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sabato 6 ottobre 2012

Tombe puniche fra le case

Tombe puniche fra le case
di Salvatore Lecca




CARLOFORTE. Presentati i risultati di un mese e mezzo di scavi archeologici
In via Parodo riemerge il passato millenario dell'isola


Tombe, presumibilmente di epoca punica, risalenti al V-IV a. C., che potrebbero far parte di una necropoli ben più ampia: dopo un mese e mezzo di scavi in via Giacomo Parodo, l'impressione è che sia venuto alla luce il primo pezzo di un puzzle complicato.
Lo staff internazionale guidato dall'archeologo libanese Wissam Khalil, aiutato da un gruppo di volontari, ha liberato le tombe dagli strati di terra che nei secoli le avevano ricoperte. Il sito si trova nel centro urbano, in un’area molto trafficata alla base della scalinata di viale Parodo, ed era già conosciuto, tanto da essere utilizzato come rifugio antiaereo nel periodo della II Guerra Mondiale: risalirebbero proprio a quel periodo le devastazioni riscontrate su alcune incisioni rinvenute all'interno.
Alla conferenza dedicata al resoconto degli scavi, la settimana scorsa, nella biblioteca comunale, hanno partecipato la Soprintendenza di Cagliari e Oristano, l'amministrazione locale e il folto gruppo di appassionati di archeologia locali, tra cui Pier Vitiello, artefice e promotore dell'iniziativa. Tutti d'accordo sull'importanza culturale di queste iniziative per una maggior conoscenza del territorio e la sua tutela, ma anche sull'auspicio che che tali attività possono avere ricadute sul fronte occupazionale: unanime anche la richiesta di maggior controllo sul patrimonio archeologico, per preservarlo da ulteriori devastazioni che potrebbero comprometterlo definitivamente. Il prossimo passo sarà la messa in sicurezza del sito, minacciato dal dilavamento della collina, in modo da renderlo visitabile il più presto possibile.
Le tombe appena riportate alla luce costituiscono solo il primo tassello di una storia ancora poca conosciuta: quella dell'isola di San Pietro.
Le aree esposte della necropoli, la cui estensione sarebbe molto più ampia, erano conosciute dai colonizzatori tabarchini, che le utilizzarono anche come rifugio. La mancata tutela, col tempo ha portato a depredare i siti degli oggetti presenti, oltre a danneggiare alcune incisioni risalenti alla loro formazione. Il progetto attuale, punta a mettere in sicurezza i ritrovamenti, con l’obiettivo di renderli visitabili quanto prima al pubblico. Secondo Wissan, «il patrimonio archeologico fenicio - punico dell’isola è di grande interesse scientifico, alla luce di rinvenimenti e tracce del passaggio delle antiche genti mediterranee».

Fonte: Su Scruxoxu

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