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venerdì 24 luglio 2015

Archeologia. L'artigianato artistico in metallo in età fenicia

L'artigianato artistico in metallo in età fenicia
di Pierluigi Montalbano


Un’altra categoria importante nell’artigianato artistico è quella delle coppe metalliche. Abbiamo due forme: emisferica e a tazza larga, con ombelico centrale a rilievo. Sono realizzate martellando una placca fino a darle una forma arrotondata, poi si decorava a sbalzo e si cesellavano i dettagli. La decorazione è realizzata a sbalzo e le figure sono poi rifinite a cesello. Anche questa produzione mostra manufatti di varie scuole, pertanto lo studio iconografico è obbligatorio.
In età fenicia c’era l’esigenza di procurare stagno e rame per ottenere il bronzo, e si scambiavano argento e manufatti pregiati, pertanto, le coppe e gli avori, sono prodotti attestati solo fuori dal Libano, in quei luoghi dove c’erano personaggi di rango. La produzione è divisa in due fasi: una più antica (X-VIII a.C.), che attesta coppe di bronzo in Grecia e Oriente, in necropoli e santuari; e una più recente (VII-VI a.C.), con una produzione in argento e argento-dorato.
Come per i bronzetti, la maggior parte degli oggetti provengono da aree esterne alla costa libanese perché sono materiali di gran pregio utilizzati per l'esportazione. E’ più facile trovarli nelle aree di
destinazione come la Palestina, l'Anatolia, l’Egeo, l’area greca e Cipro, dove ritroviamo le coppe della seconda fase.
I luoghi di produzione mostrano botteghe siriane (900-700 a.C.) e fenicie (700-550 a.C.), con due fasi differenti per materiali e per iconografia. Quella più antica è nord siriana, e si divide in tre sottogruppi principali. È costituita da coppe di bronzo caratterizzate da una rosetta centrale. La decorazione si sviluppa in fasce concentriche floreali o geometriche, non figurate, disposte attorno al centro. I temi sono apprezzati nelle corti reali orientali: banchetto, caccia, tori e vacche che allattano (coppe dei tori). L’iconografia non è egizia perché le figure sono poco slanciate, si nota un’impronta siriana.
Un altro sottogruppo è costituito da coppe con una stella (Star Bowl), di scuola fenicia orientale o sud-siriana. Il motivo si dispiega dalla stella posta al centro, con una decorazione figurata organizzata simmetricamente. Si notano scene di danza o di lotta fra l’eroe e il grifone, decorati dentro spicchi separati da colonne e divinità.
L’ultimo sottogruppo è di scuola fenicia orientale ed è caratterizzato dalla presenza al centro di una decorazione calligrafica con fasce continue di elementi vegetali e palmette (Marsh Pattern). In alcune ci sono tori o sfingi alate o urei (cobra, serpente sacro agli egizi).
Le coppe del secondo periodo, quelle che iniziano nel 700 a.C., sono diverse sia come materiali (argento e argento dorato) sia come luoghi di produzione. Sono state ritrovate a Cipro e in Etruria, in tombe principesche, ma le botteghe sono cipriote. Si differenziano per la presenza di un medaglione figurato con un motivo egizio o orientale. Nelle fasce concentriche si nota un affollamento di elementi orientali diversi che si susseguono senza ordine. In alcune si nota il genio assiro quadrialato (il bene) che combatte contro il leone (il male). Sopra l’eroe c’è il falco Orus (divinità egiziana) che protegge chi combatte contro grifoni, animali e mostri vari. Sono rappresentati anche alberi della vita realizzati con palmette, sfingi e capridi in posizione araldica, una serie di simboli orientali commisti con iconografie egizie. In una fase più tarda scompare l’affastellamento e le coppe sono più ordinate. Narrazioni o decorazioni con palme, barche sacre egizie, sfondi di papireti, Iside che allatta Orus, tutti elementi ripresi dalla tradizione egiziana. Una delle iconografie più diffuse presenta il faraone con la mazza in mano che abbatte il nemico mentre questi implora la salvezza. La rappresentazione del faraone è enfatizzata, grande, mentre il nemico è piccolo e ridotto a strisciare come un animale.
Nell’ultima fase troviamo coppe come quella di Preneste, in Etruria, nella quale è rappresentata la giornata del cacciatore. La scena narrativa è racchiusa entro un bordo nel quale si nota un serpente. Al centro c’è il faraone che con una lancia sta per uccidere i nemici, riversi inermi e umiliati in terra. In una fascia più centrale ci sono i cavalli, mentre quella esterna racconta del giovane principe che esce dalla città fortificata per andare a caccia su un carro. Un attendente regge un ombrello per riparare dal sole il sovrano. La scena al fianco mostra una montagna (rappresentata a pelte, di tipo assiro) con un cervo catturato dal principe, ucciso e appeso a un albero, pronto per essere scuoiato. Poi c’è il riposo, con l’adorazione della divinità con il sole alato e il fumo che sale dall’altare. Dalla montagna esce un mostro ma il re, protetto dal falcone Orus, ingaggia una lotta, lo uccide e rientra in città. Confluiscono elementi di tradizione egiziana, orientale, greca e assira.
A volte abbiamo una decorazione con elementi egiziani, ad esempio barche di papiro o divinità, e sui lati si notano scarabei, draghi alati o Iside che allatta il giovinetto. A volte ci sono geroglifici ma hanno una funzione esclusivamente decorativa perché non sono traducibili. Forse gli artigiani li copiavano senza capirne il senso.
Un’altra classe importante è costituita dai bronzetti figurati, a volte impreziositi da una lamina in oro che li riveste. Questa tipologia artistica è frutto di un continuum culturale che inizia nell’area siro palestinese e si diffonde con caratteristiche uniformi in tutte le aree vicine. Dal punto di vista tecnico i bronzetti sono realizzati con la tecnica della cera persa: si preparava un prototipo in cera che veniva inglobato da una matrice, poi si colava il metallo fuso che prendeva il posto della cera. A raffreddamento avvenuto si rompeva la matrice, si estraeva il bronzetto e si rifiniva eliminando le sbavature. Ogni bronzetto era esemplare unico e veniva sistemato nei santuari, compromettendo per gli archeologi la possibilità di individuarne il luogo di origine e la conseguente datazione. La bronzistica del Primo Ferro deriva da quella precedente, mantenendone verosimilmente iconografie e stili. Per l’interpretazione non abbiamo dati stratigrafici e quindi, anche in questo caso, ci basiamo su iconografia e stile. Sono divinità maschili e femminili, o antenati divinizzati. Nella tradizione siro-palestinese abbiamo le cosiddette Smiting God (Dio battente), iconografie con due divinità maschili che con una mazza nella mano destra percuotono le nubi (Dio Adad e Baal). Si nota l’influenza egiziana per il corto gonnellino aperto sul davanti e la figura slanciata, ma la cintura e la tiara conica sono siriane. A volte sono seduti in trono.
Nei primi secoli del I Millennio a.C., in Fenicia troviamo spesso rappresentazioni femminili con veste lunga, corona egiziana e un braccio rivolto verso l’alto. Continuano le Smiting God ma è più frequente trovarle in occidente. Un bronzetto è stato ritrovato in mare a Selinunte e datato all’VIII a.C. Queste piccole sculture, realizzate con il metodo della cera persa, misurano fra i 20 e i 40 centimetri. Un’altra iconografia occidentale è quella dei benedicenti, con le mani rivolte verso chi guarda. Alcuni hanno una corona con il disco solare fra le corna (Athor, la dea vacca). I personaggi maschili indossano una tiara conica (Alghero) e a volte mostrano un’iconografia di tradizione egizia: sono incedenti, con una gamba avanzata. Ci sono anche bronzetti con le braccia distese lungo i fianchi o con un braccio ripiegato nel petto. Ci sono anche sporadici casi di figure femminili che colpiscono le nubi, altre maschili o femminili sedute in trono, e alcuni di area siriana con tiara, corna e mantello con bordi e sciarpa. Altre iconografie mostrano la divinità che allatta (a Tharros), la dea nuda con le mani sui seni e il suonatore di lira (Monte Sirai). L'iconografia femminile ha sempre una lunga gonna aderente al corpo, la cintura con bordo decorato, i calzari ai piedi e una corona di tipo egiziana con le corna, come Athor, con i capelli poggiati sulle spalle. Altro esempio famoso è la dea Astarte di Siviglia, seduta in trono con un'acconciatura egiziana. Sulla base del bronzetto c'è un’iscrizione di VIII a.C. fatta da due personaggi che ringraziano Astarte perché ha ascoltato la loro preghiera.
L’economia era fiorente, con commerci di metalli, oggetti lavorati, gioielli e avori con un’irradiazione da oriente verso occidente, a partire da Cipro per poi proseguire nell’Egeo, Creta, e isola Eubea. I navigatori sbarcavano nelle terre controllate dai capi locali e commerciavano, evitando con cura di entrare in conflitto con gli indigeni. Attraversavano tutto il Mediterraneo e arrivavano nell’Atlantico, pur se incontravano numerose difficoltà a oltrepassare lo Stretto di Gibilterra. Non era semplice a causa dei venti e delle correnti marine, e spesso si attendeva sotto costa per mesi, in attesa di condizioni favorevoli.

Un dato rilevante, relativo al Bronzo Medio, testimonia un riscaldamento globale che causa un processo di inaridimento e desertificazione, con le steppe dell’interno che avanzano verso il mare. Le popolazioni che si dedicavano alle attività agricole furono costrette a spostarsi verso il mare, aumentando la pressione demografica sulle città costiere e rendendo difficile sfamare tutti con le risorse esistenti. Aumentò l’esigenza di nuovi sbocchi commerciali e le città stato furono costrette ad allestire nuove flotte per avventurarsi nel Mediterraneo per approvvigionarsi di materiali necessari per mantenere il benessere collettivo. In conclusione, le cause dell’irradiazione fenicia sono insite nell’organizzazione economica dell’area costiera, basata sulla produzione di manufatti di lusso, in cambio dei quali ricevevano derrate alimentari e materie prime. Inizialmente queste erano procurate dal Re Hiram in oriente, a Ophir e Cipro, e dai ricchi giacimenti minerari dell’area settentrionale, in Cilicia. La situazione si modifica con i cambiamenti politici del Primo Ferro, quando l’alleanza dei regni della Siria blocca il passaggio a nord. Le carovaniere sono bloccate anche a est dal consolidarsi del regno arameo di Damasco e a sud c’è Israele. Tiro e altre città Stato furono costrette a trovare risorse metalliche altrove e attraversano tutto il mediterraneo fino a giungere nell’area atlantica. 

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