giovedì 20 agosto 2015
Porti e approdi nella Sardegna Nuragica: La costa sud occidentale, Nora e Bitia
Porti e approdi nella Sardegna Nuragica: La costa sud occidentale, Nora e Bitia
di Pierluigi Montalbano
(Tratto dal libro: "Fenici, antichi popoli del mare" - in pubblicazione)
Questo tratto di costa favorisce
l’approdo per le rotte che vanno da Oriente a Occidente, e offre un buon porto
per i viaggi verso la Sicilia e Cartagine. I venti e le correnti suggeriscono
queste rotte e certamente le attività marinaresche antiche tenevano in gran
conto gli eventi naturali. Il Mar Tirreno si presenta come un triangolo che ha
un vertice in Sicilia, uno nell’Africa Settentrionale e l’ultimo nel tratto fra
la Corsica e la Toscana. Le terre che si affacciano in questo triangolo d’acqua
sono da sempre in contatto fra loro.
Nell’età del Bronzo, la zona sud
occidentale sarda partecipava attivamente alle navigazioni che attraversavano
il Mediterraneo Occidentale alla ricerca di metalli. Nelle zone costiere, le
comunità sarde entrarono in contatto con genti iberiche, con la Grecia micenea
e con Cipro, scambiando reciprocamente materiali e idee.
Nora offre un approdo riparato e
accogliente, con due corsi d’acqua e una fascia di pianura che consente di
collegarsi al Campidano, la grande pianura fertile che
unisce Cagliari a
Oristano. Inoltre, scavalcando un passo si arriva a Bithia e ad altri itinerari
che in antichità erano utilizzati per attraversare le montagne fino alle zone
minerarie. Man mano che si scava in Sardegna, si sta attenti a nuovi dettagli e
gli studi mostrano rapporti stretti fra sardi e fenici, quasi fossero il
risultato dell’unione dei due popoli avvenuta nei secoli precedenti.
Nora
Il porto di Nora è stato individuato
da indagini archeologiche subacquee di Ignazio Sanna, un tecnico della
soprintendenza. C’è un canale ben tagliato, scavato sott’acqua, che si dirige
verso l’attuale peschiera, e ai lati si notano accumuli di cocci. Le strutture
del porto sono di età punica e romana, ma l’insenatura mostra evidenti tracce d’interventi
di epoca nuragica.
Le infrastrutture portuali erano
utilizzate a pieno regime, e Nora fu un’interfaccia di scambio con tutto il Mediterraneo.
Mentre alcune strade urbane furono abbandonate e occupate nel corso dei secoli
da sculture di animali o altre figure, la grande via che conduceva al porto fu
tenuta sgombra fino al 650 d.C.
Poco distante, ad Antigori (Sarroch),
si nota una comunità arcaica che acquisisce ceramiche di lusso, grossi orci per
la conservazione di derrate alimentari e manufatti domestici. In questo breve
tratto di costa è attestata la presenza dei micenei ed è verosimile che
l’influenza sia arrivata fino a Decimoputzu, vista la preziosa statuetta con un
volto umano che indossa un elmo in avorio decorato con denti di cinghiale,
identica ad altri esemplari presenti proprio nella Grecia micenea.
I primi fenici collaborano con i
locali e diventano intermediari in loco, ottenendo l’autorizzazione per
partecipare ai mercati nei luoghi con forte presenza di nuragici. L’integrazione
è pacifica e l’approdo costituisce un punto d’appoggio per i navigli che,
stagionalmente, giungono per commerciare. Si sviluppano una serie di comunità
miste nelle quali non si rileva più l’identità e l’origine.
I segni dei primi insediamenti sono
testimoniati anche dalla ceramica, con un picco di frequentazione dall’VIII
a.C. fino a età bizantina. Sono circa 1500 anni di storia che mostrano una fioritura
di Nora intorno al 650 a.C., con la presenza di ceramiche greche più antiche,
recentemente scoperte, che offrono uno scenario ancora da interpretare. La
ceramica dal 750 al 700 a.C. è locale, prevalentemente da cucina, con rari
manufatti destinati al commercio. Intorno al 700 a.C. aumenta la ceramica di
tipologia fenicia fino a raggiungere, intorno al 650 a.C., una quantità che
supera quella locale, tuttavia potrebbe essere accaduto che le botteghe sarde
avessero ormai acquisito i modelli fenici facendoli propri e replicandoli alla
perfezione.
Dal 650 a.C. in poi si nota in
Sardegna un incremento di fenici, forse spinti dagli Assiri ad abbandonare le
coste orientali perché vessati da tributi insostenibili. La costa sarda
presenta ormai una popolazione con fenici integrati ed è verosimile che i nuovi
arrivati si mescolino proprio nelle zone dove gli antenati erano più numerosi
e, nel giro di qualche generazione, sardi e fenici non sono più distinguibili.
Forse l’approdo di Nora era sfruttato
anche come base d’appoggio per le navi etrusche e greche, ma i rapporti più
stretti in questo primo periodo furono con i fenici, che portavano, oltre i
prodotti, anche idee e tecnologie. Le ceramiche e gli altri materiali di ambito
tirrenico sono meno numerosi. I cocci più significativi mostrano una forte
collaborazione fra popoli ed è difficile distinguere quando si tratta di pezzi
di importazione o se sono copiati dai locali. I materiali scavati suggeriscono
un feeling fra l’Etruria, i fenici e i cartaginesi, come dimostrano le navi di
Pyrgi nel santuario del porto di Cerveteri che presentano lettere scritte in
etrusco e in punico. Dopo il 500 a.C., infatti, i rapporti continuano e Nora
diventa un insediamento stabile permanente. Prima di questa data non sono state
trovate tracce d’insediamento urbano, ma solo buchi per pali utilizzati per le
recinzioni e per le capanne. Nella necropoli punica di Nora si notano rapporti
con il mondo esterno, ad esempio un cofanetto di legno decorato in avorio,
databile intorno al 470 a.C., simile a quelli di Tharros. È difficile capire i
rapporti fra Nora e l’entroterra perché in superficie presenta frammenti di età
punica, ma non sappiamo cosa c’era al di sotto, né che estensione avesse il
territorio di pertinenza del porto.
Un altro mondo con cui Nora si
presenta come interfaccia di scambi è quello greco, con Atene in particolare.
Dalla tomba punica di un personaggio femminile di stirpe greca, vissuta a Nora
e sepolta lì, si è capito che i rapporti con la Grecia erano forti, perché è
l’unica delle 40 tombe il cui corredo è composto solo da ceramica greca
figurata, con scene che ci riportano al mondo femminile. Queste belle ceramiche
attiche nere, dipinte, sono poi copiate dai locali nel porto di arrivo e in
altre zone. Le imitazioni, in seguito, diventano prevalenti e dopo circa un
secolo, quando i rapporti con il mondo greco non mostrano più contatti,
sostituiscono le importazioni divenendo la ceramica buona dominante in tutta la
Sardegna. Abbiamo anche delle belle ceramiche nere che provengono dalla
Campania, e le officine ceramiche locali accolgono queste forme di lusso,
riproducendole con la tecnica che si avvicina all’originale. Iniziano
produzioni miste con forme puniche verniciate di nero e decorate come fossero
greche.
Durante il periodo punico, troviamo
anche ceramiche tipiche del mondo romano, a dimostrazione di buoni rapporti con
molti popoli. Fra il I a.C. e il I d.C. si rilevano ceramiche di lusso prodotte
in Toscana e in Gallia, rielaborate internamente dalle botteghe artistiche
sarde e diffuse nell’entroterra, divenendo le più apprezzate nell’isola. In
seguito abbiamo ancora influssi culturali e manufatti che giungono a Nora
dall’Africa, e gli scambi proseguono fino all’epoca bizantina, intorno al VI
d.C., periodo di decadenza della città.
Bithia
Bithia è un piccolo promontorio su
cui si trova l’abitato. Nella parte bassa c’è un tempio dedicato a Bes ed è
stata scavata una necropoli fenicia intatta che ha restituito oggetti di pregio
come uova di struzzo decorate e utilizzate come brocche, con l’aggiunta di
protesi in avorio simili a quelle scavate nelle necropoli etrusche, lungo il
corso dell’Arno. Inoltre, insieme alle ceramiche fenicie, nelle tombe di Bithia
si trovano anche ceramiche etrusche integre. Interessanti, oltre alle classiche
incinerazioni fenicie, sono alcune tombe a inumazione in cui il defunto porta
sul petto un pugnaletto e resti in ferro e bronzo. Erano personaggi nuragici di
alto rango che, intorno al 650 a.C., vivevano insieme ai fenici. Sono stati trovati
anche vasi nuragici contenenti resti carbonizzati di defunti, quindi un rito
fenicio applicato a personaggi sardi. Si deduce che anche Bithia è un
insediamento misto che mostra una forte integrazione. All’interno del tempio di
età romana c’era la statua di Bes, oggi conservata al museo archeologico di
Cagliari. Si tratta di una divinità benefica egiziana, introdotta dai primi
commercianti levantini, venerata anche in Sardegna, a dimostrazione della
pluralità di contatti con il mondo esterno. Bes fu forse integrato in Sardegna
con qualche divinità della salute, come suggeriscono altre statuette di età
romana rinvenute nell’isola. Molte sculture sono realizzate da artigiani
specializzati nell’arte di produrre vasi perché le forme derivano da quella
scuola. È testimoniato dai rotolini in argilla che sono applicati ai vasi per
ottenere figure antropomorfe. I materiali scavati suggeriscono un feeling fra etruschi,
fenici e cartaginesi, come dimostrano le navi di Pyrgi nel santuario del porto
di Cerveteri che presentano lettere scritte in etrusco e in punico.
Nelle immagini:
sopra: La statua di Bes, al museo archeologico di Cagliari
Sotto: una panoramica di Nora.
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