di Rolando Berretta
si è spacciato l’Amilcare di Imera per un figlio di Magone; era il 480 aC ed Erodoto è stato chiarissimo: quell’Amilcare era figlio di Annone e di una Siracusana. (Riflettere!) E dopo la Battaglia del Mare Sardo, nella quale un gruppo di Focesi, appena arrivato da Focea, fece fuori le flotte dei Tirreni e dei Cartaginesi e se ne andò in Basilicata perché non accolto dagli altri Focesi, si legge che Etruschi e Cartaginesi si spartirono la Corsica e la Sardegna. E con quale diritto? A seguito di quale evento? Questa, proprio, non la si capisce. Questo è il rigore storico? E veniamo ai trattati con una premessa; quando Roma fu incendiata, dai Galli, andarono persi tutti i documenti scritti. Questo lo dice tale Tito Livio. Altra premessa: dei trattati non se ne è occupato solo Polibio; proviamo a sentire Tito Livio? Tito Livio ci ricorda che se Alessandro Magno fosse venuto in Italia si sarebbe trovato contro: Roma e Cartagine, legate da vetusti trattati; non specifica di che genere fossero. Dice Vetusti, cioè lontani nel tempo. Nel 348 vennero a Roma, ed era la prima volta, gli ambasciatori cartaginesi e fu stipulato un trattato di amicizia e alleanza; ( lo conferma Diordoro Siculo: Consoli a Roma: Marco Valerio e Marco Popilio... in quell’anno per la prima volta fu stipulato un trattato tra Roma e Cartagine: XVI 69. Diodoro, cronologicamente, è in ritardo di 5 anni: è il 343.) Dopo la vittoria sui Sanniti gli ambasciatori Cartaginesi tornarono a Roma per felicitarsi e portarono una corona d’oro di 25 libbre ( messa nel Campidoglio ): per felicitarsi della terza vittoria sui Sanniti, a Suessula, ad opera di Marco Valerio. Erano passati circa cinque anni; era il 343. Tito Livio Consoli a Roma Marco Valerio Corvo -III consolato- e Aulo Cornelio Cosso- Tornarono nel 306 e, per la terza volta, fu rinnovato il trattato di amicizia e alleanza. Tito Livio parla di 3 viaggi degli ambasciatori Cartaginesi: parla di un trattato (quello del 348) di amicizia e alleanza e dei suoi rinnovi. Cosa c’è di complicato? Mentre gli addetti discutono sul secondo trattato, che sarebbe il terzo, evitano di parlare di quelli vetusti che implicano rapporti al di fuori del quadro storico conosciuto. Ci saranno altri trattati, ancora, ma Tito Livio sottolinea le 3 visite degli ambasciatori perché questo era l’evento da segnalare; non entra nei dettagli. Quello del 509, di Polibio, è solo, uno, di quelli Vetusti? o è l’unico? mentre per quello che riguardava la venuta di Pirro,Tito Livio ne parla, solo, nel sommario del XIII. Polibio li accorpa in un unico pezzo mentre Livio ne parla nell’anno interessato. T.Livio ( sommario ) VII 27 Et cum Carthaginiensibus legatis Romae foedus iuctum cum amicitiam ac societatem petentes venissent. VII 38 ( i Cartaginesi tornarono a Roma per congratularsi... ma non si parla del trattato ...si sottolinea altro) IX 19 ( si evidenzia lo sforzo comune di Roma e Cartagine per una ipotetica visita di Alessandro Magno. (...et farsitan cum et foederibus vetustis iuncta res Punica Romanae esset et timor par ...) IX 43 Et cum Carthaginiensibus eodem anno foedus tertio renovatum legatisque eorum , qui ad id venerant , comiter munera missa. ( PER LA TERZA VOLTA FU RINNOVATO IL TRATTATO AI CARTAGINESI. NON SI PARLA SICURAMENTE DI UN TERZO TRATTATO MA DEL RINNOVO DI QUELLO DEL 348. Vediamo tutto il pezzo: Eodem anno aedes Salutis a C.Iuno Bubulco censore locata est, quam consul bello samnitium voverat. Ab eodem collegaque eius M.Valerio Maximo viae per agros publica impensa factae. Et cum Carthaginiensibus eodem anno foedus tertio renovatum legatisque eorum, qui ad id venerant, comiter munera missa... Per i puristi: Trad.Antonio Pischedda Università III età Quartu Sant’Elena. Nel medesimo anno il tempio della Salute che il Console aveva eretto per voto durante la guerra dei Sanniti è stato dato in appalto dal Censore C.Giuno.Bibulco. Dal medesimo e dal suo collega M.Valerio Massimo sono state fatte attraverso pubblica spesa le strade attraverso la campagna. E nello stesso anno per la TERZA volta fu rinnovata l’alleanza ai Cartaginesi ed ai loro ambasciatori che erano venuti appositamente per questo. T.Livio XIII (sommario) Cum Cartaginiensibus quarto foedus renovatum est (era il 277 ...era passato Pirro). Per capire i trattati in questione bisognerebbe analizzare il contesto storico/cronologico della loro stesura. Siamo nel 509/8, Roma ha cambiato forma di governo. Sono stati allontanati i Re e, sotto i primi Consoli, si rivedono tutti i trattati fatti precedentemente. In questo contesto vanno ricercati i vetusti trattati che segnala Tito Livio. Di trattati da rivedere ce ne dovrebbero essere più di uno. Nel 348 per Livio, 343 per Diodoro (tra i due ci sono quasi sempre 5 anni di differenza ma se si cercano i Consoli si supera facilmente questo ostacolo) Cartagine sbarca in Sicilia sotto il comando di Annone. Gli ambasciatori Cartaginesi, per la prima volta, si recano a Roma, e fu concesso un trattato. Era al I° Consolato Marco Valerio Corvo. Le operazioni finiscono malamente per Cartagine e nel 339 ( data di Diodoro ) Giscone firma la pace con Timoleonte. Gli ambasciatori Cartaginesi tornano a Roma: li segnala Tito Livio nel 343, e, con la scusa di felicitarsi della vittoria Romana sui Sanniti, portarono una corona d’oro, ma: cosa volevano veramente? Era il III Consolato Marco Valerio Corvo. Sappiamo da Diodoro che Timoleonte vietò ai Cartaginesi di portare aiuti ai Tiranni siciliani contro Siracusa. Tutte le città greche, in Sicilia, tornarono libere e che il confine dei Cartaginesi era il fiume Lico. Detto questo passiamo a Polibio e alla sua versione. Polibio si è meravigliato che ne a Roma né a Cartagine si era conservato il ricordo della sua scoperta. Dice Polibio : III 22 Il primo trattato tra Romani e Cartaginesi fu concluso , dunque, ai tempi di Lucio Giuno Bruto e Marco Orazio (Pulvillo nda) i primi consoli in carica dopo la cacciata dei re, quelli che consacrarono il tempio di Giove Capitolino. Ciò avvenne 28 anni prima del passaggio di Serse in Grecia. Trascrivo più sotto il testo del trattato che ho cercato di interpretare con la maggiore esattezza possibile; ma tanta differenza intercorre fra la lingua arcaica dei Romani e quella attuale che solo specialisti esperti, dopo attento esame, riescono a stento a capirne qualcosa. Il testo del trattato suona all’incirca così… Prima di proseguire vorrei esporre il mio pensiero. Fu fatto il primo trattato nel 348. Nel 343 si stilò il nuovo documento del rinnovo e la copia del vecchio fu archiviata. Ai tempi di Pirro ci fu il terzo rinnovo e la copia del secondo rinnovo fu archiviata. Credo che Polibio abbia trovato l’archivio delle vecchie copie, nel quale erano conservati anche quelli vetusti, e abbia tirato le sue conclusioni. Questo è il testo di Polibio A queste condizioni vi sarà amicizia fra Romani e i loro alleati e i Cartaginesi e i loro alleati. Né i Romani né gli alleati dei Romani navighino oltre il promontorio di Kalos a meno che non vi siano costretti da un fortunale o dall’inseguimento dei nemici. Chi vi sia costretto a forza non faccia acquisti sul mercato, nè prenda in alcun modo più di quanto gli sia indispensabile per rifornire la nave o celebrare sacrifici e si allontani entro 5 giorni. I trattati commerciali non abbiano valore giuridico se non sono stati conclusi alla presenza di un banditore o di uno scrivano. Delle merci vendute alla presenza di questi, il venditore abbia garantito il prezzo dello Stato se il commercio è stato concluso nell’Africa settentrionale o in Sardegna. Qualora un Romano venga nella parte della Sicilia, in possesso dei Cartaginesi, goda degli stessi diritti degli altri. I Cartaginesi , a loro volta, non facciano alcun torto alle popolazioni di Ardea , di Anzio , di Laurento , di Circeo e Terracina , nè di nessun’altra città dei Latini soggetta a Roma, : si astengano pure dal toccare le città dei Latini non soggetti a Roma e qualora si impadroniscano di alcuna di esse , la restituiscano intatta ai Romani . Non costruiscano in territorio latino fortezza alcuna , qualora mettano piede nel paese in assetto di guerra , è loro proibito passarvi la notte . Adesso Polibio aggiunge i suoi commenti che valgono come tali; sono i suoi commenti: III 23 Il promontorio di Kalos (Calos) è quello che si trova proprio di fronte a Cartagine, rivolto a Settentrione. I Cartaginesi, a mio parere, proibirono ai Romani di procedere oltre, in direzione sud, con le navi da GUERRA poichè non vogliono che questi conoscano nè le località della Bisside nè quelle della piccola Sirte, luoghi che essi chiamano Empori per la fecondità della regione. Se qualcuno, spinto qui a forza o da una tempesta o dai nemici, ha bisogno di qualcosa che gli è necessario per i sacrifici o per la riparazione dell’imbarcazione, gli permettono di prendere queste cose, ma nulla di più. Esigono che coloro che sono approdati ripartano nel giro di cinque giorni. Era concesso ai mercanti Romani di recarsi per i loro commerci a Cartagine e in tutta la costa della Libia al di qua di capo Calò, nonchè in Sardegna e in quelle parti della Sicilia che si trovano sotto la giurisdizione dei Cartaginesi. Questi assicurano che i loro diritti saranno garantiti dallo
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