mercoledì 23 settembre 2015
Sant’Agostino, Paolo Diacono, Liutprando e i saraceni. Nuove ricerche di Rolando Berretta
Sant’Agostino, Paolo Diacono, Liutprando e i saraceni a Sant'Antioco. Nuove
ricerche.
di Rolando Berretta
Sempre da Paolo Diacono:
Della ecclisse della Luna e del Sole, e della peste che infierì a Roma e a Ticino.
In
questi giorni nell'ottava indizione la Luna patì un'eclisse. Parimente il Sole
s'eclissò quasi nel medesimo tempo all'ora decima del
giorno 5 maggio (verso il 680); dopo di che venne una fierissima peste, che
durò tre mesi, cioè luglio, agosto e settembre: e tanta fu la moltitudine dei
morti nella città di Roma, che i padri coi figli, e i fratelli colle sorelle, a
due a due posti sulla medesima bara, venivano trasportati al sepolcro. Similmente
questo morbo spopolò Ticino, cosicchè fuggendo tutti i cittadini per le cime
dei monti, o per altri luoghi deserti, nella piazza e nelle contrade della
città nascevano l'erbe, e gli arbusti, Allora apparvero visibilmente il buono
ed il cattivo angelo, i quali notte tempo andavano in giro per la città, e ad
un cenno dell'angelo buono, il cattivo angelo che vedeasi stringere in mano uno
spiedo, quante volte col ferro battea alla porta di qualche
casa, altrettanti
uomini di quella medesima casa il dì seguente morivano. Onde a non so chi per
rivelazione fu detto, che quella peste non avrebbe cessato, se prima nella
basilica di s. Pietro, che chiamasi ad vincula, non
si fosse innalzato un altare al martire s. Sebastiano. Trasportatesi dunque
dalla città di Roma le reliquie del detto santo, appena nell'accennata basilica
fu eretto l'altare, la peste cessò. Nella medesima stagione una stella prossima
alle virgilie (pleiadi) apparve di notte tempo nel cielo sereno, fra il Natale
del Signore e la Epifania, tutta talmente ombreggiata, come quando la Luna sta
riposta dietro una nuvola. Dopo di ciò nel mese di febbrajo di mezzogiorno uscì
dall'occidente una stella di maraviglioso splendore, la quale declinò verso le
parti orientali. Finalmente nel mese di marzo il Vesuvio eruttò per alquanti
giorni siffatto incendio, che tutte le verdure sparse all'intorno, dalla
polvere e dalla cenere rimasero sterminate.
(Secondo
assedio arabo di Costantinopoli del 717–718)
Nel medesimo tempo la stessa nazione dei Saraceni andò
con un immenso esercito à circondare Costantinopoli, e l'assediò per tre anni
continui, finchè per le molte fervorose preghiere innalzate dai cittadini al
Sigmore, gran parte di coloro perì di fame, di freddo, di guerra e di peste, e
per tal modo stanchi della ossidione si allontanarono (1), Di là partiti,
andarono ad assalire la nazione dei Bulgari, la quale è situata sopra il
Danubio: ma vinti anco da questa, si ripararono alle loro navi, colle quali
navigando in mare, sopraffatti da un'improvvisa tempesta, in grandissimo numero
o affogati su quelle istesse navi o fracassati agli scogli, finirono. Dentro
Costantinopoli, poi circa trecentomila uomini morirono dalla peste. Seguita
Paolo Diacono:
Historia
Langobardorum, VI, 48
Liutprand quoque audiens,
quod Sarraceni, depopulata Sardinia, etiam loca illa, ubi ossa sancti Augustini
episcopi propter vastationem barbarorum olim translata et honorifice fuerant
condita, foedarent, misit, et dato magno pretio, accepit et transtulit ea in
urbem Ticinensem ibique cum debito patri honore recondidit.His diebus Narnia
civica a Longobardis pervasa est
Liutprando
sentendo che i Saraceni, devastata la Sardegna, infestavano anche quei luoghi
ove un tempo, per salvarle dalla profanazione dei barbari, erano state
trasportate e onorevolmente sepolte le ossa di sant'Agostino vescovo, mandò dei
messi, e pagando una forte somma, le ottenne, le trasportò a Pavia e le ripose
con l'onore dovuto a così grande padre. In questi giorni la città di Narni fu
occupata dai Longobardi.
Ricordate
le Cronache di Narnia? Si parla di Narni in Provincia di Terni. Per una curiosa
combinazione mi ritrovo in un cassetto: Cronistoria Narnese - aut. Edoardo Martinori – edito dal Comune di
Narni.
Siamo
nell’anno 717 – Faroaldo II, duca di
Spoleto, riuscì a impadronirsi di Narni, ponendovi a governare la città, con il
titolo di duca, Valchile (o Valchilupo).
Da tutto
ciò si apprende che i Longobardi vennero n Sardegna nel 717. Passiamo all’anno 743:
da
Cesare Balbo – Storia d’Italia sotto i barbari (1856)
…Indugiandosi la restituzione delle quattro città tolte due
anni prima al ducato romano, ci fu col suo clero a trattarne
egli stesso con
Liutprando che si trovava a Terni sul confino del ducato di Spoleto.
Fu incontrato ad Orta da Grimoaldo ambasciadore, e presso a Narni
dai duchi e dai principali e da parte dell’ esercito de’ Longobardi; e
aspettato dal Re e da’ rimanenti alla porta della basilica di San Valentino a Terni. Fatta
insieme l’orazione, andarono al campo, distante mezzo miglio. Il di appresso
vennero a parlamento;
e così efficacemente, che Liutprando non solo restitui le quattro
città, ma fermò una pace di venti anni col ducato romano, e restitui per
donazione a San
Pietro apostolo il patrimonio della Sabina, tolto trent’anni prima alla Sedia
Romana, e quelli di Narni, e d’Osimo, e d’Ancona, e di Numana, e la valle
grande nel territorio di Sutri. Ancora, concesse al Papa tutti i prigioni fatti
dalle varie province romane, tra cui quattro consoli di Ravenna. Il di
appresso, che era una domenica, il Papa ordinò un vescovo a preghiera
del Re; poi, della la messa, pranzò convitato da lui; e al lunedì si riparti,
accompagnato di nuovo da Grimoaldo, e da Agiprando duca di Chiusi, e da
Taciperto e Ramingo gastaldi incaricati di restituire le quattro città.
(In qualche testo ho trovato che Liutprando, a Terni, affermò
di non aver mai mangiato così bene.)
Alla sua
morte Liutprando fu sepolto a Pavia nella chiesa di S. Adriano, ma Ulrico, abate di Ciel d’Oro dal 1169 al 1193, ne fece la traslazione in questa basilica, della quale il re
si era reso così benemerito. Le ossa di Liutprando vennero poste dove oggi si
trovano, alla base del pilastro a fianco dell’ingresso destro della cripta.
Così la
raccontano a Pavia: Liutprando fece deporre il Corpo di S. Agostino nella
chiesa già esistente di S. Pietro in Ciel d’Oro e dotò l’attiguo Monastero,
affidato ai benedettini, di beni economici cospicui. Consacrata da Papa Innocenzo II nel 1132, la basilica vanta grande prestigio e notorietà nel mondo
cattolico in quanto ospita, da oltre un millennio, le spoglie di sant'Agostino da
Ippona. Ha la dignità di basilica
minore.
Cosa ha
scritto Paolo Diacono? … mandò dei messi, e pagando una forte somma, le
ottenne, le trasportò a Pavia e le ripose con l'onore dovuto a così grande
padre.
Sul
luogo della sepoltura … non sa nulla sebbene abbia studiato e insegnato a
S.Pietro in Ciel d’Oro. Molto, molto, strano!
Mentre
leggevo le varie fasi della vicenda mi è venuto in mente un brano di Polibio:
POLIBIO-
Libro I, par.79 delle “STORIE”.
(Si
parla della rivolta dei mercenari dopo la I° Guerra Punica. Siamo verso il 240
a.C.).
Attorno
a questo tempo i mercenari, che
presidiavano l’isola della Sardegna, assalirono i Cartaginesi ivi residenti. ...Avendovi, poscia, i Cartaginesi spedito
Annone (come comandante) con un altro esercito, ed essendosi queste forze
ancora, dopo aver abbandonato Annone, unite alle prime, i ribelli catturarono
Annone vivo e lo crocifissero all'istante. "Indi, immaginando stravaganti
supplizi, uccisero con tormenti tutti i Cartaginesi che erano nell'Isola".
Assoggettate, poi, le città, tennero per forza l'Isola fino a che i Sardi,
insorti contro di loro, li cacciarono in Italia. Per tal guisa la Sardegna fu
tolta a Cartagine.
Come
dire che c’è una notevole differenza tra: assalire la Sardegna e assalire
l’isola della Sardegna.
Tutto
questo per dire che gli avvenimenti riportati da Paolo Diacono dall’assedio di
Costantinopoli, alla traslazione del Santo per finire alla presa di Narni, sono
riferiti all’anno 717.
Edizione
a stampa del dattiloscritto di Edoardo Martinori
(
conservato presso la Biblioteca Comunale “G. Eroli” di Narni
Edoardo
Martinori - Cronistoria Narnese -
Comune di Narni ( 1987)
Anno 816- 817 il
falso privilegio di Ludovico secondo il
Lamprecht, il Sichel e il Pinton
«Ludovico
imperatore conferma a Pasquale I papa:
1° La
città romana con il ducato suo etc. etc.
2° Tutte le città i castelli ecc. nella parte della
Tuscia, cioè il porto di Centumcellae, Cori, Bleda, Monterano, Intri, Nepi, Castel Gallese, Orte,
Bomarzo, Amelia, Todi, Perugia con le tre isole sue, Maggiore, Minore e
Pulvese, Otricoli, Narni tutti
i confini (finibus) e territori che appartengono a dette città.
3° - Egualmente della parte della Campania, Segni,
Anagni, Ferentino, Alatri, Patrica trica,
Frosinone (con tutti i confini e territori della Campagna e con
Tivoli) e,,
4° - L'esarcato di Ravenna ecc. ecc. con Ravenna e
l'Emilia, Bobbio, Cesena Forlimpopoli,
Forlì, Faenza, Imola, Bologna, Ferrara, Comacchio e Adria, e Gabelo,
5° - La Pentapoli cioè Rimini, Pesaro, Fano, Sinigaglia,
Ancona, Osimo, Umana, in Iesi, Fossombrone, Montefeltro, Urbino, e territorio
Valvense, Cagli, Lucioli, Gubbio,
con ecc. ecc.
6° Il
territorio Sabinese.
7° Nella Tuscia, longobarda, Città di Castello, Orvieto,
Bagnorea, Ferento, Viterbo, Orchia, Marta, Toscania, Populonia, Rosellini (e l'Isole di Corsica, Sardegna e Sicilia) con ecc.
8° - Da Luni con la Corsica, in Soriano, in Monte Bardone,
in Bercelo, in Parma, in Reggio, in Mantova, in Montesilice, e la provincia
Veneta e l'Istria, non che tutto il ducato Spoletano e Beneventano, con la chiesa di
S. Cristina, posta presso Pavia
sul Po, al 4° miglio.
9° -
Nella Campania, Sora, Aree, Aquino, Arpino, Teano e Capua.
10° - I
patrimoni e potestà appartenenti ad ventram ditionam cioè il patrimonio
Beneventano e quello Napoletano, e della Calabria superiore ed inferiore.
N.B. - Nel privilegio di Ottone (962) si trovano aggiunti
il patrimonio di Si, Sicilia, Gaeta e Fondi con ecc. Rieti, Amiterno, Furcone,
Norcia, Balva e Marsin ed altrove la
città di Terni (Teramnen). E tutte le terre che si trovano tra Narni,
Terni e Spoleto».
Pasquale
I, figlio di Bonoso, fu tosto consacrato papa e si affrettò domandare ,
all'imperatore la conferma dei privilegi della Chiesa.
Anche il diploma di Ludovico il Pio andò smarrito; il
Libro Pontificale non fa cenno, ma quello non dovette esser altro che la
rinnovazione di quello dato poco prima
a papa Stefano.
In
successivi tempi quella carta fu falsificata, e si elevò al grado di una
donazione…
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