Gli esiti degli scavi di Abu Tbeirah sono raccontati sulla rivista "Archeologia Viva" dall'equipe composta da Francesca Alhaique, Franco D'Agostino, Licia Romano e Mary Anne Tafuri.
Abu Tbeirah è un grande tell (una collinetta) di 43 ettari, diviso a metà in direzione nord-ovest/sud-est dalla traccia di un antico canale, a sua volta intersecato trasversalmente da una pipe-line, in modo che risultano quattro settori ben definiti. Ma, a parte questo, il sito non presenta alcuna traccia del saccheggio selvaggio che ha caratterizzato il sud mesopotamico negli anni 2003-2007, durante la seconda Guerra del Golfo. Sotto il profilo scientifico Abu Tbeirah offre quindi la possibilità di indagare un sito praticamente intatto e di media grandezza nell'orbita di una città maggiore, Ur, a cui era collegato con un canale.
La presenza di Ur, d'altronde, famosa nella tradizione biblica per essere la patria da cui prese le mosse Abramo nella sua peregrinazione verso Canaan, è avvertibile anche nel nome arabo della zona, che significa appunto Colline di Abramo.
L'ultima campagna ha aiutato a definire meglio l'ambito cronologico e culturale di Abu Tbeirah. La zona è databile al III Millennio a.C., più precisamente al passaggio tra il cosiddetto periodo Protodinastico III e l'epoca sargonica, ovvero tra il 2400 e il 2150 a.C. circa.
Si tratta di un momento di svolta fondamentale nella storia sumerica, quando un sovrano semitico del nord, Sargon (sul trono dal 2335 al 2279 a.C.), partendo dalla sua capitale Akkad (Media Mesopotamia) riesce a conquistare il Sud (Bassa Mesopotamia), dov'erano stanziati i Sumeri, creando il primo impero dinastico a vocazione universale, che durerà circa due secoli.
In queste prime indagini, nulla è stato rilevato che faccia pensare, per il periodo successivo, a una sopravvivenza del sito, che sembra concludere la sua parabola storica appunto attorno al XXII a.C.
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