approdi sicuri. A volte le traversate d’altura duravano anni perché si andava per mare solo con la bella stagione, da Aprile a Ottobre, e quando il buon tempo cessava i marinai si fermavano nei luoghi che offrivano ospitalità e un entroterra favorevole.
sabato 25 luglio 2015
Marinai fenici
Marinai fenici
di Pierluigi Montalbano
Una questione importante per capire i
movimenti dei traffici commerciali è quella delle direzioni navali, e pochi
archeologi hanno interpretato al meglio quali fossero le direzioni. La rotta
più realistica vede un movimento circolatorio antiorario che costeggia la zona
settentrionale del Mediterraneo, da Oriente verso Occidente, mentre a sud
prevede un percorso sotto costa lungo il nord Africa. L’antica arte del
navigare è influenzata sia dalle correnti sia dai venti, e con la navigazione
d’altura di bolina o di traverso, possibile attraverso l’imbroglio della vela
quadra alla base per renderla triangolare, e con la possibilità di inclinare in
avanti e indietro l’albero, si può procedere con una rotta a zig zag che
consente di risalire il vento, riuscendo a percorrere anche direzioni
apparentemente difficili. In età fenicia, le conoscenze nautiche erano
all’avanguardia e i navigatori sapevano orientarsi anche la notte con le
stelle, quindi potevano affrontare lunghe navigazioni d’altura e approdare
laddove sapevano di trovare popoli amici e
approdi sicuri. A volte le traversate d’altura duravano anni perché si andava per mare solo con la bella stagione, da Aprile a Ottobre, e quando il buon tempo cessava i marinai si fermavano nei luoghi che offrivano ospitalità e un entroterra favorevole.
approdi sicuri. A volte le traversate d’altura duravano anni perché si andava per mare solo con la bella stagione, da Aprile a Ottobre, e quando il buon tempo cessava i marinai si fermavano nei luoghi che offrivano ospitalità e un entroterra favorevole.
I traffici commerciali furono certamente appannaggio di ristrette elìte,
poiché non è proponibile che i contadini o le fasce sociali meno privilegiate
avessero i mezzi per armare le navi necessarie a tali imprese. Costituirono,
viceversa, la manovalanza indispensabile alla creazione dei nuovi insediamenti.
Si può discutere, invece, se tali imprese furono esclusivamente private o in
mano al potere palaziale.
Sembrerebbe che ogni area, dopo aver ricevuto un impulso omogeneo,
abbia sviluppato una cultura propria, influenzata sia della gente trovata sul
posto sia in funzione dei nuovi venuti, che non necessariamente appartenevano a
un’unica etnia. In effetti, se da un lato è impensabile che grandi masse si
spostassero per mare, dall'altro é altrettanto difficile pensare che ristrette
elìtes fossero in grado di omogeneizzare culturalmente contemporaneamente il Vicino
Oriente, le isole dell’Egeo, il Nord Africa, le popolazioni iberiche e le isole
maggiori del Mediterraneo occidentale. Si assiste a un nuovo modo di vivere, a
una cultura diffusa, a una sorta di antica globalizzazione di idee, uomini e
merci. Verso la metà del II Millennio a.C. i ciprioti formavano, insieme a
cretesi e sardi, l'asse del commercio del rame, e a loro, nei secoli successivi,
si unirono filistei, tiri, gibliti, sidoni, siriani, aramei e altri.
Per quanto riguarda la scarsità di strutture architettoniche monumentali
lungo le coste, possiamo dare una spiegazione logica: i commercianti fruivano
delle infrastrutture locali per attraccare, riposarsi, scambiare merci,
collaborare, integrarsi e fondersi con gli indigeni. Le cose cambiarono verso
la metà del I Millennio a.C., quando Cartagine svolse il ruolo di “capitale”
del Mediterraneo sud-Occidentale. Questo popolo giunse in Nord Africa,
proveniente da Tiro, verso la metà del IX a.C. e nel giro di qualche secolo cambiò
radicalmente assetto sociale e politico fra i popoli che influenzò. Alcuni
studiosi, e io fra questi, sostengono che a seguito degli avvenimenti del 1200
a.C., le antiche genti di Tiro, e delle altre vicine città stato, furono sterminate,
o comunque sottomesse violentemente, e le città furono ricostruite e popolate
da genti nuove. I nuovi amministratori fecero del mare il loro strumento di
guadagno e allestirono potenti flotte, militari e commerciali, con le quali
imperversarono nel Mediterraneo. La colonizzazione toccò tutto il Mediterraneo,
e Cartagine divenne la potenza marittima più importante dell’epoca, contrastata
solo da etruschi e greci. Dal VI a.C. i cartaginesi si scontrarono con gli
altri grandi navigatori dell'epoca ma intorno al 530 a.C. la loro flotta,
alleata agli etruschi contro i greci focesi di Massalia, fu distrutta
completamente nella battaglia di Alaria (detta anche del Mare Sardo). Tuttavia
anche le altre flotte affondarono e greci ed etruschi furono fortemente
ridimensionati. Proprio in quel periodo i romani iniziavano ad avviare l'epopea
che conosciamo: stipularono accordi con le altre potenze italiche,
organizzarono il proprio sistema legislativo e allestirono un forte esercito
che nel giro di qualche secolo riuscì a imporre l'egemonia del senato romano in
molti territori. Ai cartaginesi, che mostrarono doti commerciali di altissimo
livello, restò la consolazione del controllo di parte della penisola iberica, della
Sicilia occidentale (l'altra parte era greca) e un accordo con i sardi che
consentiva di collaborare commercialmente con benefici reciproci.
Nell'immagine: un bronzetto "fenicio".
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento