parziale interpretazione solo dall’alto. Saliamo sul terrazzo e notiamo che si tratta di un nuraghe imploso, forse a causa di smottamenti causati poco più a valle dal passaggio di un torrente che, nella stagione piovosa, si ingrossa notevolmente grazie all’apporto di una serie di rivoli provenienti dai picchi rocciosi circostanti. Un cedimento strutturale nella zona dell’ingresso ha provocato il crollo a valle di parte del nuraghe, con conseguente sfascio di tutta la parte alta che ha ricoperto il piccolo cortile interno. In questo, non apprezzabile perché completamente otturato dal crollo, si nota l’ingresso tronco ogivale, architravato, orientato a sud. Al lato sinistro dell’ingresso si apre una scala ogivale che gira interna alla struttura e conduce al piano superiore, completamente crollato ma con tracce visibili dei conci del piano del calpestio. Il diametro interno di questo ambiente sovrastante il piano inferiore del nuraghe, doveva essere di circa 2.5 metri, mentre quello del cortile supera gli 8 metri. Perfettamente posizionate a formare angoli di 90° rispetto all’ingresso si notano le cuspidi di tre grandi nicchie, forse funzionali agli ingressi per torri laterali, purtroppo completamente interrate e intuibili solo dal terrazzo superiore. Giudicando dalla tecnica costruttiva, dalla geometria dell’ingresso e dal posizionamento geografico, si può prudentemente inquadrare questo nuraghe appartenente alla tipologia di quelli del XIV a.C., ma si dovranno attendere opportune verifiche sui materiali per confermare questo dato. Questo grande edificio è in “comunicazione visiva” con altri nuraghi posti a coronamento della vallata. A qualche decina di metri si trova la zona funeraria, proprio lungo la rete di confine fra Gairo e Ussassai. La tomba principale, distrutta dai tombaroli, mostra un corridoio funerario affacciato a sud/sud-ovest, lungo internamente 13 metri, pareti a ogiva crollate e facciata a esedra, costruita con muro a sacco, che racchiude idealmente una piazzetta con diametro di 13 metri. Si nota la ricerca dell’eleganza nelle proporzioni. Intorno a questa tomba di giganti se ne notano altre, più piccole, in un’area di qualche centinaio di metri quadrati. Oltrepassata la zona funeraria, procedendo verso nord-ovest lungo il bordo del rio Flumini de Tula, a circa 900 metri di altezza s.l.m., si giunge fino al villaggio, diviso in due settori, uno abitativo e l’altro artigianale. Decine di capanne circolari, e qualcuna rettangolare, si confondono fra le rocce naturali, in un bosco di lecci che ricopre completamente tutto il sito. Fra le altre, le più significative sono due grandi strutture circolari che forse avevano una funzione pubblica.
venerdì 14 agosto 2015
Archeologia in Sardegna. Individuato un grande villaggio nuragico in Ogliastra, a Gairo Taquisara, a quasi 1000 metri di altezza
Archeologia in Sardegna. Individuato un grande villaggio nuragico in Ogliastra, a Gairo
Taquisara, a quasi 1000 metri di altezza
di Pierluigi Montalbano
Nei prossimi giorni pubblicherò un articolo dettagliato sul sito, con un ricco apparato fotografico,e ho
pensato di "regalare" qualche nota in attesa della relazione
definitiva. Ringrazio pubblicamente l'amico Cristian Mascia per avermi coinvolto in questa ricerca, invitandomi a visionare il sito, accompagnandomi nei boschi e illustrandomi la geografia del territorio.
Nel piccolo centro montano di
Gairo Taquisara, inizia la nostra passeggiata nel sentiero panoramico sulla
valle del fiume Taquisara, fino a raggiungere la parte superiore del tacco
calcareo in una zona priva di vegetazione caratterizzata dalla presenza di
cavità naturali. Questo luogo fu visitato fin dall’Ottocento da Alberto Ferrero
conte della Marmora, il celebre generale piemontese che combattè al fianco di
Napoleone e fu inviato in Sardegna per realizzare rilievi cartografici
dettagliati. La nostra tappa è la località Is Tostoinus, zona caratterizzata
dalla presenza di maestosi lecci, dagli insediamenti nuragici e dalla presenza
di vecchi Cuiles, particolari edifici rurali in pietra e legno che furono per
secoli le abitazioni dei pastori sardi, dove si allevavano capre, pecore e
maiali. Attraversando il tacco calcareo coperto da un bosco di leccio si giunge
in cima dove è ubicata l’area sacra Perdu Isu, con ripostiglio a cisterna e una
serie di strutture cieche, forse magazzini per stivare derrate alimentari o,
verosimilmente, un santuario dedicato alle divinità del cielo nel quale si
svolgevano riti al momento sconosciuti. La roccia a strapiombo domina la
vallata scistosa del Riu Pardu ed è costellata da immensi menhir naturali.
La nostra indagine archeologica, inizia lungo la strada comunale Perdu Isu che, in prossimità di una diga che genera il laghetto artificiale Genna Orruali, si trasforma in sentiero sterrato fino al capanno Is Tostoinus,
realizzato su una sorgente a quasi 1000 metri di altezza sul mare, e meta ideale
per una escursione naturalistica. Proseguiamo a piedi per un centinaio di metri
fino a una struttura muraria diroccata che testimonia la presenza di un
insediamento nuragico di confine fra Gairo e Ussassai. L’edificio è realizzato
con grosse pietre posizionate a secco, e consente una
parziale interpretazione solo dall’alto. Saliamo sul terrazzo e notiamo che si tratta di un nuraghe imploso, forse a causa di smottamenti causati poco più a valle dal passaggio di un torrente che, nella stagione piovosa, si ingrossa notevolmente grazie all’apporto di una serie di rivoli provenienti dai picchi rocciosi circostanti. Un cedimento strutturale nella zona dell’ingresso ha provocato il crollo a valle di parte del nuraghe, con conseguente sfascio di tutta la parte alta che ha ricoperto il piccolo cortile interno. In questo, non apprezzabile perché completamente otturato dal crollo, si nota l’ingresso tronco ogivale, architravato, orientato a sud. Al lato sinistro dell’ingresso si apre una scala ogivale che gira interna alla struttura e conduce al piano superiore, completamente crollato ma con tracce visibili dei conci del piano del calpestio. Il diametro interno di questo ambiente sovrastante il piano inferiore del nuraghe, doveva essere di circa 2.5 metri, mentre quello del cortile supera gli 8 metri. Perfettamente posizionate a formare angoli di 90° rispetto all’ingresso si notano le cuspidi di tre grandi nicchie, forse funzionali agli ingressi per torri laterali, purtroppo completamente interrate e intuibili solo dal terrazzo superiore. Giudicando dalla tecnica costruttiva, dalla geometria dell’ingresso e dal posizionamento geografico, si può prudentemente inquadrare questo nuraghe appartenente alla tipologia di quelli del XIV a.C., ma si dovranno attendere opportune verifiche sui materiali per confermare questo dato. Questo grande edificio è in “comunicazione visiva” con altri nuraghi posti a coronamento della vallata. A qualche decina di metri si trova la zona funeraria, proprio lungo la rete di confine fra Gairo e Ussassai. La tomba principale, distrutta dai tombaroli, mostra un corridoio funerario affacciato a sud/sud-ovest, lungo internamente 13 metri, pareti a ogiva crollate e facciata a esedra, costruita con muro a sacco, che racchiude idealmente una piazzetta con diametro di 13 metri. Si nota la ricerca dell’eleganza nelle proporzioni. Intorno a questa tomba di giganti se ne notano altre, più piccole, in un’area di qualche centinaio di metri quadrati. Oltrepassata la zona funeraria, procedendo verso nord-ovest lungo il bordo del rio Flumini de Tula, a circa 900 metri di altezza s.l.m., si giunge fino al villaggio, diviso in due settori, uno abitativo e l’altro artigianale. Decine di capanne circolari, e qualcuna rettangolare, si confondono fra le rocce naturali, in un bosco di lecci che ricopre completamente tutto il sito. Fra le altre, le più significative sono due grandi strutture circolari che forse avevano una funzione pubblica.
parziale interpretazione solo dall’alto. Saliamo sul terrazzo e notiamo che si tratta di un nuraghe imploso, forse a causa di smottamenti causati poco più a valle dal passaggio di un torrente che, nella stagione piovosa, si ingrossa notevolmente grazie all’apporto di una serie di rivoli provenienti dai picchi rocciosi circostanti. Un cedimento strutturale nella zona dell’ingresso ha provocato il crollo a valle di parte del nuraghe, con conseguente sfascio di tutta la parte alta che ha ricoperto il piccolo cortile interno. In questo, non apprezzabile perché completamente otturato dal crollo, si nota l’ingresso tronco ogivale, architravato, orientato a sud. Al lato sinistro dell’ingresso si apre una scala ogivale che gira interna alla struttura e conduce al piano superiore, completamente crollato ma con tracce visibili dei conci del piano del calpestio. Il diametro interno di questo ambiente sovrastante il piano inferiore del nuraghe, doveva essere di circa 2.5 metri, mentre quello del cortile supera gli 8 metri. Perfettamente posizionate a formare angoli di 90° rispetto all’ingresso si notano le cuspidi di tre grandi nicchie, forse funzionali agli ingressi per torri laterali, purtroppo completamente interrate e intuibili solo dal terrazzo superiore. Giudicando dalla tecnica costruttiva, dalla geometria dell’ingresso e dal posizionamento geografico, si può prudentemente inquadrare questo nuraghe appartenente alla tipologia di quelli del XIV a.C., ma si dovranno attendere opportune verifiche sui materiali per confermare questo dato. Questo grande edificio è in “comunicazione visiva” con altri nuraghi posti a coronamento della vallata. A qualche decina di metri si trova la zona funeraria, proprio lungo la rete di confine fra Gairo e Ussassai. La tomba principale, distrutta dai tombaroli, mostra un corridoio funerario affacciato a sud/sud-ovest, lungo internamente 13 metri, pareti a ogiva crollate e facciata a esedra, costruita con muro a sacco, che racchiude idealmente una piazzetta con diametro di 13 metri. Si nota la ricerca dell’eleganza nelle proporzioni. Intorno a questa tomba di giganti se ne notano altre, più piccole, in un’area di qualche centinaio di metri quadrati. Oltrepassata la zona funeraria, procedendo verso nord-ovest lungo il bordo del rio Flumini de Tula, a circa 900 metri di altezza s.l.m., si giunge fino al villaggio, diviso in due settori, uno abitativo e l’altro artigianale. Decine di capanne circolari, e qualcuna rettangolare, si confondono fra le rocce naturali, in un bosco di lecci che ricopre completamente tutto il sito. Fra le altre, le più significative sono due grandi strutture circolari che forse avevano una funzione pubblica.
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