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sabato 21 novembre 2015

Archeologia. Tanit, la dea dei fenici, raffigurata nel Castello di Gerione, distrutto da Annibale.

Tanit nel Castello di Gerione, distrutto da Annibale.



Il Castello di Gerione, in provincia di Campobasso, è un piccolo insediamento fortificato a 616 metri di altitudine sulla valle del Cigno. La cittadella ha una forma ovoidale e dimensioni modeste. L'attestazione più antica risale al 1172, quando compare in un atto di donazione. Successivamente Gerione è ricordata in alcuni documenti del 1181 e del 1254 e in un importante documento del 1239-1241, di epoca sveva. Un atto del 1450 ricorda Gerione tra i feudi inabitati.
Dal 2003, anno in cui il comune di Casacalenda ha acquisito l'area, si conducono scavi nell'area per individuare le antiche origini dell'insediamento medioevale. I paesi che circondano Gerione riportano, nelle tradizioni, storie di distruzione ad opera di Annibale.



Il nome Gerione richiama quello di Gereonium, un anticoabitato dei Frentani ricordato da Polibio e da Livio in occasione delle drammatiche vicende della guerra annibalica. Annibale, infatti, conquistò Gereonium nel 217 a.C., ne trucidò gli abitanti e lo trasformò in una sorta di magazzino per il rifornimento delle sue truppe.
Gli scavi archeologici hanno evidenziato che in epoca sannitica Gerione era fortificato da una possente cinta muraria, un muro con doppia cortina risalente al IV-III secolo a.C. Oltre alle mura, dagli scavi è emersa una stele di Tanit, Dea Madre di Cartagine, che costituisce l'unico documento punico trovato nell'Italia continentale.
I documenti più sicuri risalgono al periodo dell'alto medioevo, con i Longobardi. Nell'VIII-IX secolo il colle dove sorge Gerione è ancora difeso dalle antiche mura sannitiche, per quanto fossero alquanto diroccate. Il luogo subì un'ulteriore distruzione con l'arrivo dei Normanni, nell'XI secolo. In un anfratto nella roccia, utilizzato all'epoca come discarica, un butto medioevale ha conservato ceneri di focolare, frammenti di ceramica di VI-VIII secolo, ossa di animali, tracce di attività siderurgica vicino alla grotta, come grumi di bronzo fuso, crogioli d'argilla e pezzi di mantice.



Gli archeologi hanno anche ritrovato le tracce di un violento incendio verificatosi tra l'XI e il XIII secolo, che deve aver posto fine alla Gerione longobarda. Si tratta, forse, delle tracce dell'arrivo dei Normanni che, comunque, incoraggiarono la ripresa delle normali attività del borgo, controllato da una torre con casale, un donjon fondato dal signore locale per controllare la sua proprietà. La torre, rettangolare, fu costruita prima dell'XI secolo e constava di tre piani per otto metri di altezza.
Tra l'XI e il XII secolo fu costruito il palazzo baronale normanno, su due piani, preceduto da un'ampia corte e con un grande salone a piano terra lastricato nel settore centrale. Il piano superiore raccoglieva, invece, la parte privata del palazzo che non aveva ingressi a livello del suolo, per motivi di sicurezza.



L'edificio più importante di Gerione, dopo il palazzo baronale, era la chiesa di Santa Maria, riconosciuta in un atto di donazione del 1172. L'edificio sacro, eretto nel XII secolo, si presentava privo di abside. L'ingresso principale era preceduto da un portichetto di legno. Sono state ritrovate tracce dell'altare sotto il quale era il reliquiario e tracce del fonte battesimale. Accanto alla chiesa vi era il cimitero, riutilizzato nel corso dei secoli, con deposizioni disposte su due livelli principali. Le sepolture più superficiali sono pertinenti la grande pestilenza e il terremoto del 1349.
Federico II nominò feudatario di Gerione Tommaso de Stipite. Durante questo periodo sono costruite le mura che cingono il colle e le torri. Verso la fine del XIII secolo il territorio in cui si trovava Gerione passò agli Angioini, di cui rimane testimonianza nei reperti di vasi in ceramica rinvenuti nel castello.
Il terremoto che colpì a morte Gerione il 9 settembre 1349 fu tra i più distruttivi che abbiano colpito l'Italia centromeridionale. Gli scavi ne hanno restituita traccia. Il castello di Gerione subì gravi danni che portarono al suo abbandono: crollò parte del palazzo baronale, molti edifici che si affacciavano sulla corte e i pavimenti. Anche la peste nera lasciò il suo segno a Gerione, soprattutto nelle fosse comuni.
Nel cimitero di Gerione sono state scavate 25 deposizioni del XIV secolo e sono stati studiati 12 scheletriche hanno restituito un quadro drammatico delle condizioni di vita nell'abitato. Gli scheletri esaminati presentano forti stress da lavoro pesante, ernie, schiacciamento delle vertebre, artrite, fratture ossee, sofferenza neurologica alle gambe. Tutti gli scheletri esaminati, inoltre, sono risultati affetti da anemie ereditarie, per difetto di ferro e di vitamine. Tartaro, carie, caduta dei denti ed ascessi caratterizzano i poveri resti, a testimonianza della scarsa igiene oltre che delle carenze alimentari.

Fonte: Le nebbie del tempo

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