venerdì 31 luglio 2015
Ritrovata in Grecia una grotta con centinaia di sepolture. Ispirò il mitico ingresso dell'Ade, la porta degli inferi?
Ritrovata in Grecia una grotta con centinaia di sepolture. Ispirò il mitico ingresso dell'Ade, la porta degli inferi?
Un'enorme cavità potrebbe aver ispirato il mito dell'Ade degli antichi Greci. Questa cavità un tempo ospitava centinaia di persone, che ne fecero uno dei più antichi e importanti centri della preistoria in Europa, prima che la grotta crollasse uccidendo tutti i suoi abitanti.
La grotta in questione si trova nel sud della Grecia e fu scoperta nel 1958. Le fu dato il nome di Alepotrypa, che significa "buca, trincea". Dopo la sua scoperta fu essenzialmente considerata un polo di attrazione turistica fino al momento in cui gli archeologi hanno cercato di preservarla dal turismo di massa per poter studiare e conservare quanto essa conteneva.
La cavità principale della grotta è alta circa 60 metri e larga 100. Complessivamente la grande cavità misura circa un chilometro di lunghezza e comprende anche un lago. Nel 1970 vi furono rinvenuti utensili in ceramica, ossidiana e manufatti in rame risalenti al
Neolitico (che in Grecia si sviluppò circa 9000 anni fa). Alepotrypa ha cominciato a essere utilizzata poco prima dell'Età del Bronzo nella Grecia micenea. Gli umani utilizzavano la caverna non solo come rifugio ma anche come luogo di sepoltura e di svolgimento di cerimonie sacre.
La cavità naturale ha attraversato momenti di popolamento e di abbandono. Era un posto ideale per sorvegliare i traffici marittimi che dall'Africa raggiungevano il Mediterraneo Orientale, dal momento che è posta proprio sulla punta meridionale della Grecia. La vita e l'utilizzo della cavità si interruppero bruscamente circa 5000 anni fa, quando il suo ingresso crollò, forse a causa di un terremoto, seppellendo vivi coloro che vivevano al suo interno. Gli archeologi hanno ribattezzato Alepotrypa la "Pompei del Neolitico". Al suo interno sono state inumate diverse persone durante attività connesse con riti arcaici che hanno comportato la combustione di enormi quantità di sterco e la deposizione di grandi quantità di ceramica colorata e finemente dipinta. Proprio queste sepolture rituali hanno conferito alla grotta di Alepotrypa un'aurea negativa, al pari dell'Ade e del suo fiume Stige.
Gli scavi ad Alepotrypa sono stati condotti da 40 anni, quasi in solitaria, dall'archeologo greco Giorgos Papathanassopoulos. Negli ultimi tre anni l'archeologo è stato raggiunto da altri specialisti che hanno contribuito a scoprire e riportare alla luce le meraviglie di Alepotrypa, tra le quali un insediamento esterno alla cavità dove si è stimato vivessero un centinaio di persone. Si tratta di uno dei più grandi villaggi neolitici d'Europa.
Giorgos Papathanassopoulos ha sempre pensato che la ceramica ritrovata nella grotta non sia stata prodotta in loco, ma provenisse da altrove, il che faceva di Alepotrypa un frequentato luogo di pellegrinaggio nel quale vennero sepolti, forse, personaggi di una certa rilevanza sociale.
L'interno della grotta è scandito da una serie di nicchie laterali che fungevano da abitazioni per le famiglie neolitiche e che comprendevano piccoli forni e pozzi di stoccaggio scavati nel pavimento. Lo studio delle ossa degli animali ritrovati all'interno della grotta indica che la principale fonte di alimentazione degli uomini dell'epoca erano gli animali cacciati e il pesce. L'agricoltura aveva un posto marginale. Sono stati ritrovati, a Alepotrypa, circa 19 teschi umani che hanno dimostrato l'alta mortalità infantile e una vita media di 35 anni. Sulle ossa sono state trovate tracce di anemia, artrite e malaria. La grotta fa veramente venire in mente le leggende dell'Ade.
Il mito:
Ade era figlio di Crono e di Rea, mentre i suoi fratelli e le sue sorelle erano Estia, Demetra, Era, Zeus e Poseidone. Fu divorato dal padre insieme ai suoi fratelli e sorelle, con la sola eccezione di Zeus, che fu salvato dalla madre. Secondo la Suda, un testo tardo-bizantino del X-XI secolo, avrebbe avuto una figlia di nome Macaria, dea della buona morte.
Ade partecipò alla Titanomachia, quando i Ciclopi gli fabbricarono la kunée, un magnifico elmo magico in pelle d'animale che lo rendeva invisibile. Si introdusse segretamente nella dimora di Crono rubandogli le armi e, mentre Poseidone minacciava il padre col tridente, Zeus lo colpì con la folgore.
In seguito, ricevette la sovranità del mondo sotterraneo e degli Inferi, quando l'universo fu diviso con i suoi due fratelli Zeus e Poseidone, che ottennero rispettivamente il regno dell'Olimpo e del mare.
Nei racconti mitologici legati agli eroi, Ade (ossia il mondo degli inferi) è stato incontrato solo da Orfeo, Teseo ed Eracle. La tradizione lo vuole riluttante ad abbandonare il mondo dell'aldilà: le uniche due eccezioni si ricordano per il rapimento di Persefone e per ricevere alcune cure dopo essere stato ferito da una freccia di Eracle.
La leggenda lo vuole padrone delle greggi solari, al pascolo nell'isola Erizia, la cosiddetta isola rossa, dove il Sole muore quotidianamente. Il pastore era chiamato Menete, ma in queste storie è chiamato Crono, o Gerione.
Ade, innamorato di Persefone, la rapì con l'accordo di Zeus mentre raccoglieva dei fiori in compagnia delle ninfe. Sua madre, Demetra, disperata per la scomparsa della figlia, la cercò per nove giorni arrivando fino alle regioni più remote: il decimo giorno, con l'aiuto di Ecate ed Elio, seppe che il rapitore era il dio degli Inferi. Adirata, Demetra abbandonò l'Olimpo e scatenò una tremenda carestia in tutta la terra, affinché questa non offrisse più i suoi frutti ai mortali e agli dei. Zeus tentò allora di riconciliare Ade e Demetra, affinché si evitasse la fine del genere umano: inviò il messaggero Ermes al fratello, ordinandogli di restituire Persefone, a patto che ella non si fosse cibata del cibo dei morti. Ade non si oppose all'ordine ma, poiché Persefone era effettivamente digiuna dal rapimento, la invitò a mangiare prima di tornare dalla madre. Le offrì un melograno, frutto proveniente dagli Inferi. In procinto di mettersi sulla via di Eleusi, uno dei giardinieri di Ade, Ascalafo, la vide mangiare pochi grani del melograno, e in questo modo si compì il tranello ordito da Ade, affinché Persefone restasse con lui negli Inferi. Allo scatenarsi nuovamente dell'ira di Demetra, Zeus propose un nuovo accordo, per cui, dato che Persefone non aveva mangiato un frutto intero, sarebbe rimasta nell'oltretomba solamente per un numero di mesi equivalente al numero di semi da lei mangiati, e trascorrere con la madre il resto dell'anno. Avrebbe trascorso così sei mesi con il marito negli Inferi, e sei mesi con la madre sulla terra. La proposta fu accettata da entrambi, e da quel momento si associarono la primavera e l'estate ai mesi che Persefone trascorreva in terra dando gioia alla madre, e l'autunno e l'inverno ai mesi che passava negli Inferi, durante i quali la madre si struggeva per la figlia.
Per Ade si sacrificavano, unicamente nelle ore notturne, pecore o tori neri, e coloro che offrivano il sacrificio voltavano il viso, poiché guardare negli occhi Ade senza il permesso del dio portava alla morte.
Dei pochi luoghi di culto a lui dedicati, il solo degno di nota è Samotracia, ma si suppone ne esistesse un secondo situato nell'Elide, a nord ovest del Peloponneso. E' possibile che un altro centro del suo culto si trovasse a Eleusi, strettamente connesso con i misteri locali. Euripide indica che Ade non riceveva libagioni rituali.
Fonte: Le Nebbie del Tempo
Un'enorme cavità potrebbe aver ispirato il mito dell'Ade degli antichi Greci. Questa cavità un tempo ospitava centinaia di persone, che ne fecero uno dei più antichi e importanti centri della preistoria in Europa, prima che la grotta crollasse uccidendo tutti i suoi abitanti.
La grotta in questione si trova nel sud della Grecia e fu scoperta nel 1958. Le fu dato il nome di Alepotrypa, che significa "buca, trincea". Dopo la sua scoperta fu essenzialmente considerata un polo di attrazione turistica fino al momento in cui gli archeologi hanno cercato di preservarla dal turismo di massa per poter studiare e conservare quanto essa conteneva.
La cavità principale della grotta è alta circa 60 metri e larga 100. Complessivamente la grande cavità misura circa un chilometro di lunghezza e comprende anche un lago. Nel 1970 vi furono rinvenuti utensili in ceramica, ossidiana e manufatti in rame risalenti al
Neolitico (che in Grecia si sviluppò circa 9000 anni fa). Alepotrypa ha cominciato a essere utilizzata poco prima dell'Età del Bronzo nella Grecia micenea. Gli umani utilizzavano la caverna non solo come rifugio ma anche come luogo di sepoltura e di svolgimento di cerimonie sacre.
La cavità naturale ha attraversato momenti di popolamento e di abbandono. Era un posto ideale per sorvegliare i traffici marittimi che dall'Africa raggiungevano il Mediterraneo Orientale, dal momento che è posta proprio sulla punta meridionale della Grecia. La vita e l'utilizzo della cavità si interruppero bruscamente circa 5000 anni fa, quando il suo ingresso crollò, forse a causa di un terremoto, seppellendo vivi coloro che vivevano al suo interno. Gli archeologi hanno ribattezzato Alepotrypa la "Pompei del Neolitico". Al suo interno sono state inumate diverse persone durante attività connesse con riti arcaici che hanno comportato la combustione di enormi quantità di sterco e la deposizione di grandi quantità di ceramica colorata e finemente dipinta. Proprio queste sepolture rituali hanno conferito alla grotta di Alepotrypa un'aurea negativa, al pari dell'Ade e del suo fiume Stige.
Gli scavi ad Alepotrypa sono stati condotti da 40 anni, quasi in solitaria, dall'archeologo greco Giorgos Papathanassopoulos. Negli ultimi tre anni l'archeologo è stato raggiunto da altri specialisti che hanno contribuito a scoprire e riportare alla luce le meraviglie di Alepotrypa, tra le quali un insediamento esterno alla cavità dove si è stimato vivessero un centinaio di persone. Si tratta di uno dei più grandi villaggi neolitici d'Europa.
Giorgos Papathanassopoulos ha sempre pensato che la ceramica ritrovata nella grotta non sia stata prodotta in loco, ma provenisse da altrove, il che faceva di Alepotrypa un frequentato luogo di pellegrinaggio nel quale vennero sepolti, forse, personaggi di una certa rilevanza sociale.
L'interno della grotta è scandito da una serie di nicchie laterali che fungevano da abitazioni per le famiglie neolitiche e che comprendevano piccoli forni e pozzi di stoccaggio scavati nel pavimento. Lo studio delle ossa degli animali ritrovati all'interno della grotta indica che la principale fonte di alimentazione degli uomini dell'epoca erano gli animali cacciati e il pesce. L'agricoltura aveva un posto marginale. Sono stati ritrovati, a Alepotrypa, circa 19 teschi umani che hanno dimostrato l'alta mortalità infantile e una vita media di 35 anni. Sulle ossa sono state trovate tracce di anemia, artrite e malaria. La grotta fa veramente venire in mente le leggende dell'Ade.
Il mito:
Ade era figlio di Crono e di Rea, mentre i suoi fratelli e le sue sorelle erano Estia, Demetra, Era, Zeus e Poseidone. Fu divorato dal padre insieme ai suoi fratelli e sorelle, con la sola eccezione di Zeus, che fu salvato dalla madre. Secondo la Suda, un testo tardo-bizantino del X-XI secolo, avrebbe avuto una figlia di nome Macaria, dea della buona morte.
Ade partecipò alla Titanomachia, quando i Ciclopi gli fabbricarono la kunée, un magnifico elmo magico in pelle d'animale che lo rendeva invisibile. Si introdusse segretamente nella dimora di Crono rubandogli le armi e, mentre Poseidone minacciava il padre col tridente, Zeus lo colpì con la folgore.
In seguito, ricevette la sovranità del mondo sotterraneo e degli Inferi, quando l'universo fu diviso con i suoi due fratelli Zeus e Poseidone, che ottennero rispettivamente il regno dell'Olimpo e del mare.
Nei racconti mitologici legati agli eroi, Ade (ossia il mondo degli inferi) è stato incontrato solo da Orfeo, Teseo ed Eracle. La tradizione lo vuole riluttante ad abbandonare il mondo dell'aldilà: le uniche due eccezioni si ricordano per il rapimento di Persefone e per ricevere alcune cure dopo essere stato ferito da una freccia di Eracle.
La leggenda lo vuole padrone delle greggi solari, al pascolo nell'isola Erizia, la cosiddetta isola rossa, dove il Sole muore quotidianamente. Il pastore era chiamato Menete, ma in queste storie è chiamato Crono, o Gerione.
Ade, innamorato di Persefone, la rapì con l'accordo di Zeus mentre raccoglieva dei fiori in compagnia delle ninfe. Sua madre, Demetra, disperata per la scomparsa della figlia, la cercò per nove giorni arrivando fino alle regioni più remote: il decimo giorno, con l'aiuto di Ecate ed Elio, seppe che il rapitore era il dio degli Inferi. Adirata, Demetra abbandonò l'Olimpo e scatenò una tremenda carestia in tutta la terra, affinché questa non offrisse più i suoi frutti ai mortali e agli dei. Zeus tentò allora di riconciliare Ade e Demetra, affinché si evitasse la fine del genere umano: inviò il messaggero Ermes al fratello, ordinandogli di restituire Persefone, a patto che ella non si fosse cibata del cibo dei morti. Ade non si oppose all'ordine ma, poiché Persefone era effettivamente digiuna dal rapimento, la invitò a mangiare prima di tornare dalla madre. Le offrì un melograno, frutto proveniente dagli Inferi. In procinto di mettersi sulla via di Eleusi, uno dei giardinieri di Ade, Ascalafo, la vide mangiare pochi grani del melograno, e in questo modo si compì il tranello ordito da Ade, affinché Persefone restasse con lui negli Inferi. Allo scatenarsi nuovamente dell'ira di Demetra, Zeus propose un nuovo accordo, per cui, dato che Persefone non aveva mangiato un frutto intero, sarebbe rimasta nell'oltretomba solamente per un numero di mesi equivalente al numero di semi da lei mangiati, e trascorrere con la madre il resto dell'anno. Avrebbe trascorso così sei mesi con il marito negli Inferi, e sei mesi con la madre sulla terra. La proposta fu accettata da entrambi, e da quel momento si associarono la primavera e l'estate ai mesi che Persefone trascorreva in terra dando gioia alla madre, e l'autunno e l'inverno ai mesi che passava negli Inferi, durante i quali la madre si struggeva per la figlia.
Per Ade si sacrificavano, unicamente nelle ore notturne, pecore o tori neri, e coloro che offrivano il sacrificio voltavano il viso, poiché guardare negli occhi Ade senza il permesso del dio portava alla morte.
Dei pochi luoghi di culto a lui dedicati, il solo degno di nota è Samotracia, ma si suppone ne esistesse un secondo situato nell'Elide, a nord ovest del Peloponneso. E' possibile che un altro centro del suo culto si trovasse a Eleusi, strettamente connesso con i misteri locali. Euripide indica che Ade non riceveva libagioni rituali.
Fonte: Le Nebbie del Tempo
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