martedì 1 marzo 2016
Archeologia. Porti e approdi nel Mediterraneo antico, quando i fenici solcavano i mari.
Archeologia. Porti e approdi nel Mediterraneo antico, quando i fenici solcavano i mari.
In questi giorni andrà in
distribuzione il nuovo lavoro di Pierluigi Montalbano, a cura di Capone Editore
Lecce, dedicato alla sistematica analisi delle tracce lasciate dalle genti che
3000 anni fa si muovevano nel Mare Mediterraneo. L'approfondimento si concentra
sui
rapporti fra le popolazioni locali, con i loro villaggi e attività, e i gruppi
di mercanti che intraprendono lunghe traversate marittime per approvvigionarsi
di metalli e altre merci. Alle decine di porti raggiunti dai Fenici in
tutti gli angoli del Mediterraneo, l’autore riserva ampio spazio e ne narra la
storia, informando il lettore su quanto è venuto alla luce nelle corso delle
campagne di scavo. Di molti siti, purtroppo, si conserva solo il ricordo, i
loro segreti sono sotto le tante costruzioni edificate in epoche successive.
Dal 1200 a.C. circa, le città
costiere della Siria e della Palestina, sottoposte in precedenza al regno degli
ittiti, stanziati in Turchia, e al regno d’Egitto, ebbero l’opportunità di
sviluppare lunghi periodi d’indipendenza e incrementarono in totale autonomia
sia il commercio sia la produzione artigianale.
In mancanza di miniere, la
principale risorsa naturale del Libano era costituita dalle enormi foreste di
cedri che ricoprivano le catene montuose e che fornivano legname pregiato.
Anche lo sfruttamento delle risorse del mare fu intenso, soprattutto la
conservazione del pescato sotto sale e la pesca dei molluschi (murici)
utilizzati per la tintura color porpora dei tessuti. A ciò si aggiunge lo
sfruttamento delle sabbie silicee per la produzione del vetro. Il rame di Cipro
e della Sardegna, il ferro di Cilicia, il bisso e la porpora delle città
siriane, l’avorio, l’incenso e le spezie africane, e gli animali esotici
dell’India, contribuirono ad arricchire le
città costiere libanesi. Queste
imprese commerciali erano organizzate dai detentori del potere, ossia i membri
della casa regnante e della casta sacerdotale, delegata a gestire il tesoro dei
templi. Solo pochi mercanti privati potevano affrontare lo sforzo economico di
un’impresa che implicava due o tre anni di viaggio, con notevoli rischi di
naufragio e le possibili razzie dei pirati.
Nelle lunghe navigazioni s’imbarcavano
genti nuove e merci differenti, e ben presto si giunse a una globalizzazione
che portò a utilizzare un alfabeto condiviso, divinità comuni e tutte quelle
informazioni di carattere marinaresco che aiutavano la frequentazione
amichevole degli approdi. Questa forte omogeneità rende difficile riconoscere
le diverse componenti della koinè mediterranea di età fenicia.
I gruppi di mercanti più
significativi appartengono alla stirpe che si sviluppò proprio nella costa del
levante, anticamente definita “Terra di Canaan”. Emergono dopo gli
sconvolgimenti politici e militari causati intorno al 1200 a.C. da una
coalizione armata ricordata come “Popoli del Mare”. Ciò che definisce i fenici
è la comunanza culturale, e non quella politica. Furono legati dalla lingua,
dalla cultura e dalla scrittura, al pari delle città greche, che non
realizzarono mai un’unità politica. Quella striscia costiera, era popolata da
città stato, ciascuna con una propria organizzazione e propri orizzonti
culturali.
I primi commerci levantini,
caratterizzati da attività itineranti, erano concentrati nei luoghi di culto
dedicati principalmente alle divinità adorate a Tiro: Melqart e Astarte. I
santuari erano sparsi negli approdi lungo le rotte da Oriente a Occidente,
passando per le coste sarde. Nei templi, aperti al culto dei locali e dei
naviganti, si svolgevano gli scambi ed erano depositati i documenti contabili
firmati dai contraenti. Le divinità, considerate garanti dei contratti, tutelavano
i mercanti. Mentre Astarte rappresentava il potere laico, Melqart era la
divinità legata al potere religioso. I loro templi, sulla rotta dei fenici, fungevano
da diffusori di beni di prestigio. I documenti contrattuali erano siglati con
gli scarabei, e conservati all’interno dei templi e nelle biblioteche.
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RispondiElimina15 Euro, disponibile in libreria da Succa a Cagliari, in Via Grazia Deledda. Naturalmente è acquistabile in tutte le conferenze, lezioni e convegni di presentazione. Chi vive fuori dalla Sardegna può richiederlo direttamente all'editore o a me inviando una mail con l'indirizzo per la spedizione.
RispondiEliminaGrazias!!
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