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sabato 1 agosto 2015

Archeologia. Göbekli Tepe, la collina della pancia. Il più antico tempio del mondo.

Göbekli Tepe, la collina della pancia. Il più antico tempio del mondo.



















L'archeologo Klaus Schmidt fece il suo primo sopralluogo nel 1994 intorno alla “collina con la pancia” e non pensava di scoprire il più antico tempio mai costruito dalla razza umana. Una maestosa opera architettonica che fu realizzata intorno al decimo millennio a.C. e destinata a frantumare le fondamenta della storia.
Göbekli Tepe si trova in provincia di Sanliurfa, nella Turchia sud-orientale, e fu individuata già nel 1960 dalle Università di Chicago e di Istanbul, ma fu interpretata come un semplice grande tumulo medievale in cui affioravano delle “singolari” lapidi.
Nel 1994 gli abitanti del luogo segnalarono nuovi affioramenti di frammenti e fu incaricato Klaus Schmidt, che dopo aver letto la il diario di relazione del 1960 dell’archeologo Peter Benedict fece un sopralluogo.

Schmidt non ebbe dubbi sull'importanza di quel sito, interpretandolo come un
gigantesco sito dell’età della pietra.
Appena iniziarono gli scavi Schmidt capì immediatamente che i bianchi megaliti affioranti, considerati precedentemente come semplici lapidi tombali medievali, erano in realtà degli imponenti pilastri neolitici a forma di T, il cui peso varia dalle 40 alle 60 tonnellate. Ne aveva studiati alcuni simili nel sito neolitico di Nevali Çori ma quelli di Göbekli Tepe erano molto più grandi, dai 2 ai 7 metri d’altezza. Lo staff riuscì a ricostruire quattro grandi cerchi megalitici dal diametro variabile dai 10 ai 30 metri composti interamente da questi pilastri, sostenuti e recintati da muri realizzati a secco.
Secondo Schmidt i pilastri rappresenterebbero degli esseri umani stilizzati e ipotizzò una prima forma di religione moderna, la prima rappresentazione degli dei. I pilastri non hanno né occhi né bocca ma hanno le armi e le mani.
Le lastre divinizzate presentano una serie di bassorilievi scolpiti a forma di serpenti, volpi, avvoltoi, leoni, cinghiali e tori che affollano la pietra calcarea insieme ad animali meno feroci come Ibis, gru, anatre, asini. Interessante notare la presenza di grandi ragni e scorpioni.
Gli uomini di Göbekli scolpivano con utensili di selce scheggiata, raffigurando una sorta di Paradiso terrestre ricco di flora e fauna, di cui l’uomo era parte integrante. Tra i cerchi megalitici sono state anche trovate una testa umana e un uomo con il pene eretto.

Ciascun cerchio megalitico ha al suo interno due imponenti pilasti-umanoidi a forma di T, forse un uomo e una donna, ma Schmidt non è convinto di ciò, né che il tipo di culto praticato si avvicinasse ai riti della fertilità ritrovati nelle più tarde comunità vicine. In tutte le raffigurazioni non ci sono chiari simboli della fertilità simili agli altri siti neolitici e persino gli animali raffigurati hanno per buona parte chiari tratti maschili, mentre le colonne risultano totalmente asessuate.
Sotto le grandi immagini è possibile distinguere bassorilievi più piccoli simili ai geroglifici egizi dell'età delle piramidi, ossia oltre 7000 anni più tardi. Gli animali sono affiancati a simboli arcaici come il cerchio, la mezzaluna e un segno indecifrabile che assomiglia alla nostra H.
“Probabilmente si tratta di pittogrammi da cui le persone del luogo potevano trarre informazioni” ipotizza Schmidt, costringendo il mondo a far anticipare l’idea della scrittura di migliaia d’anni. Gli uomini l'avrebbero inventata prima ancora di fondare insediamenti stabili.
Le ossa degli animali presenti nella stratigrafia hanno consentito di datare il sito a circa 12000 anni fa, nel Neolitico Preceramico A, un periodo che si conclude circa nel 8700 a.C., ma continuò a essere frequentato per almeno due millenni prima di essere sepolto, inspiegabilmente, per opera delle comunità della zona.
Due domande rimbalzano nella mente degli specialisti:
cosa spinge una società a sotterrare la sua opera più maestosa?
Perché reperti più antichi, antecedenti al 9000 a.C., sono più accurati e imponenti mentre le costruzioni successive appaiono molto meno elaborate?
Forse una progressiva decadenza di quella società neolitica che può aver condotto alla traumatica decisione di sotterrare il loro imponente tempio. Inoltre, sorprende il realizzarsi di una simile opera architettonica da parte di una società che tutti hanno creduto vivere in piccoli gruppi in un’economia di stretta sussistenza, una società basata sulla caccia e il raccolto occasionale.
Schmidt rompe questo schema evolutivo. “I blocchi di calcare dei pilastri sono stati estratti e scolpiti da migliaia di persone che non conoscevano ancora la ruota né la ceramica o i metalli, ma non avevano inventato nemmeno l’agricoltura o l’allevamento”. Ciò è incongruente con la visione classica dei cacciatori-raccoglitori in quanto sarebbe stato necessario un governo centrale in grado di coordinare masse di lavoratori. Quindi non sarebbe stata l’agricoltura, con il conseguente surplus di cibo, a portare gli uomini a una vita sedentaria in gruppi.
“Per mantenere le migliaia di persone che costruivano il monumento, la sola caccia non fu sufficiente”, rivela Klaus Schmidt, e il territorio della Mezzaluna fertile aveva le condizioni climatiche e ambientali ideali per la nascita dell’agricoltura. A pochi chilometri da Göbekli Tepe c’è il Monte Karaca Da, il luogo in cui sono stati rinvenuti i capostipiti selvatici del grano coltivato. Da quei campi naturali di cereali gli uomini devono aver cominciato a raccogliere i semi, per aver cibo abbondante e facile da conservare. Poi dalla raccolta si è passati alla coltivazione.
Quindi la comunità che costruì il tempio di Göbekli Tepe, modificò il modo di vivere diventando sedentaria e iniziò quel processo evolutivo che noi conosciamo come rivoluzione neolitica, dando vita a quella che diventò la culla di tutte le civiltà. La manipolazione dell'ambiente ebbe un prezzo: fu spezzato l’equilibrio tra uomo e natura, trasformando una regione dove la flora era rigogliosa in un territorio molto più arido. Il mondo paradisiaco di Göbekli Tepe scomparve nel volgere di un paio di millenni.


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