le proteste di numerosi cittadini con in prima linea l’architetto Eugenio Lombardi dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese che, coerente con il suo costante impegno nella difesa del patrimonio storico e ambientale cittadino, lo scorso 15 ottobre aveva inviato una lettera al ministro Franceschini, al governatore Vendola e al sindaco Decaro, affinché promuovessero la tutela integrale del sito e rendessero nota all’opinione pubblica la destinazione futura di questo antichissimo villaggio.
mercoledì 11 febbraio 2015
Archeologia. Ruspe sulla storia: spianato a Bari un sito neolitico di 7 mila anni fa. Cittadini in rivolta
Ruspe
sulla storia: spianato a Bari un sito neolitico di 7 mila anni fa. Cittadini in
rivolta
di Kasia Burney Gargiulo
Alla
fine è stata scelta la soluzione peggiore,
quella dell’asportazione dei reperti e dell’affidamento del sito ai proprietari
che hanno proceduto con i lavori di spianamento dell’area. Parliamo del sito archeologico neolitico, di 7 mila anni
fa, che era emerso nel territorio della frazione barese di Paleselo scorso Autunno. L’area, nella quale erano state
rinvenute tracce di strutture abitative, produttive e una zona funeraria che ha
restituito almeno otto scheletri oltre a svariati altri reperti, si era subito
rivelata come una vera miniera di
informazioni per la conoscenza degli insediamenti neolitici fra la
costa adriatica e l’entroterra.
Donato
Coppola, docente di Archeologia della
Preistoria al dipartimento di Scienze dell’antichità dell’Ateneo di Bari, aveva
affermato che i resti di questo abitato non avevano eguali nel panorama della
preistoria italiana per via dello stato di conservazione del materiale
rinvenuto, soprattutto dei pavimenti
abitativi e di altre
testimonianze legate alla vita quotidiana degli agricoltori del
VI-V millennio a.C., fra cui alcune ceramiche ed una
rarità costituita da una statuina in pietra della Dea Madre ritrovata accanto ad uno
scheletro in deposizione rituale, collocato in una posizione prona assolutamente inconsueta. Sandro Sublimi Saponetti,
docente di Antropologia al dipartimento di Biologia dell’Ateneo barese, aveva a
sua volta dichiarato trattarsi di un
tipo di sepoltura di cui in Italia esistono solo tre esempi aggiungendo
che questo sito costituiva una
sorta di grande archivio degli eventi di vita quotidiana
dell’epoca, un’occasione davvero unica di poter esaminare non solo una
necropoli molto antica ma anche uno spazio abitativo e produttivo.
Ebbene, di tutto questo
rimangono solo i reperti che si sono riusciti a prelevare, mentre il contesto non esiste più. A
nulla sono valse
le proteste di numerosi cittadini con in prima linea l’architetto Eugenio Lombardi dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese che, coerente con il suo costante impegno nella difesa del patrimonio storico e ambientale cittadino, lo scorso 15 ottobre aveva inviato una lettera al ministro Franceschini, al governatore Vendola e al sindaco Decaro, affinché promuovessero la tutela integrale del sito e rendessero nota all’opinione pubblica la destinazione futura di questo antichissimo villaggio.
le proteste di numerosi cittadini con in prima linea l’architetto Eugenio Lombardi dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese che, coerente con il suo costante impegno nella difesa del patrimonio storico e ambientale cittadino, lo scorso 15 ottobre aveva inviato una lettera al ministro Franceschini, al governatore Vendola e al sindaco Decaro, affinché promuovessero la tutela integrale del sito e rendessero nota all’opinione pubblica la destinazione futura di questo antichissimo villaggio.
Nel momento delle prime
preoccupate prese di posizione di cittadini e studiosi, il Soprintendente ai
Beni Archeologici della Puglia, Luigi
La Rocca, aveva esposto le difficoltà legate ad un sito che dopo
essere già stato vincolato in passato – prima però delle più recenti scoperte
- si era poi visti togliere i vincoli al seguito di un ricorso al Tar.
Sarebbe quindi stato necessario valutare – aveva affermato il funzionario – se
in base alle nuove acquisizioni archeologiche fosse o meno il caso di imporre
un nuovo vincolo. La decisione
presa è oggi sotto gli occhi di tutti e sarebbe interessante
conoscerne le motivazioni. A meno che le autorità non siano del tutto ignare
dell’avvenuto spianamento del terreno, cosa alla quale si stenta a credere. Non
resta che seguire gli sviluppi della vicenda.
Dura la reazione
dell’architetto Lombardi che da mesi è andato prodigandosi per la salvaguardia
del sito: “L’Associazione Ecomuseale del Nord Barese, che mi onoro di
rappresentare – ha affermato – ha da alcuni mesi più volte
portato all’attenzione istituzionale e della popolazione locale l’esigenza di
tutelare e valorizzare le scoperte di epoca neolitica emerse durante le
indagini archeologiche effettuate in via Vittorio Veneto a Palese: scoperte di
straordinaria valenza che avevano strutturato l’importanza di un’area storica
un tempo ben più vasta. Lo scorso 4 febbraio invece le ruspe
dell’Impresa Tatulli di Bitonto, titolare della richiesta di concessione per
l’edificazione di dieci villini ed essa stessa incaricata dalla Soprintendenza
delle indagini archeologiche, hanno spianato completamente l’area interessata,
cancellando ottomila anni di storia. Quella storia che inutilmente avevo
richiesto di tutelare con l’apposizione di un vincolo diretto.”
In
una missiva congiunta al Soprintendente
Luigi La Rocca, all’Assessore Regionale all’Assetto del Territorio Angela
Barbanente, al Sindaco Metropolitano Antonio Decaro, all’Assessore Comunale
all’Urbanistica Carla Tedesco e al Comando Carabinieri del Nucleo Regionale per
i Beni Culturali, l’architetto Lombardi
ha posto una serie di quesiti chiedendo di sapere se e in quale
data sia stato rilasciato dalla Soprintendenza all’Impresa Tatulli il nulla
osta alla distruzione di un così prezioso e strategico bene pubblico; se e in
quale data sia stata rilasciata all’Impresa Tatulli la richiesta concessione
edilizia; se il Comune di Bari sia stato preventivamente informato
dell’eventuale rilascio da parte della Soprintendenza del nulla osta alla distruzione
di quanto emerso e che avrebbe potuto essere inserito, come proposto, in un
arcipelago archeologico metropolitano; cosa sia stato dei reperti ritrovati
durante gli scavi e dichiarati da esperti archeologi di grande importanza e
rarità.
“Auspico – ha precisato Lombardi – che intorno a
questi quesiti, credo condivisi da tutti i cittadini dotati di un minimo di
sensibilità culturale, possa esserci un riscontro urgente, in assenza del quale
io e altri cittadini sconcertati da quanto accaduto non esiteremo a presentare
denuncia alla Procura della Repubblica, documentando fotograficamente lo stato
degli scavi e le condizioni in cui l’area è stata ridotta dalle ruspe”.
Intanto, a poche ore dalla diffusione della notizia,sono
filtrate le prime indiscrezioni circa
le posizioni delle autorità competenti intorno a questa vicenda. A diffonderle
il sito internet della testata pugliese PuntoTVonline.it che – sia pure
parzialmente – risponde in tal modo agli interrogativi di quanti in queste ore
si sono chiesti su quali basi la ditta titolare della richiesta di concessione
per l’edificazione di dieci villini abbia potuto procedere allo spianamento
dell’area con le ruspe.
Si tratta di
una risposta parziale perché da tali indiscrezioni si è appreso soltanto il
presunto giudizio sull’area archeologica espresso dal Soprintendente per i Beni
Archeologici della Puglia, Luigi
Larocca, che a quanto pare sarebbe stato comunicato a voce in
due contatti telefonici avvenuti su iniziativa rispettivamente dell’Assessore
alle Culture del Comune di Bari Silvio
Maselli e del
consigliere comunale Michelangelo
Cavone. Nelle due conversazioni, il Soprintendente
avrebbe dichiarato che i reperti raccolti durante gli scavi sarebbero al sicuro
nei locali della Soprintendenza, ma che la loro rilevanza non sarebbe tale da
giustificare l’apposizione di un vincolo all’area in cui sono stati rinvenuti. Una valutazione che,
se confermata, sorprenderebbe non poco, considerati i pareri diametralmente opposti espressi mesi fa
sulla stessa area archeologica da parte di alcuni importanti studiosi del mondo
accademico.
Ad ogni modo,
al momento pare che pur avendo i proprietari dei terreni provveduto a far
spianare l’area, non
ci sia ancora stato da parte del Comune di Bari il rilascio di alcun permesso
di costruzione anche se, in
presenza di un effettivo nulla osta da parte della Soprintendenza, l’iter per
tale rilascio subirebbe certamente una significativa accelerazione. Va aggiunto
però che – stando ancora a quanto riporta la citata testata giornalistica e al
di là delle valutazioni espresse telefonicamente dal Soprintendente – mancherebbe ancora un
documento ufficiale di chiusura delle indagini archeologiche corredato di relazione tecnica; questo
almeno è quanto sarebbe stato riferito dal Comune di Bari, che quindi non
avrebbe ricevuto ancora alcuna comunicazione formale da parte della
Soprintendenza idonea a dar via libera definitivo ai lavori di edilizia
residenziale programmati su quello che tutti speravano diventasse un importante
parco archeologico.
Fonte: http://www.famedisud.it/
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e dove è la novità??? viviamo in un paese di ignoranti governato da ignoranti, purtroppo la realtà è questa. Poi ci sono piccoli gruppi di persone amanti della cultura che provano a salvare il salvabile...ma la vedo brutta...
RispondiEliminascusate lo sfogo.
Pysahmk