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venerdì 4 giugno 2010

Natufiani e neolitici si incontrarono?


A partire da oggi, inserirò 5 lunghi post che riguardano l'evoluzione dei popoli del mare. Si tratta delle conclusioni, che condivido, alle quali sono arrivati alcuni studiosi, a partire da Berni e Chiappelli nel loro lavoro del 2009.
Buona lettura.

Il neolitico va considerato come diretta emanazione del mesolitico o sono presenti sufficienti indicazioni per avanzare l’ipotesi che prima della fine della glaciazione (10.000 a.C.) si fosse già realizzata, in un'area circondata dal mare, un'evoluzione neolitica? In luogo di una lunga era di transizione, di cui non possediamo neppure i frammenti, esplodono verso il 9000 a.C., in uno scenario di decadimento paleolitico, un’agricoltura matura, l'allevamento, complesse tecniche di costruzione, un’evoluta scienza astronomica e una navigazione in grado di trasportare via mare ingenti carichi. Nel 9000 a.C. l'uomo neolitico approda in una Cipro disabitata ma non possediamo alcuna prova archeologica che attesti la trasformazione di una popolazione natufiana in neolitica. Quale luogo è in grado di supportare l'ipotesi della nascita del neolitico? Dove si era svolta quella incredibile crescita di un popolo innovatore come quello di Catal Hoyuk? Un popolo che nei millenni di permanenza anatolica non dimostrò tuttavia nessun concreto risultato evolutivo. L’Anatolia sembra fermare, e non incrementare, il progresso dimostrato da questo popolo alla sua comparsa. L'uomo paleolitico dopo circa 100.000 anni di tranquillo tran tran, viene interrotto bruscamente da un cataclisma così forte da rischiare l'estinzione, come avvenne per i mammiferi di grossa taglia fonte di cibo primaria dei paleolitici. Ma dopo pochi secoli appaiono i rivoluzionari neolitici: un arco di tempo insufficiente a giustificare l'enorme cambiamento e la mole di acquisizioni in un'era in cui si verificano un decadimento generale e una assoluta riduzione delle risorse. Cosa aveva prodotto il fenomeno neolitico? L'idea di un'unica lingua madre viaggia parallela a quella di un’unica civiltà genitrice che cronologicamente va collocata prima degli sconvolgimenti planetari del 10.000 a.C. Come raccontato nei miti di ogni paese, l'uomo sopravvisse al grande diluvio grazie alle imbarcazioni, e attraverso il mare si dispersero i sopravvissuti. La propensione dell'uomo a spostarsi sull'acqua, e non attraverso la terraferma, è evidente da quando scoprì di poter galleggiare e fino all'epoca dei greci. Finché i romani non costruirono quella rete viaria che concesse loro l'impero, i territori sconosciuti erano considerati quasi impraticabili per i viaggiatori. Purtroppo le testimonianze archeologiche che riguardano i natanti, data la deteriorabilità del legname, sono da considerarsi del tutto eccezionali. Oltre la soglia del I millennio a.C. non abbiamo reperti, e se non fosse stato per gli affreschi che Thera ha restituito, non avremmo mai supposto tanta raffinata conoscenza nautica, neppure nella talassocrazia minoica, così come non possiamo affidarci alla scarsa iconografia navale pervenutaci per giudicare un popolo di mare come i micenei. Se è improbabile reperire testimonianze dirette della navigazione in fasi remote del neolitico, risulta semplice dedurle per via indiretta, così come è inevitabile ammettere la diffusione del metallo proveniente dall’Atlantico attraverso la via marina anche in mancanza di resti di imbarcazioni che lo testimoniano. La neolitizzazione è un processo di colonizzazione marittima e i primi siti appartengono alla fascia costiera siro-palestinese. La cultura anatolica di Catal Hoyuk ha lasciato tracce di insediamenti pedemontani sulla costa della Cilicia prima di progredire in Anatolia e iniziare una fortunata fase millenaria. Cipro era stata già visitata verso il 9000 a.C. e Creta sarà stabilmente popolata verso il 7000, così come sono costieri i primi insediamenti della cultura greco-balcanica, e anche i danubiani iniziarono la colonizzazione a partire dalla foce del Mar Nero. L’ossidiana, l'elemento più prezioso della fase neolitica, ebbe come centri di produzione e smistamento la Sardegna e l'isola di Melo. Dal Mediterraneo inizia quindi un fenomeno inarrestabile di propagazione che trova nel corso dei fiumi le strade più semplici da percorrere. Si raggiunse così, ad esempio, l'alta Mesopotamia e si aprirono le porte d'oriente. Le vicende umane emergeranno dal buio di una epoca senza testimonianze epigrafiche, che appaiono solo alla comparsa di civiltà come quella egizia. Possono tali testimonianze fornirci prove o indizi sulle origini della civiltà umana? Riteniamo che l'Egitto conservi il sapere dell'intera umanità e possieda la chiave di tale conoscenza. Non si tratta però di andare alla ricerca di un testo speciale che racconti l'origine dei popoli e le tappe dei loro movimenti. E' l'Haou-Nebout a emergere come protagonista assoluto nei testi a carattere universalista degli egizi: dagli inni cosmogonici a quelli religiosi, è tale formula che accompagna i riti pubblici e privati del faraone stesso. Secondo gli egizi questo luogo misterioso assurge al ruolo di ancestrale progenitore dell'intera umanità. Tuttavia il motivo per cui gli egizi considerassero un obbligo porre gli Haou-Nebout al primo posto dei nove archi, a rappresentazione dell'intera umanità, non sembra essere stato una priorità per gli studiosi. Tra le sorprendenti rivelazioni del sapere egizio emerge che questo luogo remoto incredibilmente ricopre il ruolo di centro universale nella loro concezione geografica. Esiste il sud, il Nord, l'est, l'ovest e il centro, occupato dalle isole del Grande Verde. Che significato attribuire a tale concezione?

L'immagine della città di Catal Hoyuk è tratta da: http://picasaweb.google.com/lh/photo/Bgxo_W41A2OtWO48WohNCw

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