Le due popolazioni, di pianura e di montagna, avevano frequenti rapporti, non solo commerciali, nonostante la distanza di oltre 20 km. Dalla montagna arrivavano verso la costa lana, carne, pelli e formaggio mentre, grazie alla tipica economia di scambio, dalla piana salivano verso ovest grano, frutta, prodotti artigianali e pescato. Inoltre i pastori dai monti scendevano a svernare nella zona costiera. Il netto incremento demografico del paese attuale potrebbe risalire all'anno 1000, quando lungo le coste di tutta l'isola iniziarono a imperversare pirati. Scarsamente ostacolati dal governo bizantino che a quel tempo controllava l'isola, i sardi iniziarono a organizzarsi autonomamente per difendersi da questo tipo di pericoli e per eliminare il problema del mal governo bizantino, dando luogo a quel glorioso processo che avrebbe portato in breve alla suddivisione dell'isola in quattro regni detti giudicati, fra il X e il XIV secolo. Nel 1257 una spedizione di pisani conquistò il regno cagliaritano e ne determinò la caduta. Anche l'Ogliastra fece parte dei territori suddivisi fra i vincitori, toccando alla potente famiglia dei Visconti, e insieme a Talana fu unita al giudicato di Gallura nel 1288. Dopo il 1310 la famiglia Visconti si estinse e l'Ogliastra fu amministrata direttamente dal comune di Pisa fino al 1324, quando passò agli aragonesi fino al 1479 e agli spagnoli fino al 1708. Fu poi la volta degli austriaci fino al 1720 e infine dei piemontesi fino al 1861 quando si costituì il regno d'Italia. Nel periodo aragonese, Talana fu assegnata in feudo (1323) a Berengario Carroz e poi ai suoi discendenti fino al 1511, a parte la parentesi arborense fra 1365-1409.
lunedì 11 agosto 2014
Talana, un magico centro dell’Ogliastra, “modello” preistorico di insediamento.
Talana,
un magico centro dell’Ogliastra, “modello” preistorico di insediamento.
di
Pierluigi Montalbano
Talana sorge a circa 700 m di altitudine, collegata a
Tortolì tramite la provinciale 50, che termina all'interno dell'abitato di
Lotzorai nella strada statale 125 orientale sarda. Il mare dista 26 km.
Le attività di base della sua economia sono
l'allevamento del bestiame, in particolare di ovini, caprini, bovini e suini, e
l'agricoltura, in particolare viticoltura e anche cerealicoltura, frutticoltura,
ovicoltura.
Il significato del nome Talana per il Pittau è legato
a una divinità etrusca, dea della giovinezza: Thalana. Altri studiosi
individuano un'origine mesopotamica attribuendole il significato di “splendore
del cielo”.
Nel territorio, grazie alla grande ricchezza di acqua,
pascoli, terreni coltivabili e legname, la presenza umana è testimoniata senza
soluzione di continuità, e risale almeno al IV millennio avanti Cristo, come
dimostrano le domus de janas neolitiche della zona montana Silla Caccari e di
quella di pianura Su Nuragheddu. La presenza del grandioso menhir di Is Cannas
sembra testimoniare l'insediamento di questi popoli più o meno sul sito del
centro attuale. Le comunità nuragiche in questa zona erano molto diffuse, e il
gran numero di nuraghi è un indizio di “benessere preistorico” che si
alimentava dalle numerose risorse locali. È da sottolineare la notevole
altimetria di queste piccole torri, spesso superiore ai 1100 m, indicatore
della necessità di delimitare i confini della comunità e controllarne le vie
d'accesso. Inoltre si può comunicare visivamente fra i diversi siti abitati e
segnalare con facilità la possibilità di un pericolo imminente. Anche la
presenza di abbondante acqua suggerisce che questi siti erano intensamente
frequentati.
In epoca romana, la zona e gli insediamenti di Talana,
insieme a Urzulei, Triei, Baunei e Lotzorai, appartennero alla tribù degli
Alticenses. Il paese è indicato come una "custodia", ossia un
presidio militare e commerciale importante e servito da diverse strade, la più
importante delle quali dalla costa saliva fino a sfiorare il paese attuale,
transitava per Villagrande Strisaili e Villanova Strisaili, e proseguiva verso
i centri della montagna barbaricina.
Nel 1921 un contadino locale trovò un tesoretto di 676
monete romane risalenti ai primi secoli dopo Cristo, relative a un lungo
periodo in cui si susseguirono ben 30 imperatori. Testimoni di vivaci scambi, erano
in una semplice buca nel terreno e oggi sono custodite al museo archeologico di
Cagliari. Come è noto, molte chiese campestri sarde sorgono sugli stessi siti
dove i popoli prenuragici e nuragici costruirono i loro luoghi di culto e i
loro abitati. Il culto dei santi a Talana sembra testimoniare un'influenza
bizantina, ossia della Chiesa orientale.
Le due popolazioni, di pianura e di montagna, avevano frequenti rapporti, non solo commerciali, nonostante la distanza di oltre 20 km. Dalla montagna arrivavano verso la costa lana, carne, pelli e formaggio mentre, grazie alla tipica economia di scambio, dalla piana salivano verso ovest grano, frutta, prodotti artigianali e pescato. Inoltre i pastori dai monti scendevano a svernare nella zona costiera. Il netto incremento demografico del paese attuale potrebbe risalire all'anno 1000, quando lungo le coste di tutta l'isola iniziarono a imperversare pirati. Scarsamente ostacolati dal governo bizantino che a quel tempo controllava l'isola, i sardi iniziarono a organizzarsi autonomamente per difendersi da questo tipo di pericoli e per eliminare il problema del mal governo bizantino, dando luogo a quel glorioso processo che avrebbe portato in breve alla suddivisione dell'isola in quattro regni detti giudicati, fra il X e il XIV secolo. Nel 1257 una spedizione di pisani conquistò il regno cagliaritano e ne determinò la caduta. Anche l'Ogliastra fece parte dei territori suddivisi fra i vincitori, toccando alla potente famiglia dei Visconti, e insieme a Talana fu unita al giudicato di Gallura nel 1288. Dopo il 1310 la famiglia Visconti si estinse e l'Ogliastra fu amministrata direttamente dal comune di Pisa fino al 1324, quando passò agli aragonesi fino al 1479 e agli spagnoli fino al 1708. Fu poi la volta degli austriaci fino al 1720 e infine dei piemontesi fino al 1861 quando si costituì il regno d'Italia. Nel periodo aragonese, Talana fu assegnata in feudo (1323) a Berengario Carroz e poi ai suoi discendenti fino al 1511, a parte la parentesi arborense fra 1365-1409.
Le due popolazioni, di pianura e di montagna, avevano frequenti rapporti, non solo commerciali, nonostante la distanza di oltre 20 km. Dalla montagna arrivavano verso la costa lana, carne, pelli e formaggio mentre, grazie alla tipica economia di scambio, dalla piana salivano verso ovest grano, frutta, prodotti artigianali e pescato. Inoltre i pastori dai monti scendevano a svernare nella zona costiera. Il netto incremento demografico del paese attuale potrebbe risalire all'anno 1000, quando lungo le coste di tutta l'isola iniziarono a imperversare pirati. Scarsamente ostacolati dal governo bizantino che a quel tempo controllava l'isola, i sardi iniziarono a organizzarsi autonomamente per difendersi da questo tipo di pericoli e per eliminare il problema del mal governo bizantino, dando luogo a quel glorioso processo che avrebbe portato in breve alla suddivisione dell'isola in quattro regni detti giudicati, fra il X e il XIV secolo. Nel 1257 una spedizione di pisani conquistò il regno cagliaritano e ne determinò la caduta. Anche l'Ogliastra fece parte dei territori suddivisi fra i vincitori, toccando alla potente famiglia dei Visconti, e insieme a Talana fu unita al giudicato di Gallura nel 1288. Dopo il 1310 la famiglia Visconti si estinse e l'Ogliastra fu amministrata direttamente dal comune di Pisa fino al 1324, quando passò agli aragonesi fino al 1479 e agli spagnoli fino al 1708. Fu poi la volta degli austriaci fino al 1720 e infine dei piemontesi fino al 1861 quando si costituì il regno d'Italia. Nel periodo aragonese, Talana fu assegnata in feudo (1323) a Berengario Carroz e poi ai suoi discendenti fino al 1511, a parte la parentesi arborense fra 1365-1409.
Nuraghi
e altri monumenti
Il grande complesso nuragico Bau'e Tanca sorge su un affioramento
di roccia granitica a 1107 m di altezza sul mare ed è in relazione al villaggio
nuragico adiacente, di dimensioni ragguardevoli. I reperti hanno consentito di
datare il suo utilizzo per circa 600 anni dal Bronzo Medio al Bronzo Finale. La
posizione dominante sul paesaggio consente il totale controllo della piana di
Margini, nei pressi di un ruscello perenne, e del passo Bucca'e Tomanu che
conduceva verso i costoni boscosi sottostanti e la pianura costiera. Gli
studiosi hanno rilevato una simmetria tra i differenti nuclei che compongono il
nuraghe, quasi fossero dovuti a una progettazione. L’edificio si compone di una
torre centrale più alta, il mastio, e di altre due torri aggiunte sul lato
nord. L'impianto planimetrico è canonico, con ingresso architravato esposto a
est, una scala d'andito che conduce al piano superiore e una torre centrale
coperta da una volta con aggetti costituiti da blocchi appena sbozzati,
disposti in filari non simmetrici. La scelta del punto consentiva il controllo
di una vasta parte dell'altopiano. L'area, fra due corsi d'acqua perenne, offriva
possibilità di sviluppo delle attività agricole e pastorali ed era percorsa da
un'importante via per la transumanza che consentiva alle popolazioni
dell'entroterra montano di raggiungere comodamente le zone costiere. Gli
archeologi hanno portato alla luce numerosi manufatti ceramici, litici, un
lingotto di bronzo a forma di pane, un pugnale in bronzo a base triangolare e
tanta ceramica a forma di contenitori: olle a colletto cilindrico, ciotole carenate
ed emisferiche, macine e macinelli, tutti testimoni di un'economia agricola e
pastorale fiorente. A breve distanza, verso sud-est rispetto al villaggio, s’individuano
due piccole tombe di giganti costruite con filari regolari di conci di granito.
Nelle immediate vicinanze ci sono una stele di granito e un chiusino ben
sagomato che giacciono ora presso i pochi resti dell'esedra, a sua volta
delimitata da lastre granitiche squadrate. Sul Monte Pisucerbu, a quasi 1300 m
d'altezza, c'è una capanna sacra annessa a una sorgente perenne con un’incantevole
posizione panoramica. Potrebbe essere una di quelle capanne lustrali dedicate
ai riti dell’acqua, oppure il tentativo di realizzare un'architettura
assimilabile ai pozzi sacri nuragici, pur non riuscendo a eguagliarne la
complessità e l’eleganza. Si tratta di una capanna con muratura ciclopica alla
base, e poi in blocchi più piccoli, di cui resta un tratto di mura lungo quasi
tre metri e alto circa 1 m, e un'altra capanna per la presa dell'acqua, sulla
sorgente ancora attiva 10 m più in alto.
Fra gli altri nuraghi di Talana si distinguono: Bruncu
Pisucerbu a 1348 m d'altitudine, Sos Pretzos a 1096 m, Istosè a 1029 m,
Cardhutufu 1052 m, Nercone a 1037 m, Odrollai a 1172 m, Bruncu Torthari a 1237
m. Altri nuraghi importanti sono Spidinie, su un vasto e inaccessibile roccione
a dominio dell'omonimo ovile a controllo della valle del Rio Porcileddu-Rio Is
Arenas in direzione di Urzulei; S'Arcu'e S'Apiargiu sulla cima rocciosa della
Punta Giogadorgiu al dominio del passo da cui prende il nome e dove, un tempo,
gli apicoltori portavano le arnie; Orrubiu con vista sulla vicina chiesetta di
Sant'Efisio, e il Nuraghe Corongiu di granito grigio come il rilievo su cui
sorge.
Notevole esempio di costruzione megalitica, piuttosto
rara in Sardegna con queste caratteristiche, è la muraglia megalitica di
Buruntaccu, divisa in tre settori di 30 m, 20 m, e 15 m. La passeggiata
necessaria per arrivare sul piccolo altopiano che la ospita si svolge senza
difficoltà né fatica, e questo favorisce l'apertura al pubblico per le visite
guidate.
Nel territorio troviamo la domus de janas Sa Thoppia,
a 949 m di altezza sul mare, con due ingressi accuratamente lavorati e
allisciati nel granito, dotata di due nicchie separate da una sporgenza.
Un'altra domus de janas è Silla Caccari con due sepolture e inconsueta
esposizione dell'ingresso a sud-ovest. Si trova a 946 m di altezza, con vista
panoramica sul vicino Rio Orostala, munita di un piazzale frontale dove
potevano svolgersi le cerimonie funebri, i celebri riti dell’incubazione
trattati dagli antichi autori.
Fra le tombe di giganti abbiamo: Nercone a 1045 m, con
camera funeraria a filari di blocchi ben lavorati lunga 8 m ed esedra con arco
di 12 m; le due tombe S'Urgu a Serra'e 'ir Domos a 923 m d'altezza, realizzate
in un luogo adatto agli insediamenti preistorici grazie alla ricchezza delle
acque. La prima tomba è facile da individuare, a pochi metri dalla strada e
vicinissima al corso d'acqua e alla Funtana 'e S'Urgu, orientata verso sud-est
con camera funeraria di 8 m. La seconda si trova duecento metri a nord a 940 m
di altezza ed è leggermente più piccola. Nei pressi delle due tombe si possono
osservare dei terrazzamenti realizzati con tecnica megalitica, nei pressi dove
sorgeva un villaggio di capanne lignee.
A Talana c'è il mulino Tegas per la macinazione dei
cereali. Oggi le modalità di lavorazione sono semplici ed efficienti: gli agricoltori
portano il grano nei mulini moderni, di grandi dimensioni, che rispettano
notevoli standard igienici e di economicità. Le massaie che vogliono fare il
pane o la pasta in casa acquistano la farina direttamente al mulino o al
negozio. Fino al 1960, invece, per macinare il grano si usava la macina
casalinga azionata da un asino: la mola asinaria in pietra vulcanica, dotata di
due sporgenze perforate dove si fissava il gioco dell'asino che, girando in
tondo, faceva ruotare la pietra e polverizzava i chicchi di grano e orzo. Molte
famiglie possedevano un asino, su molente, utile anche per gli spostamenti e
trasporti, e sa mola, il rustico macchinario identico da millenni fin dalla
preistoria. Nel paese, in via principe Umberto, esiste ancora una piccola sala
attrezzata con un mulino. I discendenti del signor Tegas raccontano che
inizialmente era azionata a carbone, più tardi fu dotato di un motore elettrico
e così è rimasto fino al 1970, quando cessato di funzionare. Il macchinario è
integro e potrebbe ancora funzionare egregiamente.
Ovili
e barraccos
Nel vasto territorio di Talana c’erano un gran numero
di ovili, ossia dei piccoli insediamenti temporanei adatti alla dura vita dei
pastori. Questi, a causa della distanza e della difficoltà nel lasciare soli
gli animali, dovevano restare lontani da casa per settimane, a volte per mesi.
Negli ovili conducevano una vita solitaria e faticosa, incentrata nell'accudire
gli animali e nelle attività di preparazione dei formaggi. Dal 1950 questa
caratteristica forma di insediamento non fu abbandonata, ma la realizzazione di
una completa rete di strade campestri ha determinato la scomparsa delle
capanne, dette localmente barraccos. In Barbagia si chiamano cuiles e in
logudorese pinnettas.
Dispense
Come in molte zone forestali della montagna sarda,
l'epopea dei carbonari fu florida ai primi del Novecento e si concluse intorno
al 1950. Restano le splendide mulattiere e i sentieri che, ripuliti e
valorizzati, costituiscono un patrimonio d’inestimabile interesse turistico
naturalistico perché consentono di raggiungere a piedi, con facilità, le zone
più suggestive. Le dispense erano delle costruzioni semplici, punti di ritrovo
e ricovero per gli operai, dove si conservavano gli attrezzi e i materiali, e
dove il carbone prodotto, dopo la raccolta, veniva avviato verso le
destinazioni finali. A prima vista hanno un aspetto nuragico per le grandi
dimensioni dei blocchi utilizzati e per la rusticità dell'architettura.
Paesaggio
L'assenza di ostacoli visibili consente un numero davvero
infinito di straordinari punti panoramici, aperti in tutte le direzioni: a
ovest si ammirano perfettamente le vette del Gennargentu; a Nord le cime
calcaree del Supramonte; a sud le montagne dell'Ogliastra e l'inconfondibile
sagoma appuntita della Perda Liana, a dominio dell'imponente bastione del Monte
Arbu di Seui, e la distesa blu del lago dell'Alto Flumendosa di Villanova
Strisaili. Verso est lo sguardo giunge oltre le montagne di Baunei e la piana
di Talana, Lotzorai, Girasole e Tortolì, fino al mare di Arbatax, con
l'isolotto d'Ogliastra a sinistra e il Capo Bellavista a destra. Il carattere
da evidenziare in queste note è la ricchezza di acque dell'intero territorio
con varie decine di sorgenti e fontane perenni che danno acque ottime. Anche in
piena estate è facile trovare fontanelle costituite da un semplice tubo che
versano acqua nella vasca di un ovile o, a volte, vere fontane realizzate
accuratamente con la pietra granitica. L'acqua, con il suo scorrere, renderà
ancora più piacevole la visita nella contemplazione degli splendidi paesaggi,
delle foreste, dei monumenti archeologici, della flora e della fauna.
Religiosità
Come tutte le popolazioni sarde anche i talanesi sono
devoti cristiani e tengono molto alla parte religiosa delle feste,
corrispondenti in genere ai periodi più importanti del calendario agricolo.I
pastori, spesso isolati per mesi nelle campagne dietro il gregge, sentivano il
bisogno di ritornare in paese durante giorni di festa, per ricongiungersi con
la famiglia e ritemprarsi. Ancora oggi poco è cambiato e le famiglie del paese traggono
notevole giovamento da queste giornate conviviali.
La festa di Sant'Antonio si svolge la sera del 16
gennaio quando viene approntato Su Barraccu, un alto mucchio di cespugli
intrecciati che ricorda la forma delle capanne pastorali sarde. Nel tardo
pomeriggio, dopo la messa in cui viene benedetto il pane tradizionale dolce
preparato dalle casalinghe del paese, il parroco esce dalla chiesa, benedice Su
Barraccu, e accende il fuoco. Viene distribuito a tutti un piatto di fave con
lardo accompagnato dal pane dolce e da un buon bicchiere di vino. Di notte si
festeggia con i balli sardi. Il santo più venerato dai talanesi è Sant'Efisio,
festeggiato la prima domenica di maggio. L'organizzazione è affidata a una
famiglia in collaborazione con il parroco. S'inizia il sabato di primo
pomeriggio con la messa e la solenne processione che vede la popolazione, i
cavalieri, i suonatori di launeddas e i gruppi in costume sardo a seguire la
statua portata a braccio dai devoti. Altre feste sono quelle di Santa Marta, “piccola”
il 29 luglio, e “grande” la prima domenica di settembre. Il 29 settembre c'è la
festa di San Michele, di pomeriggio, dedicata alla vendemmia e alla scadenza, e
conseguente rinnovamento, dei contratti agrari annuali.
La celebre sagra del prosciutto è iniziata nel 1983 e
la manifestazione è aumentata d'importanza anno dopo anno. Si svolge il primo
sabato domenica d'agosto e in concomitanza viene proposta a cura del comune di
Talana e della locale pro loco anche la mostra etnografica, degli oggetti,
mobili, arredi e foto d'epoca, del costume. Si possono visitare le Cortes
Apertas, ossia le antiche case aperte al pubblico dove si possono ammirare
prodotti e oggetti tradizionali. Nel tardo pomeriggio viene offerta la
degustazione del prosciutto accompagnato da pane pistoccu e da un bicchiere di
vino cannonau. Seguono canti e balli tradizionali, con l'accompagnamento di
organetto e fisarmonica, la sfilata di gruppi folkloristici in costume e il
concerto di musica moderna.
Fonte: stralcio della guida di Talana di Salvatore Colomo.
Immagini dell'ultima sagra del prosciutto (3 Agosto 2014)
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