venerdì 30 agosto 2013
Palermo. Scoperta una moschea islamica nel cortile di una casa
Palermo. Scoperta una moschea islamica nel cortile di una casa
Una scoperta storia dal valore inestimabile: in un’abitazione di Palermo è stata ritrovata una moschea nascosta. In una casa in ristrutturazione, in via Porta di Castro nelle vicinanze del Palazzo Reale di Palermo, per la precisione Casa Cadili, ha regalato alla città un dono inestimabile: una moschea palatina, una moschea domestica, quattro mura, lati uguali, con incisioni artistiche e versetti del corano. La camera è venuta fuori sotto più e più strati di ducotone e muffa di salnitro: dipinta uniformemente, decorata di raffinate iscrizioni arabe dorate e argentate, orlata sul soffitto dell’eterno simbolo della lucerna. Il primo studioso chiamato a esaminarla, ovviamente, è lo storico Gaetano Basile, simbolo della palermitanità:
“Le iscrizioni sono di rara eleganza e ripetono lo stile della calligrafia arabo-cufica, una delle più antiche e raffinate forme di decorazione islamica” sottolinea lo studioso. “La via Porta di Castro – prosegue – fu tracciata ovviamente dopo l’interramento del Kemonia, anni attorno al 1595. Era cuore di commerci, arteria fondamentale fra il Palazzo Reale e i mercati.
L’edificio è del tardo ‘700, quindi è probabile che la casa appartenesse a un notabile o mercante maghrebino che aveva messo su casa a Palermo. A quell’epoca, i traffici con Tunisi erano fittissimi: datteri, scagliola per i gessi, foraggio, perché la nostra Isola era intensivamente seminata a frumento. A Tunisi ci sono ancora oggi eredi di trapiantati siciliani, e c’era un quartiere di nostri corregionali. Nel 1831 in Tunisia arrivarono i francesi e la corsia preferenziale si attenuò. Questo signore si fece in pratica la moschea a casa. Gli indizi: è esposta a est, ha lati perfettamente uguali di 3,5 per 3,5 metri, ha porte collocate in modo tale da impedire la collocazione di mobilia, al soffitto ridonda il motivo della lucerna. Una moschea di casa, insomma, che offriva anche la comodità di pregare tutti insieme, non essendo necessario il matroneo, cioè lo spazio riservato alle donne nelle moschee pubbliche” conclude Gaetano Basile. I padroni di casa, entrambi giornalisti del Giornale di Sicilia, ci tengono a sottolineare che: “Questa stanza trasmette una straordinaria sensazione di serenità. Ci piace stare in silenzio ad ammirare questi splendidi decori oro e argento fatti realizzare certamente da una persona profondamente religiosa. È uno scrigno venuto alla luce “grazie” all’umidità – era nascosto sotto diversi strati di calce di vari colori. Rispettiamo questo luogo di preghiera e di raccoglimento, e, come prevede la cultura musulmana, in questa stanza non serviamo mai alcolici“.
Fonte: www.palermonoi.it
Una scoperta storia dal valore inestimabile: in un’abitazione di Palermo è stata ritrovata una moschea nascosta. In una casa in ristrutturazione, in via Porta di Castro nelle vicinanze del Palazzo Reale di Palermo, per la precisione Casa Cadili, ha regalato alla città un dono inestimabile: una moschea palatina, una moschea domestica, quattro mura, lati uguali, con incisioni artistiche e versetti del corano. La camera è venuta fuori sotto più e più strati di ducotone e muffa di salnitro: dipinta uniformemente, decorata di raffinate iscrizioni arabe dorate e argentate, orlata sul soffitto dell’eterno simbolo della lucerna. Il primo studioso chiamato a esaminarla, ovviamente, è lo storico Gaetano Basile, simbolo della palermitanità:
“Le iscrizioni sono di rara eleganza e ripetono lo stile della calligrafia arabo-cufica, una delle più antiche e raffinate forme di decorazione islamica” sottolinea lo studioso. “La via Porta di Castro – prosegue – fu tracciata ovviamente dopo l’interramento del Kemonia, anni attorno al 1595. Era cuore di commerci, arteria fondamentale fra il Palazzo Reale e i mercati.
L’edificio è del tardo ‘700, quindi è probabile che la casa appartenesse a un notabile o mercante maghrebino che aveva messo su casa a Palermo. A quell’epoca, i traffici con Tunisi erano fittissimi: datteri, scagliola per i gessi, foraggio, perché la nostra Isola era intensivamente seminata a frumento. A Tunisi ci sono ancora oggi eredi di trapiantati siciliani, e c’era un quartiere di nostri corregionali. Nel 1831 in Tunisia arrivarono i francesi e la corsia preferenziale si attenuò. Questo signore si fece in pratica la moschea a casa. Gli indizi: è esposta a est, ha lati perfettamente uguali di 3,5 per 3,5 metri, ha porte collocate in modo tale da impedire la collocazione di mobilia, al soffitto ridonda il motivo della lucerna. Una moschea di casa, insomma, che offriva anche la comodità di pregare tutti insieme, non essendo necessario il matroneo, cioè lo spazio riservato alle donne nelle moschee pubbliche” conclude Gaetano Basile. I padroni di casa, entrambi giornalisti del Giornale di Sicilia, ci tengono a sottolineare che: “Questa stanza trasmette una straordinaria sensazione di serenità. Ci piace stare in silenzio ad ammirare questi splendidi decori oro e argento fatti realizzare certamente da una persona profondamente religiosa. È uno scrigno venuto alla luce “grazie” all’umidità – era nascosto sotto diversi strati di calce di vari colori. Rispettiamo questo luogo di preghiera e di raccoglimento, e, come prevede la cultura musulmana, in questa stanza non serviamo mai alcolici“.
Fonte: www.palermonoi.it
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Buon giorno. La notizia si è rivelata infine, come avevo subito segnalato ai giornali già ai primi di settembre 2013, una... bufala. Leggo un po' l'arabo e ho vissuto molto in medio oriente, e mi era sembrato subito molto strano che una moschea non fosse decorata con sure (versetti) del corano, ma solo con grafemi senza alcun significato "ispirati" alla calligrafia araba. Nessun musulmano avrebbe considerato "moschea" un ambiente del genere. Non avevo mai visto, in particolare, una moschea che non riportasse parole chiave come "Allah", Mohammed (Maometto), "Alì". Nessuna moschea quindi, solo una "stanza turca", ossia una stanza decorata alla turca, di cui esistono altri esempi in Italia. Fra la fine del '700 e l'800 diventarono di moda, come de resto quelle decorate alla cinese. Il resto è frutto di fantasia e della frettolosa voglia di scoop che ha fatto vedere una "moschea azzurra" dove non c'era.
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione.
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