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mercoledì 23 giugno 2010

Phoenike - Fenici: Sidone


Sidone
Situata a nord di Tiro sorge sul promontorio di una penisola ed è ancora oggi una delle città più importanti della zona. In alcuni momenti della sua storia fu più importante di Tiro e Omero citò spesso nei suoi scritti i sidoni. L’area era abitata fin dal quarto millennio a.C. ma le tracce di fondazione urbana risalgono al terzo Millennio a.C.
Abbiamo varie tracce del Bronzo, soprattutto in ambito funerario e nell’entroterra, ma sulla città del periodo del Ferro sappiamo pochissimo. Forse l’acropoli era situata nella zona del Castello di San Luigi dove sono state scavate strutture di età ellenistica e romana ma anche più antiche. Da quest’area provengono un capitello a protome taurina e una base, facenti parte di una colonna che si riferisce ad una fase persiana del V a.C., a dimostrazione dell’influenza di architettura e artigianato del mondo persiano. Questa colonna ha fatto ipotizzare che Sidone fosse sede della residenza di un governatore persiano. Abbiamo anche un quartiere artigianale scavato nel 1920 che ha restituito grandi cumuli di murici (molluschi gasteropodi) che servivano ai sidoni per trarre la tintura color porpora con la quale coloravano tessuti e pelli. I due porti sono stati indagati dal 1950 e mostrano una struttura interna a nord, con scogli naturali che sono stati regolarizzati con tratti murari per rendere fruibile il bacino, e un altro porto esterno con un isolotto che offriva protezione alle navi.
Le necropoli non sono state pubblicate ma alcune sono documentate da disegni. Ernest Renàn nel 1860 visitò la necropoli reale di Ayaa e abbiamo una sua ricostruzione dell’ipogeo. Fu distrutta per essere utilizzata come cava. Le tombe scavate nella roccia mostrano vani utilizzati per l’inumazione, ma in altre necropoli ci sono casi di incinerazione. Si accedeva con gradini ricavati nella roccia e hanno restituito due sarcofagi in basalto egiziano: il primo è di una regina che non conosciamo, l’altro appartiene a Tabnit, re di Sidone, che morì intorno ai 50 anni nel 550 a.C. e si fece seppellire in un sarcofago antropoide che riproduce la forma del corpo umano.

Il sarcofago non è della zona, fu importato dall’Egitto ed era destinato ad un altro individuo: un generale di nome Penpta che fu seppellito altrove. Nella base c’è un’iscrizione che ci parla di Tabnit. Nella stessa tomba reale c’erano altri sarcofagi a cassone.
Un’altra necropoli importante è quella di Magharat Tabloun, scavata nel 1857 ma già distrutta e utilizzata come cava dal 1875. Ha restituito diversi ipogei funerari in uno dei quali c’era un altro sarcofago antropoide, quello di Eshmunazar II, figlio di Tabnit. La camera funeraria è piccola e conserva le corde per calare il sarcofago. Una delle divinità mediterranee era Eshmun e il re prese dunque il nome da questo Dio.
Eshmunazar II morì giovane e nel coperchio del sarcofago c’è un’iscrizione in cui sono esaltate le sue imprese. I due sarcofagi antropoidi di importazione determinarono dal V a.C. la moda di questa tipologia da parte delle famiglie più ricche. Quelli di Sidone sono ibridi: sono commistione di schemi stilistici e iconografici greci su una struttura antropoide di tipo egizio, con barba posticcia e altri attributi faraonici. A Sidone non vi erano maestranze in grado di rispondere a quel tipo di richieste e si iniziò ad importare manodopera greca di alto livello che si portò dietro il marmo infatti, fra le centinaia di sarcofagi che troviamo a Sidone, molti sono in marmo pario. Curiosamente questa tipologia di cassoni, con corpo egiziano e testa di tipo greco, in Grecia non esisteva.
Nel IV a.C. la produzione è meno accurata perché i mediterranei d’oriente che entrano nelle botteghe degli artigiani greci per imparare il mestiere non hanno ancora acquisito le capacità dei maestri.
Un ritrovamento importante risalente agli inizi del 1900 si trova a Boss El Sheik, in un’area extraurbana. Si tratta di un santuario dedicato alla divinità principale della città: Eshmun. Il tempio ha una vita lunghissima, dal V a.C. fino a oltre il X d.C. in piena età bizantina. Nella pianta si nota un podio edificato da Eshmunazar II nel V a.C. del quale è rimasto solo un angolo al quale si è addossato un grande podio costruito non molto tempo dopo il primo. Nel sarcofago del re c’è un’iscrizione che riporta qualche dettaglio sulla costruzione. Nell’area sono stati ritrovati alcuni frammenti di statue che su base stilistica cipriota del VI a.C. sono stati attribuiti al tempio. Ci sono inoltre dei bucrani che presumibilmente decoravano la cella principale. Sono state rinvenute anche delle coppe, provenienti da un deposito in un angolo del tempio.
Il secondo podio, 60 x 40 m, è realizzato con grandi blocchi in alcuni dei quali ci sono le iscrizioni di due sovrani. Su questo podio fu impiantato un tempio di tipo orientale, persiano, con delle basi a toro decorate a rilievo e con capitelli a protome taurina, simili a quelli che ci sono a Sidone nel centro abitato, tutti elementi di tipo persiano.
Bisogna distinguere le differenze fra protome, che ripropone la parte anteriore di una testa animale o umana e non prevede una visione posteriore; testa o busto, nella quale si evidenziano sia la parte anteriore che quella posteriore; maschera, che mostra la faccia e ci sono dei fori in corrispondenza di occhi e naso oltre quelli realizzati per appendere la maschera stessa.
Alla metà del IV a.C. venne distrutto durante la rivolta dei satrapi occidentali di Serse contro il potere centrale persiano e venne sostituito da un tempio greco di ordine ionico. Vengono aggiunte alla struttura principale altre strutture: la tribuna di Eshmun (350 a.C.), l’edificio con fregio di fanciulli (di epoca greca, 300 a.C.) e la piscina di Astarte, che presenta nella parete in fondo un trono vuoto, inteso così perché destinato ad accogliere la divinità femminile che era assente. Il trono è spesso fiancheggiato da due sfingi maschili di tipo egiziano le cui ali coincidono con i braccioli del trono. Lo troviamo documentato spesso anche in occidente.
La tribuna di Eshmun è stata ritrovata nel 1972 e presenta due fregi sovrapposti: nella parte superiore un contesto di divinità attorno ad Apollo che suona la cetra e nella parte inferiore ci sono ninfe e satiri che danzano al suono del flauto. Questo prodotto stilistico di tipo greco ha creato problemi perché ci si è chiesti fino a che punto i contenuti dei fregi possono considerarsi greci. Si è pensato che in realtà la raffigurazione rappresenti le divinità cosiddette fenicie vestite in stile greco, ma può trattarsi di divinità fenicie rappresentate come se fossero greche. L’influsso greco era molto sentito all’epoca, soprattutto come moda stilistica, ma si mantennero i contenuti orientali.
Altro elemento importante nel sito è costituito da una serie di statuette di bambini con delle iscrizioni, Temple Boy (bambini del tempio), che sono interpretati come bambini dedicati ad un tempio in cui la divinità (Eshmun) è salutifera e quindi rappresentavano la crescita armoniosa e in salute.
Nelle immagini: Sarcofago antropomorfo e trono vuoto (entrambe da Parrot, Chèhab, Moscati, 2005, modificato)

5 commenti:

  1. mi scusi ..il marmo greco è Pario non Bario !! cmq complimenti x il suo blog.buona giornata!!

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  2. Grazie per la segnalazione, correggo subito, mi era sfuggito.
    Buona giornata anche a lei.

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  3. Curiosamente riprende parola per parola una lezione della prof.ssa Carla del Vais...

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  4. Non curiosamente...la D.ssa Del Vais è docente di archeologia fenicio punica all'Università di Cagliari ed è specialista in questa materia.
    Questo articolo è quanto di più approfondito oggi si possa scrivere sull'argomento.

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  5. Chiaro, ma per correttezza avrei quantomeno citato la fonte (orale in questo caso, trattandosi questo articolo della sbobinatura di una lezione frontale). Un saluto.

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