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mercoledì 30 giugno 2010

Phoenike - Fenici a Cadice


Cadice
Oggi la struttura antica non si trova più sull’arcipelago nel quale sorgeva. La città è urbanizzata intensamente e la continuità di vita è ininterrotta. La morfologia del territorio è cambiata perché oggi è una penisola attaccata alla costa. Sul lato mare, quello occidentale, c’è stata una profonda erosione a causa della forza dell’Atlantico che ha causato un franamento della costa a mare. Non abbiamo dunque tracce delle strutture di quella zona.
Sul lato orientale c’è stata un’attività di progressivo deposito di terra a causa dell’apporto dei detriti alluvionali del fiume, quindi la costa è avanzata unendosi all’arcipelago. Le fonti raccontano che Cadice sorgeva su due isole, Erytheia a nord, sede dell’abitato, e Kotinoussa a sud, sede della necropoli e del tempio principale. La data di fondazione proviene dalle fonti classiche e si riferisce a 80 anni dopo la guerra di Troia, corrispondente al ritorno degli Eraclidi in Grecia. La notizia dovrebbe essere infondata in quanto si tratterebbe di una data intorno al 1100 a.C. ma i levantini in questo periodo erano ancora lontani dalla Spagna. La stessa fonte riferisce anche di Utica in Tunisia e Likud in Marocco, ma anche queste fondazioni sono più recenti. Dati più credibili parlano del 750 a.C.
Le due isole, Erytheia e Kotinoussa, erano separate da un porto-canale, La Caleta, scoperto recentemente. Si è ipotizzato che fosse sede di una sorta di porto-canale come quello presente a Tiro. Su Erytheia abbiamo poche tracce a causa dell’urbanizzazione ma probabilmente nella zona più alta di questa isola c’era l’acropoli. C’era anche un tempio dedicato ad una divinità femminile, probabilmente Astarte, perché nelle fonti quest’isola è denominata Afrodìsia: isola dedicata ad Afrodite o Giunone. Questa ipotesi si basa anche sul fatto sono stati rinvenuti bruciaprofumi a testa femminile e alcune terrecotte con figure femminili.
A Kotinoussa la necropoli era localizzata nell’area “Puèrtas de Tièrra”, nell’estremità settentrionale, dove sono stati ritrovati sarcofagi antropoidi con gioielli simili a quelli trovati a Tharros. La separazione di acropoli e necropoli, spesso divise da un corso d’acqua, è un elemento che troviamo spesso negli insediamenti spagnoli. Il distacco fra la vita e la morte era marcato anche geograficamente e a Kotinoussa c’era un braccio di mare che separava il mondo dei vivi da quello dei morti.
Abbiamo già visto che in Oriente le sepolture erano ad incinerazione e inumazione senza che uno dei due riti prevalesse sull’altro. In Occidente la situazione è diversa: l’incinerazione prevale nettamente fino all’avvento di Cartagine.
A Cadice le tombe più antiche attribuibili alla civiltà mediterranea sono del VII a.C. e presentano il rito dell’incinerazione primaria e secondaria in fosse scavate nella roccia. In età punica abbiamo, invece, la prevalenza dell’inumazione. Troviamo sepolture costituite da cassoni litici deposti in grandi fosse.
La tomba a cassone è costituita da una serie di lastre litiche regolari poste a coltello che delimitano e foderano la fossa. Alcune grandi lastre sono giustapposte a copertura. Vi sono però anche gli ipogei e le tombe a camera. A Cadice non si utilizzavano urne e il corredo veniva deposto successivamente; erano oggetti che servivano per il rituale funerario ma si utilizzavano anche gioielli e amuleti personali. Dove ci sono tombe ad incinerazione troviamo sempre resti di materiale bruciato nel suolo. Col passaggio all’inumazione si ha un cambio dei tipi tombali: a fossa, a camera e a cassone. Queste ultime, molto numerose, erano dentro fosse profonde che sono state distrutte da scavi che mettevano a nudo i cassoni (costruiti con lastroni di pietra e diffusi dal V al III a.C.).
A Cadice è attestata la presenza di due sarcofagi antropoidi del V a.C. (vedi immagine) e ciò costituisce un unicum in occidente. A dire il vero troviamo altri due sarcofagi anche in Sicilia (Portella di Mare, influenzati dalla tradizione greca) e altri tre a Malta (fittili, ossia in terracotta). Quelli di Cadice sono un sarcofago maschile e uno femminile. Quello con la figura femminile ha in mano un “alabastron” (un porta profumi di tipo greco).
A Kotinoussa, è attestato anche un santuario. Le fonti classiche parlano di un tempio di Krono, oggi interpretato come tempio di Baal Amon. Fu localizzato nella zona occidentale dell’isola, presso il Castello di San Sebastian, quando nel mare recuperarono un capitello proto-eolico datato VII a.C. (del tipo attestato in Palestina e a Tiro) e attribuito al tempio di Krono.
L’area più importante di Cadice è il tempio di Melqart, riportato anche dalle fonti greche e romane. È ubicato all’estremità meridionale di Kotinoussa ad una distanza di circa 18 km dalla città posta su Eryteia. Visto che non sono visibili tracce di questo tempio si ipotizza che sia stato sommerso dal mare. Proprio nel mare sono stati recuperati alcuni bronzetti del tipo smiting god, quelli con il Dio Battente sulle nubi. Questa divinità è molto importante anche in epoca romana, tanto che Traiano e Adriano elevarono un culto imperiale di Eracle Galitano (Eracle greco, Ercole romano e Melqart fenicio sono la stessa divinità). Abbiamo anche una moneta con l’effige del tempio, la cui descrizione arriva dalle fonti classiche che riportano una grande area all’interno della quale era presente un’imponente struttura con tre altari, in uno dei quali era custodita la fiamma eterna su cui venivano sacrificati gli animali. Le fonti parlano anche di due fonti di acqua dolce e della presenza di due colonne di bronzo alte tre metri che fiancheggiavano l’ingresso, come il tempio di Melqart a Tiro e quello di Javhè a Gerusalemme. Nella struttura vi sono gli alloggi per l’oracolo, per i sacerdoti e per gli uffici amministrativi.
L'immagine dei due sarcofagi è di Peter Mac Pherson.

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