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mercoledì 30 settembre 2015

Sant’Agostino e i Monaci Benedettini

Sant’Agostino e i Monaci Benedettini
di Rolando Berretta


Il primo a menzionare la chiesa di San Saturnino fu il diacono Ferrando, biografo di san Fulgenzio di Ruspe, il quale soggiornò due volte, tra il 507 e il 523, nel monastero dotato di scriptorium da lui fondato iuxta basilicam sancti martyris Saturnini (presso la basilica di san Saturnino martire). Fulgenzio giunse a Cagliari insieme agli altri vescovi africani esiliati in Sardegna dal re vandalo Trasamondo nel primo quarto del VI secolo.  Nel 1089 il complesso venne donato dal Giudice Costantino Salusio II di Cagliari ai monaci benedettini dell'abbazia di San Vittore di Marsiglia  (Vittorini), che vi stabilirono un priorato. Questo è il periodo che vede gli uomini di cultura andare in Spagna per imparare l’arabo per leggere gli antichi autori greci. (l’Occidente aveva
dimenticato tutto). Qualche arabo lungimirante si ricordò della Sardegna. Arrivò Museto ma fu allontanato dai Giudici Sardi, dai Genovesi e dai Pisani. Questa volta si mirava alle pergamene.
Ildebrando di Soana vi ricorda qualcosa? E l’imperatore Enrico IV? Stiamo parlando di (San) Gregorio VII.  Questo Papa fece arrivare in Sardegna, nel 1089, monaci pratici di latino e greco. Tra San Saturnino e Santa Lucia era zona tutta abbandonata (era, solo, la vecchia città romana);  I fraticelli frugarono in ogni angolo prima di innalzare la nuova basilica di san Saturnino. A Pavia si stava costruendo, contemporaneamente, la nuova basilica di San Pietro in Ciel d’Oro. La vecchia chiesa era da rifare. Intervenne pure il Papa per l’inaugurazione. C’erano le reliquie di Sant’Agostino. Era il 1132 e il Papa era Innocenzo II. Ci trasferiranno pure la salma di Liutprando. Ma Sant’Agostino come c’era arrivato? Prima, per me, non c’era sicuramente.  A questo punto le domande sarebbero tante! A mandare tutto all'aria arriva la data del 1022.  Nell'anno 1022 Benedetto VII celebra un Concilio in S.Pietro in ciel d’Oro alla presenza di Enrico I Imperatore. In tale circostanza il Papa fece solenne ricognizione delle reliquie di S.Agostino, togliendole momentaneamente dal luogo dove erano state deposte da Liutprando. Dinanzi al corpo del Santo, il Papa si prostrò con viva pietà, come pur fecero l’Imperatore, e un immenso popolo accorso allo straordinario evento. Fu in tale occasione che Egelnoto, Arcivescovo di Canterbury, ottenne la famosa reliquia agostiniana dell’omero sinistro, custodita dapprima a Coventry e poi all’Abbazia di Gladstone.  (tratto da…R.U.P.  tesi di laurea di…)
Questo episodio è stato ripreso da vari autori. Quindi nel 1022 Sant’Agostino era a Pavia. Un autore riporta il testo di riferimento:
Monasticon Anglicanum Tom. 1 pag. 302  Col. 2.  ( Roger Dodsworth – 1655 )



Così recita il titolo:
COVENTRENSE  caenobium in agro Warwicensi.     E questo è il pezzo evidenziato:
Coventria habetur brachium magni Augustini  theca inclusum argentea, cernunturque in caelatura hujusmodi literae. Hoc brachium S.Augustini Egelnodus archiepiscopus rediens à Roma ad Papiam emit centum talentis argenti, & talento auri.
Con questi ritocchi non si va da nessuna parte. 
Altri ritocchi si ebbero nel lavoro di Beda il Venerabile:

Assedio di Costantinopoli riportato da Beda.
Leo annis IX.  Saraceni cum immenso exsercitu Costantinopolim venientes triennio civitatem obsident donec civibus multa instantia ad Deum clamantibus, plurimi eorum fame, frigore, pestilentia perirent, ac sic pertaesi obsidionis abscederent: qui indi regresse Volgarorum gentem quae est super Danubium bello aggrediuntur; et ab Hac quoque victi refugiunt ac naves repetunt
Suas. Quibus cum altum peterent ingruente subita tempestate, plurimi etiam mersi sive confractis  per littora navibus sunt necati.      Liuthbrandus audiens quod Saraceni depopulata Sardinia…

L’evento medesimo (tradotto nella trascrizione) di Paolo Diacono
Nel medesimo tempo la stessa nazione dei Saraceni andò con un immenso esercito à circondare Costantinopoli, e l'assediò per tre anni continui, finché per le molte fervorose preghiere innalzate dai cittadini al Signore, gran parte di coloro perì di fame, di freddo, di guerra e di peste, e per tal modo stanchi della ossidione si allontanarono. Di là partiti, andarono ad assalire la nazione dei Bulgari, la quale è situata sopra il Danubio: ma vinti anco da questa, si ripararono alle loro navi, colle quali navigando in mare, sopraffatti da un'improvvisa tempesta, in grandissimo numero o affogati su quelle istesse navi o fracassati agli scogli, finirono.  (Seguitano gli Autori):
Beda, nel suo Chronicon, sive de sex aetatibus hujus saeculi, publicato in Monum. Historia Britannica Vol. 1. p. 101, prosegue… (siamo nell’anno Mundi 4680 anno Domini 729):
Liuthbrandus audiens quod Saraceni depopulata Sardinia etiam loca foedarent illa ubi ossa S.Augustini episcopi propter vastationem Barbarorum olim translata et honorifice fuerant condita, misit et dato magno precio accepit, et transtulit ea in Ticini inique cum debito tanto patri honore recondit.
Riporta Paolo Diacono in:  Historia Langobardorum, VI, 48
 Liutprand quoque audiens, quod Sarraceni, depopulata Sardinia, etiam loca illa, ubi ossa sancti Augustini episcopi propter vastationem barbarorum olim translata et honorifice fuerant condita, foedarent, misit, et dato magno pretio, accepit et transtulit ea in urbem Ticinensem ibique cum debito patri honore recondidit.    His diebus Narnia civica a Longobardis pervasa est. (anno 726)
Però:
Leone III Isaurico: Entrato a Costantinopoli il 25 marzo 717, si recò nella Chiesa di Santa Sofia, dove venne incoronato basileus.  (dalla wikipedia = Appena eletto Imperatore, dovette affrontare la minaccia dei musulmani, intenzionati come più non mai a impossessarsi della capitale dell'Impero. Nell'agosto del 717 l'esercito e la flotta araba composta da 120.000 uomini e 1.800 navi)… Beda era contemporaneo agli avvenimenti. Non può aver scritto, Lui, il IX anno di Leone.
Siamo nell’anno 717 – Faroaldo II, duca di Spoleto, riuscì a impadronirsi di Narni, ponendovi a governare la città, con il titolo di duca, Valchile (o Valchilupo).

Poi c’è una lettera (Evento così riportato da Mons. Luigi Cherchi.) che Pietro Oldradi, arcivescovo di Milano, avrebbe indirizzata a Carlo Magno nel 796. In essa l’autore espone, per filo e per segno, tutte le vicende particolari della traslazione delle reliquie di S. Agostino dall’Africa in Sardegna e dalla Sardegna a Pavia, per opera del re Longobardo Liutprando verso il 725. La lettera fu pubblicata per la prima volta a Roma nel 1587 a opera dell’agostiniano P. Agostino da Fivizzano, come appendice ad una breve biografia del Santo. L’intestazione esatta è la seguente: "Domino regum piissimo Carolo Magno Petrus Oldradus indignus mediolanensium archiepiscopus perennem in Christo coronam" - Datum in urbe Mediolani anno salutiferae incarnationis DCCLXXXXVI - (796). Gli storici e i critici l’hanno definita falsa, adulterina, suppositizia. Ludovico Antonio Muratori la esclude in modo assoluto (Ad annum 722: cfr. A. C. De Romanis, La duplice traslazione... pag. 396). Giuseppe Antonio Sassi (bibliografia "Saxii") già Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, nella storia critica degli arcivescovi di Milano la condanna senza equivoci (pag. 266-268). Del resto noi stessi, senza essere storici e critici, sentiamo subito il senso della falsità esaminando soltanto il titolo della lettera in questione. I vescovi nel secolo ottavo, e per lungo tempo ancora, non firmavano mai col cognome del proprio casato, come ha fatto il supposto Pietro Oldradi; e a Milano il primo ad usurpare il titolo di "arcivescovo" fu proprio lui (Sassi, pag. 266)! Carlo fu detto "Magno" soltanto dopo la sua morte (+ 814).
(Beda e Paolo Diacono erano Benedettini. Idem per i monaci di san Pietro in Ciel d’Oro. Idem per i Vittorini spediti da Marsiglia.)
Qualcosa non andò bene a Pavia. L’urna, con le sante reliquie, fu miracolosamente ritrovata da un maldestro muratore …. solo dopo che, a Cagliari, era finita la caccia alle reliquie voluta dall’Arcivescovo Francisco d’Esquivel. 
Finalmente ho messo a fuoco un’altra questione:

Inizio a capire perché i nostri fraticelli iniziarono a disegnare i Portolani. Io cercavo i Pisani a Cagliari. Non furono i Pisani. Questa carta (nell'immagine) è lontana di qualche secolo dai Portolani del 1300. Ci sono i toponimi: incominciando da Cagliari e proseguendo in senso orario:
 Calari = Cagliari / cauo tera = Capo Pula / p. amalfetan = Porto Malfitano …  nessun Castel di Castro che rimanderebbe ai Pisani; solo Calari!  (Neanche Carali o Krl alla punica).
Il resto della toponomastica lo trovate nel volume di:
Carta Pisana in Luigi Piloni Carte Geografiche della Sardegna Della Torre, Cagliari 1997).


Qui termina la mia ricerca letteraria. I Benedettini sono un osso troppo duro.


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