venerdì 25 giugno 2010
Phoenike - Fenici - Beirut
Beirut
L’attuale capitale del Libano è un centro costiero con un porto naturale e numerosi pozzi di acqua dolce, dai quali deriva il nome della città.
Oggi è una città importante ma nel Ferro era di rilevanza secondaria. Le scoperte archeologiche si riferiscono ad una fase recente, successiva ai bombardamenti della guerra civile, in quanto le ricostruzioni hanno dato spazio per la ricerca. Fu fondata nel Bronzo Medio e le fonti ci dicono che la divinità principale era Poseidone. Tuttavia, essendo una divinità greca, si ipotizza che in realtà ci fosse una divinità maschile con connotazioni marine, interpretata poi dai greci come Poseidone. Un Baal marino associato alla sua paredra (cioè una dea associata nel culto ad un'altra divinità, genericamente di maggiore importanza e di sesso opposto) marina come Anfitrite o Afrodite.
Gli elementi più importanti desunti dagli scavi sono le fortificazioni, il cui circuito è stato ricostruito in particolare nella zona a sud della città. Gli scavi hanno messo in evidenza strutture del Bronzo e del Ferro che si sovrappongono. L’appalto edile del 2001 prevedeva la costruzione di un grande parcheggio ma l’archeologia ha messo in luce le fortificazioni. L’impianto si data al Bronzo Medio, verso gli inizi del secondo Millennio a.C. con strutture in pietra e alzato in mattone crudo. L’uso del ladiri è difficile da documentare perché senza una manutenzione continua si sfalda e diviene quasi invisibile. Solo quando si verificano eventi traumatici come un incendio possiamo trovare tracce.
Il muro inizialmente era protetto da una scarpata di base per proteggere la parte più fragile. La struttura venne ristrutturata tra il X e il IX a.C. con l’aggiunta di un terrapieno a scarpata alto venti metri costituito da un doppio paramento riempito in marmo argilloso. L’esterno era a sua volta protetto da lastre. In passato i rifiuti si lanciavano fuori dalle mura della città, pertanto il livello delle stesse doveva essere continuamente sollevato.
A Beirut è stata scavata anche una struttura abitativa di età persiana, del V-IV a.C., precedente l’età ellenistica, impiantata e organizzata con un sistema ortogonale di vie che si intersecano ad angolo retto. Le strade sono larghe circa 2 metri e sono pavimentate. I muri hanno uno zoccolo in pietra a blocchi squadrati e rifinitura con ciottoli cementati con malta di fango. Sono presenti anche terrazze artificiali e alcuni forni, nonché un cimitero di 15 cani deposti in vasi con grande cura con le zampe ripiegate sotto il corpo. Le fosse sono poco profonde. Queste sepolture di cani erano di tradizione persiana.
Una struttura commerciale del VII a.C. è stata individuata nell’area delle fortificazioni dove, sotto un livello di strutture recenti, sono state scavate alcune case matte (strutture a muri ciechi) una delle quali era utilizzata per conservare derrate alimentari, forse per l’esportazione. In un vano c’erano 15 anfore e in un altro ben 20, tutte di fabbricazione locale. All’interno di un’anfora si trovava uva passa. In un vaso si leggeva un’iscrizione dipinta con l’indicazione: “per olio”. All’epoca c’era il problema della conservazione e quindi gli alimenti deperibili venivano essiccati o conservati sotto sale. L’industria di conservazione dimostra la volontà di aumentare la produzione e ampliare il bacino di utenza dei commerci.
A 12 km a sud di Beirut, c’è la necropoli di Khaldee, scavata negli anni Sessanta, che ci da l’indicazione dei rituali funebri utilizzati nell’area. Mostra una certa prevalenza di inumazione rispetto all’incinerazione. In linea di massima si nota che intorno al X-IX a.C. si preferiva l’inumazione in fosse o contenitori litici; verso l’VIII a.C. c’è l’incinerazione con deposizione secondaria ma la prevalenza è sempre dell’inumazione.
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