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venerdì 18 giugno 2010

Phoenike - Fenici in Sardegna

I sardi delle coste erano dediti alle attività marinare, alla manutenzione dei porti, alla tutela delle vie di accesso verso l'interno (sempre in accordo con i sardi dell'interno), e quindi...allo sfruttamento di pesca, sale e intermediazione del commercio.
Fenicio è quindi il modo di vivere di quell’epoca, la cultura diffusa, la contaminazione globale. Già in passato i ciprioti formavano, insieme a cretesi e sardi, l'asse dei commerci del rame, del bronzo e, in seguito, delle altre mercanzie. A questi si unirono filistei, tiri, gibliti, sidoni, siriani, aramei e altri.
Teniamo conto che il nucleo del periodo fenicio è quello nel quale si attesta la Stele di Nora. La scritta (in caratteri definiti fenici) nella grande e importante stele dedicata a un Dio sardo (o comunque ad un tempio in Sardegna o a una fondazione in Sardegna) mostra con sicurezza che il territorio isolano era ancora saldamente in mano al popolo delle alte torri. Troppo potenti i sardi per consentire ad estranei di mettere radici profonde sul proprio territorio. Al limite possiamo ipotizzare che i levantini avessero all’interno una forte componente amica (sempre proveniente da quei popoli del mare che costituiscono l'unica spiegazione al rinnovarsi del sistema politico, sociale ed economico del post-1200 a.C.).
Per quanto riguarda la quasi assenza di strutture architettoniche cosiddette fenicie nelle coste sarde possiamo dare una spiegazione semplice e logica: i levantini fruivano delle strutture sarde per attraccare, riposarsi, commerciare, collaborare, integrarsi e...fondersi con i locali. Esattamente come avveniva da sempre...e fino ad oggi. Non avevano bisogno di edificare semplicemente perché i sardi avevano già dotato le coste di tutte le strutture necessarie ai commerci navali. Le cose cambiano, ma non molto, quando appaiono sulla scena i Cartaginesi. Questo popolo era figlio di quella Tiro che cambiò radicalmente assetto sociale e politico a seguito delle invasioni del 1200 a.C. che la rasero al suolo. La popolazione fu sterminata e la città ricostruita e popolata da genti nuove. I cartaginesi (dal VII a.C.) iniziarono ad allargare le proprie mire lungo le coste (cosa ovvia trattandosi di un popolo del mare) e si scontrarono presto con gli altri grandi navigatori dell'epoca (greci ed etruschi, anche questi discendenti di quei popoli del mare che ho citato prima). La flotta fu distrutta completamente nella battaglia di Alaria (detta anche del Mare Sardo) ma anche greci ed etruschi ci rimisero le penne. Infatti, proprio in quel decennio, i romani decisero di avviare l'epopea che conosciamo: stipularono accordi con le altre potenze, organizzarono il proprio sistema legislativo e allestirono un forte esercito che nel giro di pochi secoli riuscì ad imporre l'egemonia del senato romano in molti territori.
Ai poveri cartaginesi restò la consolazione del controllo di mezza Sicilia (l'altra era greca) e un accordo con i sardi che consentiva di collaborare commercialmente con benefici reciproci. Non ci fu nessuna colonizzazione cartaginese in Sardegna, questa ipotesi non regge, avremmo avuto notizie dalla letteratura, invece...niente. Solo patti di non aggressione fra Cartagine e Roma. E anche i romani ebbero notevoli difficoltà ad imporre le proprie regole in Sardegna. Solo lungo le coste riuscirono a inviare legioni per il controllo. L'interno rimase sempre saldamente in mano ai sardi. A nessun condottiero romano fu mai concesso "il trionfo", e questo la dice lunga sulle vicende che invece abbiamo imparato a scuola. Nessun dominio evidente, al limite si può accettare l’ipotesi di un controllo armato che si sfaldò nel giro di qualche secolo. I romani pensarono bene di farsi amici i sardi: meno problemi e più tasse facili da riscuotere.

3 commenti:

  1. Dottor Montalbano sono sempre la solita affascinata dai suoi scritti e,quest'ultimo" fenici in Sardegna"mi è interessato sempre di più perchè valorizza questi protosardi,che non hanno permesso a nessuno di farsi colonizzare.Nel mio poco sapere avevo sempre sentito dire che i sardi hanno paura del mare perchè il nemico arriva da lì,poi la teoria di Sergio Frau che ci sia statonelle parti del campidano, uno tzunami terribile ed anche questo potrebbe spiegare la paura del mare da parte dei sardi? Ka ringrazio se mi dà una spiegazione.

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  2. Credo poco allo tsunami, pur rispettando molto di ciò che Frau propone nella sua ipotesi di sardi in oriente. Non abbiamo prove di questo tsunami e, francamente, dubito che un popolo possa improvvisamente tramutarsi da navigatore esperto (quali erano i sardi dell'epoca) a timoroso abitante dell'entroterra.
    Gli eventi catastrofici sono sempre esistiti, dai terremoti alle guerre, ma le civiltà si sono sempre riorganizzate per proseguire il cammino verso un futuro migliore.
    Ad esempio Santorini, l'isola al centro dell'Egeo, esplose improvvisamente intorno al 1470 a.C. e provocò gravi danni ambientali con ceneri che ricopersero i fertili terreni cretesi (ricchi di vigneti) per quasi un secolo. I poveri agricoltori di Creta furono costretti ad abbandonare quelle colture ma reagirono intensificando gli scambi commerciali con l'esterno per sopperire alla carestia provocata dall'avvelenamento dei campi costieri.
    In conclusione...nessuna paura del mare, nessuno tsunami e partecipazione attiva alle rotte marittime lungo l'asse Cipro, Creta, Sicilia, Sardegna, Baleari, Iberia e...oltre le Colonne d'Ercole, poste nello Stretto di Gibilterra, attivi commerci con Bretagna, Cornovaglia e giù, lungo le coste africane.

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  3. Alalia è il nome greco, Aleria quello odierno, non Alaria, chi no esistit.

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