mercoledì 13 gennaio 2016
Conferenza di Carlo Tronchetti da Honebu, a Cagliari. Venerdì 15, alle 19. Come e cosa mangiavano i romani.
Conferenza di Carlo Tronchetti da Honebu, a Cagliari. Venerdì 15, alle 19. Come e cosa mangiavano i romani.
L'archeologo Carlo Tronchetti sarà il relatore del prossimo appuntamento nella sala conferenze Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100 a Cagliari/Pirri, con inizio alle ore 19.
Lo studioso, già direttore del Museo Archeologico di Cagliari e celebre per la scoperta negli anni Settanta delle sculture a tutto tondo conosciute come "Giganti di Monte Prama", illustrerà gli alimenti e gli strumenti da cucina utilizzati dagli antichi romani. Con l'ausilio di immagini proiettate, i partecipanti saranno condotti lungo un "Viaggio nella Storia di Roma", e scopriranno che l a buona alimentazione è sempre stata una delle attività preferite dagli antichi.
Come e cosa mangiavano i
romani.
Plinio ci fa sapere che,
nei primi tempi, da bravi pastori e agricoltori quali erano, ai Romani bastava
un po' di polenta per andare avanti (anche perché ancora non conoscevano il
pane). Poi, raggiunto l'apice della loro potenza, non si fecero mancare nulla,
escluso ovviamente i cibi ancora per loro sconosciuti come le patate, il riso,
il granturco, il pomodoro, gli agrumi, il cioccolato, i liquori, il caffè,
il tè e lo zucchero (sostituito con il miele). Di norma consumavano
tre pasti al giorno, di cui uno solo era veramente importante e abbondante: la
cena, consumata nel "triclinium" verso la nona o decima ora (cioè le
due o le tre pomeridiane). La giornata iniziava presto con una
"piccola colazione" (ientaculum), consumata verso la terza o quarta
ora (fra le sette e le nove ) a base di
focacce, pane, aglio e biscotti
per i bambini (adipata). C'era anche chi preferiva intingere il pane nel
vino per poi passare ai datteri, miele, uova, formaggi e frutta fresca o
secca. Verso la sesta o settima ora (tra le undici e mezzogiorno) si
consumava il "praendium", composto quasi sempre da cibi freddi, o
degli avanzi della cena della sera precedente (legumi, uova, funghi, frutta
ecc.). In genere avveniva senza apparecchiare e/o preparare la tavola. La
cosiddetta "sala da pranzo", in origine era collocata nell'attrium,
insieme alla cucina e all'immancabile Tabernacolo dei Lari, i protettori della
casa (domus). Successivamente la "sala da pranzo" ci trasferita
nel "tablinum" e/o nel "cenaculum", locali in genere più
appartati rispetto agli altri ambienti. Inizialmente i Romani consumavano
i loro pasti seduti davanti il focolare poi, seguendo l'usanza dei Greci, lo
facevano sdraiati su un tipo di letto creato proprio per questa specifica
esigenza, adagiati sul fianco sinistro e appoggiati al gomito in una sala
chiamata "triclinium", per i tre letti presenti disposti a ferro di
cavallo. Il lato libero serviva agli schiavi per togliere gli avanzi e portare
nuovi piatti e/o bevande. Ogni letto poteva ospitare fino a tre persone
grandi, i bambini erano esclusi e il posto di capo-tavola era quello di
sinistra del letto centrale (locus consularis).Tutto si mangiava con le dita,
direttamente dai vassoi, dove gli inservienti avevano già preparato le pietanze
ben divise. Ma, come accade anche oggi nei Pranzi un "po'
pesanti" organizzati in occasioni di Matrimoni, Cresime, Battesimi ecc.,
c'era anche a quei tempi chi ne approfittava per "portare qualcosa a
casa". Marziale ci fa sapere, infatti, che Santra nascondeva nella
salvietta ogni ben di Dio e, non bastandogli questo, si infilava qualche
briciola ...è una tortora intera nel seno...!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento