Il territorio tarantino contiene numerose necropoli ma l'eccezionalità della scoperta consiste nel fatto che la tomba scoperta era intatta, non depredata cioè, con uno straordinario corredo funerario ed una deposizione “stranamente” ben conservata, parte della cassa compresa. «Si tratta di argilla, quindi gran parte dei resti organici (come vestiari, oggetti di legno, etc.) hanno lasciato forme nel sedimento ed anche tracce visive colorate: un’ombra porpora ammantava – riferisce la presidente Amorosino- quella che, a giudicare da una prima ipotesi, fatta in base al corredo funerario e allo stato della dentatura, doveva appunto essere una signora, alta m 1,60 e dell’età di circa 40 anni. Questo ci spiega quanto Taranto ancora custodisca della sua storia». La tomba è della tipologia a fossa con cassa di legno per la deposizione e coperta da due lastroni di pietra. «È stata invasa dalle acque che hanno trascinato all’interno terra argillosa che ha incapsulato e protetto i resti dell’antica greca ed alcuni oggetti con lei sepolti. A pochissima distanza, quasi a non voler disturbare il suo sonno, la sorpresa di trovare altre otto sepolture coeve, tutte raggruppate tra loro, principalmente attribuibili a bambini. Dunque, varie tipologie funerarie: fosse nella terra con cassa di legno, a lastroni e, in un caso, con sarcofago, quello di un piccolo infante, con accenno di cuscino ricavato nel blocco unico di pietra». Insomma, una necropoli di cui non si conosce l’estensione. Gli archeologici fanno sapere che iil corredo della tomba inviolata comprendeva due lekythoi attiche (vasi per oli profumati), una a figure nere e l’altra a figure rosse, un alabastron fenicio-punico in pasta vitrea colorata, una pinakes (tavoletta in argilla che raffigura la testa di una divinità femminile o maschile arcaica), un anellino bronzeo (che con l’irruzione delle acque si è presumibilmente spostato dal dito della mano destra ai pressi del gomito), oltre al ritrovamento anche di frammenti della cassa e di alcuni chiodi. «L’impronta di uno scettro ligneo ci suggerisce poi che dovesse trattarsi di una persona rispettabile, magari di una sacerdotessa. Il messaggio che un corredo funerario, tutto di origine straniera, ci dà è che possa anche trattarsi di qualcuno proveniente da terre lontane oppure che lavorasse a contatto con stranieri». Nei pressi del campo di sepoltura è stata anche ritrovata un’area di lavoro dismessa dal V a.C. «divenuta, in seguito, un butto, ossia una buca usata per accatastare materiali e pezzi di oggetti di ceramica e vari, oltre ai segnacoli trapezoidali in pietra delle sepolture. Quest’ultimo particolare, assieme al fatto che dai resti mortali della nostra signora greca sia stato asportato nell’antichità quasi tutto il cranio, ci lascia immaginare che la necropoli sia stata distrutta per sfregio dai nemici della Taranto magnogreca, come da usanza, per esempio, del popolo messapico». Gli studi sono attualmente in corso. I preziosi reperti saranno puliti e restaurati a cura della Sovrintendenza Archeologica della Puglia nei laboratori di Taranto.
«Tali ritrovamenti – conclude Cinzia Amorosino- nel quadro di attività mirate alla valorizzazione delle nostre testimonianze storiche ai fini culturali e turistici, ancora una volta pongono la questione di come rendere immediatamente fruibile e condivisibile per la collettività, che ne ha diritto, una scoperta del genere. La cultura deve uscire dalle stanze chiuse riservate a pochi eletti: deve essere una cultura da vivere ogni giorno e per tutti i cittadini».
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