martedì 20 agosto 2013
Eccezionale scoperta archeologica in Sardegna: trovata la prima raffigurazione del mitico dio sardo al tempio di Antas.
Trovata la prima raffigurazione del mitico dio sardo al tempio di Antas.
di Fabio Isman
Per quasi 50 anni, erano rimaste in una cassa. Sono le decorazioni in terracotta del Tempio di Antas in Sardegna, vicino a Iglesias, uno dei più antichi e dei più misteriosi dell’isola. Le ha ordinate e studiate Giuseppina Manca di Mores, archeologa isolana e vicepresidente dell’ANA, l’Associazione nazionale Archeologi. E ha scoperto così la più antica raffigurazione del “Sardus Pater”, mitico progenitore della Sardegna, la cui immagine di divinità con il cappello inequivocabilmente piumato si fonde con quella di Iolao, il nipote di Eracle. Perché nella prima raffigurazione di questo mitico personaggio, si uniscono le tradizionali origini greche e fenicie della fondazione dell’isola.
Antas. Vicino a Fluminimaggiore, c’è uno dei grandi misteri sardi: un tempio punico del 500 a.C. dedicato al dio Sid Addir, forse dove già c’era un luogo di culto nuragico per il dio delle acque. Due secoli dopo, è ristrutturato. Per volere di Augusto (27 a.C.-14 d.C.), restaurato da Caracalla (213 – 217 d.C.) diventa un tempio romano. Lo scopre nel 1836 il generale Alberto La Marmora; oggi, lo vediamo, sei colonne ioniche alte otto metri, come è stato ricostruito nel 1967. Da un dito trovato in loco, doveva esserci una statua alta tre metri: quella del Sardus Pater, cui il tempio è dedicato, e una cui effige fu collocata al Santuario di Delfi.
La nemesi. Una tra le frasi preferite di un famoso archeologo che non c’è più, Sabatino Moscati, era che «gli scavi più importanti sono quelli nei magazzini dei musei»: una nemesi. A scavare il tempio di Antas (e molto altro) è stato infatti proprio lui. Ma le terrecotte che, sulla facciata del tempio, ne proteggevano e decoravano il legno, sono finite nei depositi; e lì sono rimaste per oltre mezzo secolo, non studiate da nessuno.
Libro dei Lincei. A metà del prossimo anno, sarà pronto un poderoso libro sul tempio, curato, per l’Accademia dei Lincei, da Mario Torelli, un maestro dell’archeologia. E per questo lavoro a più voci, Giuseppina Manca ha finalmente esaminato, dal 2008 in poi, proprio quegli oggetti. Davvero importanti: il tempio di Antas è tra i più remoti ed importanti dell’isola. In un iscrizione, si legge la dedica: «TEMPL(um) DE SARDI PATRIS BAB», al Sardus Pater, così chiamato dai Romani, che può essere identificato con il dio Sid dei Cartaginesi. A ribadire l’importanza del luogo, Tolomeo lo cita già.
Nascita dell’isola. Sul sorgere della Sardegna abitata, si fronteggiano, entrambe con nobili sponsor e dotta letteratura, due diverse tradizioni. Sallustio e Pausania la vogliono colonizzata da Sardo, il figlio dell’Eracle libico, cioè del fenicio Melqart; Diodoro Siculo e altri, da Iolao, che sarebbe il padre degli Iliensi, giunto sull’isola con i figli di Eracle. Tra le terrecotte nei magazzini, Manca di Mores ha ricomposto una figura di Eracle con la leonté, e un personaggio maschile nudo, in piedi, con la doppia corona di piume in testa che lo qualifica con certezza come Iolao. Lo vediamo sulle monete romane di Azio Balbo, in un bronzetto punico trovato a Genoni, ed altrove.
Un “primum”. «Ma questa è la prima raffigurazione che ora, finalmente, conosciamo», racconta Giuseppina Manca; risale alla fase romana non imperiale, ma repubblicana, «nel primo, finora unico tempio romano-repubblicano con decorazione architettonica completa, tra gli ultimi decenni del II e la prima metà del I secolo a.C.». Chi arrivava al tempio, si trovava immediatamente di fronte le figure della mitica fondazione dell’isola. Solo che, per saperlo, abbiamo dovuto attendere mezzo secolo dagli scavi, perché «quelli più importanti avvengono nei depositi dei musei»: Moscati aveva proprio ragione; evidentemente, anche per quanto riguardava lui stesso.
Fonte: ww.artemagazine.it
di Fabio Isman
Per quasi 50 anni, erano rimaste in una cassa. Sono le decorazioni in terracotta del Tempio di Antas in Sardegna, vicino a Iglesias, uno dei più antichi e dei più misteriosi dell’isola. Le ha ordinate e studiate Giuseppina Manca di Mores, archeologa isolana e vicepresidente dell’ANA, l’Associazione nazionale Archeologi. E ha scoperto così la più antica raffigurazione del “Sardus Pater”, mitico progenitore della Sardegna, la cui immagine di divinità con il cappello inequivocabilmente piumato si fonde con quella di Iolao, il nipote di Eracle. Perché nella prima raffigurazione di questo mitico personaggio, si uniscono le tradizionali origini greche e fenicie della fondazione dell’isola.
Antas. Vicino a Fluminimaggiore, c’è uno dei grandi misteri sardi: un tempio punico del 500 a.C. dedicato al dio Sid Addir, forse dove già c’era un luogo di culto nuragico per il dio delle acque. Due secoli dopo, è ristrutturato. Per volere di Augusto (27 a.C.-14 d.C.), restaurato da Caracalla (213 – 217 d.C.) diventa un tempio romano. Lo scopre nel 1836 il generale Alberto La Marmora; oggi, lo vediamo, sei colonne ioniche alte otto metri, come è stato ricostruito nel 1967. Da un dito trovato in loco, doveva esserci una statua alta tre metri: quella del Sardus Pater, cui il tempio è dedicato, e una cui effige fu collocata al Santuario di Delfi.
La nemesi. Una tra le frasi preferite di un famoso archeologo che non c’è più, Sabatino Moscati, era che «gli scavi più importanti sono quelli nei magazzini dei musei»: una nemesi. A scavare il tempio di Antas (e molto altro) è stato infatti proprio lui. Ma le terrecotte che, sulla facciata del tempio, ne proteggevano e decoravano il legno, sono finite nei depositi; e lì sono rimaste per oltre mezzo secolo, non studiate da nessuno.
Libro dei Lincei. A metà del prossimo anno, sarà pronto un poderoso libro sul tempio, curato, per l’Accademia dei Lincei, da Mario Torelli, un maestro dell’archeologia. E per questo lavoro a più voci, Giuseppina Manca ha finalmente esaminato, dal 2008 in poi, proprio quegli oggetti. Davvero importanti: il tempio di Antas è tra i più remoti ed importanti dell’isola. In un iscrizione, si legge la dedica: «TEMPL(um) DE SARDI PATRIS BAB», al Sardus Pater, così chiamato dai Romani, che può essere identificato con il dio Sid dei Cartaginesi. A ribadire l’importanza del luogo, Tolomeo lo cita già.
Nascita dell’isola. Sul sorgere della Sardegna abitata, si fronteggiano, entrambe con nobili sponsor e dotta letteratura, due diverse tradizioni. Sallustio e Pausania la vogliono colonizzata da Sardo, il figlio dell’Eracle libico, cioè del fenicio Melqart; Diodoro Siculo e altri, da Iolao, che sarebbe il padre degli Iliensi, giunto sull’isola con i figli di Eracle. Tra le terrecotte nei magazzini, Manca di Mores ha ricomposto una figura di Eracle con la leonté, e un personaggio maschile nudo, in piedi, con la doppia corona di piume in testa che lo qualifica con certezza come Iolao. Lo vediamo sulle monete romane di Azio Balbo, in un bronzetto punico trovato a Genoni, ed altrove.
Un “primum”. «Ma questa è la prima raffigurazione che ora, finalmente, conosciamo», racconta Giuseppina Manca; risale alla fase romana non imperiale, ma repubblicana, «nel primo, finora unico tempio romano-repubblicano con decorazione architettonica completa, tra gli ultimi decenni del II e la prima metà del I secolo a.C.». Chi arrivava al tempio, si trovava immediatamente di fronte le figure della mitica fondazione dell’isola. Solo che, per saperlo, abbiamo dovuto attendere mezzo secolo dagli scavi, perché «quelli più importanti avvengono nei depositi dei musei»: Moscati aveva proprio ragione; evidentemente, anche per quanto riguardava lui stesso.
Fonte: ww.artemagazine.it
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C'è da dire che "le tradizionali origini greche e fenicie della fondazione dell’isola" (come riporta l'articolo) contengono un errore perché il copricapo piumato appartiene a uno dei Popoli del Mare, i Peleset, progenitori di filistei e attuali palestinesi, e non a greci o fenici. L'età fenicia, a quell'epoca, non era ancora iniziata. Inoltre, se dovessimo accettare che i Peleset fondarono l'isola solo perché un copricapo piumato è stato attribuito al Sardus Pater cadremmo nuovamente in errore perché in Sardegna, all'epoca, viveva una delle più importanti civiltà del passato: i nuragici. Questi non hanno lasciato alcuna traccia di appartenenza ai Peleset, e solo qualche secolo dopo, nei bronzetti, troviamo la rappresentazione di questa divinità.
RispondiEliminaIl copricapo piumato sono shardana come è scritto nei geroglifici egizi non peleset e fenici,shardan erono il più grande popolo del mare erono a capo dei popoli del mare come rappresentino i geoclifici egizi che quando si riferiscono a popoli del mare indicano i shardan .
Eliminaio faccio il tifo per il sig. pierluigi montalbano
RispondiEliminami spieghino cosa significhi FONDAZIONE DELL'ISOLA...dato che la Sardegna è una fra le terre più antiche al mondo oltre che abitata già nel Paleolitico inferiore...le solite dicerie grecizzanti, anche gli Etruschi dovevano essere di origine greca, EPPURE QUALCHE AUTORE ROMANO DI ORIGINE GRECA HA ESAGERATO DECISAMENTE SUL MITO... Se esiste il Sardus Pater Babbai esiste anche sa Mere Manna o Mammai Terra...i Romani hanno deciso di sminuire quest'ultima e intensificare il culto del Pater, essendo come i Greci costruttoiri di una società fallica e volendo distruggere i sardi perchè socialmente matrilineari
RispondiEliminaQuando si parla di fondazione ci si riferisce alla creazione di un mercato che interagisce con la madrepatria di chi sbarca per i commerci. Non si tratta di una colonizzazione armata...ma di semplice collaborazione fra popoli che attivano una serie di scambi con reciproci benefici. Purtroppo siamo abituati a pensare alla fondazione come di un momento in cui nel territorio non c'è nulla e si pianta la "bandiera" di nuovo proprietario, ma dobbiamo sforzarci di intendere, invece, un momento pacifico di unione fra due popoli: locali e nuovi arrivati. Con la fusione dei gruppi, durante un periodo più o meno lungo di integrazione profonda, si generano nuove realtà che conservano alcuni tratti originari ma rielaborano usi e costumi adattandoli alle nuove esigenze.
RispondiElimina@Pierluigi Montalbano-....Sono piuttosto ignorante in materia, ma espongo comunque il mio pensiero, anche se si allontana un attimino dal tema della novità dell'archeo-ritrovamento in questione.Non credo che si possa dare per preconcetto e incontestabile,insindacabile ed assoluta definizione, che il termine "Fondazione", significa esclusivamente -[riferimento alla creazione di un mercato che interagisce con la madrepatria di chi sbarca per i commerci..eccetera-].La quale Sua proposizione individua un evento consequenziale ad una attività pre-esistente,più che un momento originario unico.Quindi non di "Fondazione" si tratta.Peraltro, in fondo all'articolo, al capoverso -Nascita dell'Isola-...afferma..."[...Sallustio e Pausania la vogliono da Sardo...eccetera]" quindi non, dice "fondata da Sardo...".Pertanto,un conto è citare il termine "Fondare" e un altro è "Colonizzare". O vi si aggiunge,il termine "generalmente"...nel seguente modo..ovvero..."-noi studiosi intendiamo, quì - che per il termine "Fondazione"...ci si riferisce..eccetera..che...eccetera, oppure resta invece, a mio avviso confermato che il termine "Fondazione"...definisce ed intende più propriamente un ">Momento ZERO<. (diciamo il "Big Bang")o meglio il 'punto zero',dal quale un evento primario si diparte e nasce un prosieguo storico, o nasce un evento unico e irripetibile.
RispondiEliminaE' vero che nel Paleolitico,in Sardegna,e comunque si parla di presenza umana a circa 150.000 anni or sono, nel Paleolitico Inferiore-Clactoniano-Rio Altana-(Perfugas).Ma è anche vero, che non è ancora stato, per "scientificità" ed a priori ancora deciso che i Sardi derivino esclusivamente da...eccetera!Per tanto, iniziando, da 500.000.000 di anni or sono, e senza andare oltre,arrrivando fino alla cultura di Ozieri e alla cultura di Monteclaro,rimane per l'80 per cento, abbastanza confermato, che la Sardegna veniva abitata "stabilmente" dall'uomo molto tardi,nel Neolitico antico,6000 a.C. circa(Ceramica impressa,Commercio Ossidiana).I primi uomini che si stanziarono in Gallura e nella Sardegna del Nord, provenivano,ma non è assoluta verità anche se molto probabile, confermando il Prof. Francesco Cesare Casula,dall'Etruria.Quelli che popolarono la zona centrale dell'Isola attorno agli stagni di Cabras e di S.Giusta, dall'Iberia, attraverso le Baleari, e probabilmente più tardi anche dai Bretoni.Quelli nella zona di Cagliari,verosimilmente erano Africani,Fenici,Cartaginesi e Filistei perchè no.Pertanto,considerando anche gli apporti provenienti dalle origini teorizzate Shardane, cioè Persiane,e successivamente, in Sardegna si configurava un "crogiuolo" di popoli, ma mai un unico popolo quale da un "Ceppo" unico originario discendente.Non dimentichiamo che la punta rocciosa della sommità del monte "Cervino" è stata qualificata di origine Africana, seguendo gli smottamenti delle Placche Tettoniche...:-)..
Saluti
Prof. Marcello Smenghi
Vedo che anche tu, professore, hai le idee molto confuse e soprattutto, come tutti i tuoi colleghi ,non hai prova alcuna di quello che sostieni. Ma almeno non attaccare chi ha visioni MOLTO PIU' ILLUMINATE delle tue. I miei ossequi e Cordiali Saluti dal Dottor Stefano Palmas, alias don Esteban Palmas, alias CORONA DI RE MANI
EliminaSulla moneta non c’è scritto : - PATER SARDORUM-
RispondiEliminaUn ROMANO sentì il bisogno, finalmente, di dedicare una moneta al :- SARDUS PATER..-. Padre di chi ?? I Romani chiamarono Giove: OTTIMO-MASSIMO etc, ma mai PATER.
Il titolo di PATER, i Romani, non lo distribuivano con le tasse…
ho sempre sostenuto che i bronzetti siano Baalim compresi i giganti di monti prama (sono tutti raffigurazioni varie che riportano le iconografie mediterranee di Baal) chiaramente tutti mi hanno sempre dato del pazzo!
RispondiEliminahttp://www.archeologiasarda.com/mirkozaru39-imbattu-parte1.pdf
http://www.archeologiasarda.com/mirkozaru-sardegnaantica-imbattudearramene-2parte.pdf
Perché chiaramente? e' una ipotesi che al momento vale quanto altre. Gli studiosi hanno proposto varie teorie sulla identità dei personaggi rappresentati, ma ancora non si capisce se sono divinità o individui della società nuragica che offrono agli dei.
RispondiEliminaVisto che dopo 50 anni ci ritroviamo alle solite,vorrei chiedere alla sopritendenza ai beni culturali della Sardegna è possibile che non si riesca ha fare decollare il museo archeologico in loco Fluminimaggiore, dando piu' opportunita' ai visitatori che si recano a visitare il sito vorrei proporre le casette che si trovano nel posto di essere adibite ,come punto di informazione piu' dettagliata ,con esposizione di tutti gli scavi ultimati dal periodo di prof, ferruccio barreca,grande protagonista e studioso del tempio di antas, dare uno slancio alla cultura x migliorarme il progresso ad un territorio che purtroppo piange la miseria, c'e' troppo disinteresse,al luogo si potrebbe fare di piu' vedi questa nuova scoperta molti sapevano chissa'
RispondiEliminaPerchè è una teoria assurda. I bronzetti sono chiaramente nuragici in quanto rappresentano figure appartanenti alla società nuragica da ogni ceto sociale: capi villaggio, guerrieri, pastori, sacerdotesse (ci sono anche figure semi-divine probabilmente come il famoso bronzetto dalle quattro braccia). Non mi pare Baal sia mai stato rappresentato come una donna o addirittura un bue o una nave, visto che i bronzetti nuragici rappresentano una quantità sconfinata di elementi.
RispondiEliminaInoltre i bronzetti nuragici rappresentano figure in genere molto diverse da quelle della iconografia fenicia, sono più che altro rassomiglianti alle rappresentazioni dei popoli del mare (Sharda in primi e probabilmente anche Peleset)
Inoltre, i primi bronzetti risalgono probabilmente ad epoche precedenti ai fenici di secoli, come attestanto recenti scoperte.
Ovviamente ti rifersici all'autore dell'articolo...ossia Fabio Isman.
RispondiEliminaCaro Smenghi,
RispondiEliminaLei ipotizza, giustamente, ma è anche possibile affermare il contrario di quanto Lei sostiene: Vulci, Pupulonia, Vetulonia etc furono popolate da sardi d'epoca nuragica. E' un dato di fatto, e la presenza di bronzetti nelle tombe d'Etruria non lascerebbe dubbi a riguardo. Perchè non anche prima, se lo è mai domandato? Possiamo noi escludere rapporti con gli italici o colonizzazioni della Penisola da parte dei sardi in epoca antecedente? Del resto gli shardana contavano un pochino più degli etruschi, a giudicare dalle fonti letterarie d'epoca. Secondo punto, l'Iberia non è la Penisola iberica (!) ma si trova in Asia e gli stessi balari, visto i talayots, fanno ugualmente pensare l'opposto: furono i sardi a recarsi là, in quelle isole oggi spagnole e a popolarle, e non viceversa, non gli "ispanici" in Sardegna, soprattutto considerando "l'età anagrafica" dei nostri nuraghi e il numero di edifici qui stanziati, superiore a quello che può essere rilevato in qualunque altra zona del Mediterraneo. Il mio pensiero è abbastanza in linea con quello del Dr. Montalbano, al quale faccio i miei complimenti. Saluti distinti.
Agostino