nostri. La cosa potrebbe non piacerci, ma in realtà con il maiale condividiamo la capacità di mangiare di tutto. I nostri antenati più antichi si diffusero con rapidità dall’Africa al

martedì 17 aprile 2018

Archeologia della Sardegna. I pozzi sacri, templi di 3000 anni fa nei quali i sardi nuragici celebravano i riti legati alla loro religiosità. Riflessioni di Pierluigi Montalbano.

Archeologia della Sardegna. I pozzi sacri, templi di 3000 anni fa nei quali i sardi nuragici celebravano i riti legati alla loro religiosità. 
Riflessioni di Pierluigi Montalbano.


I pozzi sacri sono edifici templari di due tipologie principali, fonti o ipogei, realizzati nel Bronzo Recente e Finale, dal XIII a.C., per celebrare riti nei quali la presenza dell’acqua era fondamentale. La struttura architettonica è sempre elaborata e arricchita da soluzioni che mostrano la volontà dei nuragici di dedicare tempo ed energie per costruire luoghi religiosi raffinati. La maestria raggiunta dai nuragici è evidente nel calcolo delle proporzioni, nella tecnica di lavorazione dei conci e nella capacità di intercettare e sfruttare la risorsa idrica. Era un lavoro svolto da scalpellini provetti, padroni di una manualità evoluta e di utensili adatti alla realizzazione dell'intero monumento. Insieme alle tombe di giganti e ai templi a megaron testimoniano un profondo senso del sacro nell’isola durante tutto il periodo in cui la Civiltà Nuragica era la più importante di tutto l’Occidente Mediterraneo. La forma dell’edificio s’ispira agli stessi principi architettonici dei nuraghi di

venerdì 13 aprile 2018

Archeologia. Sardegna, l’Alba di una Civiltà: l’ultimo libro di Pierluigi Montalbano alla “Sebastiano Satta” di Verona. Articolo di Annalisa Atzori e Francesca Sanna per la rivista “Tottus in Pari”


Archeologia. Sardegna, l’Alba di una Civiltà: l’ultimo libro di Pierluigi Montalbano alla “Sebastiano Satta” di Verona.
Articolo di Annalisa Atzori e Francesca Sanna per la rivista “Tottus in Pari”.

All’Associazione “Sebastiano Satta” di Verona è arrivato Pierluigi Montalbano, scrittore cagliaritano, grandissimo appassionato di archeologia sarda, a presentare il suo libro che racconta, con un linguaggio divulgativo accessibile a tutti, l’archeologia della Sardegna, dal Neolitico alla Civiltà Nuragica.
Montalbano ringrazia il presidente Salvatore Pau per l’opportunità offerta e subito si addentra nell’illustrare le testimonianze arrivate fino ai nostri giorni, a partire dall’ Età della Pietra (Paleolitico e Neolitico), a quella del Rame  e a quella del Bronzo (durante la quale possiamo collocare l’inizio della Civiltà Nuragica).
Partendo dal Neolitico Antico, cita i ritrovamenti fatti a Capo Caccia: punte di freccia in ossidiana, “l’oro nero dell’antichità”, utilizzata nelle varie operazioni di caccia, come per la scuoiatura degli animali.  L’ossidiana sarda (vetro vulcanico) veniva esportata in tutto il Mediterraneo e proveniva dai

mercoledì 11 aprile 2018

Archeologia. L'Alba di una Civiltà, Francesca Bianchi intervista Pierluigi Montalbano per FtNews. Articolo di Francesca Bianchi


Archeologia. L'Alba di una Civiltà, Francesca Bianchi intervista Pierluigi Montalbano per FtNews.
Articolo di Francesca Bianchi

FtNews ha intervistato il prof. Pierluigi Montalbano, studioso di paleostoria e direttore del quotidiano on-line di storia e archeologia, che recentemente ha dato alle stampe il libro Sardegna. L'alba di una civiltà, un testo divulgativo sulla Civiltà Nuragica. Presidente di Honebu e relatore in ambito storico-archeologico in numerosi convegni in Italia, Montalbano collabora con una équipe internazionale su temi riguardanti la navigazione antica, i relitti sommersi del Bronzo e del Ferro e i commerci fra Oriente ed Occidente mediterraneo.
Lo studioso ha voluto dedicare questa intervista al suo ultimo saggio, nato dagli argomenti affrontati in molte conferenze sulla storia antica della Sardegna da lui organizzate. Molti gli argomenti di cui ha parlato: dal culto della Dea Madre a quello degli antenati, dalla funzione delle Domus de Janas alle caratteristiche dell'architettura religiosa preistorica sarda, così come deducibile dalle Tombe dei Giganti e dai Pozzi Sacri. Ha parlato anche delle espressioni artistiche della civiltà sarda, come i bronzetti e le navicelle bronzee, e ha accennato alla Stele di Nora e al dibattito sorto tra gli studiosi in merito alla sua interpretazione.
Tra le pagine di questo prezioso manuale è racchiusa la speranza che la cultura cosiddetta "ufficiale" possa restituire alla Civiltà Nuragica la dignità che merita, riconoscendo l'importante ruolo storico di

martedì 10 aprile 2018

Archeologia. Decorazione su un’urna del tofet di Sulcis propone contatti con Pithekoussai* Articolo di Felice di Maro

Archeologia. Decorazione su un’urna del tofet di Sulcis propone contatti con Pithekoussai*
Articolo di Felice di Maro



Nel 1981 Luisa Breglia presso le Centre Jean Bérard di Napoli presentò una ricerca su La Sardegna arcaica tra tradizioni euboiche ed attiche1. Tradizioni storiche e mitiche su una partecipazione greca di un’apoikia in Sardegna sono state ben ordinate e il quadro della colonizzazione che dall’Eubea ha interessato l’Occidente ha avuto nuove interpretazioni e si è colto una partecipazione dei barbari cioè di non greci alla sua formazione, comunque forse iniziata e verosimilmente progettata. La ricerca è stata pubblicata in 7 parti e nella settima, Il problema della presenza greca in Sardegna, viene citato un’urna di Sulcis, fig.1, che “presenta strani caratteri di mescolanza che sembrano rispecchiare lo strano rapporto Greci/barbari trasmessoci dalla tradizione”2. Com’è noto gli storici dell'antichità e gli archeologi sono molto interessati all'Eubea e hanno pubblicato varie  ricerche perché è importante il ruolo svolto dagli Eubei  nell'età del ferro in quanto furono i primi greci a

lunedì 9 aprile 2018

Atlantide in Sardegna? Ne parleremo da Honebu Venerdì 13 Aprile 2018 con Walter Cappicciola

Atlantide in Sardegna? Ne parleremo da Honebu Venerdì 13 Aprile 2018 con Walter Cappicciola



Venerdì 13 Aprile, alle ore 19 nella Sala Conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari / Pirri, ospiteremo Walter Cappicciola, che sarà relatore sul tema: "L'altra Atlantide. Civiltà scomparse, antiche conoscenze, megalitismo e Sardegna".
I cataclismi che cancellarono le antiche civiltà furono trasmesse oralmente e poi riportate nei testi Sumeri, in quelli egiziani, nella Bibbia, nei libri sacri indiani e da Platone. Le recenti scoperte archeologiche aiutano a capire i vuoti fra la scomparsa delle grandi civiltà prediluviane e l’emergere dei primi popoli. Secondo Cappicciola, un ruolo di primaria importanza giocò la Sardegna e le

venerdì 6 aprile 2018

Archeologia: Nuraghi e Dea Madre, ipotesi sulla sacralità nella Sardegna del Neolitico. Relazione di Ulisse Piras


Archeologia: Nuraghi e Dea Madre, ipotesi sulla sacralità nella Sardegna del Neolitico
Relazione di Ulisse Piras

Alcuni anni fa ebbi modo di seguire con molto interesse un gruppo di ballo sportivo. E seguendolo nelle varie competizioni agonistiche osservai come nella fascia di età dai 4 ai 12 anni, ci fosse una discreta partecipazione anche dei maschietti. Quando poi si saliva ai 14/15 anni i maschietti quasi non c'erano più ed i gruppi di ballo sportivo restavano composti quasi esclusivamente di ragazze.
Generalizzando, si può dire che una volta raggiunta l'adolescenza i maschietti cominciano a coltivare altri interessi. Altri sport, magari a componenti agonistiche più marcate, oppure altre attività. C'è chi fa tirocinio a carattere professionale. Altri diventano appassionati di caccia e qualcuno, strada facendo, finisce per arruolarsi nei corpi armati. Questo esempio ci offre l'opportunità per introdurci a due argomenti su cui torneremo più avanti:
→ Primo. Il processo formativo dei bambini. Esso si svolge sotto l'egida degli adulti e poggia su vari livelli o fasi che prevedono un graduale passaggio da esperienze semplici e indistinte per entrambi, maschietti e femminucce, con successivo adeguamento alle regole del gruppo, le quali generalmente prevedono compiti distinti e differenziati in base al genere. Questo processo formativo è  presente in tutte le culture umane. In

mercoledì 4 aprile 2018

Archeologia. Dal Libano all’Atlantico: inquadramento storico della diaspora fenicia, in "I Fenici del mare e le vie dei tonni". Un’inchiesta storico-archeologica dal Mediterraneo orientale all’Atlantico. Articolo di Piero Bartoloni


Archeologia. Dal Libano all’Atlantico: inquadramento storico della diaspora fenicia, in "I Fenici del mare e le vie dei tonni". 
Un’inchiesta storico-archeologica dal Mediterraneo orientale all’Atlantico:
Quaderni stintinesi 7, Sassari 2017, pp. 33-39.
Articolo di Piero Bartoloni

Agli inizi del XII secolo a.C., dopo un periodo caratterizzato dai rivolgimenti politici e sociali provocati dall'invasione dei cosiddetti Popoli del Mare, si cominciò a definire una facies culturale comune nell'attuale fascia costiera libanese che si può a pieno titolo definire come Fenicia. A partire di questo momento tutte le città-stato rivierasche della costa siro-palestinese, in precedenza sottoposte alla signoria, a nord, del regno anatolico degli Hittiti e, a sud, del regno d'Egitto, poterono usufruire di circa 400 anni di nuova libertà ed ebbero la possibilità di sviluppare piccoli stati prevalentemente cittadini e di incrementare il commercio e la produzione artigianale in totale autonomia.
Le città più importanti e che influirono maggiormente nella storia dell'antica  Fenicia furono certamente Biblo, Tiro e Sidone, che si alternarono nell'influenza politica sul Libano. Ciò accade in

martedì 3 aprile 2018

Archeologia. Un episodio di antisemitismo nella Sardegna Romano-Bizantina? Riflessioni di Massimo Pittau


Archeologia. Un episodio di antisemitismo nella Sardegna Romano-Bizantina?
Riflessioni di Massimo Pittau


Durante una ricerca sui nuraghi dell’Altipiano di Abbasanta fatta circa 50 or sono, il collega ed amico Carlo Maxia, professore di Antropologia e preside della Facoltà di Scienze di Cagliari, ebbe modo di dirmi che la malaria, dato che era una malattia tropicale, era stata importata in Sardegna dai Cartaginesi. Mi convinsi in breve tempo della giustezza della tesi del prof. Maxia per la seguente mia considerazione: in zone tristemente famose in Sardegna, per lungo tempo, fino alla sconfitta della malattia subito dopo la II guerra mondiale per merito precipuo della statunitense Fondazione Rockefeller, quali i bassopiani del Sulcis, la vallata del Cixerri, la piana dell’Oristanese, la Baronia, la Piana di Chilivani, la Nurra di Sassari, esistevano numerosi e importanti monumenti della civiltà dei nostri antenati, cioè “nuraghi”, “tombe di giganti”, “pozzi sacri”, ecc., i quali non si spiegavano affatto con una popolazione degradata e debilitata dalla malaria in termini fisici e pure economici. Dunque il numero e l’imponenza di quei monumenti nuragici erano una prova certa ed evidente che all’epoca della loro costruzione i Sardi nuragici non conoscevano ancora il flagello della malaria.
I Romani conquistatori della Sardegna conobbero molto per tempo la malaria e i suoi effetti disastrosi: nel 234 a. C. gran parte dell’esercito romano – compreso il suo comandante, il pretore P. Cornelio - inviato nell’Isola per reprimere una grande rivolta dei Sardi, morì a causa della malattia. Il flagello fu ricordato da Cicerone e in

domenica 1 aprile 2018

Archeologia. Scoperta una fortezza dell’età del Bronzo a Sarrala, nella Marina di Tertenia. Nella stessa area è presente un tumulo funerario con 9 sepolture.

Archeologia. Scoperta una fortezza dell’età del Bronzo a Sarrala, nella Marina di Tertenia. Nella stessa area è presente un tumulo funerario con 9 sepolture.


Un recente ritrovamento archeologico dello staff  dell'Università di Montpellier (Francia), del dipartimento Observatorie de Recherche Mèditerranèen de l'Environnement (OREME), suggerisce che l’antico approdo di Sarrala, ai piedi di Monte Cartucceddu, fosse ben protetto dalle minacce esterne. L'approdo fortificato fiorì nell’Età del Bronzo, tra il XIII e l’XI a.C., costituendo un importante centro commerciale nella rotta tra le isole egee e la penisola iberica. Oggi si trova presso Tertenia, lungo la costa occidentale della Sardegna. L’area ha prosperato perché le colline dei