lunedì 24 agosto 2015
Archeologia e navigazione. Il mare di Gela restituisce il più antico relitto di nave greca mai ritrovato in Sicilia
Archeologia e navigazione. Il mare di Gela restituisce il
più antico relitto di nave greca mai ritrovato in Sicilia
Il mare di Gela, città della Sicilia meridionale
dalla storia antichissima, continua a rivelarsi uno scrigno di straordinari
tesori archeologici. Grazie alla segnalazione del sub gelese Franco Cassarino, si è pervenuti
al ritrovamento del relitto navale
greco più antico di tutta la Sicilia. Sulla base dei materiali
recuperati, l’imbarcazione risalirebbe
alla prima metà del VI a.C. Datazione che la fa risultare di 60 anni più vecchia della famosa nave arcaica
recuperata nel 2008 nelle acque gelesi e restaurata in Inghilterra.
Il rinvenimento è avvenuto al largo della costa di contrada “Bulala”. Diversi i materiali
recuperati nei fondali, fra i quali figurano un’anforetta, una brocca, una kylix a
vernice nera d’importazione dall’Attica e un vaso detto cothon d’importazione corinzia.
I reperti, rinvenuti a circa 300 metri dal litorale, si trovavano a circa 4
metri di profondità nei pressi di alcuni elementi lignei emergenti dalla sabbia
e ancora non recuperati.
Sulla scoperta il Soprintendente del Mare della
Regione Sicilia, Sebastiano Tusa, ha
dichiarato che “questi beni
dimostrano come l’area di contrada Bulala sia ricca di giacimenti
archeologici” e che ci troviamo di fronte a “tasselli di storia dai quali emerge una Gela ricca, una città da
cui transitava mercanzia pregiata.” Lo studioso ipotizza che
probabilmente nella attuale località di Bulala ci fosse lo scalo marittimo dell’antica Gela: uno
fra i primi insediamenti greci in Sicilia, una potentissima colonia dorica che
alla lunga estese il proprio dominio su gran parte dell’isola e che secondo la
tradizione sarebbe sorta nel 689 a.C. ad opera di Antifemo ed Eutimo su un
precedente insediamento indigeno siculo, in un’area i cui
primi insediamenti
umani risalgono al V millennio a.C.
Le navi greche di Gela
L’ultimo
ritrovamento marittimo è il quarto di una serie iniziata
nel 1988, con la scoperta del primo relitto, l’unico finora recuperato
integralmente fra il 2003 e il 2008. Questo recupero stimolò da subito l’idea
di un “Museo
della navigazione greca”che, tuttavia, non ha ancora visto la luce, per
cui i resti della nave sono stati affidati al Museo Archeologico cittadino,
così come la parte di carico recuperata.
- Il
primo relitto
Il
primo relitto fu rinvenuto nel 1988 da
due subacquei su un fondale argilloso e sabbioso a circa 4 m di profondità, a
800 m dalla costa (sempre in località Bulala) e a circa 2 km ad est della foce
del fiume Gela. Grazie
alle caratteristiche del fondale la nave risultò molto ben conservata nella sua
struttura lignea e custodiva un
carico vario, coperto da uno strato di pietre utilizzate come zavorra.
La nave era una nave da carico di grandi dimensioni (21 x 6,50 m), esempio unico al mondo di nave antica
costruita con una tecnica particolare, già citata da Omero nel II libro dell’Iliade: il
fasciame della carena era, infatti, “cucito” con fibre vegetali. La
nave è stata recuperata con due
campagne di scavo: nel 2003 le attenzioni si sono concentrate sulla
prua mentre nel 2008 è stata la volta della poppa. Dopo il recupero in
mare i resti della nave sono stati
restaurati presso il laboratorio specializzato della Mary Rose Archeological
Services di Portsmouth in Inghilterra. Secondo la ricostruzione
degli studiosi la nave, carica di mercanzie, doveva probabilmente approdare nel
porto di Gela. Fu invece sorpresa da una tempesta affondando a poca distanza
dall’Emporio di Bosco Littorio. La forza delle onde provocò uno squarcio che
fece imbarcare acqua provocando lo sbandamento dello scafo che terminò la sua
navigazione sui fondali argillosi del mare di Gela. L’imbarcazione, di grandi
dimensioni, rivelò una sorpresa nascosta dentro la stiva: una considerevole
quantità di reperti archeologici, tra cui vasellame attico a vernice nera e due rarissimi askoi a figure rosse.
Dal carico, composto di
oggetti provenienti da varie località, si è riusciti a tracciare un probabile
itinerario che partiva dal mar Egeo. Dalle ceramiche a vernice nera e a rossa
si è evinta una probabile sosta nel porto di Atene. Anfore di varia origine conducono
a molteplici località e probabilmente
contenevano vino e olio e altre merci collocate in cesti rivestiti di pece. Nei diversi porti la
nave aveva inoltre caricato pietre per la zavorra, che dovevano sostituire le
merci sbarcate. Alcuni degli oggetti trovati erano invece in dotazione dei
marinai: sia le ceramiche trovate nella cambusa, sia oggetti di culto che
testimoniano le pratiche religiose durante la navigazione.
- Il
secondo e il terzo relitto
Una
seconda nave, databile alla fine del V a.C. e
di dimensioni inferiori, giace invece ancora sui fondali a breve distanza dal
primo relitto, ma è più vicina alla costa. Anch’essa ben conservata, il suo
recupero non è stato ancora effettuato. Un terzo relitto, sempre di epoca arcaica,era stato da ultimo individuato alla
foce del fiume Dirillo sul confine tra le province di Caltanissetta e Ragusa (e
tra i comuni di Gela ed Acate). La scoperta è avvenuta per caso durante i
lavori di scavo per la posa del gasdotto libico. Al momento non è dato sapere
il destino di questi due relitti – data la cronica mancanza di fondi – anche se
è da supporre che essi, così come quello più recentemente trovato, saranno
oggetto di nuove campagne di scavo.
Fonte:
http://www.famedisud.it
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