mercoledì 28 agosto 2013
Vocabolario trilingue di 3300 anni fa scoperto a Ugarit
Archeologia e scrittura. Vocabolario trilingue di 3300 anni fa scoperto a Ugarit (RS 94.2939)
di Beatrice André-Salvini e Mirjo Salvini
Una tavoletta, di cui si è conservata soltanto la metà, è un vocabolario trilingue redatto nel XIII secolo a.C., a uso della popolazione poliglotta di Ugarit. Apparteneva a una serie costituita da parecchie tavolette di cui sono stati scoperti degli elementi al tempo delle prime campagne, che contenevano una versione multilingue del vocabolario «Sa», che consiste in una lista metodica di segni e vocaboli, trascritti in forma sillabica. Questa serie didattica era destinata alla formazione degli scribi.
La tavoletta è divisa in sei colonne, divise a loro volta in tre sotto colonne; un centinaio di parole che ci sono rimaste vi sono registrate in tre lingue. Il sumerico, lingua morta da parecchi secoli, era la lingua degli intellettuali, l'accadico quella della diplomazia e l'urrita era parlato da una categoria di popolazione che si ritrova in numerosi centri del Vicino Oriente nel II millennio a.C.
Questo popolo urrita e la sua lingua non appartengono né al mondo semitico (come l'accadico), né all'ambiente indoeuropeo (come l'ittita). Questo nuovo documento porta un importante contributo all'interpretazione della lingua urrita che è ancora oggetto di un lento e paziente lavoro di decifrazione e della pubblicazione, a Roma, di un Corpus a cura di un’équipe italo-franco-tedesca. Esso ci offre parecchie decine di parole urrite sconosciute o poco attestate sino ad oggi e rivela elementi che hanno portato ad una migliore conoscenza della struttura di questa lingua.
La successione delle parole della lista è determinata dall'ordine sumerico, che occupa la prima sezione di ogni colonna, e corrisponde dunque ai criteri di classificazione dei segni di questa lingua, spesso di difficile comprensione. Il raggruppamento delle parole in specifiche categorie è dunque il solo modo di apprezzare l'insieme del contenuto lessicale urrita del testo che contiene verbi, nomi propri, sostantivi, avverbi, aggettivi e particelle grammaticali.
A titolo d'esempio le parole urrite che si riferiscono agli esseri umani di questo nuovo vocabolario, designano essenzialmente:
- i generi e le età della vita: bambino: hani; femmina: ašt i; uomo: tae; maschio: turuhhe;
- le relazioni famigliari: padre: attani; fratello: šenni; sorella: elli(?);
- funzioni: re: ewerni; ministro: sukkalli; servitore: purami; servo-schiavo: ulmi; eroe: uštanni;
- mestieri: indovino: wurullini; macellaio: zambahunni;
- parti del corpo: bocca: waši; coscia: zianni; dente: sini (/ir?)ni; grembo-seno: huri; naso: wuhhi; occhio: wuri; piede-gamba: urni; petto: niherni; sesso: inni; testa: pahi.
Parole attestate per la prima volta appartengono anche ad altre categorie lessicali (come: uccello: irate; luce: tagi; baruffa: turšena).
Certe equivalenze di vocabolario corrispondono ad una ideologia accadica, probabilmente estranea alla mentalità urrita. La stessa parola: urmi designa per esempio il «fegato», ma anche concetti astratti come lo spirito, il pensiero, i sentimenti che erano considerati dagli antichi abitanti della Mesopotamia come aventi la loro sede in questo organo.
Fonte: Redazione Archaeogate
di Beatrice André-Salvini e Mirjo Salvini
Una tavoletta, di cui si è conservata soltanto la metà, è un vocabolario trilingue redatto nel XIII secolo a.C., a uso della popolazione poliglotta di Ugarit. Apparteneva a una serie costituita da parecchie tavolette di cui sono stati scoperti degli elementi al tempo delle prime campagne, che contenevano una versione multilingue del vocabolario «Sa», che consiste in una lista metodica di segni e vocaboli, trascritti in forma sillabica. Questa serie didattica era destinata alla formazione degli scribi.
La tavoletta è divisa in sei colonne, divise a loro volta in tre sotto colonne; un centinaio di parole che ci sono rimaste vi sono registrate in tre lingue. Il sumerico, lingua morta da parecchi secoli, era la lingua degli intellettuali, l'accadico quella della diplomazia e l'urrita era parlato da una categoria di popolazione che si ritrova in numerosi centri del Vicino Oriente nel II millennio a.C.
Questo popolo urrita e la sua lingua non appartengono né al mondo semitico (come l'accadico), né all'ambiente indoeuropeo (come l'ittita). Questo nuovo documento porta un importante contributo all'interpretazione della lingua urrita che è ancora oggetto di un lento e paziente lavoro di decifrazione e della pubblicazione, a Roma, di un Corpus a cura di un’équipe italo-franco-tedesca. Esso ci offre parecchie decine di parole urrite sconosciute o poco attestate sino ad oggi e rivela elementi che hanno portato ad una migliore conoscenza della struttura di questa lingua.
La successione delle parole della lista è determinata dall'ordine sumerico, che occupa la prima sezione di ogni colonna, e corrisponde dunque ai criteri di classificazione dei segni di questa lingua, spesso di difficile comprensione. Il raggruppamento delle parole in specifiche categorie è dunque il solo modo di apprezzare l'insieme del contenuto lessicale urrita del testo che contiene verbi, nomi propri, sostantivi, avverbi, aggettivi e particelle grammaticali.
A titolo d'esempio le parole urrite che si riferiscono agli esseri umani di questo nuovo vocabolario, designano essenzialmente:
- i generi e le età della vita: bambino: hani; femmina: ašt i; uomo: tae; maschio: turuhhe;
- le relazioni famigliari: padre: attani; fratello: šenni; sorella: elli(?);
- funzioni: re: ewerni; ministro: sukkalli; servitore: purami; servo-schiavo: ulmi; eroe: uštanni;
- mestieri: indovino: wurullini; macellaio: zambahunni;
- parti del corpo: bocca: waši; coscia: zianni; dente: sini (/ir?)ni; grembo-seno: huri; naso: wuhhi; occhio: wuri; piede-gamba: urni; petto: niherni; sesso: inni; testa: pahi.
Parole attestate per la prima volta appartengono anche ad altre categorie lessicali (come: uccello: irate; luce: tagi; baruffa: turšena).
Certe equivalenze di vocabolario corrispondono ad una ideologia accadica, probabilmente estranea alla mentalità urrita. La stessa parola: urmi designa per esempio il «fegato», ma anche concetti astratti come lo spirito, il pensiero, i sentimenti che erano considerati dagli antichi abitanti della Mesopotamia come aventi la loro sede in questo organo.
Fonte: Redazione Archaeogate
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