domenica 21 giugno 2015
Il Liber Ritualis della Mummia di Zagabria
Il Liber Ritualis della Mummia di Zagabria
di Massimo Pittau
tradotto e commentato
PREMESSA
Il cosiddetto Liber della Mummia di Zagabria è il testo più lungo che possediamo della lingua etrusca. Esso è chiamato in questo modo perché risulta custodito nel «Museo Archeologico» di Zagabria. È detto Liber linteus «libro di lino» perché è costituito da una fascia di lino lunga circa 13 metri e larga circa 40 centimetri.
Fino al presente non si conosceva per nulla il modo e il motivo per i quali questa fascia fosse finita in Egitto; si era parlato in termini molto generici di un probabile “piccolo stanziamento” di individui di nazionalità etrusca nell'Egitto dei Tolomei, ma in realtà non si era fornita alcuna prova di ciò. A giudizio dello scrivente esiste con grande probabilità una ragione precisa della presenza del Liber in Egitto. Si deve premettere che gli aruspici etruschi godevano di larga fama a Roma, fino ad un'epoca molto avanzata. Si tramanda che ancora nel 408, durante l'assedio di Roma, aruspici pronunciarono maledizioni in lingua etrusca per lanciare fulmini sui Visigoti di Alarico. Essi erano consultati anche dai comandati degli eserciti romani prima di prendere le loro decisioni importanti. Ebbene, a giudizio dello scrivente il Liber molto probabilmente arrivò in Egitto con qualche aruspice che seguiva un esercito romano, ad iniziare da quando si insediò in Egitto Marco Antonio nell'anno 52 a. C.
Deceduto l'aruspice e finita dunque la sua attività di divinazione, la fascia di lino non fu più compresa nella sua natura e destinazione, per cui fu tagliata a strisce e adoperata, in maniera impropria, per fasciare una mummia.
Col passare dei secoli la mummia fu acquistata in Egitto nel 1848 da un collezionista croato e in seguito, nel 1867, fu acquisita dal Museo di Zagabria. Qui a un certo punto fu deciso di svolgere le bende della mummia e si constatò che esse contenevano un lungo testo, scritto in inchiostro nero su 12 colonne di circa 35 righe, con una impaginatura di linee in inchiostro rosso. Nel 1892 l’egittologo Jakob Krall, con una sua accurata pubblicazione, dichiarò e dimostrò che il testo era scritto in alfabeto e lingua etruschi, col normale andamento sinistrorso.
Nelle circa 200 righe conservate del Liber risultano scritti quasi 1.200 vocaboli, i quali però, tolte le numerose ripetizioni, si riducono a essere poco più di 500. Probabilmente il Liber costituisce la trascrizione, effettuata nel I secolo a. C., di un testo originario del V secolo, di area etrusca centro-settentrionale.
Com’era ovvio, il Liber attirò subito l’attenzione di
tutti i linguisti che avevano interesse per la lingua etrusca e da allora esso è diventato il testo classico di questa lingua, del quale si sono interessati tutti i linguisti successivi. La bibliografia relativa a questo testo è immensa e praticamente si identifica quasi del tutto con quella relativa alla lingua etrusca in generale.
I risultati finora acquisiti dagli etruscologi intorno a questo importantissimo documento sono in primo luogo di carattere generale e in secondo luogo di carattere molto particolare.
Si è compreso abbastanza presto e abbastanza facilmente che il Liber è un «calendario liturgico», il quale registra le cerimonie o i riti dell’intero anno liturgico, con l’indicazione del mese e talvolta anche del giorno. Esso infatti è composto di 12 “colonne”, tante quanti sono i mesi, dei quali noi conosciamo, sia dal Liber stesso sia da glosse latine o greche, il nome, escluso quello di febbraio: ANIAX «gennaio», MARTI o Velcitanus «marzo», APIRE o Cabreas «aprile», AMPILES «maggio», ACALE/Aclus «giugno», Traneus «Luglio», Ermius «agosto»; Caelius, Celius «settembre», Xosfer «ottobre», MASN «dicembre».
Le cerimonie o i riti risultano effettuati in onore di quasi tutte le divinità etrusche, maggiori e minori, cioè Tecum (= Tinia Protettore?), Giunone, Nettuno, Saturno, Cerere, Lucifera, Lusa, Lustra, Maris, Terra, Tuchulcha, Veiove, Volta. E risultano pure indicate varie preghiere, le offerte, le vittime dei sacrifici, assieme con arredi dei vari riti e con gli atti rituali. Tutto ciò è relativo a sacrifici che un sacerdote, assieme coi suoi assistenti, effettua a favore di una o più città, delle loro popolazioni, cittadine e contadine, e delle loro leghe o federazioni.
I risultati di carattere particolare acquisiti dai linguisti fino al presente consistevano nella traduzione di poche e brevi frasi. Lo scarso numero e la brevità di queste frasi effettivamente tradotte induceva ovviamente ad affermare che rispetto alla questione della “traduzione” era ancora tutta in alto mare e che quanto un etruscologo poteva in effetti affermare era semplicemente una “interpretazione generale” del documento. Era questo infatti l’esatto titolo di uno dei più impegnati tentativi effettuato da uno dei più autorevoli etruscologi: Karl Olzscha, Interpretation der Agramer Mumienbinde (Leipzig 1939; ristampa 1979).
Anche l’autore della presente pubblicazione, quando pensò di affrontare di petto il testo del Liber, aveva deciso di intitolarne la pubblicazione in questo modo: Il Libro Etrusco della Mummia di Zagabria interpretato e commentato. Quando però andò costatando che i risultati ottenuti nel suo studio andavano molto al di là delle sue più rosee previsioni e speranze, alla fine prese la decisione di intitolarla senz’altro in quest’altro modo: Il Liber Ritualis della Mummia di Zagabria tradotto e commentato.
Per giustificare questa intitolazione della mia presente opera, invito i lettori a considerare questo solo e semplice dato: sui 500 vocaboli del testo non ne esiste alcuno sul quale io non abbia prospettato almeno un “significato compatibile”, ossia compatibile col contesto logico, specifico e generale, del documento. (Dal quale numero ovviamente vanno esclusi i numerosi guasti e lacune del testo e inoltre i raggruppamenti grafici che risultano non segmentabili oppure illeggibili).
* * *
I risultati di questo mio – non ho timore di dirlo - “successo ermeneutico” sono anche l’effetto di alcune circostanze favorevoli e convergenti:
I) Siccome io mi interesso della lingua etrusca da più di 35 anni, ritengo di aver fatto convergere nella mia presente opera tutti i risultati che fino ad ora erano stati ottenuti dai numerosi autori che si sono cimentati prima di me nell’argomento. In maniera particolare ritengo di essere debitore di numerosi suggerimenti soprattutto a due autori e alle rispettive opere, una già citata di Karl Olzscha, Interpretation der Agramer Mumienbinde (Leipzig 1939) e l’altra di Ambros Jopsef Pfiffig, Studien zu den Agramer Mumienbinden – Der Etruskische Linteus, Wien 1963 [tedesco Agram = ital. Zagabria].
II) Ovviamente i 76 anni di differenza fra la “interpretazione” di K. Olzscha e i 52 anni fra gli “studi” di A. J. Pfiffig da una parte e questa mia “traduzione” dall’altra, non sono passati inutilmente: e ciò non tanto e non soltanto per merito dell’Autore della presente opera, quanto per merito dei numerosi etruscologi che in epoca più recente hanno rivolto il loro studio a questo importante e cruciale documento della lingua etrusca. Inoltre è indubitabile che la conoscenza della lingua etrusca è andata avanti abbastanza in questi ultimi decenni, anche come effetto di numerosi nuovi rinvenimenti epigrafici effettuati un po’ dappertutto.
III) Dato che ormai risultava accertato che il Liber era fondamentalmente un «calendario liturgico», implicante dunque precisi riferimenti a cerimonie religiose, a riti sacri, a sacrifici, a festività religiose, ecc., io mi sono impegnato a studiare minutamente la terminologia religiosa della lingua latina, dato che da sempre si sapeva che molte credenze ed usanze religiose degli Etruschi erano diventate anche credenze ed usanze religiose dei Romani. E ciò ho fatto nella supposizione che nella terminologia religiosa dei Romani fosse entrata anche la terminologia religiosa degli Etruschi. E i risultati di questo mio impegno di studio hanno stupito anche me: per l’appunto molti vocaboli di carattere religioso della lingua latina trovano esatto riscontro in altrettanti vocaboli del Liber e per ciò stesso offrono la chiave di interpretazione e di traduzione dei corrispondenti vocaboli etruschi. E per questo motivo debbo precisare che lo strumento o il metodo migliore, ossia quello più funzionale e più fecondo, che mi è servito per effettuare e prospettare la presente “traduzione del Liber” è stata per l’appunto la comparazione tra la terminologia religiosa latina e la terminologia religiosa etrusca.
Su questo stesso argomento ritengo importante segnalare pure che le corrispondenze tra la liturgia del sacrificio degli Etruschi con quella del sacrificio o “Messa” dei Cristiani sono evidenti, numerose e pure stringenti, per cui c’è da pensare a una fondamentale derivazione della liturgia cristiana da quella etrusca, però per via indiretta, cioè per il tramite di quella romana. Più esattamente i Cristiani hanno derivato molti elementi della loro liturgia sacrificale da quella dei Romani - ovviamente caricandoli di assai differenti contenuti religiosi e dogmatici - e i Romani in precedenza li avevano derivati da quelli degli Etruschi. Particolarmente importante e significativa è la continua presenza nel sacrificio etrusco del pane e della sua consumazione, del vino, dell’acqua e dell’incenso, della presenza di lumi accesi, del calice d’oro e della sua elevazione, della patena, quasi esattamente come risulta nel sacrificio cristiano.
IV) È cosa abbastanza nota che agli inizi della storia di Roma, in età monarchica, c’era una notevole mescolanza e fusione delle due comunità etniche, quella romana e quella etrusca. La quale cosa si spiega abbastanza facilmente con due circostanze sicuramente accertate e sostenute dalla storiografia recente. Innanzi tutto il fiume Tevere all’inizio non era al centro del Latium, come sarà in seguito, ma ne costituiva il confine settentrionale rispetto all’Etruria, ragione per cui Roma era una città di confine tra le due etnie (non a caso lo stesso nome di Roma è molto probabilmente etrusco, uguale al vocabolo etrusco-latino ruma «mammella, seno», indicante la grande "insenatura" che il Tevere fa di fronte all'isola Tiberina; e pure il nome del fiume era quasi certamente etrusco). In secondo luogo sappiamo che per più di un secolo Roma fu governata da una dinastia etrusca, quella dei Tarquini, in virtù della quale si intravede che l’elemento antropico etrusco in quel periodo giocò un ruolo importante nella vita della città laziale.
Più in generale – mi sono detto - siccome è molto probabile e verosimile che siano stati numerosi i vocaboli latini entrati nella lingua etrusca e viceversa, ai fini della interpretazione dei singoli vocaboli etruschi è del tutto lecito e anche funzionale ed utile fare riferimento ad altrettanti vocaboli latini, i quali già nella veste fonetica si presentino come omoradicali o corradicali con quelli etruschi da interpretare; col risultato finale che il valore semantico o “significato” dei vocaboli latini è molto probabilmente anche il valore semantico o “significato” dei corrispondenti vocaboli etruschi.
A questo proposito però ritengo necessario precisare che questo mio procedimento ermeneutico od interpretativo ha avuto esclusivamente la direzione del “confronto” o della “comparazione”, mentre ha deliberatamente lasciato da parte la direzione “etimologica” o della “derivazione”: si tratta di vocaboli etruschi derivati da altrettanti vocaboli latini oppure si tratta della derivazione opposta? A questa domanda saranno altri linguisti e altri eventuali studi che cercheranno di dare una adeguata - ma nient’affatto facile - risposta.
In questo procedimento di semplice ed esclusivo “confronto” o “comparazione” tra vocaboli etruschi e altrettanti latini, per questi ultimi spesso ho fatto notare che essi risultano essere «di origine ignota» oppure «di origine incerta»; e con questa mia semplice notazione ho voluto indicare che questi vocaboli latini molto probabilmente potrebbero essere “di origine etrusca”. Ma sull’argomento niente di più ho detto né ho voluto dire.
Aggiungo che questa supposizione e questo procedimento ermeneutico di semplice ed esclusivo “confronto” o “comparazione” ho seguito anche rispetto alla lingua greca, però con risultati ovviamente assai più limitati.
Ma parlando in termini generali, aggiungo che, andando contro la corrente assurda tesi della “inconfrontabilità dell'etrusco con alcun'altra lingua”, tutto al contrario io ho adoperato sistematicamente il “metodo della comparazione o del confronto” di tutto il materiale linguistico etrusco con quello delle lingue dei popoli antichi che sono vissuti a contatto col popolo etrusco. In via specifica io ho confrontato l'intero patrimonio linguistico della lingua etrusca conservatoci con l'intero patrimonio lessicale delle lingue latina e greca, il quale supera le 300 mila (trecentomila!) voci: patrimonio lessicale latino e greco compatto ed immenso, col quale è pressoché assurdo ritenere che quello etrusco non avesse nessun rapporto o di derivazione reciproca o di corradicalità, cioè di comune origine. In realtà questo immenso patrimonio linguistico greco e latino è di gran lunga il più ricco che possediamo per tutti i domini linguistici ed è tale che con esso ha grandissimo interesse a fare i conti qualunque linguista si metta a studiare una qualsiasi lingua di quelle parlate attorno al bacino del Mediterraneo e pure in Europa, dai tempi più antichi fino al presente.
Infine tengo molto a precisare che ho sempre proceduto di volta in volta ad accertare e verificare l’ipotizzato “significato” prospettato per un certo vocabolo etrusco col ricorso al cosiddetto “metodo combinatorio”, che si dovrebbe chiamare meglio metodo della “verifica comparativa interna”, ossia con la verifica del “significato” ipotizzato per un certo vocabolo etrusco rispetto a quello conosciuto o ipotizzato dei vocaboli vicini e pure con quelli che fanno parte del patrimonio lessicale etrusco già interpretato e tradotto dai linguisti. In maniera particolare ho sempre controllato e verificato che un ipotizzato significato di un vocabolo etrusco del Liber avesse il significato uguale o similare o almeno affine in tutti gli altri testi etruschi in cui esso compare.
La validità e la fecondità di questo mio lavoro di “verifica comparativa interna” ha trovato la sua spiegazione e motivazione di fondo nella circostanza che ho lavorato su tutto il materiale lessicale dei più grandi 13 testi della lingua etrusca, il quale raggiunge la notevole somma complessiva di più di 1.000 vocaboli.
* * *
Tra gli studiosi di lingue sconosciute oppure poco conosciute è un fatto noto e accertato che, almeno in linea generale e a parità di altre condizioni, una iscrizione quanto più è lunga, tanto più facilmente può essere tradotta. Ciò avviene perché in una iscrizione lunga sono più numerosi gli elementi che si possono analizzare, controllare e confrontare fra loro e anche con elementi della medesima lingua e pure di altre lingue differenti.
Su questo piano il Liber poteva risultare un testo ideale di interpretazione e anche di traduzione, visto che esso contiene la somma notevole di circa 1.200 vocaboli. Senonché abbiamo già visto che, tolte le numerose ripetizioni, i vocaboli presenti nel Liber si riducono ad essere poco più di 500. Che però è pur sempre una buona somma di vocaboli, la quale avrebbe dovuto consentire una facile interpretazione e traduzione dell’intero documento.
Perché questo non sia avvenuto sono intervenuti alcuni fatti negativi che qui elenco e spiego brevemente.
1) Contrariamente a quanto si potrebbe di primo acchito pensare, il fatto che il testo del Liber ci sia giunto non integro e pure guasto in non poche sue parti e inoltre il fatto che lo scriba-copista abbia commesso non pochi errori di trascrizione, non sono questi i fattori negativi che hanno finora reso difficile la interpretazione e la traduzione del prezioso documento. Infatti, siccome il testo implica numerose ripetizioni di interi brani, in virtù di queste ripetizioni sia i vuoti del testo sia i suoi guasti sia infine gli errori dello scriba-copista sono in buona misura eliminabili. Da questa opera di recupero e di ricostruzione va esclusa la sola parte iniziale, la quale certamente aveva una sua particolare e importante funzione, come mostrano anche alcuni vocaboli rimasti che non si ritrovano in nessun’altra parte del documento, parte iniziale che però risulta per noi ormai perduta irrimediabilmente.
Invece avviene che proprio per il fatto che il testo contenga numerose ripetizioni di interi brani, esso va avanti “a spezzoni”, quasi “a singhiozzo”, con la mancanza di un unico e logico significato globale. La interpretazione e la traduzione di ciascuno degli “spezzoni” del testo pertanto non viene accertata né confortata da un unico e logico significato globale, dato che questo non esiste affatto.
A ciò si aggiunge l’altro fatto negativo, che questi “spezzoni” non sono determinabili con esattezza, dato che manca la “punteggiatura” quale noi moderni concepiamo e adoperiamo, cioè come indicazione degli “stacchi concettuali del discorso” oppure delle “pause del parlato” (è noto che invece gli Etruschi usavano la “punteggiatura” per indicare la divisione dei vocaboli o anche delle semplici sillabe).
2) Una seconda circostanza che rende molto difficile l’approccio ermeneutico al Liber consiste nella sua particolare caratteristica di documento linguistico: esso è un documento molto ellittico, il quale non descrive né narra i reali fatti liturgici o i gesti rituali, né riporta il testo delle preghiere, bensì si limita sempre ad accennare o suggerire quei fatti, quei gesti e quelle preghiere, finendo col caratterizzarsi come una semplice ”traccia”, molto ellittica e molto schematica, di fatti e di atti. Detto in altro modo: il testo linguistico del Liber risulta “staccato”, anche di parecchio, dalle cose, dai fatti e dai gesti ai quali esso fa riferimento.
In questa sua caratteristica di documento linguistico semplicemente “suggestivo o suggeritore” od “allusivo”, esso di certo era del tutto comprensibile per gli antichi lettori etruschi, i quali quei fatti liturgici, quei gesti rituali e quelle preghiere conoscevano alla perfezione, mentre riesce in larga misura incomprensibile per noi lettori moderni che quei fatti liturgici, quei gesti rituali e quelle preghiere non conosciamo affatto.
Il carattere fondamentalmente “suggestivo od allusivo” del nostro documento è dimostrato anche dal fatto – già spiegato e sottolineato - che esso va avanti “a spezzoni”, senza cioè l’esatta continuità di un discorso unico e unitario, dall’inizio sino alla fine, e ciò in conseguenza diretta della diversità e della discontinuità delle varie operazioni rituali che si susseguivano una dopo l’altra, spesso molto differenti fra di loro.
Da tutto ciò deriva che spesse volte noi lettori moderni abbiamo la certezza o la quasi certezza che la nostra traduzione di una frase del testo etrusco sia esatta, ma ciononostante non riusciamo neppure lontanamente a intravedere quale operazione rituale, quale gesto, quale preghiera effettivamente essa volesse indicare e suggerire. E purtroppo questa è una difficoltà interpretativa che neppure gli sviluppi futuri della ermeneutica della lingua etrusca riusciranno mai a superare del tutto.
3) Il testo, secondo le comuni modalità prescrittive delle cerimonie sacre ed anche di quelle civili, presenta numerosi verbi di “modo imperativo”, ridotti – come capita in molte altre lingue – alla sola sillaba radicale: AR, ŚIN, ΘEC, TUL, UN, URX, vocaboli per i quali è molto difficile, se non impossibile, sul piano comparativo, fare accostamenti effettivi e soprattutto consistenti con altri vocaboli etruschi o anche di altre lingue.
4) Lo scriba-copista del I secolo a. C., che ha effettuato la trascrizione del testo originale del V secolo, è stato scorretto parecchie volte, tanto che non può non provare anche stizza l’odierno lettore ed interprete di fronte alle scorrettezze che incontra passo passo. Questo avviene, anche se – come ho già detto – in virtù delle numerose ripetizioni del testo, molte volte riusciamo a recuperare il testo esatto del documento originario.
Sono particolarmente numerose le ripetizioni di varianti dei vocaboli: AIS ed EIS, AISER ed EISER, AISERAŚ ed EISERAŚ, AISNA ed EISNA, CAΘNIS e CATNIS, CITZ e CIZ, ZAMΘIC e ZAMTIC, ZUŚLEVE e ZUSLEVE, HAΘEC e HATEC, ΘACLΘ e ΘACLΘI, ΘUNT e TUNT, IC e IX, MULAC e MULAX, NEΘUNŚL e NEΘUNSL, RACΘ e RAXΘ, TUR, TURA; TURE, TURI, ecc.
Si può tentare di spiegare e di giustificare codesto modo trasandato di scrivere del copista, pensando che al suo tempo la lingua etrusca stesse subendo un notevole processo di trasformazione fonologica soprattutto a causa dell’impatto con la lingua latina, cioè con quella dei conquistatori e dominatori.
Una possibile spiegazione dell’alternanza delle vocali A/E nei vocaboli potrebbe forse essere quella per cui in realtà quelle vocali fossero pronunziate indistinte, cioè /Ə/ : AIS ed EIS, AISER ed EISER, AISNA ed EISNA, ZUŚLEVA e ZUŚLEVE, HALXZA e HALXZE, HILARΘUNA e HILARΘUNE, HUSLNA e HUSLNE, MAΘCVA e MAΘCVE, MULA e MULE.
Molto varia e perfino capricciosa è la maniera in cui si presentano le terminazioni di parecchi vocaboli, con l’ovvia e grave conseguenza che spesse volte non si riesce a determinare il loro esatto valore morfo-sintattico. E da questo grave difetto deriva l’impossibilità di ricostruire un esatto sistema morfologico della lingua etrusca facendo precipuo riferimento a questo che pure è il più lungo testo etrusco. Dal testo del Liber si evince in maniera quasi certa che i “casi” fondamentali della “declinazione” etrusca erano il genitivo, il dativo e, coi pronomi, l’accusativo, e forse qualche altro (al singolare e al plurale), ma non si evince per nulla come i molto più numerosi “complementi” si assiepassero in ciascuno dei “casi”. E proprio per questa grossa difficoltà nella mia traduzione ho tenuto molto più in considerazione il contesto logico dei singoli vocaboli che non i “casi” da cui sembrerebbero marcati.
Qualche volta sembra pure che lo scriba-copista non avesse afferrato il significato esatto di una frase, dato che ha tralasciato del tutto la punteggiatura oppure ha sbagliato in maniera vistosa nell’inserirla tra una sillaba e l'altra.
Altre volte lo scriba-copista, che di solito scrive in maniera molto chiara, ha scritto qualche vocabolo in maniera molto confusa, dando l’impressione al lettore ed interprete moderno che in realtà egli non riuscisse a leggere bene il vocabolo nel testo che aveva di fronte e doveva ricopiare e pertanto decidesse di trascriverlo in maniera confusa, con l’implicito invito al lettore di arrangiarsi lui...
* * *
Ai fini della mia presente interpretazione e traduzione del Liber è stato per me di capitale importanza l’aver compreso e scoperto i seguenti fatti linguistici fondamentali:
1) Il Liber, in virtù del suo carattere di «calendario liturgico», è anche un “cerimoniale o rituale religioso”, il quale contiene numerosi verbi con corrispondenti “precetti o prescrizioni” nel modo verbale dell’”imperativo”.
2) I verbi all’imperativo sono in misura prevalente al «singolare», in misura limitata al «plurale» a seconda che si rivolgano al solo sacerdote oppure anche ai suoi assistenti e pure ai fedeli presenti alla cerimonia. Si ha anche l’impressione che talvolta il singolare e il plurale di tali imperativi siano stati confusi, intesi male e sbagliati.
3) Sempre in virtù del suo carattere di «cerimoniale o rituale religioso» il Liber contiene numerosi sostantivi nella forma della “invocazione”, cioè nel caso del «vocativo». Ed è forse questa la più importante e funzionale scoperta che mi sembra di avere effettuato sul piano morfo-sintattico, cioè il riconoscimento che il nome delle divinità e pure quello dell’officiante o celebrante sono quasi sempre al vocativo (per il quale però – è bene precisarlo - in etrusco non esiste il relativo caso e morfema). Questa circostanza adesso si comprende facilmente in un testo di carattere religioso, nel quale ovviamente le “invocazioni” alle divinità e gli “inviti” e le “esortazioni” ai sacerdoti e ai fedeli non potevano non essere molto frequenti.
4) Nel Liber l'appellativo VACL, col significato di «rito, secondo il rito», è quello che compare con frequenza maggiore, ben 23 volte, e già soltanto questa circostanza doveva spingere – ma di fatto non è avvenuto – a ritenere che il nostro documento in realtà non è altro che uno dei Libri Rituales, di cui era conosciuta l'esistenza nell'antica Roma per tradizione storica (Cicerone, Div. 1.72; Ammiano Marcellino 29.1.29) e di cui c'è un duplice accenno nell'altro lungo testo etrusco che è la Tabula di Capua (TCap 12, 14): RIΘNAITA «il rituale, il Libro Rituale». Ebbene, proprio per questa ragione ho deciso di denominare il nostro testo non più Liber linteus, bensì Liber Ritualis.
* * *
Espongo adesso quelle che sono o vorrebbero essere le caratteristiche fondamentali di questa mia nuova interpretazione e traduzione del Liber Ritualis della Mummia di Zagabria.
1) In primo luogo preciso che per il testo ho fatto riferimento a quello presentato da Francesco Roncalli nell’opera «Scrivere Etrusco» (Milano, ediz. Electa), pubblicata in occasione del II Congresso Internazionale Etrusco del 1985. Si tratta di un’opera importantissima, costituita, come è, da un chiarissimo e utilissimo apparato iconografico, compreso l’apografo, relativo al Liber e anche ad altri due fondamentali testi etruschi, la Tavola di Capua e il Cippo di Perugia. Per questa sua opera il Roncalli è degno del massimo elogio; anche perché ha dimostrato che il Liber, anche se era un volumen (in assoluto l’unico che ci sia pervenuto dell’intera epoca classica), era conservato non “avvolto” o “arrotolato”, bensì disposto a “fisarmonica” o a “soffietto”, cioè a zig-zag.
Ho studiato con la massima attenzione il testo presentato dal Roncalli ottenendo come primo risultato quello di constatare e di assicurare che la lettura che questo studioso ha fatto del testo originale costituisce sicuramente un notevole progresso rispetto alla lettura che in precedenza ne avevano fatto altri pur benemeriti studiosi. Però ho ottenuto anche un altro importante risultato: quello di correggere la lettura fatta dal Roncalli in un discreto numero di casi, come la divisione dei vocaboli, l’inserimento di lettere mancanti, la espunzione di lettere errate, lo scambio fra il sigma e il sade (o san). Inoltre ho constatato che egli ha tralasciato la riga 20 della colonna X, col conseguente scalo della numerazione successiva, che ovviamente io ho corretto e integrato.
Ho pure tenuto sempre presente il testo del Liber come compare nell’opera di Massimo Pallottino, Testimonia Linguae Etruscae (II ediz., Firenze 1968), traendone anche la conclusione che la lettura e trascrizione del testo risulta fatta molto bene ed è anch'essa degna di grande lode.
Nel seguire passo passo il testo del Liber presentato dal Roncalli, ho effettuato anche il suo controllo col testo quale compare, voce per voce, nel ThLE (Thesaurus Linguae Etruscae, I Indice lessicale, Pisa Roma 2009, 2ª edizione curata da Enrico Benelli e in maniera particolare da Valentina Belfiore).
Infine ho tenuto presente anche la nuova lettura che del Liber ha presentato Helmut Rix nella sua opera Etruskische Texte, Editio Minor, I Einleitung, Konkordanz, Indices; II Texte (Tübingen 1991). Ma, come ho avuto già modo di fare per quest’opera del Rix parlandone in generale in altra sede, anche facendo riferimento alla nuova lettura del Liber il mio giudizio è sostanzialmente negativo: a parte la stravagante decisione dell'Autore di trascrivere le due sibilanti sigma e sade niente meno che con otto nuovi grafemi, molte sue letture e ricostruzioni del testo sono da definirsi almeno “avventurose”; e tanto più lo sono in quanto non risulta che egli abbia mai mostrato particolare interesse per il Liber. Un nuovo interprete e traduttore del Liber, se non vuole correre rischi di errori e di equivoci, ha interesse a consultare con la massima cautela il testo presentato dal Rix e dai suoi collaboratori, forse troppo numerosi (quattro und vielen anderen [sic!]).
2) Questa mia interpretazione e traduzione del Liber presenta una lettura più certa del testo, conseguente al fatto che ho proceduto a correggere errori di lettura fatti anche dalle più recenti edizioni del testo stesso.
3) In particolare presenta una lettura filologica più esatta, relativa alla segmentazione o separazione dei vocaboli, alla interpretazione di gruppi grafici, all’inserimento o all’espunzione di lettere oppure del punto di separazione (procedimenti di cui in genere presento la giustificazione nel commento dei singoli vocaboli).
4) Presenta una ricostruzione più ampia dei brani guasti del testo, da me effettuata con un “procedimento analogico”, ossia in base alla circostanza che, come abbiamo già visto, intere frasi vengono ripetute in diversi punti del documento. E preciso che in questa operazione della “ricostruzione” sono stato aiutato enormemente dall’uso del computer.
5) In linea generale mi sembra chiaro e certo che la mia traduzione mostra di essere sempre in perfetta congruenza col carattere di «calendario liturgico rituale», che da subito era stato riconosciuto al Liber. Essa, comunque, di certo va molto al di là delle semplici “interpretazioni” che studiosi precedenti avevano dato di questo importante e cruciale documento della lingua etrusca, non fosse altro perché investe il testo nella sua interezza, non lasciando vuoti di interpretazione e di traduzione, esclusi ovviamente quelli derivanti dalle lacune e dai guasti del testo.
D’altra parte è pure certo ed evidente che ci sono anche passi della mia traduzione nei quali si incontrano effettivi “intoppi” per la esatta interpretazione del passo. A mio avviso questi intoppi sono l’effetto di alcune circostanze negative: a) Caratteristica di testo semplicemente suggestivo od allusivo che – come ho spiegato prima – esso ha rispetto a noi lettori moderni; b) Lacune e guasti del testo; c) Errori di trascrizione commessi dallo scriba-copista; d) Infine – ovviamente - errori del traduttore moderno, che sono io. Ed ovviamente è su questi previsti e prevedibili errori dell’Autore che si dovranno fare avanti altri studiosi per eliminarli del tutto o almeno per ridurli di numero.
Liber Ritualis di Zagabria
Testo Etrusco e traduzione interlineare
I
1 ---------------------------------------------------------------
2 ---------------------------------------------------------------
3 ---------------------------------------------------------------
4 ---------------------------------------------------------------
5 ---------------------------------------------------------------
6 ---------------------------------------------------------------
7 ---------------------------------------------------------------
8 ---------------------------------------------------------------
9 ---------------------------------------------------------------
10 ---------------------------------------------------------------
11 ---------------------------------------------------------------
12 ---------------------------------------------------------------
13 ---------------------------------------------------------------
14 ---------------------------------------------------------------
15 ---------------------------------------------------------------
16 ---------------------------------------------------------------
17 ---------------------------------------------------------------
18 ----------------------------------------[ZI]XRI EPA FIRA
------------------------------------- da segnare per la pira
19 ------------------------------------ VERSUM • SPANZA
---------------------------------------- e fuoco patena
20 ----------------------------------------------- ETRAŚA
------------------------------------------ avendo celebrato
21 ------------------------------------- ZIXRI • CN • ΘUNT
---------------------------- da segnare questo una volta
22 ------------------------------------------------- UXTIΘUR
------------------------------------------------------- (-?-)
23 ---------------------------------------------------------------
24 ---------------------------------------------------------------
25 ---------------------------------------------------------------
26 ---------------------------------------------------------------
27 ---------------------------------------------------------------
28 ---------------------------------------------------------------
29 ---------------------------------------------------------------
30 ---------------------------------------------------------------
31 ---------------------------------------------------------------
32 ---------------------------------------------------------------
33 ---------------------------------------------------------------
34 ---------------------------------------------------------------
II
1 -------------------------------------- [ • ŚA]CNIC[ŚTREŚ]
---------------------------------- dell'insieme dei sacrifici
2 [• CILΘŚ • ŚPUREŚTREŚ • ENA]Ś • EΘRSE • TINŚI •
di culto della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno
3 TIURIM • AVILŚ • XIŚ • CISU]M • PUTE • TUL • ΘANSUR
e nel mese di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante,
4 [• HAΘRΘI • REPINΘIC • ŚACN]ICLERI • CILΘL
nell'atrio (del tempio) e nella fossa per i sacrifici di culto
5 [• ŚPURERI • MELΘUMERIC • E]NAŚ • [---------xxxx]
per le città e le città-stato nostre
6 -------------------------------------------------------------------------
7 -------------------------------------------------------------------------
8 -------------------------------------------------------------------------
9 -------------------------------------------------------------------------
10 ------------------------------------------------------------------------
11 (-------------) [• EC]N ZE[RI • L]E[C]I[N • I]N[C • ZEC]
------------------- questa serie (di atti) effettua e taglia
12 [• FLER • ΘEZINCE • ŚACNICSTREŚ] • CILΘŚ
la vittima e immola(la) per i sacrifici di culto
13 [• ŚPUREŚTREŚ • ENAŚ • S]VELŚ[T]REŚC • SVEC • AN
per la lega delle città nostre e per le greggi e tutto ciò (sia)
14 [• CŚ • M]ENE • UTI[NCE • ZIXN]E • Ś[ETI]LUNEC • EΘRSE
per questa donazione e usa il paramento e il seggio per la celebrazione
15 [• TINŚ]I TIURIM • AVILŚ • XIŚ • CIS[UM • P]UTE • TUL
nel giorno e nel mese di ogni anno tre volte il calice eleva,
16 [• ΘAN]SUR • HAΘRΘI • REPINΘIC • ŚACNI[CL]ERI
o celebrante, nell'atrio (del tempio) e nella fossa per i sacrifici
17 [• CILΘ]L ŚPURERI MEΘLUMERIC • EN[AŚ] • [SVEL]ERIC
di culto per le città e le città-stato nostre e per le bestie
18 SVEC • AN • CŚ • MENE • UTINCE • ZIXNE • ŚETILUNEC
e tutto ciò (sia) per questa donazione e usa il paramento e il seggio
19 RAXΘ • TURA • NUNΘENΘ • CLETRAM • ŚRENXVE
a destra l'incenso, prega!, la lettiga adorna!
20 TEI • FAŚEI • ZARFNEΘ • ZUŚLE • NUNΘEN
per questo pane nella decade la preghiera pronunzia,
21 FARΘAN • AISERAŚ • ŚEUŚ CLETRAM • ŚRENCVE
(offri) pane azzimo agli dèi superni, la lettiga adorna!
22 [• RAX]Θ • TURA • NUNΘENΘ • TEI • FAŚEI • NUNΘENΘ
a destra l'incenso, prega per questo pane, prega!
23 ------------------------------------------------------------
24 ------------------------------------------------------------
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 ------------------------------------------------------------
30 ------------------------------------------------------------
31 ------------------------------------------------------------
32 ------------------------------------------------------------
33 ------------------------------------------------------------
34 ------------------------------------------------------------
III
1 ------------------------------------------------------------
2 MULAC • I(--------) [HU]RSI • PURUΘN • EPRIS
e farina (--------) dal granaio quella depurata per utilità
3 HILARE • A[CIL •] (-------------) MULAX • ZUŚLEVA
personale (è) dovere (-------------) e farina, preghiere
4 MAC • CAV[EΘ • REUXZINA] (--------------) [• VIN]UM HUSLNA
il (giorno) cinque nel cavo vaso (-----------------------) vino novello
5 LAETIM • H(--------------------------) [CLUCTRA]Ś • CAPERI
e per la fecondità ----------------------------- dai boccali-coppe
6 [ZAMΘIC •] (-----------------------------------------)
auree (-------------------------------------------------)
7 ------------------------------------------------------------
8 ------------------------------------------------------------
9 ------------------------------------------------------------
10 -----------------------------------------------------------
11 ------------------------------------------------------------
12 [FLE]R • ETNAM • TESIM • E[T]NAM • C[ELUCN]
e la vittima poi per il precetto, quello celeste poi
13 CLETRAM • ŚRENXVE • TRIN ΘEZINE XIM FLER
la lettiga adorna! spruzza, immola ogni vittima
14 TARC • MUTINUM • ANANC EŚ[I] • NAC CAL TARC
e dona(la) e tieni(la) e (fa') lo stesso ugualmente, dopo proclama
e dona!
15 ΘEZI • VACL • AN • ŚCANINCE SA(U)SCSAΘ • PERSIN
per l'immolazione secondo il rito e solleva(lo) -?- il persillo
16 CLETRAM • ŚRENXVE • IX • ŚCANINCE CIZ • VACL
la lettiga adorna! e così solleva(la) tre volte secondo il rito
17 ARA • NUNΘENE • ŚAΘAŚ • NAXVE • HEXZ • MULE
fa’ di pregare per le coltivazioni, sui peli (d. capo d. ovini) spargi farina salata,
18 VINUM • USI • TRINΘ • FLERE • IN • CRAPŚTI
vino attingi, spruzzate quella vittima nel vaso
19 UN • MLAX • NUNΘEN • ΘACLΘI • ΘARΘIE • CIAL[XUŚ]
(compi l'offerta!) nell'uccisione prega sulla scure il trenta,
20 HUSLNE • VINUM EŚI SESE RAMUE RACUŚE
vino novello ugualmente da seduto mesci sulla cima
21 FAŚEI • ŚPUREŚTRES • ENAŚ EΘRŚE • TINŚI
del pane della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno
22 TIURIM • AVILŚ • XIŚ • CISUM • PUTE • TUL ΘANS
e nel mese di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante,
23 HA<N>TEC • REPINEC ŚPURERI • MEΘLUMERIC [• ENAŚ]
e in alto e in basso per le città e le città-stato nostre
24 -------------------------------------------------------------
25 -------------------------------------------------------------
26 -------------------------------------------------------------
27 -------------------------------------------------------------
28 -------------------------------------------------------------
29 -------------------------------------------------------------
30 -------------------------------------------------------------
31 -------------------------------------------------------------
32 -------------------------------------------------------------
33 -------------------------------------------------------------
34 -------------------------------------------------------------
IV
1 -------------------------------------------------------------
2 EΘRSE • TINŚI • TIURIM • AVILŚ • XIŚ • EC[N • ZERI • LECIN]
per la celebrazione nel giorno e nel mese di ogni anno questa serie (di atti) effettua
3 INC • ZEC • FLER • ΘEZINCE • CISUM • PUTE • T[UL • ΘANS •]
e tàgliala la vittima e immòlala e tre volte il calice eleva, o celebrante,
4 HATEC • REPINEC • MELERI • SVELERIC • SV[EC • AN]
e in alto e in basso per le proprietà e per le bestie e tutto ciò
5 CŚ • MELE • ΘUN • MUTINCE • ΘEZINE • RUZ[E •]
per ciascuna proprietà e tieni e immola il porco
6 [NUZLXNE •] ŚPURERI MEΘLUMERIC • ENAŚ
espiatorio per le città e le città-stato nostre
7 [TEI • FAŚEI •] ZARFNEΘ ZUŚLEVEŚ • NUNΘEN
per questo pane nella decade le preghiere pronunzia!
8 [ETNAM • EISNA • F]LEREŚ • IN • CRAPŚTI • CLETRAM
poi la liturgia della vittima, ciò nel vaso, la lettiga
9 [ŚRENXV]E • RAXΘ TURA HEXŚΘ • VINUM
adorna! a destra l'incenso, vèrsati vino,
10 [NUNΘENΘ • CL]ETRAM • ŚRENXVE • RAXΘ • SUΘ
prega!, la lettiga adorna! a destra metti(la)!
11 [ZARFNEΘ •] ZUŚLEVEŚ NUNΘEN • ESTREI
nella decade preghiere pronunzia sulle interiora
12 ALΦAZEI • CLETRAM ŚRENCVE • EIM • TUL • VAR
con l'orzo, la lettiga adorna! non elevare affatto
13 RAXΘ • TUR • NUNΘENΘ • FAŚI • CNT<R>[N]AM • EI • TUL
a destra l'incenso, prega per questo pane poi non elevar(lo)
14 VAR • CELI • SUΘ HEXŚΘ • VIN[U]M • TRIN • FLERE
affatto al cielo, posa(lo), vèrsati vino, spruzza la vittima
15 IN • CRAPŚTI • UN • MLAX • NUNΘEN • XIŚ • ESVIŚC
nel vaso (compi l'offerta!) prega per ogni consumatore
16 FAŚEI • CISUM • PUTE • TUL • ΘANS • HATEC • REPINEC
del pane e tre volte il calice eleva, o celebrante, e in alto e in basso
17 MELERI • SVELERIC SVEC • AN CŚ MELE • ΘUN
per le proprietà e per le bestie e tutto quanto di ciò per ciascuna proprietà
18 MUTINCE • [Θ]EZINE • RUZE • NUZLXNEC • ŚPURERI
tieni e immola il porco espiatorio per le città
19 MEΘLUMERIC • ENAŚ • ŚIN • FLERE • IN • CRAPŚTI
e le città-stato nostre accetta la vittima nel vaso
20 XIŚ • ESVIŚC • FAŚE • ŚIN • AISER • FAŚE • ŚIN
da ogni consumatore del pane, accettate o dèi il pane, accetta(lo)
21 AIŚ • CEMNAC • FAŚEIŚ • RAXΘ • SUTANAŚ • CELI
anche ogni dio, col pane a destra elevando(lo) al cielo
22 SUΘ • EISNA • PEVAX • VINUM TRAU • PRUXŚ
poni la liturgia libatoria e vino versato dalla brocca
23 -------------------------------------------------------------
24 -------------------------------------------------------------
25 -------------------------------------------------------------
26 -------------------------------------------------------------
27 -------------------------------------------------------------
28 -------------------------------------------------------------
29 -------------------------------------------------------------
30 -------------------------------------------------------------
31 -------------------------------------------------------------
32 -------------------------------------------------------------
33 -------------------------------------------------------------
34 -------------------------------------------------------------
V
1 VIN[UM •](-----------------) VINUM [ •] (--------------------)
vino (------------------------) vino (--------------------------)
2 ECN • ZERI • LECIN • INC • ZEC • FASLE • HEMSINCE
questa serie (di atti) effettua e tàglialo il panino e òffrilo
3 ŚACNICSTREŚ • CILΘŚ • ŚPUREŚTREŚC
per i sacrifici e per il culto della lega delle città
4 ENAŚ • EΘRSE • TINŚI • TIURIM • AVILŚ • XIŚ
nostre per la celebrazione nel giorno e nel mese di ogni anno
5 CISUM • PUTE • TUL • ΘANSUR • HAΘRΘI • REPINΘIC
e tre volte il calice eleva, o celebrante, nell'atrio (del tempio) e nella fossa
6 ŚACNICLERI • CILΘL ŚPURERI • MEΘLUMERIC
per i sacrifici di culto per le città e le città-stato
7 ENAŚ • RAXΘ • SUΘ • NUNΘENΘ • ETNAM • FARΘAN
nostre a destra metti(lo), prega poi per il pane azzimo
8 AISERAŚ • ŚEUŚ • CLETRAM • ŚRENCVE • RACΘ
per gli dèi superni, la lettiga adorna! a destra
9 SUΘ • NUNΘENΘ • ESTREI • ALΦAZEI • EIM • TUL
metti(la)!, prega per le interiora, per l'orzo e non elevar(lo)
10 VAR • CELI • SUΘ • NUNΘENΘ • EISER • ŚIC • ŚEUC
affatto al cielo, posa(lo), prega gli dèi e inferi e superni!
11 UNUM MLAX • NUNΘEN • XIŚ • ESVIŚC • FAŚEI
(e compi l'offerta!), prega per ogni consumatore del pane
12 CISUM PUTE • TUL • ΘANSUR • HAΘRΘI • REPINΘIC
e tre volte il calice eleva, o celebrante, nell'atrio e nella fossa
13 ŚACNICLERI • CILΘL • ŚPURERI • MELΘUMERI
per i sacrifici di culto per le città (e) le repubbilche
14 ENAŚ • ŚIN • EISER ŚIC • ŚEUC • XIŚ • ESVIŚC
nostre, accettate o dèi e inferi e superni da ogni consumatore
15 FAŚE • ŚIN • EISER • FAŚEIŚ • RAXΘ • SUTANAŚ
del pane, accettate o dèi, col pane a destra elevando(lo)
16 CELI • SUΘ • VACL • ΘESNIN • RAX • CRESVERAE
al cielo poni(lo) secondo il rito al mattino a destra per Lucifera
17 HECTAI • TRUΘ • CELI • EPC • ŚUΘCE • CITZ • TRINUM
in posizione e guarda verso il cielo e posa e tre volte spruzza
18 HETRN • ACLX<A>[N] • AIS • CEMNAC • TRUΘT RAXŚ • RINUΘ
la confraternita quella presente e ogni dio, guardate a destra all'agnello
19 CITZ • VACL • NUNΘEN • ΘESAN • TINŚ • ΘESAN
tre volte secondo il rito prega la mattina, il giorno la mattina
20 EISERAŚ • ŚEUŚ • UNUM • MLAX • NUNΘEN • ΘEIVITI
agli dèi superni (e compi l'offerta!) prega nell'altare
21 FAVITIC • FAŚEI • CISUM • ΘESANE • USLANEC •
e nella favissa per il pane e tre volte al mattino e a mezzogiorno
22 MLAXE • LURI • ZERIC • ZEC • AΘELIŚ • ŚACNICLA
in offerta l’alloro e la serie (di atti) taglia del non (ancora) compiuto sacrificio
23 CILΘL • ŚPURAL • MEΘLUMEŚC • ENAŚ • CLA • ΘESAN
di culto della città e della città-stato nostra di questa mattina
24 -------------------------------------------------------------
2f5 -------------------------------------------------------------
26 -------------------------------------------------------------
27 -------------------------------------------------------------
28 -------------------------------------------------------------
29 -------------------------------------------------------------
30 -------------------------------------------------------------
31 -------------------------------------------------------------
32 -------------------------------------------------------------
33 -------------------------------------------------------------
34 -------------------------------------------------------------
VI
1 TŚ SAL Ś(---)ACEVA ŚNUIUΦ ANI[A]XEIS
Di questi due (-?-) il settimo giorno a gennaio
2 ŚNUIUΦ • URX • EIŚ CEŚU ANIAX • URX • HILXVETRA
il settimo giorno stimola, o Dio preposto a gennaio (Giano), stimola i proprietari
3 HAMΦEŚ • LEIVEŚ • TURI • ΘUI • STRETEΘ • FACE
del campo della messe con l'incenso adesso vòlgici la fiaccola
4 APNIM • ANIAX • APNIM • URX • PEΘERENI • ŚNUIUΦ
e pioggia! a gennaio e pioggia! stimola(la) col boccaletto il settimo giorno
5 HAMΦEΘI • ETNAM • LAETI • ANC • ΘAXŚIN
nel campo poi per la fecondità e dispònile
6 ΘEUSNUA • CAPERC • HECI • NAXVA • T[R]INΘAŚA
le statue degli dèi e posa la coppa, i peli (d. capo d. ovini) avendo spruzzato
7 ETNAM • VELΘINAL • ETNAM • AISUNAL • ΘUNXERŚ
poi per le umane poi per le divine leggi
8 IX • ŚACNICLA •
come per quel(l'altro) sacrificio.
9 ZAΘRUMSNE • LUSAŚ FLER • HAMΦISCA • ΘEZERI
il ventesimo (giorno) la vittima a Lusa quella della campagna (è) da immolare
10 LAIVISCA LUSTRAŚ FLER VACLTNAM
quella della messe a Lustra la vittima secondo il rito poi
11 ΘEZERI • (---)V(----------)RA(----)
(è) da immolare (----------------------------------------)
12 ETNAM EISNA • IX • FLEREŚ CRAPŚTI
poi liturgia come (quella) della vittima nel vaso
13 ΘUNŚNA ΘUNŚ FLER[E]Ś
il primo giorno per ciascuna vittima
14 ------------------------------------------------------------
15 ------------------------------------------------------------
16 ------------------------------------------------------------
17 ESLEM • ZAΘRUMIŚ • ACALE • TINŚ • IN • ŚARLE
il giorno diciotto in giugno quello nella festa decadale
18 LUΘTI • RAX • TURE • ACIL CATICAΘ LUΘ • CELΘIM
a destra con l'incenso, (è) dovere proprio come la festa in settembre
19 XIM • SCUXIE • ACIL • HUPNIŚ • PAINIEM
e ogni esequie (è) dovere per il sonno (eterno) e per la pena
20 ANC • MARTIΘ • SULAL
e ciò in marzo (effettua) per la (dea) Terra.
21 ------------------------------------------------------------
22 ------------------------------------------------------------
23 ------------------------------------------------------------
24 -------------------------------------) [HUPNIT[I] (----
----------------------------------) nel sonno (eterno)--
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 ------------------------------------------------------------
30 ------------------------------------------------------------
31 ------------------------------------------------------------
32 ------------------------------------------------------------
33 ------------------------------------------------------------
34 ------------------------------------------------------------
VII
1 [CE]IA[•](--------------------------------) [MALE •]
la fossa sacrificale (-------------------------) guarda!
2 CEIA • HIA • ETNAM • CIZ • VACL • TRIN • VELΘRE
poi la fossa adesso tre volte secondo il rito spruzza il (pileo di) feltro
3 MALE • CEIA • HIA • ETNAM • CIZ • VACL • AISVALE
poi guarda la fossa adesso tre volte secondo il rito sacro
4 MALE • CEIA • HIA • TRINΘ • ETNAM • CIZ • ALE
guarda la fossa adesso, spruzzate!, poi tre volte dona!
5 MALE • CEIA • HIA • ETNAM • CIZ • VACL • VILE • VALE
guarda la fossa ora poi tre volte secondo il rito, o Iolao salve!
6 STAILE • STAILE • HIA • CIZ • TRINΘAŚA • ŚACNITN
chiama(lo) chiama(lo) ora tre volte avendo spruzzato il sacrificio,
7 AN • CILΘ • CEXANE • SAL • ŚUCIVA • FIRIN • ARΘ
per il culto legale due grani di profumo brucia, fate
8 VAXR • CEUŚ • CILΘCVAL • SVEM • CEPEN • TUTIN
voto per ciascuno dei culti e tutto quanto, o sacerdote, esamina
9 RENXZUA • ETNAM • CEPEN • CEREN • ŚUCIC • FIRIN
i reni poi, o sacerdote, cura e brucia profumo
10 TESIM • ETNAM • CELUC<UM>[N] • CAITIM • CAPERXVA
e secondo il precetto poi, quello celeste e con queste coppe
11 HECI<A> • AISNA • CLEVANA • XIM • ENAC • USIL
poni la liturgia, ogni cosa opera! poi a mezzogiorno
12 CERINE TENΘA[S •] CNTNAM ΘESAN MASN
tenendo cura, questa mattina poi in dicembre
13 ZELVA • MURŚŚ • ETNAM • ΘACAC • USLI • NEXSE
poi fronde nel canestro e uccisione in connessione col mezzogiorno
14 ACIL • AME • ETNAM • CILΘCVETI • HILARE • ACIL
è dovere poi nei culti personali, (è) dovere
15 VACL • CEPEN • ΘAURX • CE[R]ENE • ACIL • ETNAM
secondo il rito, o sacerdote, cura l'atto funebre (è) dovere poi
16 IC • CLEVANA • ŚUCIX FIRIΘVENE • ACIL • ETNAM
così opera! e profumo infiammabile (è) dovere poi
17 TESIM • ETNAM • CELUCN VACL ARA ΘUNI
e secondo il precetto poi, quello celeste secondo il rito fa' da solo
18 ŚACNICLERI CILΘL CEPEN CILΘCVA CEPEN
per i sacrifici di culto, o sacerdote, i culti, o sacerdote,
19 CNTICNΘ • IN • CEREN CEPAR • NAC • AMCE • ETNAM
cura proprio questi cippi (confinari) come sono stati, poi
20 ŚUCI • FIRIN • ETNAM • VELΘITE • ETNAM AISVALE
profumo brucia poi o abitante della terra poi secondo il sacro
21 VACL • AR • PAR • ŚCUNUERI • CEREN • CEPEN
rito rendi pari alle grazie (degli dèi), cura poi o sacerdote,
22 ΘAURX ETNAM • IX • MATAM • ŚUCIC • FIRIN
l’ufficio funebre come prima e profumo brucia!
23 CERE[N • EN]AŚ • ARA • ΘUNI ETNAM • CEREN
cura le nostre cose fa' da solo poi cura!
24 ------------------------------------------------------------
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 ------------------------------------------------------------
30 ------------------------------------------------------------
31 ------------------------------------------------------------
32 ------------------------------------------------------------
33 ------------------------------------------------------------
34 ------------------------------------------------------------
VIII
1 ------------------------------------------------------------
2 ------------------------------------------------------------
3 ------------------------------------------------------------
4 ΘUCTE • CIŚ • ŚARIŚ • ESVITA • VACLTNAM
conducete il tredici la consumazione (del pane) secondo il rito poi
5 CULŚCVA • SPETRI • ETNAM • IC • ESVITLE AMPELI
per custodire le porte poi come per la consumazione (del pane) in maggio
6 -------------------------------------------------------------
7 -------------------------------------------------------------
8 -------------------------------------------------------------
9 CELI • HUΘIŚ • ZAΘRUMIŚ • FLERXVA • NEΘUNSL
a settembre il ventiquattro le vittime di Nettuno (sono)
10 ŚUCRI • ΘEZERIC • SCARA • PRIΘAŚ RAX • TEI
da profumare e da immolare su questo braciere del riscatto a destra
11 MENAŚ • CLTRAL • MULAX • HUSLNA • VINUM
e donando a questi (fedeli presenti) farina salata e vino novello
12 LAIVEISM • ACILΘ • AME • RANEM • SCARE
per la messe è in dovere, e aspergi il braciere
13 REUXZINA • CAVEΘ • ZUŚLEVAC • MAC • RAMURΘI
nel vaso cavo e cinque preghiere nelle mescite
14 REUXZINETI • RAMUEΘ • VINUM • ACILΘ AME
col vaso mescete vino, è in dovere,
15 MULA • HURSI • PURUΘN • VACL USI • CLUCΘRAŚ
farina dal granaio quella depurata secondo il rito, attingi dai boccali-coppe
16 CAPERI ZAMΘIC • VACL • AR • FLERERI • SACNISA
auree secondo il rito, opera sulle vittime avendole consacrate
17 SACNICLERI • TRIN • FLERE • NEΘUNSL • UNE
per i sacrifici spruzza la vittima di Nettuno (compi la
18 MLAX PUΘS • ΘACLΘ • ΘARTEI ZIVAŚ FLER
offerta del bacile!) nell'uccisione con la scure della vittima viva
19 ΘEZINE • RUZE • NUZLXNE • ZATI • ZATLXNE
immola il porco espiatorio ingrassato, o aiutante
20 ŚACNICŚTREŚ • CILΘŚ • ŚPUREŚTREŚ • ENAŚ
dei sacrifici di culto della lega delle città nostre
21 EΘRSE • TINŚI • TIURIM • AVILŚ • XIŚ • HETRN
per la celebrazione nel giorno e nel mese di ogni anno la confraternita
22 ACLXN • AIŚ • CEMNAX • ΘEZIN • FLER • VACL
quella presente e ogni dio, immola la vittima secondo il rito
23 ETNAM • TESIM • ETNAM • CELUCN • TRIN • ALC
secondo il precetto poi, quello celeste, spruzza e dona
24 ------------------------------------------------------------
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 ---------------------------- NAXVA • ARA NUNΘENE
------------- i peli (del capo degli ovini) fa’ di pregare
30 [ŚAΘAŚ • NAXVE • HEXZ • MU]LE • HUSLNEŚTŚ
per le coltivazioni, sui peli (d. capo d. ovini) spargi farina salata (e vino)
31 [TRIN • FLERE • NEΘUNS]L • UN • MLAX NUNΘEN
di quello novello spruzza la vittima di Nettuno (compi l'offerta!) prega
32 [ΘACLΘ • ΘARΘIE • CIALXUŚ •] HUSLNE • VINUM EŚI
nell'uccisione sulla scure il trenta, vino novello ugualmente
33 [SESE • RAMUE • RACUŚE •] FAŚEIC • ŚACNICŚTREŚ
e da seduto mesci sulla cima del pane dei sacrifici
34 [CILΘŚ • ŚPUREŚTREŚ • ENAŚ • EΘRSE] • TINŚI
di culto della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno
35 [TIURIM • AVILŚ • XIŚ • CISUM • PUTE • TUL • ΘANSUR]
e nel mese di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante,
IX
1 ZUŚLEVE • ZARVE • ECN • ZER[I] • LECIN • IN • ZEC
Come preghiere decadali questa serie (di atti) effettua, tàgliala
2 FLER • ΘEZINCE • ŚACNICSTREŚ • CILΘŚ
la vittima e immòlala per i sacrifici di culto
3 ŚPUREŚTREŚ • ENAŚ EΘRSE • TINŚI • TIURIM •
della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno e nel mese
4 AVILŚ • XIŚ • CISUM • PUTE • TUL ΘANS HAΘE
di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante, in alto
5 REPINEC • ŚACNICLERI • CI[L]ΘL • ŚPURERI
in basso per i sacrifici di culto per le città
6 MEΘLUMERIC • ENAŚ • RAXΘ • TUR • HEXŚΘ
e le città-stato nostre a destra l'incenso, vèrsati
7 VINUM • TRIN • FLERE • NEΘUNŚL • UN • MLAX
vino, spruzza la vittima di Nettuno (compi l'offerta!)
8 NUNΘEN • ZUŚLEVE • ZARVE • FA[Ś]EIC • ECN • ZERI
e pronunzia le preghiere decadali per il pane questa serie (di atti)
9 LECIN • IN • ZEC • FLER • ΘEZINC[E • Ś]ACNICŚTREŚ
effettua, tàgliala la vittima e immòlala per i sacrifici
10 CILΘŚ • ŚPURESTREŚ • ENAŚ [• E]ΘRSE • TINŚI
di culto della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno
11 TIURIM AVILŚ XIŚ CISU[M] • PUT[E • T]UL ΘANS
e nel mese di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante,
12 HAΘEC • REPINEC • ŚACNICLERI • CILΘL • ŚPURERI
e in alto e in basso per i sacrifici di culto per le città
13 MEΘLUMERIC • ENAŚ • RAXΘ • SUΘ • NUNΘENΘ
e le città-stato nostre a destra metti(lo) e pronunzia
14 ZUSLEVE • FAŚEIC • FARΘAN • FLEREI • NEΘUNŚL
preghiere per il pane azzimo, per la vittima di Nettuno
15 RAXΘ • CLETRAM • ŚRENXVE • NUNΘENΘ
a destra la lettiga adorna!, pronunzia
16 ESTREI • ALΦAZEI • ZUSLEVE • RAXΘ • EIM • TUL • VAR
preghiere per le interiora, per l'orzo a destra e non togliere affatto,
17 NUNΘENΘ ESTREI ALΦAZEI [• T]EI FAŚI • EIM
prega per le interiora, per l'orzo, per il pane, e non
18 TUL • VAR • CELI • SUΘ • NUNΘENΘ • FLERE • NEΘUNSL
elevar(lo) affatto al cielo, posa(lo), prega per la vittima di Nettuno
19 UN • MLAX • NUNΘEN • XIŚ • ESVIŚC • FAŚEI
(compi l'offerta!) prega per ogni consumatore del pane
20 CISUM • PUTE • TUL ΘANS • HAΘEC • REPINEC
e tre volte il calice eleva, o celebrante, e in alto e in basso
21 ŚACNICLERI • CILΘL • ŚPURERI • MEΘLUMERIC
per i sacrifici di culto per le città e le città-stato
22 ENAŚ • ŚIN • V•I•N•U•M • FLERE • NEΘUNSL • XIŚ
nostre accetta il v•i•n•o, vittima di Nettuno di ogni
23 -----------------------------------------------------
24 -----------------------------------------------------
25 -----------------------------------------------------
26 -----------------------------------------------------
27 -----------------------------------------------------
28 -----------------------------------------------------
29 NACUM AISNA • HINΘU • VINUM • TRAU • PRUCUNA
e dopo la liturgia funebre, vino versato dalla grande brocca
30 --------------------------------------------------------
31 --------------------------------------------------------
32 --------------------------------------------------------
33 CIEM • CEALXUŚ • LAUXUMNETI • EISNA • ΘAXŚERI
il ventisette nella lucumonia la liturgia (è) da disporre
34 TUR (---------------------------------------------------
incenso (--------------------------------------------------
X
1 -----------------------------------------------------------
2 TUL • PEΘERENI • CIEM • CEALXUZ • CAPENI
eleva il boccaletto il ventisette nella cappella
3 MAREM • ZAX AME • NACUM • CEPEN • FLANAX
e il sei è per (il dio) Maris e dopo, o sacerdote flaminale,
4 VACL • AR • RATUM • XURU • PEΘERENI • ΘUCU
secondo il rito rendi ratificato il coro, il boccaletto (sia) portato
5 ARUŚ • AME • ACNESEM • IPA • SEΘUMATI • SIMLXA
sul fegato e sulla semola quella lasciata nella settimana
6 ΘUI • XURVE • ACIL • HAMΦEŚ • LAE[VE]Ś • SULUŚI
adesso (è) dovere in giro per il campo della messe sul terreno,
7 ΘUNI • ŚERΦUE • ACIL • IPEI • ΘUTA • CNL • XAŚRI
(è) dovere, per la sola Cerere, della cui protezione su queste cose è da implorare;
8 HEXZ • SUL SCVETU • CAΘNIS • ŚCANIN • VELΘA
versa solo sull'offerto catino, innalza(lo) per Volta,
9 IPE • IPA • MAΘCVA • AMA • TRINUM • HETRN • ACLXN
quali che siano le piante e spruzza la confraternita quella presente
10 EIS • CEMNAC • IX • VELΘA • ETNAM • TESIM • ETNAM
e ogni dio come (si è fatto) per Volta e secondo il precetto poi,
11 CELUCN • HINΘΘIN • XIMΘ • ANANC • EŚI • VACL
quello celeste proprio giù e (fa') lo stesso ugualmente secondo il rito
12 ŚCANIN [•] (----------------------------MI • --)M(----------
innalza -------------------------------------------------------
13 ΘUMITLE • CAΘNA • IMEL FACI • ΘUMITLE • UNUΘ
la bacinella del timo, (volgi) in basso la fiaccola del timo nel compimento,
14 HUTERI • IPA • ΘUCU • PETNA • AMA • NAC • CAL
il quarto (giorno) sia portata la patena, dopo proclama
15 HINΘU • HEXZ • VELΘE • MAΘCVE • NUΘIN
(l' ufficio) funebre, spargi (farina salata) a Volta, le piante osserva
16 ŚARŚNAUŚ • TEIŚ TURA • CAΘNAL • ΘUIUM
nella decade con questo incenso della bacinella e adesso
17 XURU • CEPEN • SULXVA • MAΘCVAC • PRUΘSERI
il coro, o sacerdote, i solchi e le piante per i prodigi
18 VACL • ARAŚ ΘUI USETI CEPEN • CAΘINUM
secondo il rito operando adesso attìngiti, o sacerdote, dal catino,
19 ZANEŚ • VUVCNICŚ • PLUTIM • TEI • MUTTI CEŚASIN
e la squillante tromba nel letto in mantenimento posa
20 ARA • RATUM • AISNA • LEITRUM • ZUΘEVA • ZAL
e rendi(la) ratificata la liturgia sui sepolcri, o sacerdote, due
21 EŚIC • CI • HALXZA • ΘU[I] • EŚIC ZAL • MULA • SANTIC
e ugualmente tre vasetti di rame adesso e ugualmente due e farina gialla
22 ΘAPNA • ΘAPNZAC • LENA ETERA • ΘEC • PEISNA
patera e pateretta, la toga, o confratello, metti, auspicio
23 HAUSTI • FANUŚE • NERIŚ • AVE EPA • ΘUI • NERI
di favorevole consacrazione dell’acqua; per salute adesso l’acqua
24 ------------------------------------------------------------
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 SANTIC VINUM ΘUI ΘAPNAC • ΘAPNZAC• MUCUM
e vino giallo adesso e patera e pateretta e al fondo
30 HALXZE ΘUI • ΘI VACL • CESASIN • ΘUMSA • CILVA
nel vasetto di rame qui e adesso secondo il rito poni il primo giorno acqua
31 NERI • CANVA • CARSI • PUTNAM • ΘU[I] CALATNAM
melata, il tabernacolo in marmo e la caraffa adesso, poi proclama
32 TEI • LENA • HAUSTIŚ ENAC • EŚI • CATNIS • HECI
con la toga di ufficio fausto poi ugualmente col catino, posa
33 SPURTA • SULSLE • NAPTI • ΘUI • LAI[VI]SCLA • HEXZ • NERI
la sporta sul suolo, nella tovaglia adesso, di quella della messe versa acqua
34 (---------------------------------) • UNE • MLAX PUΘS
---------------------------------- (compi l'offerta del bacile!)
XI
1 ACALx[ •] E(--------------)N(-----)L(-----------------------
a giugno ----------------------------------------------------------------
2 VACL • VINUM • ŚANTIŚTŚ • CELI • PEN • TRUTUM
secondo il rito vino di quello giallo e guarda verso il cielo
3 ΘI • ΘAPNEŚTŚ • TRUTANAŚA • HANΘIN • CELI
adesso con la patera avendo guardato in avanti al cielo
4 TUR • HETUM • VINUM • ΘIC • VACL • HEXZ • ETNAM
e incenso sull'agnello e sul vino e adesso secondo il rito spargi(lo) poi
5 IX • MATAM CNTICNΘ • CEPEN • TEŚAMITN
come prima proprio questo, o sacerdote, secondo il precetto
6 MURCE ΘI NUNΘEN • ETNAM • ΘI • TRUΘ • ETNAM
e adesso férmati poi prega adesso poi guarda
7 HANΘIN • ETNAM CELUCN • ETNAM • AΘUMITN
in avanti poi il Signore quello celeste (Urano)
8 PEΘERENI • ESLEM • ZAΘRUM • MUR • IN • VELΘINEŚ
col boccaletto il diciotto fèrmalo per l’umano
9 CILΘŚ • VACL • ARA • ΘUI • USETI • CATNETI • SLAPIXUN
culto, secondo il rito agisci adesso, attìngiti nel catino, la benedizione
10 SLAPINAŚ • FAVIN • UFLI • SPURTA • EISNA • HINΘU
benedicendo, propizia la sporta per la pasta!, liturgia funebre
11 CLA • ΘESNS •
di questa mattina
12 -------------------------------------------------------------
13 -------------------------------------------------------------
14 -------------------------------------------------------------
15 ESLEM • CEALXUS • ETNAM • AISNA [• HINΘU]
il ventotto poi liturgia funebre
16 TUXLCA • EΘRI • SUNTNAM • CEXA
a Tuchulcha, celebra poi conforme la norma.
17 CNTNAM • ΘESAN • FLER • VEIVEŚ • ΘEZERI
Questa mattina poi la vittima di Veiove (è) da immolare
18 ETNAM • AISN[A • FLEREŚ • IX •] HUΘIŚ ZAΘRUMIŚ
poi liturgia della vittima come il ventiquattro
19 FLERXVET[I] [---] NEΘUNŚL • CN • ΘUNT • EI TUL VAR
per le vittime di Nettuno non una volta sollèvale affatto
20 -------------------------------------------------------------
21 -------------------------------------------------------------
22 ΘUNEM • [CIA]LX[UŚ • ET]NAM • IX • ESLEM • CIALXUŚ
il ventinove poi come il ventotto
23 ΘA[P]NAL (-------------------) CNTNAM • ΘESAN
della patera (--------------------) questa mattina poi
24 -------------------------------------------------------------
25 -------------------------------------------------------------
26 -------------------------------------------------------------
27 -------------------------------------------------------------
28 ---------------------------------------------[• CEPEN •]
--------------------------------------------- o sacerdote
29 FLANAC • FARSI (--------------) [• CEPEN •] FLANAC • FARSI
flaminale al farro (---------------) sacerdote flaminale al farro
30 TUNT ENAC • ETNAM • AΘUMICA • ΘLUPCVA
una volta quindi, poi il Signore infernale
31 CEŚUM • TEI • LANTI • ININC • EŚI • TEI • XIMΘ
e il preposto alla macellazione e lo stesso ugualmente (preposto) a ciò per ogni
32 STRETA • SATRS • ENAŚ [• Θ]UCU • HAMΦEΘIŚ • RINUŚ
giro di Saturno (astro) nostro con l'agnello campestre condotto
33 ΘUI • ARAŚ • MUCUM • ANIAXEŚ RASNA • HILAR
adesso operando e alla fine di gennaio il popolo privato
34 [ETN]AM CATRUA • HAMΦES LEIVEŚ (----------)TES
poi la massa del campo della messe (---------)
XII
1 R(-----------------)E(-----------)LΘ [•] ETNAM
-------------------------------------------- poi
2 AISNA • IX • NAC • REUŚCE • AISERAŚ • ŚEUŚ
liturgia così come anche per il colpevole per gli dèi superni
3 ΘUNXULEM • MUΘ • HILARΘUNE • ETERTIC
e proteggi il singolo proprietario anche (quello) in società
4 CAΘRE • XIM • ENAX • UNXVA • MEΘLUMΘ • PUTS
purifica ogni cosa, poi le offerte del bacile dovute dalla città-stato,
5 MUΘ • HILARΘUNA • TECUM • ETRINΘI • MUΘ
proteggi il proprietario, o Tecum, nel celebrare proteggi!
6 NAC • ΘUC • UNXVA • HETUM • HILARΘUNA • ΘENΘ
dopo porta le offerte dovute e l'agnello, il proprietario proteggi!
7 [MULAC] HURSIC • CAPLΘ<U>[I] • CEXAM • ENAC • EISNA • HINΘU
e farina dal granaio nel pelo (del capo) e per norma poi la liturgia funebre
8 HETUM • HILARΘUNA • ETERTIC • CAΘRA
e l'agnello, il proprietario anche (quello) in società, purifica
9 ETNAM • AISNA • IX • MATAM • ||| • • ||| VACLTNAM
poi liturgia come prima secondo il rito poi
10 ΘUNEM • CIALXUŚ • MASN • UNIALTI • URSMNAL
il ventinove dicembre nella festività di Giunone Orsminnia
11 AΘRE • ACIL • AN • ŚACNICN • CILΘ • CEXA • SAL
nel tempio (è) dovere quel sacrificio in vista del culto due volte
12 CUS • CLUCE • CAPERI • ZAMTIC • SVEM • ΘUMSA
da questo boccale-coppa aurea e tutto (fa') come il primo giorno
13 MATAN • CLUCTRAŚ • HILAR
davanti ai boccali personali
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LESSICO E COMMENTO
ACALE (VI 17), ACALx (XI 1) significato certo «giugno», da confrontare con la glossa latino-etrusca Aclus «giugno» (ThLE 415).
ACIL (VI 18, 19; VII 14/2, 15, 16; X 6, 7; XII 11) significato quasi certo «fatto, cosa fatta, oggetto, atto, azione, opera, operazione, dovere» («opera» anche con valore di "marchio di fabbrica"). ACIL AME = lat. opus est «è dovere, è doveroso, opportuno, necessario» (DETR). Vedi ACILΘ, ACLXN, ACILUNE.
ACILΘ (ACIL-Θ) (VIII 12, 14) (in locativo). ACILΘ AME «è in dovere».
ACLΧA quasi certamente errato per ACLΧN (V 18).
ACLXN (ACL-XN) (V 18; VIII 22; X 9) probabilmente «quello-a operante, presente», col dimostrativo-articolo enclitico in accusativo. TRINUM HETRN ACLXN «e spruzza la confraternita quella presente». Vedi ACIL, AKLXIS.
ACNESEM (ACNESE-M) (X 5) probabilmente «e al lasciato-a» (in dativo sigmatico). Vedi ACNAICE, ACNANAS, ACNANASA, ACNASVERS, ACNINA (DETR).
AISER (IV 20) significato certo «dèi», plur. di AIŚ (qui al vocativo «o dèi») (LEGL 69), da confrontare con l'antico germanico norreno ÆSIR «dèi» (indeur.). Vedi EISER.
AISERAŚ (AISER-AŚ) (II 12; V 8; XII 2) significato certo «degli, agli dèi», in genitivo plur., anche di donazione o dedicazione. Vedi EISERAŚ.
AIŚ, AIS (IV 21; V 18; VIII 12) significato certo «Dio, divinità» (anche al vocativo). Vedi EIS, AISER, AISECE, AISIU, AISVALE.
AISNA (VII 11; X 20; XI 12, 15; XII 2, 9) significato certo «divino» (aggett.), «liturgia» (sost.) (LEGL 47, 89, 143); AISNA HINΘU «liturgia funebre». Vedi EISNA.
AISUNAL (VI 7) significato probabile «dei divini» (in genitivo). Vedi AIŚ, AISNA.
AISVALE (VII 3, 20) quasi certamente «divino-a», aggettivo derivato da AIS «dio».
ALC (AL-C) (VIII 23) significato quasi certo «e da'!, e dona!», imperativo forte sing. Vedi ALXU.
ALE (VII 4) significato quasi certo «da'!, dona!», imperativo debole sing.
ALΦAZEI (IV 12; V 9; IX 16, 17) significato compatibile «a/per orzo» (probabilmente in dativo), da confrontare col greco álphiton «orzo, farina o pane d'orzo». Vedi ELFA (TCap 15).
AMA (X 9, 14; Cippus 5, 39) probabilmente «sia», «siano», in congiuntivo presente 3ª pers. sing. e plur. Vedi AMCE, AME.
AMCE (VII 19) (Pulenas 9) significato quasi certo «fu(rono); è stato, sono stati», preterito debole del verbo copulativo. Vedi AMUCE.
AME (VII 14; VIII 6, 8; X 3, 5) (TCort 15, 19) (Cippus 2) significato certo «è», «(essi) sono», copula sing. e plur. all’indicativo e probabilmente congiuntivo «sia!». Vedi AMA, AMCE.
AMPxERI (VIII 5) probabilmente da leggere AMPELI «maggio», da confrontare con la glossa latino-etrusca AMΦILES, AMPILES «maggio» (ThLE 415) (TETC 805; DICLE s. v. pampinus).
AN (II 4, 9; III 15; IV 4, 17; VII 7; X 12; XII 11) (L. Pulenas 3) significato certo «egli, ella, esso-a (stesso-a); lui, lei; lo, la; ciò», pronome pers. (DETR). SVEC AN «e tutto ciò, e tutto quanto». Vedi ANA, ANC, ANANC.
ANANC (ANAN-C) (III 14, X 11) forse «e lo stesso-a», = AN «egli, ella» rafforzato (?). Vedi ININC.
ANC (AN-C) (VI 5, 20) significato probabile «e questo-a, ed esso-a, e lo/la; e ciò». Vedi AN.
ANIAX (VI 2, 4) significato probabile «gennaio, a gennaio», da ANI «Giano», da confrontare coi lat. Ianuarius, Ianus (dio dell’ingresso) di probabile origine etrusca (DICLE). EIŚ CEŚU ANIAX «Dio preposto a gennaio (Giano)». Per la caduta della semivocale iniziale cfr. UNI. Vedi IANE (TCap 6).
ANI[A]XEIS (ANI[A]X-EIS) (VI 1) significato probabile «e a gennaio» (in ablativo).
ANIAXEŚ (ANIAX-EŚ) (XI 33) «di gennaio», genitivo di ANIAX.
APNIM ... APNIM (APNI-M) (VI 4/2) forse «e acqua ... e acqua», «e pioggia ... e pioggia», da confrontare con l’antroponimo etr. AMNI, lat. Amnius e col lat. amnis «acqua, fiume» (sinora di origine incerta; DELL) (DICLE 29) (?).
AR (VII 21; VIII 10; X 4) (AV 4.1; Fa 0.4) probabilmente «fa', fai!», «agisci!, opera! rendi!» (imperativo forte sing.). (AR/ARA «fa', fai!» da confrontare con gli ital. da’!/dai!, fa’!/fai!, sta’!/stai!, tiè!/tieni!). Vedi ARA, ARAŚ(A), ARCE, AR.
ARA (III 17; VII 17, 23; VIII 29; X 20; XI 9) (ET, Ta 8.3) probabilmente «fa', fai!», «agisci!, opera!», imperativo debole sing. (TCap 13) EI ISUM UNIAL ARA «nella festività di Giunone non fare la stessa cosa» (imperativo negativo). Vedi AR, ARAŚ(A), ARCE, AR. In subordine = lat. ara «ara, altare» (di origine incerta; DELL, DELI).
ARAŚ (X 18, XI 33) (Cippus 6) probabilmente «facendo, agendo, operando» (in gerundio presente) (LEGL 123). In subordine «dell’ara, dell’altare». Vedi AR(A), ARΘ.
ARΘ (VII 7) (AR-Θ) «fate!» (probabilmente imperativo plur.). Vedi AR(A), ARAŚ; cfr. HEXŚΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
ARUŚ (ARU-Ś) (X 5) forse «del fegato» (in genitivo), da connettere col lat. (h)aruspex [(h)aru-spex] «aruspice» e con l’assiro har- «fegato» (è nota la somiglianza tra l’aruspicina etrusca e quella mesopotamica) (DELL); in subordine forse «del seminato», da confrontare col lat. arvum/s «terreno arativo, campo arato, seminato» (DICLE) (?); ancora in subordine «del fatto», da connettere con AR(A) «fa'!, agisci!, opera! rendi!».
AΘELIŚ (V 22) forse «non (ancora) finito, non (ancora) compiuto», derivato dal greco atelés (?).
AΘRE (XII 11) significato quasi certo «atrio, tempio», da confrontare col lat. atrium, adrium «atrio, casa, tempio», glossa latino-etrusca (ThLE 415); atrium appellatum ab Atriatibus Tuscis (Varrone, L.L., V, 161; ovviamente il collegamento fra atrium (adrium) e Atria, (H)Adria «Adria» (città) va rovesciato: sarà stata la città, per la forma di «ingresso, imboccatura» oppure di «bacino» del suo porto, simile appunto a un atrio, a prendere la sua denominazione da atrium e non viceversa) (DETR, DICLE).
AΘUMICA (AΘUMI-CA) (XI 30) probabilmente «il Signore» (letteralmente «quel Signore», forse da confrontare col lat. dominus (DETR 35). AΘUMICA ΘLUPCVA «il Signore infernale», cioè ΘUPLΘA, ΘUFLΘA «Tupulta/Tufulta». Vedi AΘUMITN.
AΘUMITN (AΘUMI-TN) (XI 7) significato probabile «il Signore» (letteralmente «quel Signore» (Tinia o Urano o Tufulta?), in accusativo articolato; LEGL 106). Vedi AΘUMICA.
AVE (X 23) se la lettura è esatta, può significare «ave!, salve!», da confrontare col noto saluto lat. ave, che finora è di origine incerta (DELL, DELL). AVE EPA «per salute».
AVILŚ (AVIL-Ś) (II 6; III 22; IV 2; V 4; VIII 15; IX 4, 11) significato certo «di/dell’anno», in genitivo (LEGL 73; DETR).
CAITIM (CAI-TI-M) (VII 10) probabilmente «e in questi-e» (pronome dimostrativo al plur. e in locativo) (DETR). CAITIM CAPERXVA «e in queste coppe».
CAL (III 14; X 14) significato compatibile «chiama!, proclama!, convoca!», imperativo forte sing., da connettere con l’etr. KALATUR(-US) «banditore, araldo» e da confrontare coi lat. calare, kalare «chiamare, proclamare, convocare», di ambito ed uso religioso e calator, kalator,-oris «banditore, araldo», «inserviente» del pontefice e del flamine (CIL VI 32445) (DICLE). Vedi CALATNAM.
CALATNAM (CALA-TNAM) (X 31) probabilmente «poi chiama!, poi proclama! poi convoca!», imperativo debole sing. Vedi CAL.
CANVA (X 31) significato compatibile «tabernacolo, sacello», da confrontare col tardo lat. canaba «tabernacolo, sacello», che è di origine ignota (DELL).
CAPENI (X 2) probabilmente «al/nella cappella» (in dativo), da confrontare con la città etrusca Capena e con l'ital. cabina, franc. cabine «stanzetta» (in etrusco lo scambio dei suffissi -EN-/IN- è frequente (LLE, Norme 5).
CAPERC (CAPER-C) (VI 6) probabilmente «e coppa, e vaso», da confrontare col lat. caprunculum: vas fictile (Paolo-Festo § 34 pg. 42) (DETR 89). Vedi CAPRA, CRAPISCES.
CAPERI (III 5; VIII 16; XII 12) probabilmente «al/dalla coppa» (K. Olzscha, A. J. Pfiffig), dativo di CAPER (LEGL 80). CAPERI ZAMΘIC «dalla coppa aurea».
CAPERXVA (CAPER-XVA) (VII 10) probabilmente «le coppe», plur. articolato di CAPER; letteralmente «quelle coppe».
CAPLΘI (CAPL-ΘI) (XII 7) (emendato su CAPLΘU) probabilmente «nel pelo (del capo)», letteralmente «nel capello» (in locativo), da confrontare col lat. capillus/m «capello», che finora è di origine incerta (DELL, DELI, Etim). Sui peli del capo della vittima da sacrificare si spargeva farina di grano abbrustolito e salato (Cicerone, Div. 2.37; Virgilio, Ecl. 8.82; Paolo-Festo). Cfr. MULA, NAXVA/E.
CARSI (X 31) significato compatibile «a/in pietra, marmo» (in dativo), da confrontare con la base mediterranea karsa «roccia» e col topon. ital. Carso (AEI 68, 484; LIOE 87).
CAΘINUM (X 18) (CAΘIN-UM) «e catino», variante di CAΘNIS.
CAΘNA (X 13) significato probabile «catinella, bacinella, scodella, vaschetta», variante di CAΘNI «catino, bacile» (vedi), per indicare una differente forma di recipiente (DICLE). Oppure «catena, legame», da confrontare col lat. catena (già prospettato come di origine etrusca; EPhIL 28, DELL, DEI, DELI).
CAΘNAL (X 16) significato probabile «della catinella, bacinella», genitivo di CAΘNA.
CAΘNIS, CATNIS (CAΘNI-S) (X 8, 32) (TCap 9, [22, 23, 61]) significato probabile «del catino, del bacile, del vaso» (in genitivo), da confrontare col lat. catinus/m «catino, scodella», di probabile origine etrusca (DICLE). Vedi CAΘINUM, CATNETI.
CAΘRA, CAΘRE (XII 4, 8) significato compatibile «purifica!» (imperativo debole sing.), da confrontare col greco katharhós «puro» (finora di origine ignota; DELG).
CATICAΘ (VI 18) probabilmente CATI-CAΘ «proprio come» (avverbio di modo rafforzato). Vedi CNTI-CNΘ.
CATNETI (CATNE-TI) (XI 9) significato probabile «nel catino» (in locativo). Vedi CAΘNIS.
CATRUA (XI 34) probabilmente «massa, folla», da confrontare col lat. caterva «caterva, massa, mucchio, gruppo» (A. Trombetti) (finora di etimologia incerta; DELL, DELI), ma quasi certamente di origine etrusca in virtù dell’uscita in –L/RVA (DICLE).
CAVEΘ (CAVE-Θ) (VIII 13) significato compatibile «nel cavo» (in locativo). REUXZINA CAVEΘ «nel vaso cavo».
-CE «e, ed», congiunzione enclitica, variante di –CA, da confrontare con quella lat. –que. Cfr. HEMSINCE, MURCE, MUTINCE, ΘEZINCE, REUŚCE, ŚCANINCE, ŚUΘCE, UTINCE.
CEALXUŚ, CEALXUZ, CEALXUS (IX 33; X 2; XI 15) significato certo «il (giorno) trenta» (LEGL 97). Vedi CIALXUŚ.
CEIA (VII 2, 3, 4, 5) significato compatibile «fossa, fossa sacrificale», da confrontare col (proto)sardo cheja «fossa» e col greco cheiá «buco/a, cavità» (finora di origine ignota; GEW, DELG).
CELI (IV 14, 21; V 10, 16, 17; IX 18; XI 2, 3) significato quasi certo «al cielo» (in dativo) (DETR 78), da confrontare col lat. caelum, coelum, celum «cielo» (di origine ignota; DELL, DELI). Vedi CELΘIM, CELUCN, CELUTULE (TCap 13).
CELI² (VIII 9) significato quasi certo «a settembre», mese dedicato al Cielo o Urano, da confrontare con la glossa lat.-etr. Celius, Caelius «settembre» (LEGL 99; DETR); CELI HUΘIŚ ZAΘRUMIŚ FLERXVA NEΘUNSL ŚUCRI ΘEZERIC «a settembre il ventiquattro le vittime a Nettuno sono da profumare e da immolare».
CELΘIM (CEL-ΘI-M) (VI 18) significato quasi sicuro «e in settembre»,
CELUCN (III 12; VII 10, 17; VIII 23; X 11; XI 7) probabilmente «quello Celeste (Urano)». TESIM ETNAM CELUCN «e secondo il precetto poi, quello celeste».
CELUCUM (VII 10) quasi certamente da emendare in CELUCN (vedi).
CEMNAC, CEMNAX (IV 21; V 18; VIII 22; X 10) (CEMNA-C/Χ) probabilmente «e ogni», forse da confrontare col lat. omnis, finora di origine molto incerta (DELL).
CEPAR (VII 19) probabilmente «cippi, cippi confinari» (plur.), da confrontare col lat. cippus (finora di origine ignota; DELL, DELI). IN CEREN CEPAR NAC AMCE «cura (di tenere) i cippi (confinari) come sono stati» (è cosa nota che per gli Etruschi i cippi confinari erano sacri e dunque inamovibili, perché la loro tutela era affidata a Tinia).
CEPEN (VII 8, 9, 15, 21; X 3, 17, 18; XI 5) significato quasi certo «sacerdote» (spesso al vocativo), da confrontare col lat. cupencus «sacerdote di Ercole» (LEGL 45, 126; DICLE). Cfr. CIPEN della Tabula Capuana.
CEREN (VII 9, 19, 21, 23) probabilmente «cura!» (imperativo sing.), da confrontare col lat. curare, courare, coirare, coerare «curare, procurare, (far) costruire» (di origine ignota; DELL; ESL 472) (TETC 51; LEGL 115, 120; DETR 103). Vedi CARESRI (San Manno).
CE[R]ENE (VII 15) «cura!» (imperativo sing.), variante debole di CEREN.
CERINE (VII 12) probabilmente «cura» (sost.). CERINE TENΘA[S] «tenendo cura». Vedi CEREN.
CEŚASIN, CESASIN (X 19, 30) probabilmente «posa!, (de)poni!» (imperativo sing.), da connettere con CEŚU «posto, deposto, depositato». Vedi CISASIN (TCap).
CEŚU, CEŚUM (CEŚU-M) (VI 2; XI 31) significato certo «(e) posto, deposto, preposto-a», participio passivo.
CEUŚ (VII 8) significato probabile «di ciascuno, di ognuno-a», in genitivo. CEUŚ CILΘCVAL «per ciascuno dei culti».
CEXA, CEXAM (CEXA-M) (XI 16; XII 7, 11) (Cippus 45) significato quasi certo «(e) legge, norma, diritto, causa, atto giuridico, sentenza». Anche preposizione posposta «a favore di, in onore di..., in vista di...». CILΘ CEXA «in vista del culto».
CEXANE (VII 7) significato quasi certo «legale, normativo, giuridico-a» (aggett.), «atto giuridico, ufficio» (sost.) derivato da CEXA (LEGL 89).
CI (X 21) (TCap 3, 11, 16/2) (Cippus 24) significato certo «tre» (LEGL 93; TCL capo V). Vedi CIAL, CIŚ, CITZ, CIZ.
CIALXUŚ (III 19; XII 10) significato certo «del (giorno) trenta» (in genitivo), variante di CEALXUŚ (LEGL 97). ΘUNEM CIALXUŚ MASN «del ventinove dicembre». Vedi CIAL[XUŚ].
CIEM (CI-EM) (IX 33; X 2) significato certo «tre (sottratto) da...». CIEM CEALXUŚ «del ventisette» (LEGL 94-95). Vedi XIEM; cfr. ESLEM, ΘUNEM.
CILΘ (VII 7; IX 5; XII 11) probabilmente «culto», da confrontare col lat. cultus (prestito dal lat. oppure vocabolo omoradicale?); (in via molto subordinata «popolo», «patrono, protettore», «santuario, tempio»).
CILΘCVAL (CILΘ-CV-AL) (VII 8) probabilmente «dei culti», genitivo plur. articolato di CILΘ (LEGL 85). CEUŚ CILΘCVAL «per ciascuno dei culti».
CILΘCVETI (CILΘ-CVE-TI) (VII 14) probabilmente «nei culti», in locativo plur. articolato (LEGL 82, 85). Vedi CILΘ.
CILΘL (II 4; V 6, 13, 23; IX 12, 21) probabilmente «di/del culto», genitivo sing. di CILΘ.
CILΘŚ (II 12; V 3; VIII 20; IX 2, 10; XI 9) significato probabile «per il culto» (ablativo sing. di CILΘ).
CILVA NERI (X 30) significato probabile «idromele» (bevanda votiva), da confrontare col lat. gilvus «giallo, giallo miele» (finora di origine oscura; DELL) (suff. etr. –VU-, VA-; LLE, Norme 15). Vedi NERI.
CIŚ (CI-Ś) (VIII 4) significato quasi certo «di tre», genitivo del numerale CI (vedi). CIŚ ŚARIŚ «di tredici» (LEGL 53, 94, 96). Vedi CI TAR.
CISUM (CIS-UM) (III 22; IV 3, 16; V 5, 12, 21; IX 4, 20) significato quasi certo «e tre volte», da CI «tre». Vedi CITZ, CIZ.
CITZ (V 17, 19) significato quasi certo «tre volte» (LEGL 48, 98). Vedi CIZ.
CIZ (VII 2, 6; X 18) significato quasi certo «tre volte» (LEGL 97). Vedi CI, CIŚ, CISUM, CITZ.
CLA (V 23; XI 11) (Cippus 42-43) significato quasi certo «di questo-a», genitivo del pronome CA (LEGL 102; DETR 110).
CLETRAM (II 19, 21; III 13, 16; IV 8, 10, 12; V 8; IX 15; VIII 11) significato quasi certo «lettiga, carrello per le offerte», da confrontare con l'umbro kletram «lecticam» (in accusativo) (DELL 128). CLETRAM SRENXVE «la lettiga adorna!» per il lectisternium. Vedi CLTRAL.
CLEVANA (VII 11, 16) significato compatibile col contesto «opera!» (imperativo sing.) derivato da CLEVA «gleba, lavoro, opera, officio», che è da confrontare col lat. gleba, gleva «gleba, terra».
CLTRAL (VIII 11) probabilmente «di/a questi (fedeli presenti)» genitivo plur. del pronome CA «questo/quello-a», col suffisso collettivo -tra.
CLUCE (XII 12) probabilmente «boccale, coppa», da confrontare col greco kýlix,-kos «boccale, coppa». Vedi CLUCΘRAŚ.
CLUCΘRAŚ, CLUCTRAŚ (CLUCΘRA-Ś) (VIII 15; XII 13) significato compatibile «dai boccali», propriamente «dall'insieme dei boccali» (suffisso collettivo). Vedi CLUCE.
CN (I 21; XI 19) (Pulenas 3) significato certo «questo/quello-a», accusativo del pronome CA, da confrontare col lat. hunc, hanc (LEGL 49, 102). Vedi ECN, CNTNAM, CNTICNΘ.
CNL (X 7) (Cippus 19, 24) probabilmente «con questo» e «questi-e» (ablativo o accusativo plur.) del pronome CA «questo/quello-a» (LEGL 49, 102; DETR 116).
CNTICNΘ (CN-TI-CN-Θ) (VII 19; XI 5) forse CNTI-CNΘ «proprio questo-i» (pronome in accusativo rafforzato) (?). Vedi CATICAΘ, CNTNAM.
CNTNAM (CN-TNAM) (IV 13; VII 12; XI 17) significato quasi certo «questo-a poi», pronome in accusativo con la congiunzione ETNAM enclitica (LEGL 132). CNTNAM ΘESAN «questa mattina poi». Vedi CN, CNTICNΘ, ETNAM.
CNTRAM (IV 13) quasi certamente da emendare in CNTNAM.
CRAPŚTI (CRAPŚ-TI) (III 18; IV 8, 15, 19; VI 12) probabilmente «nel vaso» (in locativo); è conosciuto anche nelle varianti capra e caper, tutte da confrontare col lat. caprunculum: vas fictile (Paolo-Festo, num. 34 pg. 42). Vedi CRAPISCES.
CRESVERAE (V 16) forse «a/per Lucifera» (= stella di Venere) (in dativo), letteralmente «Apportatrice del domani» (A. Trombetti § 174), da confrontare col lat. cras, che finora è di origine ignota (DELL) e pertanto potrebbe derivare proprio dall'etrusco (?).
CŚ (II 14, 18; IV 5, 17; TCort 7) significato quasi certo «di questo-a», «di ciò», genitivo del pronome CA «questo-a» (LEGL 102). Vedi CUS.
CULŚCVA (VIII 5) significato quasi certo «le porte», plur. articolato di *CULŚ «porta», letteralmente «quelle porte». Cfr. il dio CULSANS «Giano bifronte» (che corrispondeva al lat. Ianus «dio delle porte») e anche la dea CULSU custode della porta degli Inferi (LEGL 69; DETR 121). Vedi CULSL (Pulenas 6).
CUS (XII 12) significato quasi certo «di questo-a», genitivo del pronome CA, variante di CŚ (vedi).
ECN (IV 2; V 2; IX. 1, 8) significato certo «questo-a», accusativo del pronome ECA «questo-a» e variante di CN (vedi) (LEGL).
EI (IV 13; XI 19) (TCap 4, 13) significato certo «non» (LEGL 122, 129). EI ISUM UNIALΘ ARA «nella festività di Giunone non fare la stessa cosa». Vedi EIM.
EIM (EI-M) (VI 12; V 9; IX 16, 17) significato quasi certo = lat. neque, nec «e non, né». EIM TUL VAR «e non elevare affatto».
EISER (V 10, 14, 15) significato certo «dèi», plur. di EIS «dio» (qui anche al vocativo) (LEGL, DETR). Vedi AISER.
EISERAŚ (V 20) significato certo «degli, agli dèi», in genitivo plur. anche di donazione o dedicazione. Vedi AISERAŚ.
EIŚ, EIS (VI 2; X 10) significato certo «Dio» (qui anche al vocativo «o Dio»). Vedi AIŚ, EISER.
EISNA (IV 8, 22; VI 12; IX 33; XI 10; XII 7) significato certo «divino-a» (aggettivo), «liturgia» (sostantivo) (LEGL 47, 89). EISNA HINΘU «liturgia funebre». Vedi AISNA.
ENAC, ENAX (VII 11; X 32; XII 4, 7) significato quasi certo «poi, dopo, quindi, allora».
ENAŚ (III 21; IV 6, 19; V 4, 7, 14, 23; VII 23; VIII 20; IX 3, 6, 10, 13, 22) significato quasi certo «nostro-a/i-e». Vedi ENESCI.
EPA (I 1, X 23) forse preposizione «per», «verso», anche posposta, da confrontare con quella greca epí (?) (DETR 135). AVE EPA «per salute».
EPC (EP-C) (V 17) forse «e per, e verso». Vedi EP(A) (DETR 135).
EPRIS (EPRI-S) (III 2) probabilmente EPRI-S «di/per utilità/uso o convenienza» (in genitivo). MULA HURSI PURUΘN EPRIS HILARE «farina dal granaio depurata per utilità personale»; forse da confrontare – non derivare - col lat. prosum (?) (significato compatibile col contesto). Vedi EPRUŚ «di convenienza, di accordo» (TCort. 14).
EŚI, EŚIC (EŚI-C) (III 20; VIII 32; X 11, 21/2, 32; XI 31) probabilmente «(e) ugualmente, parimenti», da confrontare col greco ísos, éisos «uguale».
ESLEM (ESL-EM) (VI 17; XI 8, 15, 22) = lat. duo de ... «due da ...». ESLEM ZAΘRUM «diciotto», ESLEM CEALXUS «del ventotto», letteralmente «venti meno due», «del trenta meno due». Cfr. (E)SAL «due», ΘUNEM, CIEM, XIEM (LEGL 93, 95).
ESTREI (IV 11; V 9; IX 16, 17) (EST-RE-I) significato quasi certo «alle interiora» (esaminate nell'aruspicina) (in dativo plur.), da confrontare col lat. exta,-orum (finora di origine incerta; DELI).
ESVIŚC (ESVI-Ś-C) (IV 15, 20; V 11, 14; IX 19, 23) forse «e mangiatore, consumatore», da confrontare col lat. esor «mangiatore» (Frontone, Als. 230.2) (?). Vedi ESVITA.
ESVITA (ESVI-TA) (VIII 4) forse «la consumazione (del pane)», letteralmente «quella consumazione» (?). Vedi ESVIŚC, ESVITLE.
ESVITLE (ESV-ITLE) (VIII 5) forse «per la consumazione (del pane)», pertinentivo articolato di ESVITA (?). Vedi ESVIŚC, ESVITA; IŚVEITULE (TCap).
ETERA (X 22) significato quasi certo «amico, compagno, confratello, socio, sodale»», da confrontare col greco etaĩrhos «amico, compagno, socio» (DELG). Vedi ETERTIC.
ETERTIC (XII 3, 8) (ETER-TI-C) significato compatibile «e in società» oppure «nella confraternita» (in locativo con la congiunzione enclitica). Vedi ETERA.
EΘRI (XI 16) probabilmente «celebra!» (imperativo debole sing.), forse da confrontare col lat. iterum e con l’umbro etram-a (?). Cfr. EΘRSE, ETRAŚA, ETRINΘI.
EΘRSE (II 2, 14; III 21; IV 2; V 4; VIII 21; IX 3, 10) significato probabile «al/per la celebrazione» (in dativo sigmatico). Vedi EΘRI, ETRAŚA, ETRINΘI.
ETNAM (passim) significato certo «poi, anche, ancora», probabilmente da confrontare coi lat. nam, etenim. ETNAM … ETNAM «e … e».
ETRAŚA (I 20) probabilmenteìe «avendo celebrato» (gerundio passato). Vedi EΘRI, EΘRSE, ETRINΘI.
ETRINΘI (ETRIN-ΘI) (XII 5) significato compatibile «nel celebrare» (in locativo). Vedi EΘRI, EΘRSE, ETRAŚA.
FACE (VI 3) probabilmente «fiaccola, torcia», da confrontare col lat. fax, facis.
FACI (X 13) probabilmente «al/per la torcia», dativo di FACE.
FANUŚE (X 23) significato probabile «consacrazione, benedizione», da connettere con FANU «tempietto, cappella, sacrario» e da confrontare coi lat. fanum (di origine incerta), fanare «consacrare» (Varrone, Lat. 6.54) (TETC 619; LELN 132; DETR 189, 442; DICLE). Vedi FANUSEI.
FARSI (XI 29/2) probabilmente FARS-I «al/per il farro» (in dativo), da confrontare con l'umbro farsio «farro». Vedi FAŚE.
FARΘAN (II 21; V 7; IX 14) significato probabile «vergine», da confrontare col greco parthénos «vergine» (finora di origine ignota; GEW, DELG, LELN) (DETR 443). (FAŚEIC) FARΘAN probabilmente «(e a/per il) pane azzimo, senza lievito».
FAŚE (IV 20/2; V 11, 15; IX 17) probabilmente «pane (di farro)», da confrontare con l'umbro fasiu, farsio e col lat. far, farris (DELL s. v.) (Pfiffig) (in nominativo). Vedi FAŚEI, FAŚEIŚ, FASLE.
FAŚEI, FAŚEIC (FAŚEI-C) (II 20, 22; IV 13, 16; V 21; VIII 33; IX 8, 14, 19) probabilmente «(e) al/per il pane» (in dativo).
FAŚEIŚ (III 21; IV 21; V 15) probabilmente «col pane» (in ablativo).
FAŚI (IV 13) probabilmente è da ricostruire in FAŚ[E]I.
FASLE (V 2) probabilmente «panino», diminutivo di FAŚE.
FAVIN (XI 10) significato compatibile «favorisci!, propizia!» (imperativo sing.), da confrontare col lat. favere «favorire, essere favorevole, propizio» (finora di origine incerta; DELL, DELI) (LELN 136, LEGL 120).
FAVITIC (FAVI-TI-C) (V 21) probabilmente «e nella favissa» (in locativo con la congiunzione enclitica), da confrontare con la glossa lat.-etr. favissa, favisa «cella, cripta, sotterraneo, pozzo, cisterna dei templi» (quasi unanimemente ritenuto prestito dall’etrusco; DELL, DEI, THLL, ESL 416, ecc.), probabilmente connesso con favus «favo» (LELN 137) e fovea «fossa». Per il suff. -s(s)a cfr. lat.-etr. carissa, cerussa, cimussa, mantissa, obrussa.
FIRA (I 18) significato probabile «pira» in cui si bruciavano i profumi e le vittime, da confrontare col greco pyrhá (interpretazione confermata dal vocabolo VERSUM «e fuoco» della riga seguente). Vedi FIRIΘVENE, FIRIN.
FIRIN (VII 7, 9, 20, 22) probabilmente «brucia!» (imperativo sing.). ŚUCIC FIRIN «e brucia profumo!». Vedi FIRA.
FIRIΘVENE (VII 16) significato compatibile «che brucia, infiammabile», aggettivo (LEGL 89).
FLANAC, FLANAX (X 3; XI 29) significato quasi certo «flaminale» (aggettivo), propriamente da intendersi come *flamnac, da confrontare col lat. flamen,-inis «flamine» (sinora di origine incerta; DELL).
FLER (III 13; IV 3; VI 9, 10; VIII 18, 22; IX 2, 9; XI 17) significato certo «vittima», probabilmente da connettere coi lat. flere, plorare «piangere», finora di origine ignota (da respingersi l’origine espressiva prospettata dal DELL); in etrusco gli scambi f/p ed e/u(/o) sono conosciuti (LLE Norme). Per la connessione semantica si ricordi l’ital. fare la vittima «lamentarsi, piangere»).
FLERE (III 18; IV 14, 19; VIII 17, IX 7, 18, 22) «vittima», variante di FLER. Vedi FLERE(I/Ś/RI), FLERXVA, FLERXVET[I].
FLEREI (IX 14) significato quasi certo «al/per la vittima» (in dativo).
FLERERI (VIII 16) significato quasi certo «alle/sulle vittime», dativo plur. di FLER (LEGL 80).
FLEREŚ (IV 8; VI 12) significato quasi certo «della vittima» (in genitivo), da FLER(E).
FLERŚ (VI 13) probabilmente è da emendare in FLER[E]Ś «della vittima».
FLERXVA (VIII 9) significato quasi certo «le vittime», plur. articolato di FLER, letteralmente «quelle vittime».
FLERXVET[I] (FLER-XVE-T[I]) (XI 19) ricostruzione e significato probabile «nelle vittime» (in locativo).
HALXZA, HALXZE (HALX-ZA/E) (X 21, 30) significato compatibile «vasetto di rame o bronzo», diminutivo di HALX «(vaso di)rame o bronzo», da confrontare col greco chalkós «rame, bronzo» (finora di origine incerta; DELG).
HAMΦEŚ (VI 3, X 6, XI 34) significato quasi certo «del campo, della campagna» (in genitivo), da confrontare col lat. campus, finora di etimologia ignota (DELL) e quindi di probabile origine etrusca.
HAMΦEΘI (HAMΦE-ΘI) (VI 5) significato quasi certo «nel campo, in campagna» (in locativo) (LEGL 82).
HAMΦEΘIŚ (HAMΦEΘI-Ś) (XI 32) significato probabile «del campestre, contadino, rustico» (in genitivo). HAMΦEΘIŚ RINUŚ «dell'agnello campestre».
HAMΦISCA (HAMΦIS-CA) (VI 9) significato quasi certo «quello-a del campo, della campagna» (LEGL 103, 130).
HANΘIN (XI 3, 7) significato probabile «in avanti» (avverbio di luogo), da confrontare col lat. ante.
HAΘE, HAΘEC, HATEC (HAΘE-C) (III 23; IV 4, 16; IX 4, 12, 20) probabilmente «(e) in alto». HAΘEC REPINEC «e in alto e in basso».
HAΘRΘI (HAΘR-ΘI) (II 16; V 5, 12) probabilmente «nel tempio» (in locativo), da confrontare col l'etr.-lat. atrium, hatrium «atrio, tempio» (LIOE 20, 77). CISUM PUTE TUL ΘANSUR HAΘRΘI REPINΘIC «e tre volte il calice eleva, o celebrante, nell'atrio (del tempio) e nella fossa».
HAUSTI (X 23) significato probabile «fausto-a, favorevole», da confrontare coi lat. faustus, favere (finora di origine incerta e quindi di probabile origine etrusca) (DICLE).
HAUSTIŚ (HAUSTI-Ś) (X 32) «del (l’ufficio) fausto» (in genitivo).
HECI (VI 6; X 32) significato probabile «metti! poni! posa!» (A. J. Pfiffig) (imperativo sing.). Vedi HECIA, HECZRI
HECIA (VII 11) probabilmente è da emendare in HECI (vedi).
HECTAI (V 17) forse HEC-TAI «alla/nella (de)posizione», in dativo articolato (?) (significato compatibile col contesto).
HEMSINCE (HEMSIN-CE) (V 2) probabilmentee «e offri!» (K. Olzscha) (imperativo sing. con congiunzione enclitica).
HETRN (V 18, VIII 21; X 9) probabilmente «eteria, confraternita», da confrontare col greco hetairhéian «eteria» (in accusativo, il caso più frequente).
HETUM (HETU-M) (XI 4; XII 6, 8) probabilmente «e agnello», da confrontare con l’etr. FETIU «feto, prole, figlio» (DETR 447, DICLE 85) e col lat. fetus «feto, piccolo di bestia» e inoltre col neosardo fetu, fedu «prole di bestia». Per l'alternanza H/F vedi LLE Norme 3). Vedi HEΘIE.
HEXŚΘ (HEXŚ-Θ) (IV 9, 14; IX 6) «versate!» (probabilmente imperativo plur.). Vedi HEXZ; cfr. ARΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
HEXZ (III 17; X 8, 33; XI 4) probabilmente «spargi! versa!», imperativo forte sing. (LEGL 121). Vedi HEXŚΘ.
HIA (VII 2, 3, 4, 5, 6) significato quasi certo «ora, adesso», «qua, qui». Cfr. HIA VIPI VENU VIPINAL CLAN «qui (c’è) Vibio Venonio figlio di Vipinia» (su coperchio di ossuario; ET, Cl 1.403).
HILAR (XI 33; XII 13) significato compatibile «proprio, privato-a, personale», da HIL, HILS «(di) lui, di lei» (DETR 200). RASNA HILAR «popolo privato». Vedi HELU, HILARE, HILARΘUNA.
HILARE (III 3; VII 14) probabilmente dativo di HILAR.
HILARΘUNA, HILARΘUNE (XII 3, 5, 6, 8) significato compatibile «proprietario» (DETR 200). Vedi HILAR, HILXVETRA.
HILXVETRA (VI 2) probabilmente HIL-XVE-TRA «l'insieme dei proprietari privati, i proprietari» (con suffisso collettivo). Vedi HILAR, HILARΘUNA; cfr. FLERXVET[RA].
HINΘΘIN (X 11) probabilmente HINΘ-ΘIN «da giù, da sotto, proprio giù» (avverbio) (LEGL 129). Vedi HINΘU.
HINΘU (IX 29; X 15; XI 10, 15; XII 7) significato probabile «sotterraneo, infero», «funebre, funerario-a», «ufficio funebre», da confrontare tedesco unten «giù, sotto» (LEGL 90, 129; DETR 200, 201). AISNA HINΘU, EISNA HINΘU «liturgia funebre». Vedi HINΘΘIN, HINΘA (Cippus), HINΘIU (San Manno).
HUPNIŚ (VI 19) significato probabile «del sonno (eterno)», personificato e divinizzato (DELL pg.634) (in genitivo) da confrontare col greco hýpnos (DETR 204).
[HUPNIT[I] (VI 24) «nel sonno (eterno)», in locativo di tempo.
HURSI, HURSIC (HURSI-C) (III 2; VIII 15; XII 7) probabilmente «(e) dal granaio» (in dativo sigmatico), da confrontare col lat. horreum (finora di etimologia ignota e pertanto di probabile origine etrusca; suff. -eu, LLE Note 14).
HUSLNA, HUSLNE (III 4, 20; VIII 11, 32) significato probabile «giovane, novello», aggett. riferito sempre a VINUM = «vino novello», da confrontare con HUSIUR «ragazzi, giovani» (LEGL 89; DETR). Vedi HUI, HUSLNESTŚ.
HUSLNEŚTŚ (HUSLNEŚ-TŚ) (VIII 30) significato probabile «del (vino) novello» (in genitivo articolato), letteralmente «di quello novello» (LEGL 105; DETR). Vedi HUSLNA/E.
HUTERI (X 14) probabilmente «il quarto (giorno)», derivato da HUT «quattro».
HUΘIŚ (VIII 9; XI 18) significato certo «di quattro», genitivo di HUΘ «quattro». HUΘIŚ ZAΘRUMIŚ «del ventiquattro» (LEGL 96).
IC (VII 16; VIII 5) significato certo «così», «come», da confrontare col lat. sic. Variante grafica di IX (vedi).
IMEL (X 13) significato compatibile «in basso», da confrontare col lat. imus «basso, (pro)fondo», che è di origine incerta (DELL). Vedi EMULM.
IN, INC (IN-C) (III 18; IV 3, 8, 15, 19; V 2; VI 17; VII 19; IX 1, 9; XI 8) significato quasi certo «(e) lo, la; quel/lo-a», pronome di 3ª pers. sing. e plur.
ININC (IN-IN-C) (XI 31) probabilmente «e lo stesso» = IN «lo-la» rafforzato. Vedi ANANC.
IPA (X 5, 9, 14) (Cippus 5, 27) significato quasi certo «che, il/la quale», «quale-i?», anche plur.
IPE IPA ... AMA (X 9) significato compatibile «quali che siano», probabilmente da confrontare col lat. quid quid sit.
IPEI (X 7) significato compatibile «(d)a cui, (d)al/per il cui», dativo sing. di IPA (LEGL 111).
IX (III 16; VI 8, 12; VII 22; X 10; XI 5, 22; XII 2, 9) (Cippus 44) (TCap 34) significato certo «così», «così come», da confrontare col lat. sic. (TCap 5) IX NAC = lat. ita ut «così come» (LEGL 129). Vedi IC.
LAE[VE]Ś (LAEVE-Ś) (X 6) significato probabile «della messe» (in genitivo), da confrontare col greco lēion, laĩon «messe, campo di grano» (finora di origine incerta). Vedi LAISCLA.
LAETI, LAETIM (LAE-TI-M) (III 5; VI 5) significato compatibile «(e) per la fecondità» (in dativo) da confrontare coi lat. laetus «grasso, fertile, fecondo», di probabile origine etrusca (DICLE 100, LIOE 47).
LAISCLA (LAIS-CLA) (X 33) da emendare in LAI[VI]SCLA «di quello-a della messe» (vedi).
LAIVEISM (VIII 12) probabilmente LAIV-EIS-M «e per la messe». Vedi LAIVISCA.
LAIVISCA (LAIV-IS-CA) (VI 10) significato quasi certo «quello-a della messe» (in genitivo articolato). Vedi LAISCLA, LAIVETSM.
LANTI (LAN-TI) (XI 31) forse «nella macellazione» (in locativo) (significato compatibile col contesto), da confrontare coi lat. laniena «macelleria»; lanio, lanista «macellaio, carnefice, gladiatore», di sicura origine etrusca (ThLE 416; LEW, DELL, ThLL, ESL 239) (LELN 175; DICLE) (?).
LAUXUMNETI (LAUXUMNE-TI) (IX 33) significato quasi certo «nella regia», letteralmente «nella reggia lucumonia» (in locativo). Oppure, in subordine, «nella (durante la) lucumonia» (LEGL 143).
LECIN (IV 2; V 2; IX 1, 9) probabilmente «effettua!» (imperativo sing.). ECN ZERI LECIN «questa serie (di atti) effettua!».
LEITRUM (X 20) forse «sacerdote», da confrontare col greco léitōrhon «sacerdote» (in accusativo) (DETR 254) (?). Vedi LEIΘRMERI (ET, Cr 8.1).
LENA (X 22, 32) significato compatibile «toga» (veste rituale), da confrontare col lat. lena, laena «pallio, toga o mantello duplice», glossa latino-etrusca derivata dal greco chlaĩna «mantello» attraverso l'etrusco (Festo pg. 104: laena vestimenti genus habitu duplicis. Quidam appellatam existimant Tusce, quidam Graece, quam chlanída dicunt) (LEW, DELL, ESL 169, ThLE 416) (DICLE).
LURI (V 22) significato compatibile «alloro, corona d'alloro», da confrontare col lat. laurus, lorus «alloro» (albero consacrato ad Apollo), fitonimo di origine mediterranea (DELL, NPRA).
LUSAŚ (VI 9) significato quasi certo «di Lusa», divinità dei campi (in genitivo anche di donazione) (K. Olzscha, A. J. Pfiffig).
LUSTRAŚ (VI 10) probabilmente «di/a Lustra», dea delle lustrazioni o purificazioni (in genitivo anche di dedicazione), da confrontare col lat. Lustra (finora di origine incerta e pertanto potrebbe derivare proprio dall’etrusco (DICLE).
LUΘ (VI 18) probabilmente «festa, festività religiosa», da confrontare col lat. ludus «ludo, gioco, festa, esercizio, occupazione»; plur. LUΘCVA «ludi religiosi»; ludio,-onis, ludius «attore, ballerino» (suff. -on-; LLE, Norme 7) (già prospettati come di origine etrusca; DELL, DELI, ESL 169) (LEGL 69; DICLE 108) e inoltre coi Lýdioi, abitanti della Lidia (patria di origine degli Etruschi), i quali si vantavano di avere inventato molti giochi (Erodoto, I 94). Vedi LUΘCVA (L. Pulenas), LUΘTI.
LUΘTI (LUΘ-TI) (VI 18) probabilmente «nella festa religiosa» (in locativo). Vedi LUΘ.
MAC (III 4, VIII 13) significato certo «cinque» (LEGL 93).
MALE (VII 1, 3, 4, 5) significato compatibile «guarda!» (imperativo debole sing.); cfr. MALENA, MALNA «specchio» (DETR). MALE CEIA HIA «guarda la fossa (sacrificale) adesso». La rima e le assonanze che si riscontrano nelle righe 1-6 fanno intendere che esse venivano cantate o recitate con cantilena.
MAREM (MARE-M) (X 3) significato probabile «e per Maris», dio probabilmente uguale al greco Erhos «Amore, Cupido» (Fegato).
MARTIΘ (MARTI-Θ) (VI 20) significato quasi certo «in marzo», non costituendo difficoltà il fatto che una glossa latino-etrusca tramanda che il mese di marzo in etrusco si chiamava anche Velcitanus (ThLE¹ 417); oppure in subordine «il martedì», o infine «nella festività di Marte» (in locativo temporale; LEGL 143).
MASN (VII 12; XII 10) significato quasi certo «dicembre». Vedi MASAN (Pirgi II).
MATAM, MATAN (VII 22; XI 5; XII 9, 13) significato probabile «avanti, prima» (A. J. Pfiffig) (LEGL 49, 130). IX MATAM «come (si è fatto) avanti, prima».
MAΘCVA(C), MAΘCVE (MAΘ-CVA-C) (X 9, 15, 17) probabilmente «le piante», da confrontare col (proto)sardo matha, mata, matta «macchia, grande cespuglio, zona cespugliata, pianta»; mata 'e méndula «pianta di mandorlo, mandorlo»; probabilmente da riportare al sostrato "mediterraneo" (è attestato anche in Iberia, in Italia e nell'Africa sett.) (LISPR)
MELE (IV 5, 17) (L. Pulenas 6) significato compatibile «possedimento, possesso, proprietà».
MELERI (IV 4, 17) significato compatibile «ai/per i/le possedimenti/proprietà», dativo plur. di MELE (LEGL 70, 80).
MENAŚ (VIII 11) probabilmente «dando, donando» (gerundio presente). Vedi MENA, MENE.
MENE (II 14, 18) significato compatibile «dono, donazione». Vedi MENAXE, MENECE «donò(arono), ha(nno) donato».
MEΘLUMERI, MEΘLUMERIC (MEΘLUMERI-C) (II 17; III 23; IV 6, 19; V 6, 13; IX 6, 13, 21) significato quasi certo «(e) agli/per gli stati o città-stato» (dativo plur.). ŚACNICLERI CILΘL ŚPURERI MEΘLUMERIC ENAŚ «per i sacrifici di culto per le città e le città-stato nostre» (in dativo plur. e con la congiunzione enclitica).
MEΘLUMEŚC (MEΘLUM-EŚ-C) (V 23) significato quasi certo «e dello stato, e della città-stato» (in genitivo sing. e con la congiunzione enclitica).
MEΘLUMΘ (MEΘLUM-Θ) (XII 4) significato quasi certo «nello stato, nella città-stato» (in locativo). MEΘLUM (TLE, TETC 99) significato quasi certo «comunità, stato, città-stato, repubblica».
MLAX (III 19; IV 15; V 11, 20; VIII 18, 31; IX 7, 19; X 34) «dono, dono votivo, offerta votiva, ex voto, voto, promessa, richiesta» (LEGL 53, 142; TCL capo 8; DETR). UN(E) MLAX «compi l'offerta!» (intercalare che si pronunzia ogni volta che si cita un dio o gli dèi). Vedi MLAXE.
MLAXE (V 22) «per/in offerta», probabilmente in dativo.
MUCUM (MUC-UM) (X 29; XI 6, 33) forse «e al fondo, e alla fine», da confrontare col greco mychós «fondo» (?).
MULA, MULAC, MULAX (MULA-C/X) (III 2, 3; VIII 11, 15; X 21) quasi certamente «(e) farina salata», da confrontare col lat. mola salsa farina di grano abbrustolito e salato che si spargeva sul capo della vittima da sacrificare; Cicerone, Div. 2.37; Virgilio, Ecl. 8.82; Paolo-Festo. Vedi MULE; cfr. CAPLΘI.
MULE (III 17) è uguale a MULA «farina (salata)».
MUR (XI 8) significato compatibile «ferma!, trattieni!», imperativo forte sing., da confrontare col lat. morari «fermarsi, sostare, trattenersi» e con l’etr. MURCE «dimorò» (DETR 288). MUR IN «fèrmalo!».
MURCE (XI 6) (MUR-CE) «e férmati!, e trattièniti!».
MURŚŚ (MURŚ-Ś) (VII 13) significato probabile «del canestro» (delle offerte) (in genitivo) da confrontare col greco mýrsos «canestro, cesto» (LEGL 69; DETR 289). Vedi MURZUA (San Manno).
MUΘ (XII 3, 5/2) significato probabile «tieni! sostieni! proteggi!» (imperativo forte sing.) (LEGL 121). MUΘ HILARΘUNA TECUM «proteggi il proprietario, o Tecum». Vedi MUTINCE, MUTINUM, MUTTI.
MUTINCE (MUTIN-CE) (IV 5, 18) probabilmente «e tieni!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica). Vedi MUΘ, MUTINUM.
MUTINUM (MUTIN-UM) (III 14) significato compatibile «e tieni!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica). Vedi MUΘ, MUTINCE, MUTTI.
MUTTI (MUT-TI) (X 19) probabilmente «in tenuta, in mantenimmento» (in locativo figurato). Vedi MUΘ, MUTINCE, MUTINUM.
NAC (III 14; VII 19; X 14; XII 2, 6) (TCap 5) significato certo «così, come» (avverbio), da confrontare col lidio nak «così». IX NAC «così come».
NAC, NACUM (NAC-UM) (IX 29; X 3) «(e) dopo» (avverbio di tempo).
NAPTI (NAP-TI) (X 33) significato compatibile «nella tovaglia (dell’altare)» (in locativo), da confrontare con NAPE (ET, Vs 8.4) e col lat. nappa, mappa «salvietta, tovagliolo, fazzoletto, drappo» (punico, secondo Quintiliano; DELL). Vedi NAPER (Cippus).
NAXVA (VI 6; VIII 29) probabilmente «i peli» del capo degli ovini da sacrificare, da confrontare col greco nákē «vello, pelle di montone, pecora o capra», finora di origine incerta (DELG). Cfr. CAPLΘI.
NAXVE (III 17; VIII 30) probabilmente «sui peli» del capo degli ovini, dativo plur. di NAXVA.
NERI (X 23, 31, 33) significato quasi certo «acqua», da confrontare col greco nerhón «acqua». CILVA NERI «idromele», letteralmente «acqua melata» (vedi CILVA).
NERIŚ (X 23) significato quasi certo «dell’/dall'acqua», genitivo di NERI.
NEΘUNŚL, NEΘUNSL (VIII 9, 17; IX 7, 14, 18, 22) significato certo «di Nettuno», in genitivo (LEGL 74).
NEXSE (VII 13) probabilmente «in nesso, in connessione», da confrontare col lat. nexus.
NUNΘEN (II 20; III 19; IV 7, 11, 15; V 11, 19, 20; VIII 31; IX 8, 19; XI 6) probabilmente «annunzia!, pronunzia!, recita!, prega!» (imperativo sing. forte), da confrontare col lat. nuntiare «annunziare, pronunziare», il quale, essendo di origine ignota, può derivare proprio da questo verbo etrusco. Vedi NUNΘENE, NUNΘENΘ.
NUNΘENE (III 17; VIII 29) probabilmente «annunzia!, pronunzia!, recita!, prega!» (imperativo sing. debole). ARA NUNΘENE «fa’ di pregare» (in endiadi). Vedi NUNΘEN, NUNΘENΘ.
NUNΘENΘ (II 19, 22; IV 13; V 7, 9, 10; IX 13) probabilmente «pronùnciavi! prègavi!» (sopra), imperativo sing. con desinenza locativa. Vedi NUNΘEN, NUNΘENE.
NUΘIN (X 15) probabilmente «osserva!» (imperativo sing.), da confrontare col lat. notare, che, essendo di origine incerta (DELL, DELI), potrebbe derivare proprio da questo verbo etrusco. Vedi NUΘE (TCor 23).
NUZLXNE, NUZLXNEC (IV 6, 18; VIII 19) forse «(ed) espiatorio», da confrontare col lat. noxa «colpa, delitto, fallo, danno» (?). ΘEZINE RUZE NUZLXNE «immola il porco espiatorio!».
PAINIEM (PAINIE-M) (VI 19) significato compatibile «e pena», da confrontare coi lat. poena, paenitet (finora di origine ignota e che pertanto potrebbe derivare dall'etrusco; DELL).
PAR (VII 21) significato compatibile «pari, paritario, uguale, patrizio-a», «compagno-a», «marito, moglie», da confrontare col lat. par, paris, finora di origine ignota, ma già prospettato come di origine etrusca (DELL, DELI). AR PAR «fa’, rendi pari!, pareggia!, equipara!».
PEISNA (X 22) significato compatibile «insegna» (sost.), da confrontare con l’antroponimo etr. PESNA (DETR 317) e col lat. penna, pesna «penna, ala», «auspicio, presagio» (finora di origine oscura; DELL) (significato compatibile col contesto).
PEN (XI 2) forse «in, presso, verso», preposizione o posposizione probabilmente da confrontare col lat. penes «in, presso» (spesso posposto).
PERSIN (Liber III 15) «persillo» (paletta rituale per unzioni) da confrontare col lat. persillum (finora di origine ignota e quindi di probabile origine etr.; ESL 372) (suff. -ill-; LLE, Norme 2, 5). Cfr. PERSIE, PERZILE.
PEΘERENI (VI 4; X 2, 4; XI 8) probabilmente «al/col boccaletto» (diminutivo e in dativo sing.), da connnettere con PUTERE (Vc 3.3) (TLE 914) «boccale, orcio, idria» e da confrontare col greco potẽr,-ẽrhos «vaso da bere, coppa» (per lo scambio E/U vedi LLE, Norme 1).
PETNA (X 14) probabilmente «patena», da confrontare col lat. patĕna, patĭna «scodella, piatto» (per lo scambio A/E vedi LLE, Norme 1).
PEVAX (IV 22) significato compatibile «libatorio-a» (aggettivo in –AX); («bevanda, pozione» per A. Trombetti e A. J. Pfiffig). EISNA PEVAX «liturgia libatoria».
PLUTIM (PLUTI-M) (X 19) probabilmente «e nel letto» (per il lettisternio) (in dativo), da confrontare col lat. pluteus «letto» (finora di etimologia ignota, ma già prospettato come di origine etrusca; DELL, ESL 39) (uscita in -eu-; LLE, Norme 14).
PRIΘAŚ (PRIΘA-Ś) (VIII 10) significato compatibile «per riscatto», da confrontare col lat. pretium (finora di origine incerta; DELL, DELI).
PRUCUNA (IX 29) significato quasi certo «brocca, grande brocca», accrescitivo di PRUX «brocca» (vedi) (A. J. Pfiffig).
PRUSERI (X 17) probabilmente (PRUS-ER-I) «ai prodigi, ai presagi o portenti», in dativo asigmatico plur. (LEGL 80), da confrontare col lat. prodigium (finora di origine ignota; DELL, DELI).
PRUXŚ (PRUX-Ś) (IV 22) probabilmente PRUΧ[M]Ś, significato certo «della/dalla brocca» (A. J. Pfiffig), da confrontare col greco próchoos «brocca». VINUM TRAU PRUXŚ «vino versato dalla brocca». Vedi PRUCUNA.
PURUΘN (PURU-ΘN) (III 2; VIII 15) probabilmente «quello-a purificato, depurato-a» (in accusativo articolato; LEGL 106; DETR), da confrontare col lat. arcaico puratus «purificato». MULA HURSI PURUΘN EPRIS HILARE «farina dal granaio quella depurata per utilità pesonale».
PUTE (II 3; III 22; IV 3, 16; V 5, 12; IX 4, 11, 20) significato probabile «bicchiere, calice», da confrontare col lat. pot(t)us «vaso da bere» (di probabile origine etrusca; DELL 529, ESL 377). CISUM PUTE TUL ΘANS HATEC REPINEC «e tre volte il calice eleva, o celebrante, e in alto e in basso». Oppure, in subordine, «liba!, bevi!», imperativo debole sing., da confrontare col lat. potus «pozione, bevanda, bevuta». CISUM PUTE «e tre volte liba!». Vedi PUTINA, PUTIZA.
PUΘS, PUTS (VIII 18, X 34, XII 4) (L. Pulenas 6) probabilmente «del bacile», genitivo di PUTE.
PUTNAM (PUTNA-M) (X 31) significato probabile «e la caraffa», da confrontare col greco pytíne, bytíne «grossa bottiglia impagliata, damigiana» (finora di origine ignota; DELG). Vedi PUTINA (DETR 337, 338).
RACΘ (V 8) probabilmente «a destra», variante di RAXΘ (vedi).
RACUŚE (III 20, VIII 33) forse «sulla cima», da confrontare col greco rháchis «cima, cresta» (?).
RAMUE (III 20; VIII 33) significato probabile «mesci!» (A. J. Pfiffig) (imperativo debole sing.), forse letteralmente «dirama!», da confrontare col lat. ramus «ramo», che finora è di origine incerta (DELL, DELI). Vedi RAMUEΘ, RAMURΘI.
RAMUEΘ (VIII 14) «mescete!» (probabilmente imperativo plur.). REUXZINETI RAMUEΘ VINUM «nel vaso mescete vino». Cfr. ARΘ, HEXŚΘ, STRETEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
RAMURΘI (RAMU-R-ΘI) (VIII 13) probabilmente «nelle mescite», in locativo plur. Vedi RAMUE, RAMUEΘ.
RANEM (RANE-M) (VIII 12) significato compatibile «e aspergi!» (imperativo sing.), da confrontare col greco rháinein «spruzzare, aspergere, bagnare, lavare» (A. Trombetti) (finora di origine incerta).
RANTEC (III 23) certamente da emendare in RATEC (vedi).
RASNA (XI 33) significato quasi certo «Rasennio, Etrusco», «pubblico, statale» (aggett.), «popolo della città» (sost.) distinto da CATRUA HAMΦEŚ --- «massa della campagna»; è da riportare al nome Rhasénna, con cui, secondo Dionisio di Alicarnasso (I 30,3) gli Etruschi chiamavano se stessi (cfr. gentilizio lat. Rasennius; RNG). Vedi RAŚNA (TCort 5).
RATUM (RATU-M) (TCap 26/27) (X 4, 20) significato probabile «(e) ratificato, legalizzato, secondo legge o norma», da confrontare col lat. ratus «ratificato, legalizzato» (TCL pg. 38). AR(A) RATUM «rendi(lo) ratificato, ratìficalo-a». Vedi RATM (TCort 20).
RAX (V 16; VI 18; VIII 10) probabilmente «a destra» (con morfema zero).
RAXŚ (V 18) probabilmente «a destra», da confrontare col tedesco rechts (A.Torp). Vedi RAΧΘ.
RAXΘ (II 5, 19, 22; IV 9, 10, 13, 21; V 7, 15; IX 6, 13, 15, 16) probabilmente «a destra», variante di RAXŚ. Vedi RACΘ.
RAΧTI (II 5) da emendare in RAXΘ.
RENXZUA (REN-X-Z-UA) (VII 9) significato quasi certo «reni» (plur. e diminutivo, da confrontare col lat. renes, reniculi, renunculi «reni», finora di origine ignota (DELL) e che pertanto sarà entrato nel latino attraverso la lingua degli aruspici etruschi.
REPINE, REPINEC (REPINE-C) (III 23; IV 4, 16; IX 5, 12, 20) significato compatibile «(e) in basso», da confrontare col lat. repĕre «strisciare». HAΘE/HATE REPINEC «e in alto e in basso».
REPINΘIC (REPIN-ΘI-C) (II 16; V 5, 12) probabilmente «e nel basso, nella fossa sacrificale». HAΘRΘI REPINΘIC «nell'atrio (del tempio) e nella fossa». Vedi REPINE.
REUŚCE (REUŚ-CE) (XII 2) probabilmente «e colpevole», da connettere col lat. reus (finora di origine ignota; DELL, DELI). AISNA IX NAC REUŚCE AISERAŚ ŚEUŚ «liturgia così come anche per il colpevole per gli dèi superni», cioè “liturgia di riparazione”.
REUXZINA (VIII 13) significato compatibile «recipiente, vaso» (A. J. Pfiffig), probabilmente da confrontare col greco rhéin «scorrere. fluire».
REUXZINETI (REUXZINE-TI) (VIII 14) significato compatibile «nel vaso», in locativo (A. J. Pfiffig).
RINUŚ (RINU-Ś) (XI 32) significato compatibile «dell'agnello» (in genitivo), da confrontare col greco arhén, *rhén (accus. rhẽna) «agnello».
RINUΘ (RINU-Θ) (V 18) significato compatibile «nell'agnello» (in locativo).
RUZE (IV 5, 18; VIII 19) probabilmente «porco, maiale» (K.Olzscha).
SACNICLERI (SACNI-CL-ERI) (VIII 17) significato quasi certo «ai/per i sacrifici» (in dativo plur. articolato). Vedi ŚACNICLERI, SACNISA, SAVCNES (TCap 2, 6).
SACNISA (VIII 16) significato probabile «avendo consacrato» (gerundio passato). Vedi SAVCNES (TCap 2, 6).
ŚACNICLA (ŚACNI-C-L-A) (V 22; VI 8) significato quasi certo «per quel(l'altro) sacrificio» (in genitivo articolato, letteralmente «di quel sacrificio»), probabilmente da confrontare col lat. sancire «sancire, consacrare» (vocabolo sottolineato in rosso nel Liber).
ŚACNICLERI, SACNICLERI (ŚACNI-CL-ERI) (II 4, 16; V 6, 13; VIII 17; IX 5, 12, 21) «ai/per i sacrifici», in dativo articolato plur.
ŚACNICN (ŚACNI-CN) (XII 11) significato quasi certo «il sacrificio, la consacrazione», in accusativo articolato sing. Vedi ŚACNITN.
ŚACNICSTREŚ, ŚACNICŚTREŚ (V 3; VIII 20, 33; IX 2, 9) significato quasi certo «dei sacrifici».
ŚACNITN (ŚACNI-TN) (VII 6) significato quasi certo «il sacrificio, la consacrazione», in accusativo articolato sing. (LEGL 106). Vedi ŚACNICN.
SAL (VI 1; VII 7; XII 11) (Pirgi I) significato certo «due», probabilmente «due volte» (LEGL 93, 96). Vedi ZAL.
SANTIC (SANTI-C) (X 21, 29) probabilmente «e giallo-a», da confrontare col greco xanthós «giallo-a», finora di origine ignota, ma probabilmente pelasgica (DELG). SANTIC VINUM «vino giallo o bianco». Vedi ŚANTIŚTŚ.
ŚANTIŚTŚ (ŚANTIŚ-TŚ) (XI 2) probabilmente «del/di quello giallo», in genitivo articolato (LEGL 106). VINUM ŚANTIŚTŚ «del vino giallo o bianco». Vedi SANTIC.
ŚARIŚ (ŚAR-IŚ) (VIII 4) significato quasi certo «di dieci», genitivo di ŚAR «dieci». CIŚ ŚARIŚ «di tredici» (LEGL 94, 96).
ŚARLE (VI 17) probabilmente «decadale, che cade nella decade», derivato da ŚAR «dieci». Vedi ZARVE, ŚARŚNAUŚ.
ŚARŚNAUŚ (ŚARŚNAU-Ś) (X 16) significato compatibile «del decimo (giorno)», «della decade», in genitivo, derivato da ŚAR «dieci» (A. J. Pfiffig). Vedi ŚARLE.
SASCSAΘ, SAUSCSAΘ (III 15) vocabolo di lettura incerta e di significato ignoto.
SATRS [SAT(U)R(NE)S] (XI 32) significato probabile «di Saturno» (in genitivo). Vedi SAT(U)R(N)ES (Fegato).
ŚAΘAŚ (ŚAΘA-Ś) (III 17) significato compatibile «per la coltivazione» (in genitivo), da confrontare col lat. sata,-orum «coltivazione, seminato».
ŚCANIN (X 8, 12) probabilmente «innalza!» (imperativo sing.), da confrontare – non derivare – col lat. scandere.
ŚCANINCE (III 5, 6) (ŚCANIN-CE) probabilmente «e innalza!». Vedi ŚCANIN.
SCARA, SCARE (VIII 10, 12) significato compatibile «braciere», da confrontare col greco eschárha «ara, altare, braciere» (finora di origine ignota).
ŚCUNUERI (VII 21) significato compatibile «alle concessioni, alle grazie» (in dativo plur.). AR PAR ŚCUNUERI «rendi pari alle grazie», cioè «pareggia le grazie (ricevute dagli dèi)!».
SCUXIE (VI 19) significato compatibile col contesto «esequiale», da confrontare col lat. exequiae «esequie», ma forse implica un errore di scrittura.
SCVETU (X 8) forse «offerto» (DETR 361). Vedi SCUNA «offre» (?).
ŚERΦUE (X 7) significato compatibile «Cerere» (dea delle messi), da confrontare con l’umbro Çerfie (A. Trombetti § 228; LEW I 205 s. v. Ceres).
SESE (III 20; VIII 33) vocabolo di segmentazione incerta, forse «da seduto», da confrontare col lat. sessim (?)
ŚETILUNEC (ŚETILUNE-C) (nuova lettura) (II 14, 18) significato compatibile «e il seggio(lone/lino)» (con suff. accrescitivo oppure diminutivo), da confrontare col lat. sedile «sedile, seggio».
SEΘUMATI (X 5) (SEΘUMA-TI) probabilmente «nella settimana». Vedi SEMΦ «sette», SETUME, SEΘUMSALC.
ŚEUC (ŚEU-C) (V 10, 14) probabilmente «e su, e sopra». EISER ŚIC ŚEUC «dèi e inferi e superni», letteralmente «dèi e di sotto e di sopra»; cfr. lat. Dei inferi et superi «dèi inferi e superni (o celesti)» (LEGL 129, 132).
ŚEUŚ (ŚEU-Ś) (II 21; V 8, 20; XII 2) significato quasi certo «di sopra», in genitivo. AISERAŚ, EISERAŚ ŚEUŚ «degli dèi superni» (LEGL 129, 132).
ŚIC (ŚI-C) (V 10, 14) significato quasi certo «e giù, e sotto» (oppure «e su, e sopra») (LEGL 129, 132). Vedi ŚEUC.
SIMLXA (X 5) significato probabile «semola, fior di farina», da confrontare col lat. similago,-inis (A. Trombetti), che, essendo ritenuto un prestito (DELL), potrebbe derivare proprio da questo appellativo etrusco (DICLE).
ŚIN (IV 19, 20/2; V 14, 15; IX 22) probabilmente «accetta! accettate!» (A. Trombetti, K. Olzscha, A. J. Pfiffig) (imperativo sing. e plur.), probabilmente da confrontare col lat. sinere «permettere» (finora di origine ignota; DELL). AISER FAŚE ŚIN AIŚ CEMNAC «accettate o dèi il pane, accetta anche ogni dio».
SLAPINAŚ (XI 10) significato probabile «benedicendo» (in gerundio presente). Vedi SLAPIXUN.
SLAPIXUN (XI 9) significato probabile «benedizione». SLAPIXUN SLAPINAŚ «(la) benedizione benedicendo, la benedizione formulando», formula di bonaugurio, chiaramente contraria all'altra di malaugurio ΘAPICUN ΘAPINTAS «(la) maledizione maledicendo» (Defixio; ET, Po 4.4).
ŚNUIUΦ (VI 1, 2, 4) significato probabile «settimo (giorno)». Cfr. SNUIAΦ (ET, Cr 4.5).
SPANZA (SPAN-ZA) (I 19) significato quasi certo «patena, piatto,-ino», diminutivo di SPANTI (LEGL 88; DETR) (G. Colonna).
SPETRI (VIII 5) significato compatibile «da guardare, da custodire» (in gerundivo), da confrontare col lat. spectare «guardare». CULŚCVA SPETRI «le porte da custodire».
ŚPURAL (V 23) significato certo «della città» (in genitivo), in senso generico, mentre la «città-stato, quella che fa parte della lega o federazione della dodecapoli è la MEΘLUM . Vedi ŚPURERI, ŚPUREŚTRES.
ŚPURERI (III 23; IV 6, 18; V 6, 13; IX 5, 12, 21) significato quasi certo «al/per le città» (in dativo plur.).
ŚPUREŚTRES, ŚPUREŚTREŚ, ŚPUREŚTRESC (III 21; V 3; VIII 20; IX 3, 10) (SPUREŚTRE-Ś-C) significato quasi certo «(e) della lega o federazione delle città nostre». Esistevano tre federazioni di 12 città etrusche o dodecapoli: quella dell'Etruria, quella della Padania e quella della Campania; inoltre esistevano altre federazioni di città etrusche, quelle indicate da alcune monete (LELN 192; TETC, TLE 99). Vedi ŚPURAL.
SPURTA (X 33; XI 10) significato certo «sporta, canestro, cesto/a» (quella del pane), da confrontare col lat. sporta, che deriva dal greco spyrhís,-ídos «paniere, cesto» (in accusativo), ma attraverso l'etrusco (DELL; DICLE).
ŚRENCVE, ŚRENXVE, SRENCVE, SRENXVE (II 19, 21; III 13, 16; IV 10, 12; V 8; IX 15) significato probabile «adorna!» (imperativo sing.). CLETRAM SRENXVE «lettiga adorna!» per il lectisternium. Vedi SREN (DETR).
STAILE (VII 6/2) significato compatibile «chiama!» (imperativo debole sing.), forse da confrontare col greco stéllein «chiamare, mandare a chiamare» (A. Trombetti).
STRETA (XI 32) forse «girata, giro», da confrontare col greco streptós «piegato, curvo» (?). STRETA SATRS «giro di Saturno» (astro). Vedi STRETEΘ.
STRETEΘ (VI 3) forse «volgete» (imperativo plur.). STRETEΘ FACE «volgete la fiaccola!» (?). Vedi STRETA; cfr. ARΘ, HEXŚΘ, RAMUEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
ŚUCI, ŚUCIC, ŚUCIX (ŚUCI-C/X) (VII 9, 16, 20, 22) significato compatibile «(e) profumo, incenso», probabilmente da confrontare col lat. sucus, succus «succo, sugo, sapore, profumo», il quale, essendo finora di origine ignota (DELL), potrebbe derivare proprio da questo appellativo etrusco (DICLE); sempre ŚUCI(C) FIRIN «(e) brucia profumo!». Vedi ŚUCIVA, ŚUCRI.
ŚUCIVA (VII 7) significato compatibile «profumi, grani di profumo», plur. di ŚUCI (LEGL 69). SAL ŚUCIVA FIRIN «brucia due grani di profumo!».
ŚUCRI (VIII 10) probabilmente «da profumare», in gerundivo (LEGL 127). Vedi ŚUCI.
SUL (X 8) significato probabile «solo, soltanto», da confrontare col lat. solum.
SULAL (VI 20) significato probabile «del/per la Terra» (divinizzata?). VEDI SULUŚI.
SULSLE (X 33) significato compatibile «sul suolo, sulla terra», probabilmente in pertinentivo. Vedi SULAL, SULUŚI.
SULUŚI (X 6) significato compatibile «al/sul suolo, terreno, alla/sulla terra» (in dativo sigmatico; LEGL 80), da confrontare col lat. solum «suolo, terreno».
SULXVA (X 17) probabilmente SULX-VA «i solchi» (plur.), da confrontare col lat. sulcus. Oppure SUL-XVA «i suoli, i terreni». Vedi SULUŚI.
SUNTNAM (SUN-TNAM) (XI 16) significato probabile e compatibile «poi in consonanza, conforme, secondo», da confrontare col lat. sonus «suono»; con la congiunzione enclitica -TNAM «poi» (LEGL 132). SUNTNAM CEXA «poi conforme la norma». Cfr. ŚUNI (TCap 4).
SUTANAŚ (IV 21; V 15) significato compatibile col contesto «elevando» (in gerundio presente).
SUΘ (IV 10, 14, 22; V 7, 9, 10, 16; IX 13, 18) significato quasi certo «metti! poni! posa!», imperativo forte (LEGL 121), probabilmente da confrontare col lat. situs. Vedi ŚUΘCE.
ŚUΘCE (ŚUΘ-CE) (V 17) significato probabile «e metti! e posa!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica). Vedi SUΘ.
SVEC (SVE-C) (II 13, 18; IV 17) probabilmente «e tutto quanto», «e ogni cosa» (K. Olzscha) oppure, in subordine, «e parimenti, similmente» = lat. itemque (A. J. Pfiffig). SVEC AN «e tutto ciò, e tutto quanto». Vedi SVEM.
SVELERIC (SVELERI-C) (II 17; IV 4, 17) significato quasi certo «e ai/per i viventi o animali, e al/per le bestie» (M. Pallottino, A. J. Pfiffig), dativo plur. di SVAL (LEGL 70, 80, 85). Vedi [S]VELS[T]REŚC.
[S]VELŚ[T]REŚC (SVELŚ-TRE-Ś-C) (II 13) significato compatibile «e del gregge o armento» (A. J. Pfiffig) (suff. collettivo -TRE). Vedi SVELERI.
SVEM (SVE-M) (VII 8; XII 12) «e tutto quanto», «e ogni cosa» (K. Olzscha) oppure, in subordine, «e parimenti, similmente» = lat. itemque (A. J. Pfiffig). Vedi SVEC.
TARC (III 14/2) forse tar-c «e da', e dona!» (imperativo sing. forte), da confrontare col lat. dare (?).
TAŚRI (Liber X 7) probabilmente lettura errata al posto di ΧAŚRI (vedi).
TECUM (XII 5) (TEC-UM) dio finora sconosciuto, ma che potrebbe essere un epiteto di Tinia, “Protettore”, da connettere coi lat. tegere, tegumentum; è nominato anche nel Fegato di Piacenza come TECVM (TCL 57).
TEI (II 20, 22; VIII 10; IX 17; X 19, 32; XI 31/2) «a/per/con questo-a», dativo del pronome TA «questo-a» (M. Pallottino, A. J. Pfiffig) (DETR 397). Vedi TEIŚ.
TEIŚ (X 16) significato probabile «con/da/per questo-a», ablativo sing. e forse anche plur. del pronome dimostrativo TA «questo-a». Vedi TEI.
TENΘA (VII 12) (TCort 6) probabilmente da ricostruire in TENΘA[S] «tenendo, esercitando, svolgendo» (gerundio presente). CERINE TENΘA[S] «tenendo cura».
TEŚAMITN (TEŚAMI-TN) (XI 5) significato probabile «(secondo) il precetto» (in accusativo articolato) (LEGL 106). Vedi TESAMSA «avendo comandato» (DETR 400), TEŚIAMEITALE, TESIM.
TESIM (TESI-M) (III 12; VII 10, 17; VIII 23; X 10) probabilmente «e per/secondo il precetto» (in dativo). TESIM ETNAM CELUCN «e secondo il precetto poi, quello celeste». Vedi TEŚAMSA, TEŚAMITN, TESINΘ.
ΘACAC (ΘACA-C) (VII 13) probabilmente «e tacca, e intacco, e (in)taglio, e uccisione», da cui può essere derivata l'ampia serie di voci ital. tacca, taccare, intaccare, tacco(ne), la cui origine finora era piuttosto enigmatica. Vedi ΘACLΘ(I).
ΘACLΘ, ΘACLΘI (ΘACL-Θ/I) (III 19; VIII 18) probabilmente «nell'uccisione» (in locativo figurato; LEGL 82). Vedi ΘACAC.
ΘA[P]NAL (Liber XI 23) probabilmente «della patera».
ΘANS (III 22; IV 16; IX 4, 20) abbreviazione morfologica di ΘANSUR.
ΘANSUR (II 3, 16; IV 3; V 5, 12) significato quasi certo «attore, celebrante, officiante», da confrontare con ΘANASA, TANASAR (M. Pallottino) (DETR 208, 392).
ΘAPNA (X 22, 29) significato certo «patera, piatto sacrificale, ciotola, calice, coppa» (LEGL 55, 88, 105). Vedi ΘAFNA, ΘAVHNA, TAFINA (DETR), ΘAPNEŚTŚ, ΘAPNZAC.
ΘAPNEŚTŚ (ΘAPNEŚ-TŚ) (XI 3) significato quasi certo «della patera» (in genitivo articolato) letteralmente «di quella patera» (LEGL 105). Vedi ΘAPNA.
ΘAPNZAC (ΘAPNZA-C) (X 22, 29) significato certo «e patella o piccola patera», diminutivo di ΘAPNA (vedi) (LEGL 88).
ΘARTEI (VIII 18) significato compatibile «con la scure» (in dativo).
ΘARΘIE (III 19; VIII 32) probabilmente «scure», da confrontare con l'ital. dardo, dall'antico franc. dard e con l'antico alto tedesco tart «lancia» (indeur.). Vedi ΘARTEI.
ΘAURX (VII 15, 22) probabilmente «(ufficio) funebre», aggettivo sostantivato derivato da ΘAURA/E «letto funebre, sepolcro, tomba, giaciglio» e inoltre coi lat. Taurii ludi, Taurilia (feste che si celebravano in onore degli dèi inferi), torus «letto funebre, bara, giaciglio» (finora di origine ignota; DELL) (LEGL 45, 73, 90; DETR, DICLE). Vedi ΘAURA/E.
ΘAXŚERI (IX 33) significato compatibile «da ordinare, da disporre» (in gerundivo), da confrontare col greco táxis «ordinamento, disposizione» (LEGL 127; DETR 211). Vedi ΘAXŚIN.
ΘAXŚIN (VI 5) significato compatibile «disponi!» (imperativo sing.). Vedi ΘAXŚERI.
ΘEC (X 22) significato compatibile «metti!, poni!» (imperativo forte sing.) Vedi TECE «ha posto» (dell’iscrizione dell’Arringatore).
ΘEIVITI (ΘEIVI-TI) (V 20) probabilmente «nel tempio» (in locativo), da confrontare col lat. deus, deivos «dio, divo».
ΘENΘ (XII 6) (ΘEN-Θ) «tieni! sostieni!» (probabilmente imperativo sing.). Vedi TENΘA (DETR); cfr. ARΘ, HEXŚΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
ΘESAN (V 19/2, 23; VII 12; XI 17) significato quasi certo «al mattino, alla mattina)» (LEGL 75, 139, 144), con valore temporale e con morfema zero.
ΘESANE (V 21) significato quasi certo «al(la) mattino(-a)», con valore e con morfema temporale. Vedi ΘESAN.
ΘESNIN (V 16) significato probabile «all’alba, al mattino», avverbio derivato da ΘESAN «alba, aurora, mattino,-a» (Pallottino, Pfiffig) (LEGL 130). Vedi ΘESNS.
ΘESNS (XI 11) significato probabile «del/la mattino/a», genitivo di ΘESAN «mattino/a» (LEGL 75). CLA ΘESNS «di questa mattina». Vedi ΘESNIN.
ΘEUSNUA (VI 6) significato compatibile «statue degli dèi» (al plur.) (che erano poste su una tavola), da confrontare col greco theós «dio, statua di dio».
ΘEZERI, ΘEZERIC (ΘEZERI-C) (VI 9, 11; VIII 10; XI 17) significato quasi certo «(e) da immolare» (Pfiffig) (in gerundivo) (LEGL 127). CNTNAM ΘESAN FLER VEIVEŚ ΘEZERI «questa mattina poi la vittima di Veiove (è) da immolare».
ΘEZI (III 15) probabilmente «immolazione».
ΘEZIN (VIII 22) significato quasi certo «immola!» (imperativo al sing.).
ΘEZINCE (ΘEZIN-CE) (IV 3; IX 2, 9) probabilmente «e immola!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica). Vedi ΘEZINE.
ΘEZINE (IV 5; VIII 19) probabilmente «immola!» (imperativo debole sing.). ΘEZINE RUZE NUZLXNE «immola il porco espiatorio!».
ΘI, ΘIC (ΘI-C) (X 30; XI 3, 4, 6) significato quasi certo «qua, qui» ed anche «ora, adesso» (avverbio di luogo e di tempo). Vedi ΘUI.
ΘLUPCVA (XI 30) significato probabile «infernale» (aggettivo; LEGL 89-90), corradicale con ΘUPLΘA, ΘUFLΘA «Tupulta/Tufulta» (dio infernale) (LEGL 69, 89; DETR 217, 219). Vedi TUXLAC.
ΘUC (XII 6) probabilmente «porta!», imperativo forte da confrontare con quello lat. duc. Vedi ΘUCU.
ΘUCTE (ΘUC-TE) (VIII 4) probabilmente «portate!» (imperativo plur.).
ΘUCU (X 4, 14; XI 32) probabilmente «portato-a», da confrontare col lat. ductus.
ΘUI, ΘU[I] (VI 3; X 6, 21, 33; XI 9, 31) significato quasi certo «qua, qui» ed anche «ora, adesso» (avverbio di luogo e di tempo insieme). Vedi ΘI.
ΘUIUM (ΘUI-UM) (X 16) significato probabile «e qui», «e adesso».
ΘUMITLE (ΘUMI-TLE) (X 13/2) significato compatibile «del timo» (che si bruciava nei sacrifici), da confrontare col greco thýmos «timo»; letteralmente «di quel timo» (in genitivo articolato).
ΘUMSA (X 30; XII 12) probabilmente variante di ΘUNŚNA «il primo (giorno)» (vedi).
ΘUN (IV 5, 17) significato certo «uno, uno solo, unico, ciascuno, ognuno-a», variante di ΘU (LEGL 93, 96). Vedi ΘUNŚNA, ΘUNXERŚ, ΘUNXULEM.
ΘUNEM (ΘUN-EM) (XII 10) significato certo «uno (sottratto) da...», = lat. un de ... «uno da ...» (LEGL 95-96, 123). ΘUNEM CIALXUŚ MASN «del ventinove dicembre». Cfr. CIEM, XIEM, ESLEM.
ΘUNI (VII 17, 23; X 7; XI 9; Ta 8.1) probabilmente ΘUN-I «ad/per uno, a uno solo, da solo», dativo di ΘU(N) «uno, uno solo»; oppure, in subordine, da emendare in ΘUI «qui, qua».
ΘUNŚ (VI 13) «di uno, di ciascuno», genitivo di ΘUN «uno, ciascuno, ognuno». Vedi ΘUNŚNA.
ΘUNŚNA (VI 13) significato probabile «il primo», da ΘUN «uno» (LEGL 90, 97). Vedi ΘUMSA.
ΘUNT (ΘUN-T) (I 21; XI 19) probabilmente «una (sola) volta», oppure «in uno», «insieme», locativo di ΘUN «uno» (LEGL 55, 83). Vedi TUNT.
ΘUNXERŚ (VI 7) probabilmente «degli accordi, delle leggi» (in genitivo plur.), da ΘUN «uno». ETNAM VELΘINAL ETNAM AISUNAL ΘUNXERŚ «epoi per le umanepoi per le divine leggi» (A. J. Pfiffig).
ΘUNXULEM (ΘUNXULE-M) (XII 3) significato compatibile «e singolo», da ΘUN «uno», probabilmente da confrontare col lat. singulus (DETR 219). Vedi ΘUN.
ΘUTA (X 7) (Cippus 23) significato compatibile «tutela, garanzia, protezione, patrocinio», da confrontare col lat. tutela «tutela, protezione, patrocinio» (di origine incerta; DELL s. v. tueor; DELI) (DETR 220, 415; DICLE). Vedi ΘUTUIΘI.
TINŚ (V 19; VI 17) «(il) giorno», in caso temporale con morfema zero.
TINŚI (II 2, 15; III 21; IV 2; V 4; VIII 21, 34; IX 3, 10) significato certo «nel giorno» (in dativo temporale). TINŚI TIURIM AVILŚ XIŚ «nel giorno e nel mese (fissati) di ogni anno».
TINΘAŚA (VI 6) probabilmente da emendare in T[R]INΘAŚA «avendo spruzzato» (vedi).
TIURIM (TIURI-M) (II 15; III 22; IV 2; V 4; VIII 21; IX 3, 11) «e nel mese», in dativo temporale di TIVR, TIUR «luna», «mese». TINŚI TIURIM AVILŚ XIŚ «nel giorno e nel mese (fissati) di ogni anno» (LEGL 98, 141).
TRAU (IV 22; IX 29) significato probabile «versato» (A. Trombetti), participio passivo (LEGL 125; DETR). VINUM TRAU PRUXŚ «vino versato dalla brocca». Vedi TRAULAC.
TRIN (III 18; IV 14; VII 2; VIII 17, 23; 7) probabilmente «spruzza!» (con l’acqua benedetta o col vino), imperativo forte sing. TRIN FLERE NEΘUNSL «spruzza la vittima di Nettuno». Vedi TRINΘ, TRINΘASA, TRINUM.
TRINΘ (III 18, VII 4) «spruzzate!» (probabilmente imperativo plur.). Cfr. ARΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRUΘT.
TRINΘAŚA (VI 6; VII 6) probabilmente «avendo spruzzato» (in gerundio passato). Vedi TINΘAŚA.
TRINUM (TRIN-UM) (V 17; X 9, 18) probabilmente «e spruzza!». Vedi TRIN.
TRUTANAŚA (XI 3) significato quasi certo «avendo guardato» (in gerundio passato) (DETR 414). Vedi TRUΘ, TRUΘT, TRUTUM.
TRUΘ (V 17; XI 6) significato quasi certo «osserva!, guarda!» (imperativo forte sing.). Vedi TRUTANAŚA, TRUΘT, TRUTUM.
TRUΘT (V 18) «osservate! guardate!» (probabilmente imperativo plur.). Vedi TRUΘ, TRUTUM; cfr. ARΘ, HEΧŚΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRINΘ.
TRUTUM (TRUT-UM) (XI 2) probabilmente «e osserva! e guarda!», imperativo forte sing. Con congiunzione enclitica. Vedi TRUΘ.
TŚ (VI 1) «di questo-a», genitivo del pronome dimostrativo TA.
TUL (II 3, 15; III 22; IV 12, 13, 16; V 5, 9, 12; IX 4, 16, 18, 20; X 2; XI 19) significato probabile «togli! (sol)leva! eleva!» (imperativo forte sing.) da confrontare col lat. tolle (A. Trombetti). CISUM PUTE TUL «e tre volte eleva il calice»; EIM TUL VAR «e non elevare affatto».
TUNT (TUN-T) (XI 30) probabilmente «una (sola) volta», oppure «in uno», «insieme», locativo di ΘUN «uno» (LEGL 55, 83). Variante di ΘUNT (vedi).
TUR (IV 13; IX 6, 34; XI 4) probabilmente «incenso», da confrontare col lat. tus, turis, thus, thuris «incenso» e inoltre col greco thýos «incenso» (DICLE 180). Cfr. (Vs 2.40 – 3/2, su askos) TURIS MI UNE AME probabilmente «io sono (l'askos) dell’incenso per Giunone» (quasi certamente è un turibolo di argilla, che ha due aperture superiori, di cui una ha un diaframma forato per il tiraggio dell’incenso acceso; NRIE 530, TLE 213). Vedi TURA, TURE, TURI.
TURA (II 19, 22; IV 9, 13; VI 18; IX 6; X 16) variante di TUR «incenso». Vedi TURE, TURI.
TURI, TURE (VI 3, 18) forse «con incenso» (dativo di TUR/TURA).
TUTIN (VII 8) quasi certamente «esamina!» (imperativo sing.), da confrontare col lat. tueri «osservare» (finora di origine incerta; DELL, DELI, Etim). TUTIN RENXZUA «esamina i reni!» (dell'animale sacrificato). Vedi ΘUTA, ΘUTUIΘI, TUΘINA; cfr. CEREN, MUTIN, NUΘIN.
TUXLCA (emendato su TUXLAC) (XI 16) significato quasi certo «Tuchulcha» (dio infernale); nel il vocabolo è sottolineato in rosso, forse come invito al celebrante a fare il segno apotropaico delle corna con le dita; gesto che fa una defunta raffigurata su un sarcofago). Vedi ΘUFULΘA, ΘLUPCVA, ΘUPITULA, TUΧULΧA.
UFLI (XI 10) significato compatibile «al/per la pasta» (in dativo), da confrontare col lat. offa, of(f)ella, ofilla, offula «boccone, pezzo,-etto» (di carne) (che gli àuguri gettavano ai polli per trarne auspici) oppure «granello» (di sale, incenso o profumo) o infine «pasta» (finora di origine ignota e pertanto potrebbe derivare proprio da questo appellativo etrusco; LELN 204; DICLE).
UN (III 19; IV 15; VIII 31; IX 7, 19) probabilmente «compi!», imperativo forte (LEGL 122). UN MLAX «compi l'offerta!» (invito intercalare rivolto al celebrante e probabilmente anche a ciascuno dei fedeli presenti al rito). Vedi UNE, UNUΘ, UNUM.
UNE (V 11; VIII 17; X 34) probabilmente «compi!», imperativo debole sing. (LEGL 122). UN(E) MLAX «compi l'offerta!».
UNIALTI (UNIAL-TI) (XII 10) significato quasi certo «nella festività di Giunone» (in locativo temporale; LEGL 143) (anche in TCap 13, 13).
UNUM (UN-UM) (V 10, 20) probabilmente «e compi!». UNUM MLAX «e compi l'offerta!». Vedi UN(E).
UNUΘ (UNU-Θ) (X 13) probabilmente «nella cosa compiuta, nel compimento, nell'esecuzione» (in locativo figurato). Vedi UN(E), UNXVA.
UNXVA (XII 4, 6) probabilmente «le cose da compiere, le offerte dovute», plur. articolato di UNU(-Θ) «cosa compiuta».
URSMNAL (XII 10) significato probabile «della Orsminnia» (in genitivo femm.), da confrontare col gentilizio lat. Orsminnius (RNG). UNIALTI URSMNAL «nella festività di Giunone Orsminnia» (avrà preso questo nome da una famiglia che ne gestiva il culto oppure da una località).
URX (VI 2/2, 4; X 2) probabilmente «premi! Incalza! stimola!» (imperativo forte sing.), da confrontare col lat. urgere «premere, incalzare, stimolare», che, essendo di origine incerta (DELL, DELI), potrebbe derivare proprio da questo verbo etrusco.
USETI (USE-TI) (X 18, XI 9) significato compatibile «attìngiti» (in imperativo sing. riflessivo) oppure «nell'attingere» (in locativo. Vedi USI.
USI (III 18; VIII 15) significato compatibile «attingi!» (K. Olzscha, A. J. Pfiffig) (imperativo sing.), probabilmente da confrontare col lat. haurire, hausi, haustum «attingere» (finora di origine incerta). Vedi USETI.
USIL (VII 11) significato quasi certo «sole» (anche divinità), «mezzogiorno», da confrontare col sabino ausel, col lat. sol, solis e con la glossa greco-etrusca emendata ausélos «aurora» (ThLE 417; DETR 433). Vedi USLANEC, USLI.
USLANEC (USLANE-C) (V 21) significato quasi certo «e meridiano, solare», «e a mezzogiorno», aggettivo sostantivato con valore temporale, derivato da USIL «sole». CISUM ΘESANE USLANEC «e tre volte al mattino e a mezzogiorno» (LEGL 89). Vedi USIL, USLI.
USLI (VII 13) significati probabili «a mezzogiorno», dativo di USIL «sole». Vedi USLANEC.
UTINCE (UTIN-CE) (II 14, 18) probabilmente «e usa!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica), da confrontare col lat. uti «usare, adoperare» (finora di origine incerta; DELL, DELI). Vedi UTUŚE, UTUS.
UXTIΘUR (I 22) vocabolo di significato ignoto e forse incompleto. Se fosse da ricostruire come [L]UΧTIΘUR potrebbe significare «lottatore».
VACL (III 15, 16; V 16, 19; VII 2, 3, 5, 15, 17, 21; VIII 15, 16, 22; X 4, 11, 30; XI 2, 4, 9) significato certo «rito, rito sacro, rituale», «secondo il rito o il rituale». Vedi VACLTNAM.
VACLTNAM (VACL-TNAM) (VI 10; VIII 4; XII 9) significato probabile «secondo il rito poi».
VALE (VII 3, 4, 5, 20) significato probabile «salve!, salute!» = lat. vale. VILE VALE «o Iolao salve!».
VAR, EI.... VAR (IV 12, 14; V 10; IX 16, 18; XI 19) probabilmente «(non) affatto», da confrontare col lat. verum; EI(M) TUL VAR CELI «(e) non elevare affatto al cielo».
VAXR (VII 8) (Cippus 2) significato quasi certo «promessa, compromesso, patto, accordo, contratto, intesa» (LEGL 73) (DETR). Vedi VARXTI (Pulenas 6).
VEIVEŚ (VI 3; XI 17) significato quasi certo «di/per Veiove», antico dio romano della vendetta (in genitivo anche di dedicazione) (DETR 145).
VELΘA (X 8, 10) significato quasi certo «Volta» = lat. Volta demone della «terra» (Plinio, Nat. Hist., II 53, 140) (A. Trombetti) (DETR). Vedi VELΘINAL, VELΘINEŚ, VELΘITE.
VELΘE (X 15) probabilmente variante di VELΘA.
VELΘINAL (VI 7) significato probabile «del terrestre, dell'umano», aggettivo di VELΘA «Volta» (vedi) (in genitivo sing. per la declinazione di gruppo) (A. J. Pfiffig). Vedi VELΘINEŚ, VELΘITE.
VELΘINEŚ (XI 8) significato probabile «del terrestre, dell’umano», aggettivo di VELΘA (in genitivo sing.). Vedi VELΘINAL, VELΘITE.
VELΘITE (VELΘ-ITE) (VII 20) probabilmente «terrestre, abitante della terra, umano, uomo», oppure «in terra, sul terreno» (in locativo), derivato da VELΘA «Volta, Terra» (in vocativo). Vedi VELΘA, VELΘINAL, VELΘINEŚ.
VELΘRE (VII 2) probabilmente «cappello di feltro, pileo sacerdotale» (che era appunto di feltro). TRIN VELΘRE «spruzza il (pileo di) feltro» (corrige DETR 150; TIOE 77-78).
VERSUM (VERS-UM) (I 19) significato probabile «e fuoco». Vedi VERSE (DETR 163).
VILE (VII 5) significato probabile «Iolao», compagno di Ercole (qui al vocativo) (DETR). “VILE o VILAE è più volte presente su specchi, in scene in cui Hercle figura tra gli dèi, quale compagno quasi suo pari” (I. Krauskopf).
VINUM, VIN[U]M (III, 18, 20; IV 9, 14, 22; V 1; VIII 11, 14, 32; IX 7, 29; X 29; XI 2, 4) significato certo «vino», da confrontare col greco õinon (in accusativo, cioè nel caso più frequente; cfr. CLETRAM, CRISIΘA, HERAMVE, HETRN, LEITRUM, LEΘAM, LEΧTUMUZA, PRUΧUM, TALIΘA, TEVCRUN) e col lat. vinum (di origine "mediterranea"; DELL, DELI), ma in veste latina (DICLE). Nel Liber una volta compare intervallato con un punto V•I•N•U•M per suggerire al sacerdote la sua pronunzia attenta e lenta.
VUVCNICŚ (VUVCNI-CŚ) (X 19) significato compatibile «di questa tromba» (in genitivo articolato; LEGL 105), da confrontare col lat. bucina «tromba ricurva», che era in uso fra gli Etruschi.
XAŚRI (X 7) (probabilmente lettura errata TAŚRI) forse «da implorare» (in gerundivo) (?).
XIM (III 15, VI 19; VII 11; XII 4) (Pulenas 6) significato quasi certo «ogni, ogni cosa, qualunque, tutto-a» (DETR).
XIMΘ (XIM-Θ) (X 11; XI 31) (Cippus 22) significato probabile «in ogni, in qualunque», «in, su tutto-a» (in locativo).
XIŚ (II 15; III 22; IV 2, 15, 20; V 4, 11, 14; VIII 21; IX 4, 11, 19, 22) significato certo «di/a ogni» (in genitivo). TINŚI TIURIM AVILŚ XIŚ «nel giorno e nel mese (fissati) di ogni anno».
XURU (X 4; X 17) significato compatibile «coro, danza in cerchio, danza cantata», da confrontare col greco chorhós (finora praticamente di origine ignota; GEW, DELG, LELN 106, 108, 122). ΘUIUM XURU probabilmente «e adesso il coro», cioè (e ora intervenga il coro).
XURVE (X 6) significato compatibile «in cerchio, in giro, attorno» (avverbio), da confrontare col lat. curvus (LELN 122, DICLE). Vedi XURVAR.
ZAL (X 20, 21) (TCap 24, 24, 36) (TCort 7) significato certo «due», variante di SAL (LEGL 93; TCL capo V).
ZAMΘIC, ZAMTIC (III 6; VIII 16; XII 12) significato probabile «aureo-a» (K. Olzscha), aggettivo da confrontare col greco xanthós «giallo» (finora di origine ignota; DELG). CAPERI ZAMΘIC «dalla coppa aurea». Vedi ZAMAΘI (DETR).
ZANEŚ (ZANE-Ś) (X 19) significato compatibile «squillante» oppure «lucente» (in genitivo), da confrontare col lat. sanus «sano», che essendo di origine ignota (DELL, DELI), potrebbe derivare proprio dall'etrusco.
ZARFNEΘ (ZARFNE-Θ) (II 20; IV 7) significato compatibile «nel decimo (giorno), nella decade» (in locativo temporale), da ZAR «dieci». Vedi ZARVE, ŚARLE.
ZARVE (IX 1, 8) probabilmente «decadale-i». ZUŚLEVE ZARVE «preghiere decadali», cioè fatte in occasione della decade. Vedi ZARUA in una sorte di piombo (ET, Cr 4.11). Vedi ZARFNEΘ, ŚARLE.
ZAΘRUM (XI 8) significato certo «venti», numerale (LEGL 94). ESLEM ZAΘRUM «diciotto». Vedi ZAΘRUMSNE.
ZAΘRUMIŚ (VI 17; VIII 9; XI 18) significato certo «il venti», in complemento temporale. HUΘIŚ ZAΘRUMIŚ «il ventiquattro» (LEGL 94, 95, 96).
ZAΘRUMSNE (VI 9) significato certo «ventesimo (giorno)», da ZAΘRUM (LEGL 90, 97).
ZATI (VIII 19) forse «sazio, ingrassato», da confrontare col lat. *satius (REW 7619) (?).
ZATLXNE (VIII 19) probabilmente «piccolo aiutante, camillo», da confrontare con ZAΘLAΘ «satellite, guardia del corpo, guardiano, accompagnatore, assistente» (DETR).
ZAX (ZA-X) (X 3) forse «e sei», «e il sei» (con valore temporale) (?).
ZEC (IV 3; V 2, 22; IX 1, 9) probabilmente «taglia! spezza!» (imperativo forte sing.), da confrontare col lat. secare. INC ZEC FLER ΘEZINCE «e tàgliala la vittima e immòlala!».
ZELVA (VII 13) probabilmente «selva, fronda», da confrontare col lat. silva. Cfr. Selva, abbreviazione di Selvans (ET, Pa 4.2, Fegato) (ET, Um 4.3).
ZERI, ZERIC (ZERI-C) (IV 2; V 2, 22; IX 1, 8) probabilmente «(e) serie, fila, catena, seguito, sortilegio», da confrontare col lat. series «serie». ECN ZERI LECIN «questa serie (di atti) effettua!». Vedi SERIL; ZERI (Cippus 42).
ZIVAŚ (VIII 18) «vivendo, da vivo-a» (in gerundio presente), da confrontare col greco zoós «vivo, vivente» (indeur.; DELG) (LEGL 123). ZIVAŚ FLER «della vittima (ancora) viva». Vedi ZIA.
ZIXNE (II 14, 18) significato quasi certo «segno, segnale, insegna», da confrontare col lat. signum «segno» (finora di origine incerta; DELL, DEI, DELI) e da connettere con gli etr. ZIC «scritto» (sost.), «libro», ZICU «scrivano», ZICUC[E] «ha(nno) segnato, contrassegnato, scritto» (TETC, TLE 27, 69, 131, 278, 282, 472, 601; DETR 183). UTINCE ZIXNE probabilmente «e usa il paramento (sacro)!». Vedi ZIXRI.
ZIXRI (I 18, 21) probabilmente «da segnare, da contrassegnare», in gerundivo (LEGL 127). Vedi ZIXNE.
ZUŚLE (II 20) probabilmente «preghiera» (sing.).
ZUŚLEVA, ZUŚLEVAC (ZUŚLE-VA-C) (III 3; VIII 13) probabilmente «(e) preghiere» (plur. anche con congiunzione enclitica).
ZUŚLEVE, ZUSLEVE (ZUŚLE-VE) (IX 1, 8, 14, 16) probabilmente «preghiere» (plur.).
ZUŚLEVEŚ (ZUŚLE-VE-Ś) (IV 7, 11) probabilmente «per le offerte» (genitivo plur.).
ZUΘEVA (X 20) probabilmente «i sepolcri», plur. di SUΘI «sepolcro, tomba». Oppure da emendare in ZUŚLEVA? ***
***Estratto migliorato dall’opera di Massimo Pittau, I grandi testi della Lingua Etrusca - tradotti e commentati, Sassari 2011, Carlo Delfino editore.
di Massimo Pittau
tradotto e commentato
PREMESSA
Il cosiddetto Liber della Mummia di Zagabria è il testo più lungo che possediamo della lingua etrusca. Esso è chiamato in questo modo perché risulta custodito nel «Museo Archeologico» di Zagabria. È detto Liber linteus «libro di lino» perché è costituito da una fascia di lino lunga circa 13 metri e larga circa 40 centimetri.
Fino al presente non si conosceva per nulla il modo e il motivo per i quali questa fascia fosse finita in Egitto; si era parlato in termini molto generici di un probabile “piccolo stanziamento” di individui di nazionalità etrusca nell'Egitto dei Tolomei, ma in realtà non si era fornita alcuna prova di ciò. A giudizio dello scrivente esiste con grande probabilità una ragione precisa della presenza del Liber in Egitto. Si deve premettere che gli aruspici etruschi godevano di larga fama a Roma, fino ad un'epoca molto avanzata. Si tramanda che ancora nel 408, durante l'assedio di Roma, aruspici pronunciarono maledizioni in lingua etrusca per lanciare fulmini sui Visigoti di Alarico. Essi erano consultati anche dai comandati degli eserciti romani prima di prendere le loro decisioni importanti. Ebbene, a giudizio dello scrivente il Liber molto probabilmente arrivò in Egitto con qualche aruspice che seguiva un esercito romano, ad iniziare da quando si insediò in Egitto Marco Antonio nell'anno 52 a. C.
Deceduto l'aruspice e finita dunque la sua attività di divinazione, la fascia di lino non fu più compresa nella sua natura e destinazione, per cui fu tagliata a strisce e adoperata, in maniera impropria, per fasciare una mummia.
Col passare dei secoli la mummia fu acquistata in Egitto nel 1848 da un collezionista croato e in seguito, nel 1867, fu acquisita dal Museo di Zagabria. Qui a un certo punto fu deciso di svolgere le bende della mummia e si constatò che esse contenevano un lungo testo, scritto in inchiostro nero su 12 colonne di circa 35 righe, con una impaginatura di linee in inchiostro rosso. Nel 1892 l’egittologo Jakob Krall, con una sua accurata pubblicazione, dichiarò e dimostrò che il testo era scritto in alfabeto e lingua etruschi, col normale andamento sinistrorso.
Nelle circa 200 righe conservate del Liber risultano scritti quasi 1.200 vocaboli, i quali però, tolte le numerose ripetizioni, si riducono a essere poco più di 500. Probabilmente il Liber costituisce la trascrizione, effettuata nel I secolo a. C., di un testo originario del V secolo, di area etrusca centro-settentrionale.
Com’era ovvio, il Liber attirò subito l’attenzione di
tutti i linguisti che avevano interesse per la lingua etrusca e da allora esso è diventato il testo classico di questa lingua, del quale si sono interessati tutti i linguisti successivi. La bibliografia relativa a questo testo è immensa e praticamente si identifica quasi del tutto con quella relativa alla lingua etrusca in generale.
I risultati finora acquisiti dagli etruscologi intorno a questo importantissimo documento sono in primo luogo di carattere generale e in secondo luogo di carattere molto particolare.
Si è compreso abbastanza presto e abbastanza facilmente che il Liber è un «calendario liturgico», il quale registra le cerimonie o i riti dell’intero anno liturgico, con l’indicazione del mese e talvolta anche del giorno. Esso infatti è composto di 12 “colonne”, tante quanti sono i mesi, dei quali noi conosciamo, sia dal Liber stesso sia da glosse latine o greche, il nome, escluso quello di febbraio: ANIAX «gennaio», MARTI o Velcitanus «marzo», APIRE o Cabreas «aprile», AMPILES «maggio», ACALE/Aclus «giugno», Traneus «Luglio», Ermius «agosto»; Caelius, Celius «settembre», Xosfer «ottobre», MASN «dicembre».
Le cerimonie o i riti risultano effettuati in onore di quasi tutte le divinità etrusche, maggiori e minori, cioè Tecum (= Tinia Protettore?), Giunone, Nettuno, Saturno, Cerere, Lucifera, Lusa, Lustra, Maris, Terra, Tuchulcha, Veiove, Volta. E risultano pure indicate varie preghiere, le offerte, le vittime dei sacrifici, assieme con arredi dei vari riti e con gli atti rituali. Tutto ciò è relativo a sacrifici che un sacerdote, assieme coi suoi assistenti, effettua a favore di una o più città, delle loro popolazioni, cittadine e contadine, e delle loro leghe o federazioni.
I risultati di carattere particolare acquisiti dai linguisti fino al presente consistevano nella traduzione di poche e brevi frasi. Lo scarso numero e la brevità di queste frasi effettivamente tradotte induceva ovviamente ad affermare che rispetto alla questione della “traduzione” era ancora tutta in alto mare e che quanto un etruscologo poteva in effetti affermare era semplicemente una “interpretazione generale” del documento. Era questo infatti l’esatto titolo di uno dei più impegnati tentativi effettuato da uno dei più autorevoli etruscologi: Karl Olzscha, Interpretation der Agramer Mumienbinde (Leipzig 1939; ristampa 1979).
Anche l’autore della presente pubblicazione, quando pensò di affrontare di petto il testo del Liber, aveva deciso di intitolarne la pubblicazione in questo modo: Il Libro Etrusco della Mummia di Zagabria interpretato e commentato. Quando però andò costatando che i risultati ottenuti nel suo studio andavano molto al di là delle sue più rosee previsioni e speranze, alla fine prese la decisione di intitolarla senz’altro in quest’altro modo: Il Liber Ritualis della Mummia di Zagabria tradotto e commentato.
Per giustificare questa intitolazione della mia presente opera, invito i lettori a considerare questo solo e semplice dato: sui 500 vocaboli del testo non ne esiste alcuno sul quale io non abbia prospettato almeno un “significato compatibile”, ossia compatibile col contesto logico, specifico e generale, del documento. (Dal quale numero ovviamente vanno esclusi i numerosi guasti e lacune del testo e inoltre i raggruppamenti grafici che risultano non segmentabili oppure illeggibili).
* * *
I risultati di questo mio – non ho timore di dirlo - “successo ermeneutico” sono anche l’effetto di alcune circostanze favorevoli e convergenti:
I) Siccome io mi interesso della lingua etrusca da più di 35 anni, ritengo di aver fatto convergere nella mia presente opera tutti i risultati che fino ad ora erano stati ottenuti dai numerosi autori che si sono cimentati prima di me nell’argomento. In maniera particolare ritengo di essere debitore di numerosi suggerimenti soprattutto a due autori e alle rispettive opere, una già citata di Karl Olzscha, Interpretation der Agramer Mumienbinde (Leipzig 1939) e l’altra di Ambros Jopsef Pfiffig, Studien zu den Agramer Mumienbinden – Der Etruskische Linteus, Wien 1963 [tedesco Agram = ital. Zagabria].
II) Ovviamente i 76 anni di differenza fra la “interpretazione” di K. Olzscha e i 52 anni fra gli “studi” di A. J. Pfiffig da una parte e questa mia “traduzione” dall’altra, non sono passati inutilmente: e ciò non tanto e non soltanto per merito dell’Autore della presente opera, quanto per merito dei numerosi etruscologi che in epoca più recente hanno rivolto il loro studio a questo importante e cruciale documento della lingua etrusca. Inoltre è indubitabile che la conoscenza della lingua etrusca è andata avanti abbastanza in questi ultimi decenni, anche come effetto di numerosi nuovi rinvenimenti epigrafici effettuati un po’ dappertutto.
III) Dato che ormai risultava accertato che il Liber era fondamentalmente un «calendario liturgico», implicante dunque precisi riferimenti a cerimonie religiose, a riti sacri, a sacrifici, a festività religiose, ecc., io mi sono impegnato a studiare minutamente la terminologia religiosa della lingua latina, dato che da sempre si sapeva che molte credenze ed usanze religiose degli Etruschi erano diventate anche credenze ed usanze religiose dei Romani. E ciò ho fatto nella supposizione che nella terminologia religiosa dei Romani fosse entrata anche la terminologia religiosa degli Etruschi. E i risultati di questo mio impegno di studio hanno stupito anche me: per l’appunto molti vocaboli di carattere religioso della lingua latina trovano esatto riscontro in altrettanti vocaboli del Liber e per ciò stesso offrono la chiave di interpretazione e di traduzione dei corrispondenti vocaboli etruschi. E per questo motivo debbo precisare che lo strumento o il metodo migliore, ossia quello più funzionale e più fecondo, che mi è servito per effettuare e prospettare la presente “traduzione del Liber” è stata per l’appunto la comparazione tra la terminologia religiosa latina e la terminologia religiosa etrusca.
Su questo stesso argomento ritengo importante segnalare pure che le corrispondenze tra la liturgia del sacrificio degli Etruschi con quella del sacrificio o “Messa” dei Cristiani sono evidenti, numerose e pure stringenti, per cui c’è da pensare a una fondamentale derivazione della liturgia cristiana da quella etrusca, però per via indiretta, cioè per il tramite di quella romana. Più esattamente i Cristiani hanno derivato molti elementi della loro liturgia sacrificale da quella dei Romani - ovviamente caricandoli di assai differenti contenuti religiosi e dogmatici - e i Romani in precedenza li avevano derivati da quelli degli Etruschi. Particolarmente importante e significativa è la continua presenza nel sacrificio etrusco del pane e della sua consumazione, del vino, dell’acqua e dell’incenso, della presenza di lumi accesi, del calice d’oro e della sua elevazione, della patena, quasi esattamente come risulta nel sacrificio cristiano.
IV) È cosa abbastanza nota che agli inizi della storia di Roma, in età monarchica, c’era una notevole mescolanza e fusione delle due comunità etniche, quella romana e quella etrusca. La quale cosa si spiega abbastanza facilmente con due circostanze sicuramente accertate e sostenute dalla storiografia recente. Innanzi tutto il fiume Tevere all’inizio non era al centro del Latium, come sarà in seguito, ma ne costituiva il confine settentrionale rispetto all’Etruria, ragione per cui Roma era una città di confine tra le due etnie (non a caso lo stesso nome di Roma è molto probabilmente etrusco, uguale al vocabolo etrusco-latino ruma «mammella, seno», indicante la grande "insenatura" che il Tevere fa di fronte all'isola Tiberina; e pure il nome del fiume era quasi certamente etrusco). In secondo luogo sappiamo che per più di un secolo Roma fu governata da una dinastia etrusca, quella dei Tarquini, in virtù della quale si intravede che l’elemento antropico etrusco in quel periodo giocò un ruolo importante nella vita della città laziale.
Più in generale – mi sono detto - siccome è molto probabile e verosimile che siano stati numerosi i vocaboli latini entrati nella lingua etrusca e viceversa, ai fini della interpretazione dei singoli vocaboli etruschi è del tutto lecito e anche funzionale ed utile fare riferimento ad altrettanti vocaboli latini, i quali già nella veste fonetica si presentino come omoradicali o corradicali con quelli etruschi da interpretare; col risultato finale che il valore semantico o “significato” dei vocaboli latini è molto probabilmente anche il valore semantico o “significato” dei corrispondenti vocaboli etruschi.
A questo proposito però ritengo necessario precisare che questo mio procedimento ermeneutico od interpretativo ha avuto esclusivamente la direzione del “confronto” o della “comparazione”, mentre ha deliberatamente lasciato da parte la direzione “etimologica” o della “derivazione”: si tratta di vocaboli etruschi derivati da altrettanti vocaboli latini oppure si tratta della derivazione opposta? A questa domanda saranno altri linguisti e altri eventuali studi che cercheranno di dare una adeguata - ma nient’affatto facile - risposta.
In questo procedimento di semplice ed esclusivo “confronto” o “comparazione” tra vocaboli etruschi e altrettanti latini, per questi ultimi spesso ho fatto notare che essi risultano essere «di origine ignota» oppure «di origine incerta»; e con questa mia semplice notazione ho voluto indicare che questi vocaboli latini molto probabilmente potrebbero essere “di origine etrusca”. Ma sull’argomento niente di più ho detto né ho voluto dire.
Aggiungo che questa supposizione e questo procedimento ermeneutico di semplice ed esclusivo “confronto” o “comparazione” ho seguito anche rispetto alla lingua greca, però con risultati ovviamente assai più limitati.
Ma parlando in termini generali, aggiungo che, andando contro la corrente assurda tesi della “inconfrontabilità dell'etrusco con alcun'altra lingua”, tutto al contrario io ho adoperato sistematicamente il “metodo della comparazione o del confronto” di tutto il materiale linguistico etrusco con quello delle lingue dei popoli antichi che sono vissuti a contatto col popolo etrusco. In via specifica io ho confrontato l'intero patrimonio linguistico della lingua etrusca conservatoci con l'intero patrimonio lessicale delle lingue latina e greca, il quale supera le 300 mila (trecentomila!) voci: patrimonio lessicale latino e greco compatto ed immenso, col quale è pressoché assurdo ritenere che quello etrusco non avesse nessun rapporto o di derivazione reciproca o di corradicalità, cioè di comune origine. In realtà questo immenso patrimonio linguistico greco e latino è di gran lunga il più ricco che possediamo per tutti i domini linguistici ed è tale che con esso ha grandissimo interesse a fare i conti qualunque linguista si metta a studiare una qualsiasi lingua di quelle parlate attorno al bacino del Mediterraneo e pure in Europa, dai tempi più antichi fino al presente.
Infine tengo molto a precisare che ho sempre proceduto di volta in volta ad accertare e verificare l’ipotizzato “significato” prospettato per un certo vocabolo etrusco col ricorso al cosiddetto “metodo combinatorio”, che si dovrebbe chiamare meglio metodo della “verifica comparativa interna”, ossia con la verifica del “significato” ipotizzato per un certo vocabolo etrusco rispetto a quello conosciuto o ipotizzato dei vocaboli vicini e pure con quelli che fanno parte del patrimonio lessicale etrusco già interpretato e tradotto dai linguisti. In maniera particolare ho sempre controllato e verificato che un ipotizzato significato di un vocabolo etrusco del Liber avesse il significato uguale o similare o almeno affine in tutti gli altri testi etruschi in cui esso compare.
La validità e la fecondità di questo mio lavoro di “verifica comparativa interna” ha trovato la sua spiegazione e motivazione di fondo nella circostanza che ho lavorato su tutto il materiale lessicale dei più grandi 13 testi della lingua etrusca, il quale raggiunge la notevole somma complessiva di più di 1.000 vocaboli.
* * *
Tra gli studiosi di lingue sconosciute oppure poco conosciute è un fatto noto e accertato che, almeno in linea generale e a parità di altre condizioni, una iscrizione quanto più è lunga, tanto più facilmente può essere tradotta. Ciò avviene perché in una iscrizione lunga sono più numerosi gli elementi che si possono analizzare, controllare e confrontare fra loro e anche con elementi della medesima lingua e pure di altre lingue differenti.
Su questo piano il Liber poteva risultare un testo ideale di interpretazione e anche di traduzione, visto che esso contiene la somma notevole di circa 1.200 vocaboli. Senonché abbiamo già visto che, tolte le numerose ripetizioni, i vocaboli presenti nel Liber si riducono ad essere poco più di 500. Che però è pur sempre una buona somma di vocaboli, la quale avrebbe dovuto consentire una facile interpretazione e traduzione dell’intero documento.
Perché questo non sia avvenuto sono intervenuti alcuni fatti negativi che qui elenco e spiego brevemente.
1) Contrariamente a quanto si potrebbe di primo acchito pensare, il fatto che il testo del Liber ci sia giunto non integro e pure guasto in non poche sue parti e inoltre il fatto che lo scriba-copista abbia commesso non pochi errori di trascrizione, non sono questi i fattori negativi che hanno finora reso difficile la interpretazione e la traduzione del prezioso documento. Infatti, siccome il testo implica numerose ripetizioni di interi brani, in virtù di queste ripetizioni sia i vuoti del testo sia i suoi guasti sia infine gli errori dello scriba-copista sono in buona misura eliminabili. Da questa opera di recupero e di ricostruzione va esclusa la sola parte iniziale, la quale certamente aveva una sua particolare e importante funzione, come mostrano anche alcuni vocaboli rimasti che non si ritrovano in nessun’altra parte del documento, parte iniziale che però risulta per noi ormai perduta irrimediabilmente.
Invece avviene che proprio per il fatto che il testo contenga numerose ripetizioni di interi brani, esso va avanti “a spezzoni”, quasi “a singhiozzo”, con la mancanza di un unico e logico significato globale. La interpretazione e la traduzione di ciascuno degli “spezzoni” del testo pertanto non viene accertata né confortata da un unico e logico significato globale, dato che questo non esiste affatto.
A ciò si aggiunge l’altro fatto negativo, che questi “spezzoni” non sono determinabili con esattezza, dato che manca la “punteggiatura” quale noi moderni concepiamo e adoperiamo, cioè come indicazione degli “stacchi concettuali del discorso” oppure delle “pause del parlato” (è noto che invece gli Etruschi usavano la “punteggiatura” per indicare la divisione dei vocaboli o anche delle semplici sillabe).
2) Una seconda circostanza che rende molto difficile l’approccio ermeneutico al Liber consiste nella sua particolare caratteristica di documento linguistico: esso è un documento molto ellittico, il quale non descrive né narra i reali fatti liturgici o i gesti rituali, né riporta il testo delle preghiere, bensì si limita sempre ad accennare o suggerire quei fatti, quei gesti e quelle preghiere, finendo col caratterizzarsi come una semplice ”traccia”, molto ellittica e molto schematica, di fatti e di atti. Detto in altro modo: il testo linguistico del Liber risulta “staccato”, anche di parecchio, dalle cose, dai fatti e dai gesti ai quali esso fa riferimento.
In questa sua caratteristica di documento linguistico semplicemente “suggestivo o suggeritore” od “allusivo”, esso di certo era del tutto comprensibile per gli antichi lettori etruschi, i quali quei fatti liturgici, quei gesti rituali e quelle preghiere conoscevano alla perfezione, mentre riesce in larga misura incomprensibile per noi lettori moderni che quei fatti liturgici, quei gesti rituali e quelle preghiere non conosciamo affatto.
Il carattere fondamentalmente “suggestivo od allusivo” del nostro documento è dimostrato anche dal fatto – già spiegato e sottolineato - che esso va avanti “a spezzoni”, senza cioè l’esatta continuità di un discorso unico e unitario, dall’inizio sino alla fine, e ciò in conseguenza diretta della diversità e della discontinuità delle varie operazioni rituali che si susseguivano una dopo l’altra, spesso molto differenti fra di loro.
Da tutto ciò deriva che spesse volte noi lettori moderni abbiamo la certezza o la quasi certezza che la nostra traduzione di una frase del testo etrusco sia esatta, ma ciononostante non riusciamo neppure lontanamente a intravedere quale operazione rituale, quale gesto, quale preghiera effettivamente essa volesse indicare e suggerire. E purtroppo questa è una difficoltà interpretativa che neppure gli sviluppi futuri della ermeneutica della lingua etrusca riusciranno mai a superare del tutto.
3) Il testo, secondo le comuni modalità prescrittive delle cerimonie sacre ed anche di quelle civili, presenta numerosi verbi di “modo imperativo”, ridotti – come capita in molte altre lingue – alla sola sillaba radicale: AR, ŚIN, ΘEC, TUL, UN, URX, vocaboli per i quali è molto difficile, se non impossibile, sul piano comparativo, fare accostamenti effettivi e soprattutto consistenti con altri vocaboli etruschi o anche di altre lingue.
4) Lo scriba-copista del I secolo a. C., che ha effettuato la trascrizione del testo originale del V secolo, è stato scorretto parecchie volte, tanto che non può non provare anche stizza l’odierno lettore ed interprete di fronte alle scorrettezze che incontra passo passo. Questo avviene, anche se – come ho già detto – in virtù delle numerose ripetizioni del testo, molte volte riusciamo a recuperare il testo esatto del documento originario.
Sono particolarmente numerose le ripetizioni di varianti dei vocaboli: AIS ed EIS, AISER ed EISER, AISERAŚ ed EISERAŚ, AISNA ed EISNA, CAΘNIS e CATNIS, CITZ e CIZ, ZAMΘIC e ZAMTIC, ZUŚLEVE e ZUSLEVE, HAΘEC e HATEC, ΘACLΘ e ΘACLΘI, ΘUNT e TUNT, IC e IX, MULAC e MULAX, NEΘUNŚL e NEΘUNSL, RACΘ e RAXΘ, TUR, TURA; TURE, TURI, ecc.
Si può tentare di spiegare e di giustificare codesto modo trasandato di scrivere del copista, pensando che al suo tempo la lingua etrusca stesse subendo un notevole processo di trasformazione fonologica soprattutto a causa dell’impatto con la lingua latina, cioè con quella dei conquistatori e dominatori.
Una possibile spiegazione dell’alternanza delle vocali A/E nei vocaboli potrebbe forse essere quella per cui in realtà quelle vocali fossero pronunziate indistinte, cioè /Ə/ : AIS ed EIS, AISER ed EISER, AISNA ed EISNA, ZUŚLEVA e ZUŚLEVE, HALXZA e HALXZE, HILARΘUNA e HILARΘUNE, HUSLNA e HUSLNE, MAΘCVA e MAΘCVE, MULA e MULE.
Molto varia e perfino capricciosa è la maniera in cui si presentano le terminazioni di parecchi vocaboli, con l’ovvia e grave conseguenza che spesse volte non si riesce a determinare il loro esatto valore morfo-sintattico. E da questo grave difetto deriva l’impossibilità di ricostruire un esatto sistema morfologico della lingua etrusca facendo precipuo riferimento a questo che pure è il più lungo testo etrusco. Dal testo del Liber si evince in maniera quasi certa che i “casi” fondamentali della “declinazione” etrusca erano il genitivo, il dativo e, coi pronomi, l’accusativo, e forse qualche altro (al singolare e al plurale), ma non si evince per nulla come i molto più numerosi “complementi” si assiepassero in ciascuno dei “casi”. E proprio per questa grossa difficoltà nella mia traduzione ho tenuto molto più in considerazione il contesto logico dei singoli vocaboli che non i “casi” da cui sembrerebbero marcati.
Qualche volta sembra pure che lo scriba-copista non avesse afferrato il significato esatto di una frase, dato che ha tralasciato del tutto la punteggiatura oppure ha sbagliato in maniera vistosa nell’inserirla tra una sillaba e l'altra.
Altre volte lo scriba-copista, che di solito scrive in maniera molto chiara, ha scritto qualche vocabolo in maniera molto confusa, dando l’impressione al lettore ed interprete moderno che in realtà egli non riuscisse a leggere bene il vocabolo nel testo che aveva di fronte e doveva ricopiare e pertanto decidesse di trascriverlo in maniera confusa, con l’implicito invito al lettore di arrangiarsi lui...
* * *
Ai fini della mia presente interpretazione e traduzione del Liber è stato per me di capitale importanza l’aver compreso e scoperto i seguenti fatti linguistici fondamentali:
1) Il Liber, in virtù del suo carattere di «calendario liturgico», è anche un “cerimoniale o rituale religioso”, il quale contiene numerosi verbi con corrispondenti “precetti o prescrizioni” nel modo verbale dell’”imperativo”.
2) I verbi all’imperativo sono in misura prevalente al «singolare», in misura limitata al «plurale» a seconda che si rivolgano al solo sacerdote oppure anche ai suoi assistenti e pure ai fedeli presenti alla cerimonia. Si ha anche l’impressione che talvolta il singolare e il plurale di tali imperativi siano stati confusi, intesi male e sbagliati.
3) Sempre in virtù del suo carattere di «cerimoniale o rituale religioso» il Liber contiene numerosi sostantivi nella forma della “invocazione”, cioè nel caso del «vocativo». Ed è forse questa la più importante e funzionale scoperta che mi sembra di avere effettuato sul piano morfo-sintattico, cioè il riconoscimento che il nome delle divinità e pure quello dell’officiante o celebrante sono quasi sempre al vocativo (per il quale però – è bene precisarlo - in etrusco non esiste il relativo caso e morfema). Questa circostanza adesso si comprende facilmente in un testo di carattere religioso, nel quale ovviamente le “invocazioni” alle divinità e gli “inviti” e le “esortazioni” ai sacerdoti e ai fedeli non potevano non essere molto frequenti.
4) Nel Liber l'appellativo VACL, col significato di «rito, secondo il rito», è quello che compare con frequenza maggiore, ben 23 volte, e già soltanto questa circostanza doveva spingere – ma di fatto non è avvenuto – a ritenere che il nostro documento in realtà non è altro che uno dei Libri Rituales, di cui era conosciuta l'esistenza nell'antica Roma per tradizione storica (Cicerone, Div. 1.72; Ammiano Marcellino 29.1.29) e di cui c'è un duplice accenno nell'altro lungo testo etrusco che è la Tabula di Capua (TCap 12, 14): RIΘNAITA «il rituale, il Libro Rituale». Ebbene, proprio per questa ragione ho deciso di denominare il nostro testo non più Liber linteus, bensì Liber Ritualis.
* * *
Espongo adesso quelle che sono o vorrebbero essere le caratteristiche fondamentali di questa mia nuova interpretazione e traduzione del Liber Ritualis della Mummia di Zagabria.
1) In primo luogo preciso che per il testo ho fatto riferimento a quello presentato da Francesco Roncalli nell’opera «Scrivere Etrusco» (Milano, ediz. Electa), pubblicata in occasione del II Congresso Internazionale Etrusco del 1985. Si tratta di un’opera importantissima, costituita, come è, da un chiarissimo e utilissimo apparato iconografico, compreso l’apografo, relativo al Liber e anche ad altri due fondamentali testi etruschi, la Tavola di Capua e il Cippo di Perugia. Per questa sua opera il Roncalli è degno del massimo elogio; anche perché ha dimostrato che il Liber, anche se era un volumen (in assoluto l’unico che ci sia pervenuto dell’intera epoca classica), era conservato non “avvolto” o “arrotolato”, bensì disposto a “fisarmonica” o a “soffietto”, cioè a zig-zag.
Ho studiato con la massima attenzione il testo presentato dal Roncalli ottenendo come primo risultato quello di constatare e di assicurare che la lettura che questo studioso ha fatto del testo originale costituisce sicuramente un notevole progresso rispetto alla lettura che in precedenza ne avevano fatto altri pur benemeriti studiosi. Però ho ottenuto anche un altro importante risultato: quello di correggere la lettura fatta dal Roncalli in un discreto numero di casi, come la divisione dei vocaboli, l’inserimento di lettere mancanti, la espunzione di lettere errate, lo scambio fra il sigma e il sade (o san). Inoltre ho constatato che egli ha tralasciato la riga 20 della colonna X, col conseguente scalo della numerazione successiva, che ovviamente io ho corretto e integrato.
Ho pure tenuto sempre presente il testo del Liber come compare nell’opera di Massimo Pallottino, Testimonia Linguae Etruscae (II ediz., Firenze 1968), traendone anche la conclusione che la lettura e trascrizione del testo risulta fatta molto bene ed è anch'essa degna di grande lode.
Nel seguire passo passo il testo del Liber presentato dal Roncalli, ho effettuato anche il suo controllo col testo quale compare, voce per voce, nel ThLE (Thesaurus Linguae Etruscae, I Indice lessicale, Pisa Roma 2009, 2ª edizione curata da Enrico Benelli e in maniera particolare da Valentina Belfiore).
Infine ho tenuto presente anche la nuova lettura che del Liber ha presentato Helmut Rix nella sua opera Etruskische Texte, Editio Minor, I Einleitung, Konkordanz, Indices; II Texte (Tübingen 1991). Ma, come ho avuto già modo di fare per quest’opera del Rix parlandone in generale in altra sede, anche facendo riferimento alla nuova lettura del Liber il mio giudizio è sostanzialmente negativo: a parte la stravagante decisione dell'Autore di trascrivere le due sibilanti sigma e sade niente meno che con otto nuovi grafemi, molte sue letture e ricostruzioni del testo sono da definirsi almeno “avventurose”; e tanto più lo sono in quanto non risulta che egli abbia mai mostrato particolare interesse per il Liber. Un nuovo interprete e traduttore del Liber, se non vuole correre rischi di errori e di equivoci, ha interesse a consultare con la massima cautela il testo presentato dal Rix e dai suoi collaboratori, forse troppo numerosi (quattro und vielen anderen [sic!]).
2) Questa mia interpretazione e traduzione del Liber presenta una lettura più certa del testo, conseguente al fatto che ho proceduto a correggere errori di lettura fatti anche dalle più recenti edizioni del testo stesso.
3) In particolare presenta una lettura filologica più esatta, relativa alla segmentazione o separazione dei vocaboli, alla interpretazione di gruppi grafici, all’inserimento o all’espunzione di lettere oppure del punto di separazione (procedimenti di cui in genere presento la giustificazione nel commento dei singoli vocaboli).
4) Presenta una ricostruzione più ampia dei brani guasti del testo, da me effettuata con un “procedimento analogico”, ossia in base alla circostanza che, come abbiamo già visto, intere frasi vengono ripetute in diversi punti del documento. E preciso che in questa operazione della “ricostruzione” sono stato aiutato enormemente dall’uso del computer.
5) In linea generale mi sembra chiaro e certo che la mia traduzione mostra di essere sempre in perfetta congruenza col carattere di «calendario liturgico rituale», che da subito era stato riconosciuto al Liber. Essa, comunque, di certo va molto al di là delle semplici “interpretazioni” che studiosi precedenti avevano dato di questo importante e cruciale documento della lingua etrusca, non fosse altro perché investe il testo nella sua interezza, non lasciando vuoti di interpretazione e di traduzione, esclusi ovviamente quelli derivanti dalle lacune e dai guasti del testo.
D’altra parte è pure certo ed evidente che ci sono anche passi della mia traduzione nei quali si incontrano effettivi “intoppi” per la esatta interpretazione del passo. A mio avviso questi intoppi sono l’effetto di alcune circostanze negative: a) Caratteristica di testo semplicemente suggestivo od allusivo che – come ho spiegato prima – esso ha rispetto a noi lettori moderni; b) Lacune e guasti del testo; c) Errori di trascrizione commessi dallo scriba-copista; d) Infine – ovviamente - errori del traduttore moderno, che sono io. Ed ovviamente è su questi previsti e prevedibili errori dell’Autore che si dovranno fare avanti altri studiosi per eliminarli del tutto o almeno per ridurli di numero.
Liber Ritualis di Zagabria
Testo Etrusco e traduzione interlineare
I
1 ---------------------------------------------------------------
2 ---------------------------------------------------------------
3 ---------------------------------------------------------------
4 ---------------------------------------------------------------
5 ---------------------------------------------------------------
6 ---------------------------------------------------------------
7 ---------------------------------------------------------------
8 ---------------------------------------------------------------
9 ---------------------------------------------------------------
10 ---------------------------------------------------------------
11 ---------------------------------------------------------------
12 ---------------------------------------------------------------
13 ---------------------------------------------------------------
14 ---------------------------------------------------------------
15 ---------------------------------------------------------------
16 ---------------------------------------------------------------
17 ---------------------------------------------------------------
18 ----------------------------------------[ZI]XRI EPA FIRA
------------------------------------- da segnare per la pira
19 ------------------------------------ VERSUM • SPANZA
---------------------------------------- e fuoco patena
20 ----------------------------------------------- ETRAŚA
------------------------------------------ avendo celebrato
21 ------------------------------------- ZIXRI • CN • ΘUNT
---------------------------- da segnare questo una volta
22 ------------------------------------------------- UXTIΘUR
------------------------------------------------------- (-?-)
23 ---------------------------------------------------------------
24 ---------------------------------------------------------------
25 ---------------------------------------------------------------
26 ---------------------------------------------------------------
27 ---------------------------------------------------------------
28 ---------------------------------------------------------------
29 ---------------------------------------------------------------
30 ---------------------------------------------------------------
31 ---------------------------------------------------------------
32 ---------------------------------------------------------------
33 ---------------------------------------------------------------
34 ---------------------------------------------------------------
II
1 -------------------------------------- [ • ŚA]CNIC[ŚTREŚ]
---------------------------------- dell'insieme dei sacrifici
2 [• CILΘŚ • ŚPUREŚTREŚ • ENA]Ś • EΘRSE • TINŚI •
di culto della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno
3 TIURIM • AVILŚ • XIŚ • CISU]M • PUTE • TUL • ΘANSUR
e nel mese di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante,
4 [• HAΘRΘI • REPINΘIC • ŚACN]ICLERI • CILΘL
nell'atrio (del tempio) e nella fossa per i sacrifici di culto
5 [• ŚPURERI • MELΘUMERIC • E]NAŚ • [---------xxxx]
per le città e le città-stato nostre
6 -------------------------------------------------------------------------
7 -------------------------------------------------------------------------
8 -------------------------------------------------------------------------
9 -------------------------------------------------------------------------
10 ------------------------------------------------------------------------
11 (-------------) [• EC]N ZE[RI • L]E[C]I[N • I]N[C • ZEC]
------------------- questa serie (di atti) effettua e taglia
12 [• FLER • ΘEZINCE • ŚACNICSTREŚ] • CILΘŚ
la vittima e immola(la) per i sacrifici di culto
13 [• ŚPUREŚTREŚ • ENAŚ • S]VELŚ[T]REŚC • SVEC • AN
per la lega delle città nostre e per le greggi e tutto ciò (sia)
14 [• CŚ • M]ENE • UTI[NCE • ZIXN]E • Ś[ETI]LUNEC • EΘRSE
per questa donazione e usa il paramento e il seggio per la celebrazione
15 [• TINŚ]I TIURIM • AVILŚ • XIŚ • CIS[UM • P]UTE • TUL
nel giorno e nel mese di ogni anno tre volte il calice eleva,
16 [• ΘAN]SUR • HAΘRΘI • REPINΘIC • ŚACNI[CL]ERI
o celebrante, nell'atrio (del tempio) e nella fossa per i sacrifici
17 [• CILΘ]L ŚPURERI MEΘLUMERIC • EN[AŚ] • [SVEL]ERIC
di culto per le città e le città-stato nostre e per le bestie
18 SVEC • AN • CŚ • MENE • UTINCE • ZIXNE • ŚETILUNEC
e tutto ciò (sia) per questa donazione e usa il paramento e il seggio
19 RAXΘ • TURA • NUNΘENΘ • CLETRAM • ŚRENXVE
a destra l'incenso, prega!, la lettiga adorna!
20 TEI • FAŚEI • ZARFNEΘ • ZUŚLE • NUNΘEN
per questo pane nella decade la preghiera pronunzia,
21 FARΘAN • AISERAŚ • ŚEUŚ CLETRAM • ŚRENCVE
(offri) pane azzimo agli dèi superni, la lettiga adorna!
22 [• RAX]Θ • TURA • NUNΘENΘ • TEI • FAŚEI • NUNΘENΘ
a destra l'incenso, prega per questo pane, prega!
23 ------------------------------------------------------------
24 ------------------------------------------------------------
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 ------------------------------------------------------------
30 ------------------------------------------------------------
31 ------------------------------------------------------------
32 ------------------------------------------------------------
33 ------------------------------------------------------------
34 ------------------------------------------------------------
III
1 ------------------------------------------------------------
2 MULAC • I(--------) [HU]RSI • PURUΘN • EPRIS
e farina (--------) dal granaio quella depurata per utilità
3 HILARE • A[CIL •] (-------------) MULAX • ZUŚLEVA
personale (è) dovere (-------------) e farina, preghiere
4 MAC • CAV[EΘ • REUXZINA] (--------------) [• VIN]UM HUSLNA
il (giorno) cinque nel cavo vaso (-----------------------) vino novello
5 LAETIM • H(--------------------------) [CLUCTRA]Ś • CAPERI
e per la fecondità ----------------------------- dai boccali-coppe
6 [ZAMΘIC •] (-----------------------------------------)
auree (-------------------------------------------------)
7 ------------------------------------------------------------
8 ------------------------------------------------------------
9 ------------------------------------------------------------
10 -----------------------------------------------------------
11 ------------------------------------------------------------
12 [FLE]R • ETNAM • TESIM • E[T]NAM • C[ELUCN]
e la vittima poi per il precetto, quello celeste poi
13 CLETRAM • ŚRENXVE • TRIN ΘEZINE XIM FLER
la lettiga adorna! spruzza, immola ogni vittima
14 TARC • MUTINUM • ANANC EŚ[I] • NAC CAL TARC
e dona(la) e tieni(la) e (fa') lo stesso ugualmente, dopo proclama
e dona!
15 ΘEZI • VACL • AN • ŚCANINCE SA(U)SCSAΘ • PERSIN
per l'immolazione secondo il rito e solleva(lo) -?- il persillo
16 CLETRAM • ŚRENXVE • IX • ŚCANINCE CIZ • VACL
la lettiga adorna! e così solleva(la) tre volte secondo il rito
17 ARA • NUNΘENE • ŚAΘAŚ • NAXVE • HEXZ • MULE
fa’ di pregare per le coltivazioni, sui peli (d. capo d. ovini) spargi farina salata,
18 VINUM • USI • TRINΘ • FLERE • IN • CRAPŚTI
vino attingi, spruzzate quella vittima nel vaso
19 UN • MLAX • NUNΘEN • ΘACLΘI • ΘARΘIE • CIAL[XUŚ]
(compi l'offerta!) nell'uccisione prega sulla scure il trenta,
20 HUSLNE • VINUM EŚI SESE RAMUE RACUŚE
vino novello ugualmente da seduto mesci sulla cima
21 FAŚEI • ŚPUREŚTRES • ENAŚ EΘRŚE • TINŚI
del pane della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno
22 TIURIM • AVILŚ • XIŚ • CISUM • PUTE • TUL ΘANS
e nel mese di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante,
23 HA<N>TEC • REPINEC ŚPURERI • MEΘLUMERIC [• ENAŚ]
e in alto e in basso per le città e le città-stato nostre
24 -------------------------------------------------------------
25 -------------------------------------------------------------
26 -------------------------------------------------------------
27 -------------------------------------------------------------
28 -------------------------------------------------------------
29 -------------------------------------------------------------
30 -------------------------------------------------------------
31 -------------------------------------------------------------
32 -------------------------------------------------------------
33 -------------------------------------------------------------
34 -------------------------------------------------------------
IV
1 -------------------------------------------------------------
2 EΘRSE • TINŚI • TIURIM • AVILŚ • XIŚ • EC[N • ZERI • LECIN]
per la celebrazione nel giorno e nel mese di ogni anno questa serie (di atti) effettua
3 INC • ZEC • FLER • ΘEZINCE • CISUM • PUTE • T[UL • ΘANS •]
e tàgliala la vittima e immòlala e tre volte il calice eleva, o celebrante,
4 HATEC • REPINEC • MELERI • SVELERIC • SV[EC • AN]
e in alto e in basso per le proprietà e per le bestie e tutto ciò
5 CŚ • MELE • ΘUN • MUTINCE • ΘEZINE • RUZ[E •]
per ciascuna proprietà e tieni e immola il porco
6 [NUZLXNE •] ŚPURERI MEΘLUMERIC • ENAŚ
espiatorio per le città e le città-stato nostre
7 [TEI • FAŚEI •] ZARFNEΘ ZUŚLEVEŚ • NUNΘEN
per questo pane nella decade le preghiere pronunzia!
8 [ETNAM • EISNA • F]LEREŚ • IN • CRAPŚTI • CLETRAM
poi la liturgia della vittima, ciò nel vaso, la lettiga
9 [ŚRENXV]E • RAXΘ TURA HEXŚΘ • VINUM
adorna! a destra l'incenso, vèrsati vino,
10 [NUNΘENΘ • CL]ETRAM • ŚRENXVE • RAXΘ • SUΘ
prega!, la lettiga adorna! a destra metti(la)!
11 [ZARFNEΘ •] ZUŚLEVEŚ NUNΘEN • ESTREI
nella decade preghiere pronunzia sulle interiora
12 ALΦAZEI • CLETRAM ŚRENCVE • EIM • TUL • VAR
con l'orzo, la lettiga adorna! non elevare affatto
13 RAXΘ • TUR • NUNΘENΘ • FAŚI • CNT<R>[N]AM • EI • TUL
a destra l'incenso, prega per questo pane poi non elevar(lo)
14 VAR • CELI • SUΘ HEXŚΘ • VIN[U]M • TRIN • FLERE
affatto al cielo, posa(lo), vèrsati vino, spruzza la vittima
15 IN • CRAPŚTI • UN • MLAX • NUNΘEN • XIŚ • ESVIŚC
nel vaso (compi l'offerta!) prega per ogni consumatore
16 FAŚEI • CISUM • PUTE • TUL • ΘANS • HATEC • REPINEC
del pane e tre volte il calice eleva, o celebrante, e in alto e in basso
17 MELERI • SVELERIC SVEC • AN CŚ MELE • ΘUN
per le proprietà e per le bestie e tutto quanto di ciò per ciascuna proprietà
18 MUTINCE • [Θ]EZINE • RUZE • NUZLXNEC • ŚPURERI
tieni e immola il porco espiatorio per le città
19 MEΘLUMERIC • ENAŚ • ŚIN • FLERE • IN • CRAPŚTI
e le città-stato nostre accetta la vittima nel vaso
20 XIŚ • ESVIŚC • FAŚE • ŚIN • AISER • FAŚE • ŚIN
da ogni consumatore del pane, accettate o dèi il pane, accetta(lo)
21 AIŚ • CEMNAC • FAŚEIŚ • RAXΘ • SUTANAŚ • CELI
anche ogni dio, col pane a destra elevando(lo) al cielo
22 SUΘ • EISNA • PEVAX • VINUM TRAU • PRUXŚ
poni la liturgia libatoria e vino versato dalla brocca
23 -------------------------------------------------------------
24 -------------------------------------------------------------
25 -------------------------------------------------------------
26 -------------------------------------------------------------
27 -------------------------------------------------------------
28 -------------------------------------------------------------
29 -------------------------------------------------------------
30 -------------------------------------------------------------
31 -------------------------------------------------------------
32 -------------------------------------------------------------
33 -------------------------------------------------------------
34 -------------------------------------------------------------
V
1 VIN[UM •](-----------------) VINUM [ •] (--------------------)
vino (------------------------) vino (--------------------------)
2 ECN • ZERI • LECIN • INC • ZEC • FASLE • HEMSINCE
questa serie (di atti) effettua e tàglialo il panino e òffrilo
3 ŚACNICSTREŚ • CILΘŚ • ŚPUREŚTREŚC
per i sacrifici e per il culto della lega delle città
4 ENAŚ • EΘRSE • TINŚI • TIURIM • AVILŚ • XIŚ
nostre per la celebrazione nel giorno e nel mese di ogni anno
5 CISUM • PUTE • TUL • ΘANSUR • HAΘRΘI • REPINΘIC
e tre volte il calice eleva, o celebrante, nell'atrio (del tempio) e nella fossa
6 ŚACNICLERI • CILΘL ŚPURERI • MEΘLUMERIC
per i sacrifici di culto per le città e le città-stato
7 ENAŚ • RAXΘ • SUΘ • NUNΘENΘ • ETNAM • FARΘAN
nostre a destra metti(lo), prega poi per il pane azzimo
8 AISERAŚ • ŚEUŚ • CLETRAM • ŚRENCVE • RACΘ
per gli dèi superni, la lettiga adorna! a destra
9 SUΘ • NUNΘENΘ • ESTREI • ALΦAZEI • EIM • TUL
metti(la)!, prega per le interiora, per l'orzo e non elevar(lo)
10 VAR • CELI • SUΘ • NUNΘENΘ • EISER • ŚIC • ŚEUC
affatto al cielo, posa(lo), prega gli dèi e inferi e superni!
11 UNUM MLAX • NUNΘEN • XIŚ • ESVIŚC • FAŚEI
(e compi l'offerta!), prega per ogni consumatore del pane
12 CISUM PUTE • TUL • ΘANSUR • HAΘRΘI • REPINΘIC
e tre volte il calice eleva, o celebrante, nell'atrio e nella fossa
13 ŚACNICLERI • CILΘL • ŚPURERI • MELΘUMERI
per i sacrifici di culto per le città (e) le repubbilche
14 ENAŚ • ŚIN • EISER ŚIC • ŚEUC • XIŚ • ESVIŚC
nostre, accettate o dèi e inferi e superni da ogni consumatore
15 FAŚE • ŚIN • EISER • FAŚEIŚ • RAXΘ • SUTANAŚ
del pane, accettate o dèi, col pane a destra elevando(lo)
16 CELI • SUΘ • VACL • ΘESNIN • RAX • CRESVERAE
al cielo poni(lo) secondo il rito al mattino a destra per Lucifera
17 HECTAI • TRUΘ • CELI • EPC • ŚUΘCE • CITZ • TRINUM
in posizione e guarda verso il cielo e posa e tre volte spruzza
18 HETRN • ACLX<A>[N] • AIS • CEMNAC • TRUΘT RAXŚ • RINUΘ
la confraternita quella presente e ogni dio, guardate a destra all'agnello
19 CITZ • VACL • NUNΘEN • ΘESAN • TINŚ • ΘESAN
tre volte secondo il rito prega la mattina, il giorno la mattina
20 EISERAŚ • ŚEUŚ • UNUM • MLAX • NUNΘEN • ΘEIVITI
agli dèi superni (e compi l'offerta!) prega nell'altare
21 FAVITIC • FAŚEI • CISUM • ΘESANE • USLANEC •
e nella favissa per il pane e tre volte al mattino e a mezzogiorno
22 MLAXE • LURI • ZERIC • ZEC • AΘELIŚ • ŚACNICLA
in offerta l’alloro e la serie (di atti) taglia del non (ancora) compiuto sacrificio
23 CILΘL • ŚPURAL • MEΘLUMEŚC • ENAŚ • CLA • ΘESAN
di culto della città e della città-stato nostra di questa mattina
24 -------------------------------------------------------------
2f5 -------------------------------------------------------------
26 -------------------------------------------------------------
27 -------------------------------------------------------------
28 -------------------------------------------------------------
29 -------------------------------------------------------------
30 -------------------------------------------------------------
31 -------------------------------------------------------------
32 -------------------------------------------------------------
33 -------------------------------------------------------------
34 -------------------------------------------------------------
VI
1 TŚ SAL Ś(---)ACEVA ŚNUIUΦ ANI[A]XEIS
Di questi due (-?-) il settimo giorno a gennaio
2 ŚNUIUΦ • URX • EIŚ CEŚU ANIAX • URX • HILXVETRA
il settimo giorno stimola, o Dio preposto a gennaio (Giano), stimola i proprietari
3 HAMΦEŚ • LEIVEŚ • TURI • ΘUI • STRETEΘ • FACE
del campo della messe con l'incenso adesso vòlgici la fiaccola
4 APNIM • ANIAX • APNIM • URX • PEΘERENI • ŚNUIUΦ
e pioggia! a gennaio e pioggia! stimola(la) col boccaletto il settimo giorno
5 HAMΦEΘI • ETNAM • LAETI • ANC • ΘAXŚIN
nel campo poi per la fecondità e dispònile
6 ΘEUSNUA • CAPERC • HECI • NAXVA • T[R]INΘAŚA
le statue degli dèi e posa la coppa, i peli (d. capo d. ovini) avendo spruzzato
7 ETNAM • VELΘINAL • ETNAM • AISUNAL • ΘUNXERŚ
poi per le umane poi per le divine leggi
8 IX • ŚACNICLA •
come per quel(l'altro) sacrificio.
9 ZAΘRUMSNE • LUSAŚ FLER • HAMΦISCA • ΘEZERI
il ventesimo (giorno) la vittima a Lusa quella della campagna (è) da immolare
10 LAIVISCA LUSTRAŚ FLER VACLTNAM
quella della messe a Lustra la vittima secondo il rito poi
11 ΘEZERI • (---)V(----------)RA(----)
(è) da immolare (----------------------------------------)
12 ETNAM EISNA • IX • FLEREŚ CRAPŚTI
poi liturgia come (quella) della vittima nel vaso
13 ΘUNŚNA ΘUNŚ FLER[E]Ś
il primo giorno per ciascuna vittima
14 ------------------------------------------------------------
15 ------------------------------------------------------------
16 ------------------------------------------------------------
17 ESLEM • ZAΘRUMIŚ • ACALE • TINŚ • IN • ŚARLE
il giorno diciotto in giugno quello nella festa decadale
18 LUΘTI • RAX • TURE • ACIL CATICAΘ LUΘ • CELΘIM
a destra con l'incenso, (è) dovere proprio come la festa in settembre
19 XIM • SCUXIE • ACIL • HUPNIŚ • PAINIEM
e ogni esequie (è) dovere per il sonno (eterno) e per la pena
20 ANC • MARTIΘ • SULAL
e ciò in marzo (effettua) per la (dea) Terra.
21 ------------------------------------------------------------
22 ------------------------------------------------------------
23 ------------------------------------------------------------
24 -------------------------------------) [HUPNIT[I] (----
----------------------------------) nel sonno (eterno)--
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 ------------------------------------------------------------
30 ------------------------------------------------------------
31 ------------------------------------------------------------
32 ------------------------------------------------------------
33 ------------------------------------------------------------
34 ------------------------------------------------------------
VII
1 [CE]IA[•](--------------------------------) [MALE •]
la fossa sacrificale (-------------------------) guarda!
2 CEIA • HIA • ETNAM • CIZ • VACL • TRIN • VELΘRE
poi la fossa adesso tre volte secondo il rito spruzza il (pileo di) feltro
3 MALE • CEIA • HIA • ETNAM • CIZ • VACL • AISVALE
poi guarda la fossa adesso tre volte secondo il rito sacro
4 MALE • CEIA • HIA • TRINΘ • ETNAM • CIZ • ALE
guarda la fossa adesso, spruzzate!, poi tre volte dona!
5 MALE • CEIA • HIA • ETNAM • CIZ • VACL • VILE • VALE
guarda la fossa ora poi tre volte secondo il rito, o Iolao salve!
6 STAILE • STAILE • HIA • CIZ • TRINΘAŚA • ŚACNITN
chiama(lo) chiama(lo) ora tre volte avendo spruzzato il sacrificio,
7 AN • CILΘ • CEXANE • SAL • ŚUCIVA • FIRIN • ARΘ
per il culto legale due grani di profumo brucia, fate
8 VAXR • CEUŚ • CILΘCVAL • SVEM • CEPEN • TUTIN
voto per ciascuno dei culti e tutto quanto, o sacerdote, esamina
9 RENXZUA • ETNAM • CEPEN • CEREN • ŚUCIC • FIRIN
i reni poi, o sacerdote, cura e brucia profumo
10 TESIM • ETNAM • CELUC<UM>[N] • CAITIM • CAPERXVA
e secondo il precetto poi, quello celeste e con queste coppe
11 HECI<A> • AISNA • CLEVANA • XIM • ENAC • USIL
poni la liturgia, ogni cosa opera! poi a mezzogiorno
12 CERINE TENΘA[S •] CNTNAM ΘESAN MASN
tenendo cura, questa mattina poi in dicembre
13 ZELVA • MURŚŚ • ETNAM • ΘACAC • USLI • NEXSE
poi fronde nel canestro e uccisione in connessione col mezzogiorno
14 ACIL • AME • ETNAM • CILΘCVETI • HILARE • ACIL
è dovere poi nei culti personali, (è) dovere
15 VACL • CEPEN • ΘAURX • CE[R]ENE • ACIL • ETNAM
secondo il rito, o sacerdote, cura l'atto funebre (è) dovere poi
16 IC • CLEVANA • ŚUCIX FIRIΘVENE • ACIL • ETNAM
così opera! e profumo infiammabile (è) dovere poi
17 TESIM • ETNAM • CELUCN VACL ARA ΘUNI
e secondo il precetto poi, quello celeste secondo il rito fa' da solo
18 ŚACNICLERI CILΘL CEPEN CILΘCVA CEPEN
per i sacrifici di culto, o sacerdote, i culti, o sacerdote,
19 CNTICNΘ • IN • CEREN CEPAR • NAC • AMCE • ETNAM
cura proprio questi cippi (confinari) come sono stati, poi
20 ŚUCI • FIRIN • ETNAM • VELΘITE • ETNAM AISVALE
profumo brucia poi o abitante della terra poi secondo il sacro
21 VACL • AR • PAR • ŚCUNUERI • CEREN • CEPEN
rito rendi pari alle grazie (degli dèi), cura poi o sacerdote,
22 ΘAURX ETNAM • IX • MATAM • ŚUCIC • FIRIN
l’ufficio funebre come prima e profumo brucia!
23 CERE[N • EN]AŚ • ARA • ΘUNI ETNAM • CEREN
cura le nostre cose fa' da solo poi cura!
24 ------------------------------------------------------------
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 ------------------------------------------------------------
30 ------------------------------------------------------------
31 ------------------------------------------------------------
32 ------------------------------------------------------------
33 ------------------------------------------------------------
34 ------------------------------------------------------------
VIII
1 ------------------------------------------------------------
2 ------------------------------------------------------------
3 ------------------------------------------------------------
4 ΘUCTE • CIŚ • ŚARIŚ • ESVITA • VACLTNAM
conducete il tredici la consumazione (del pane) secondo il rito poi
5 CULŚCVA • SPETRI • ETNAM • IC • ESVITLE AMPELI
per custodire le porte poi come per la consumazione (del pane) in maggio
6 -------------------------------------------------------------
7 -------------------------------------------------------------
8 -------------------------------------------------------------
9 CELI • HUΘIŚ • ZAΘRUMIŚ • FLERXVA • NEΘUNSL
a settembre il ventiquattro le vittime di Nettuno (sono)
10 ŚUCRI • ΘEZERIC • SCARA • PRIΘAŚ RAX • TEI
da profumare e da immolare su questo braciere del riscatto a destra
11 MENAŚ • CLTRAL • MULAX • HUSLNA • VINUM
e donando a questi (fedeli presenti) farina salata e vino novello
12 LAIVEISM • ACILΘ • AME • RANEM • SCARE
per la messe è in dovere, e aspergi il braciere
13 REUXZINA • CAVEΘ • ZUŚLEVAC • MAC • RAMURΘI
nel vaso cavo e cinque preghiere nelle mescite
14 REUXZINETI • RAMUEΘ • VINUM • ACILΘ AME
col vaso mescete vino, è in dovere,
15 MULA • HURSI • PURUΘN • VACL USI • CLUCΘRAŚ
farina dal granaio quella depurata secondo il rito, attingi dai boccali-coppe
16 CAPERI ZAMΘIC • VACL • AR • FLERERI • SACNISA
auree secondo il rito, opera sulle vittime avendole consacrate
17 SACNICLERI • TRIN • FLERE • NEΘUNSL • UNE
per i sacrifici spruzza la vittima di Nettuno (compi la
18 MLAX PUΘS • ΘACLΘ • ΘARTEI ZIVAŚ FLER
offerta del bacile!) nell'uccisione con la scure della vittima viva
19 ΘEZINE • RUZE • NUZLXNE • ZATI • ZATLXNE
immola il porco espiatorio ingrassato, o aiutante
20 ŚACNICŚTREŚ • CILΘŚ • ŚPUREŚTREŚ • ENAŚ
dei sacrifici di culto della lega delle città nostre
21 EΘRSE • TINŚI • TIURIM • AVILŚ • XIŚ • HETRN
per la celebrazione nel giorno e nel mese di ogni anno la confraternita
22 ACLXN • AIŚ • CEMNAX • ΘEZIN • FLER • VACL
quella presente e ogni dio, immola la vittima secondo il rito
23 ETNAM • TESIM • ETNAM • CELUCN • TRIN • ALC
secondo il precetto poi, quello celeste, spruzza e dona
24 ------------------------------------------------------------
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 ---------------------------- NAXVA • ARA NUNΘENE
------------- i peli (del capo degli ovini) fa’ di pregare
30 [ŚAΘAŚ • NAXVE • HEXZ • MU]LE • HUSLNEŚTŚ
per le coltivazioni, sui peli (d. capo d. ovini) spargi farina salata (e vino)
31 [TRIN • FLERE • NEΘUNS]L • UN • MLAX NUNΘEN
di quello novello spruzza la vittima di Nettuno (compi l'offerta!) prega
32 [ΘACLΘ • ΘARΘIE • CIALXUŚ •] HUSLNE • VINUM EŚI
nell'uccisione sulla scure il trenta, vino novello ugualmente
33 [SESE • RAMUE • RACUŚE •] FAŚEIC • ŚACNICŚTREŚ
e da seduto mesci sulla cima del pane dei sacrifici
34 [CILΘŚ • ŚPUREŚTREŚ • ENAŚ • EΘRSE] • TINŚI
di culto della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno
35 [TIURIM • AVILŚ • XIŚ • CISUM • PUTE • TUL • ΘANSUR]
e nel mese di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante,
IX
1 ZUŚLEVE • ZARVE • ECN • ZER[I] • LECIN • IN • ZEC
Come preghiere decadali questa serie (di atti) effettua, tàgliala
2 FLER • ΘEZINCE • ŚACNICSTREŚ • CILΘŚ
la vittima e immòlala per i sacrifici di culto
3 ŚPUREŚTREŚ • ENAŚ EΘRSE • TINŚI • TIURIM •
della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno e nel mese
4 AVILŚ • XIŚ • CISUM • PUTE • TUL ΘANS HAΘE
di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante, in alto
5 REPINEC • ŚACNICLERI • CI[L]ΘL • ŚPURERI
in basso per i sacrifici di culto per le città
6 MEΘLUMERIC • ENAŚ • RAXΘ • TUR • HEXŚΘ
e le città-stato nostre a destra l'incenso, vèrsati
7 VINUM • TRIN • FLERE • NEΘUNŚL • UN • MLAX
vino, spruzza la vittima di Nettuno (compi l'offerta!)
8 NUNΘEN • ZUŚLEVE • ZARVE • FA[Ś]EIC • ECN • ZERI
e pronunzia le preghiere decadali per il pane questa serie (di atti)
9 LECIN • IN • ZEC • FLER • ΘEZINC[E • Ś]ACNICŚTREŚ
effettua, tàgliala la vittima e immòlala per i sacrifici
10 CILΘŚ • ŚPURESTREŚ • ENAŚ [• E]ΘRSE • TINŚI
di culto della lega delle città nostre per la celebrazione nel giorno
11 TIURIM AVILŚ XIŚ CISU[M] • PUT[E • T]UL ΘANS
e nel mese di ogni anno e tre volte il calice eleva, o celebrante,
12 HAΘEC • REPINEC • ŚACNICLERI • CILΘL • ŚPURERI
e in alto e in basso per i sacrifici di culto per le città
13 MEΘLUMERIC • ENAŚ • RAXΘ • SUΘ • NUNΘENΘ
e le città-stato nostre a destra metti(lo) e pronunzia
14 ZUSLEVE • FAŚEIC • FARΘAN • FLEREI • NEΘUNŚL
preghiere per il pane azzimo, per la vittima di Nettuno
15 RAXΘ • CLETRAM • ŚRENXVE • NUNΘENΘ
a destra la lettiga adorna!, pronunzia
16 ESTREI • ALΦAZEI • ZUSLEVE • RAXΘ • EIM • TUL • VAR
preghiere per le interiora, per l'orzo a destra e non togliere affatto,
17 NUNΘENΘ ESTREI ALΦAZEI [• T]EI FAŚI • EIM
prega per le interiora, per l'orzo, per il pane, e non
18 TUL • VAR • CELI • SUΘ • NUNΘENΘ • FLERE • NEΘUNSL
elevar(lo) affatto al cielo, posa(lo), prega per la vittima di Nettuno
19 UN • MLAX • NUNΘEN • XIŚ • ESVIŚC • FAŚEI
(compi l'offerta!) prega per ogni consumatore del pane
20 CISUM • PUTE • TUL ΘANS • HAΘEC • REPINEC
e tre volte il calice eleva, o celebrante, e in alto e in basso
21 ŚACNICLERI • CILΘL • ŚPURERI • MEΘLUMERIC
per i sacrifici di culto per le città e le città-stato
22 ENAŚ • ŚIN • V•I•N•U•M • FLERE • NEΘUNSL • XIŚ
nostre accetta il v•i•n•o, vittima di Nettuno di ogni
23 -----------------------------------------------------
24 -----------------------------------------------------
25 -----------------------------------------------------
26 -----------------------------------------------------
27 -----------------------------------------------------
28 -----------------------------------------------------
29 NACUM AISNA • HINΘU • VINUM • TRAU • PRUCUNA
e dopo la liturgia funebre, vino versato dalla grande brocca
30 --------------------------------------------------------
31 --------------------------------------------------------
32 --------------------------------------------------------
33 CIEM • CEALXUŚ • LAUXUMNETI • EISNA • ΘAXŚERI
il ventisette nella lucumonia la liturgia (è) da disporre
34 TUR (---------------------------------------------------
incenso (--------------------------------------------------
X
1 -----------------------------------------------------------
2 TUL • PEΘERENI • CIEM • CEALXUZ • CAPENI
eleva il boccaletto il ventisette nella cappella
3 MAREM • ZAX AME • NACUM • CEPEN • FLANAX
e il sei è per (il dio) Maris e dopo, o sacerdote flaminale,
4 VACL • AR • RATUM • XURU • PEΘERENI • ΘUCU
secondo il rito rendi ratificato il coro, il boccaletto (sia) portato
5 ARUŚ • AME • ACNESEM • IPA • SEΘUMATI • SIMLXA
sul fegato e sulla semola quella lasciata nella settimana
6 ΘUI • XURVE • ACIL • HAMΦEŚ • LAE[VE]Ś • SULUŚI
adesso (è) dovere in giro per il campo della messe sul terreno,
7 ΘUNI • ŚERΦUE • ACIL • IPEI • ΘUTA • CNL • XAŚRI
(è) dovere, per la sola Cerere, della cui protezione su queste cose è da implorare;
8 HEXZ • SUL SCVETU • CAΘNIS • ŚCANIN • VELΘA
versa solo sull'offerto catino, innalza(lo) per Volta,
9 IPE • IPA • MAΘCVA • AMA • TRINUM • HETRN • ACLXN
quali che siano le piante e spruzza la confraternita quella presente
10 EIS • CEMNAC • IX • VELΘA • ETNAM • TESIM • ETNAM
e ogni dio come (si è fatto) per Volta e secondo il precetto poi,
11 CELUCN • HINΘΘIN • XIMΘ • ANANC • EŚI • VACL
quello celeste proprio giù e (fa') lo stesso ugualmente secondo il rito
12 ŚCANIN [•] (----------------------------MI • --)M(----------
innalza -------------------------------------------------------
13 ΘUMITLE • CAΘNA • IMEL FACI • ΘUMITLE • UNUΘ
la bacinella del timo, (volgi) in basso la fiaccola del timo nel compimento,
14 HUTERI • IPA • ΘUCU • PETNA • AMA • NAC • CAL
il quarto (giorno) sia portata la patena, dopo proclama
15 HINΘU • HEXZ • VELΘE • MAΘCVE • NUΘIN
(l' ufficio) funebre, spargi (farina salata) a Volta, le piante osserva
16 ŚARŚNAUŚ • TEIŚ TURA • CAΘNAL • ΘUIUM
nella decade con questo incenso della bacinella e adesso
17 XURU • CEPEN • SULXVA • MAΘCVAC • PRUΘSERI
il coro, o sacerdote, i solchi e le piante per i prodigi
18 VACL • ARAŚ ΘUI USETI CEPEN • CAΘINUM
secondo il rito operando adesso attìngiti, o sacerdote, dal catino,
19 ZANEŚ • VUVCNICŚ • PLUTIM • TEI • MUTTI CEŚASIN
e la squillante tromba nel letto in mantenimento posa
20 ARA • RATUM • AISNA • LEITRUM • ZUΘEVA • ZAL
e rendi(la) ratificata la liturgia sui sepolcri, o sacerdote, due
21 EŚIC • CI • HALXZA • ΘU[I] • EŚIC ZAL • MULA • SANTIC
e ugualmente tre vasetti di rame adesso e ugualmente due e farina gialla
22 ΘAPNA • ΘAPNZAC • LENA ETERA • ΘEC • PEISNA
patera e pateretta, la toga, o confratello, metti, auspicio
23 HAUSTI • FANUŚE • NERIŚ • AVE EPA • ΘUI • NERI
di favorevole consacrazione dell’acqua; per salute adesso l’acqua
24 ------------------------------------------------------------
25 ------------------------------------------------------------
26 ------------------------------------------------------------
27 ------------------------------------------------------------
28 ------------------------------------------------------------
29 SANTIC VINUM ΘUI ΘAPNAC • ΘAPNZAC• MUCUM
e vino giallo adesso e patera e pateretta e al fondo
30 HALXZE ΘUI • ΘI VACL • CESASIN • ΘUMSA • CILVA
nel vasetto di rame qui e adesso secondo il rito poni il primo giorno acqua
31 NERI • CANVA • CARSI • PUTNAM • ΘU[I] CALATNAM
melata, il tabernacolo in marmo e la caraffa adesso, poi proclama
32 TEI • LENA • HAUSTIŚ ENAC • EŚI • CATNIS • HECI
con la toga di ufficio fausto poi ugualmente col catino, posa
33 SPURTA • SULSLE • NAPTI • ΘUI • LAI[VI]SCLA • HEXZ • NERI
la sporta sul suolo, nella tovaglia adesso, di quella della messe versa acqua
34 (---------------------------------) • UNE • MLAX PUΘS
---------------------------------- (compi l'offerta del bacile!)
XI
1 ACALx[ •] E(--------------)N(-----)L(-----------------------
a giugno ----------------------------------------------------------------
2 VACL • VINUM • ŚANTIŚTŚ • CELI • PEN • TRUTUM
secondo il rito vino di quello giallo e guarda verso il cielo
3 ΘI • ΘAPNEŚTŚ • TRUTANAŚA • HANΘIN • CELI
adesso con la patera avendo guardato in avanti al cielo
4 TUR • HETUM • VINUM • ΘIC • VACL • HEXZ • ETNAM
e incenso sull'agnello e sul vino e adesso secondo il rito spargi(lo) poi
5 IX • MATAM CNTICNΘ • CEPEN • TEŚAMITN
come prima proprio questo, o sacerdote, secondo il precetto
6 MURCE ΘI NUNΘEN • ETNAM • ΘI • TRUΘ • ETNAM
e adesso férmati poi prega adesso poi guarda
7 HANΘIN • ETNAM CELUCN • ETNAM • AΘUMITN
in avanti poi il Signore quello celeste (Urano)
8 PEΘERENI • ESLEM • ZAΘRUM • MUR • IN • VELΘINEŚ
col boccaletto il diciotto fèrmalo per l’umano
9 CILΘŚ • VACL • ARA • ΘUI • USETI • CATNETI • SLAPIXUN
culto, secondo il rito agisci adesso, attìngiti nel catino, la benedizione
10 SLAPINAŚ • FAVIN • UFLI • SPURTA • EISNA • HINΘU
benedicendo, propizia la sporta per la pasta!, liturgia funebre
11 CLA • ΘESNS •
di questa mattina
12 -------------------------------------------------------------
13 -------------------------------------------------------------
14 -------------------------------------------------------------
15 ESLEM • CEALXUS • ETNAM • AISNA [• HINΘU]
il ventotto poi liturgia funebre
16 TUXLCA • EΘRI • SUNTNAM • CEXA
a Tuchulcha, celebra poi conforme la norma.
17 CNTNAM • ΘESAN • FLER • VEIVEŚ • ΘEZERI
Questa mattina poi la vittima di Veiove (è) da immolare
18 ETNAM • AISN[A • FLEREŚ • IX •] HUΘIŚ ZAΘRUMIŚ
poi liturgia della vittima come il ventiquattro
19 FLERXVET[I] [---] NEΘUNŚL • CN • ΘUNT • EI TUL VAR
per le vittime di Nettuno non una volta sollèvale affatto
20 -------------------------------------------------------------
21 -------------------------------------------------------------
22 ΘUNEM • [CIA]LX[UŚ • ET]NAM • IX • ESLEM • CIALXUŚ
il ventinove poi come il ventotto
23 ΘA[P]NAL (-------------------) CNTNAM • ΘESAN
della patera (--------------------) questa mattina poi
24 -------------------------------------------------------------
25 -------------------------------------------------------------
26 -------------------------------------------------------------
27 -------------------------------------------------------------
28 ---------------------------------------------[• CEPEN •]
--------------------------------------------- o sacerdote
29 FLANAC • FARSI (--------------) [• CEPEN •] FLANAC • FARSI
flaminale al farro (---------------) sacerdote flaminale al farro
30 TUNT ENAC • ETNAM • AΘUMICA • ΘLUPCVA
una volta quindi, poi il Signore infernale
31 CEŚUM • TEI • LANTI • ININC • EŚI • TEI • XIMΘ
e il preposto alla macellazione e lo stesso ugualmente (preposto) a ciò per ogni
32 STRETA • SATRS • ENAŚ [• Θ]UCU • HAMΦEΘIŚ • RINUŚ
giro di Saturno (astro) nostro con l'agnello campestre condotto
33 ΘUI • ARAŚ • MUCUM • ANIAXEŚ RASNA • HILAR
adesso operando e alla fine di gennaio il popolo privato
34 [ETN]AM CATRUA • HAMΦES LEIVEŚ (----------)TES
poi la massa del campo della messe (---------)
XII
1 R(-----------------)E(-----------)LΘ [•] ETNAM
-------------------------------------------- poi
2 AISNA • IX • NAC • REUŚCE • AISERAŚ • ŚEUŚ
liturgia così come anche per il colpevole per gli dèi superni
3 ΘUNXULEM • MUΘ • HILARΘUNE • ETERTIC
e proteggi il singolo proprietario anche (quello) in società
4 CAΘRE • XIM • ENAX • UNXVA • MEΘLUMΘ • PUTS
purifica ogni cosa, poi le offerte del bacile dovute dalla città-stato,
5 MUΘ • HILARΘUNA • TECUM • ETRINΘI • MUΘ
proteggi il proprietario, o Tecum, nel celebrare proteggi!
6 NAC • ΘUC • UNXVA • HETUM • HILARΘUNA • ΘENΘ
dopo porta le offerte dovute e l'agnello, il proprietario proteggi!
7 [MULAC] HURSIC • CAPLΘ<U>[I] • CEXAM • ENAC • EISNA • HINΘU
e farina dal granaio nel pelo (del capo) e per norma poi la liturgia funebre
8 HETUM • HILARΘUNA • ETERTIC • CAΘRA
e l'agnello, il proprietario anche (quello) in società, purifica
9 ETNAM • AISNA • IX • MATAM • ||| • • ||| VACLTNAM
poi liturgia come prima secondo il rito poi
10 ΘUNEM • CIALXUŚ • MASN • UNIALTI • URSMNAL
il ventinove dicembre nella festività di Giunone Orsminnia
11 AΘRE • ACIL • AN • ŚACNICN • CILΘ • CEXA • SAL
nel tempio (è) dovere quel sacrificio in vista del culto due volte
12 CUS • CLUCE • CAPERI • ZAMTIC • SVEM • ΘUMSA
da questo boccale-coppa aurea e tutto (fa') come il primo giorno
13 MATAN • CLUCTRAŚ • HILAR
davanti ai boccali personali
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LESSICO E COMMENTO
ACALE (VI 17), ACALx (XI 1) significato certo «giugno», da confrontare con la glossa latino-etrusca Aclus «giugno» (ThLE 415).
ACIL (VI 18, 19; VII 14/2, 15, 16; X 6, 7; XII 11) significato quasi certo «fatto, cosa fatta, oggetto, atto, azione, opera, operazione, dovere» («opera» anche con valore di "marchio di fabbrica"). ACIL AME = lat. opus est «è dovere, è doveroso, opportuno, necessario» (DETR). Vedi ACILΘ, ACLXN, ACILUNE.
ACILΘ (ACIL-Θ) (VIII 12, 14) (in locativo). ACILΘ AME «è in dovere».
ACLΧA quasi certamente errato per ACLΧN (V 18).
ACLXN (ACL-XN) (V 18; VIII 22; X 9) probabilmente «quello-a operante, presente», col dimostrativo-articolo enclitico in accusativo. TRINUM HETRN ACLXN «e spruzza la confraternita quella presente». Vedi ACIL, AKLXIS.
ACNESEM (ACNESE-M) (X 5) probabilmente «e al lasciato-a» (in dativo sigmatico). Vedi ACNAICE, ACNANAS, ACNANASA, ACNASVERS, ACNINA (DETR).
AISER (IV 20) significato certo «dèi», plur. di AIŚ (qui al vocativo «o dèi») (LEGL 69), da confrontare con l'antico germanico norreno ÆSIR «dèi» (indeur.). Vedi EISER.
AISERAŚ (AISER-AŚ) (II 12; V 8; XII 2) significato certo «degli, agli dèi», in genitivo plur., anche di donazione o dedicazione. Vedi EISERAŚ.
AIŚ, AIS (IV 21; V 18; VIII 12) significato certo «Dio, divinità» (anche al vocativo). Vedi EIS, AISER, AISECE, AISIU, AISVALE.
AISNA (VII 11; X 20; XI 12, 15; XII 2, 9) significato certo «divino» (aggett.), «liturgia» (sost.) (LEGL 47, 89, 143); AISNA HINΘU «liturgia funebre». Vedi EISNA.
AISUNAL (VI 7) significato probabile «dei divini» (in genitivo). Vedi AIŚ, AISNA.
AISVALE (VII 3, 20) quasi certamente «divino-a», aggettivo derivato da AIS «dio».
ALC (AL-C) (VIII 23) significato quasi certo «e da'!, e dona!», imperativo forte sing. Vedi ALXU.
ALE (VII 4) significato quasi certo «da'!, dona!», imperativo debole sing.
ALΦAZEI (IV 12; V 9; IX 16, 17) significato compatibile «a/per orzo» (probabilmente in dativo), da confrontare col greco álphiton «orzo, farina o pane d'orzo». Vedi ELFA (TCap 15).
AMA (X 9, 14; Cippus 5, 39) probabilmente «sia», «siano», in congiuntivo presente 3ª pers. sing. e plur. Vedi AMCE, AME.
AMCE (VII 19) (Pulenas 9) significato quasi certo «fu(rono); è stato, sono stati», preterito debole del verbo copulativo. Vedi AMUCE.
AME (VII 14; VIII 6, 8; X 3, 5) (TCort 15, 19) (Cippus 2) significato certo «è», «(essi) sono», copula sing. e plur. all’indicativo e probabilmente congiuntivo «sia!». Vedi AMA, AMCE.
AMPxERI (VIII 5) probabilmente da leggere AMPELI «maggio», da confrontare con la glossa latino-etrusca AMΦILES, AMPILES «maggio» (ThLE 415) (TETC 805; DICLE s. v. pampinus).
AN (II 4, 9; III 15; IV 4, 17; VII 7; X 12; XII 11) (L. Pulenas 3) significato certo «egli, ella, esso-a (stesso-a); lui, lei; lo, la; ciò», pronome pers. (DETR). SVEC AN «e tutto ciò, e tutto quanto». Vedi ANA, ANC, ANANC.
ANANC (ANAN-C) (III 14, X 11) forse «e lo stesso-a», = AN «egli, ella» rafforzato (?). Vedi ININC.
ANC (AN-C) (VI 5, 20) significato probabile «e questo-a, ed esso-a, e lo/la; e ciò». Vedi AN.
ANIAX (VI 2, 4) significato probabile «gennaio, a gennaio», da ANI «Giano», da confrontare coi lat. Ianuarius, Ianus (dio dell’ingresso) di probabile origine etrusca (DICLE). EIŚ CEŚU ANIAX «Dio preposto a gennaio (Giano)». Per la caduta della semivocale iniziale cfr. UNI. Vedi IANE (TCap 6).
ANI[A]XEIS (ANI[A]X-EIS) (VI 1) significato probabile «e a gennaio» (in ablativo).
ANIAXEŚ (ANIAX-EŚ) (XI 33) «di gennaio», genitivo di ANIAX.
APNIM ... APNIM (APNI-M) (VI 4/2) forse «e acqua ... e acqua», «e pioggia ... e pioggia», da confrontare con l’antroponimo etr. AMNI, lat. Amnius e col lat. amnis «acqua, fiume» (sinora di origine incerta; DELL) (DICLE 29) (?).
AR (VII 21; VIII 10; X 4) (AV 4.1; Fa 0.4) probabilmente «fa', fai!», «agisci!, opera! rendi!» (imperativo forte sing.). (AR/ARA «fa', fai!» da confrontare con gli ital. da’!/dai!, fa’!/fai!, sta’!/stai!, tiè!/tieni!). Vedi ARA, ARAŚ(A), ARCE, AR.
ARA (III 17; VII 17, 23; VIII 29; X 20; XI 9) (ET, Ta 8.3) probabilmente «fa', fai!», «agisci!, opera!», imperativo debole sing. (TCap 13) EI ISUM UNIAL ARA «nella festività di Giunone non fare la stessa cosa» (imperativo negativo). Vedi AR, ARAŚ(A), ARCE, AR. In subordine = lat. ara «ara, altare» (di origine incerta; DELL, DELI).
ARAŚ (X 18, XI 33) (Cippus 6) probabilmente «facendo, agendo, operando» (in gerundio presente) (LEGL 123). In subordine «dell’ara, dell’altare». Vedi AR(A), ARΘ.
ARΘ (VII 7) (AR-Θ) «fate!» (probabilmente imperativo plur.). Vedi AR(A), ARAŚ; cfr. HEXŚΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
ARUŚ (ARU-Ś) (X 5) forse «del fegato» (in genitivo), da connettere col lat. (h)aruspex [(h)aru-spex] «aruspice» e con l’assiro har- «fegato» (è nota la somiglianza tra l’aruspicina etrusca e quella mesopotamica) (DELL); in subordine forse «del seminato», da confrontare col lat. arvum/s «terreno arativo, campo arato, seminato» (DICLE) (?); ancora in subordine «del fatto», da connettere con AR(A) «fa'!, agisci!, opera! rendi!».
AΘELIŚ (V 22) forse «non (ancora) finito, non (ancora) compiuto», derivato dal greco atelés (?).
AΘRE (XII 11) significato quasi certo «atrio, tempio», da confrontare col lat. atrium, adrium «atrio, casa, tempio», glossa latino-etrusca (ThLE 415); atrium appellatum ab Atriatibus Tuscis (Varrone, L.L., V, 161; ovviamente il collegamento fra atrium (adrium) e Atria, (H)Adria «Adria» (città) va rovesciato: sarà stata la città, per la forma di «ingresso, imboccatura» oppure di «bacino» del suo porto, simile appunto a un atrio, a prendere la sua denominazione da atrium e non viceversa) (DETR, DICLE).
AΘUMICA (AΘUMI-CA) (XI 30) probabilmente «il Signore» (letteralmente «quel Signore», forse da confrontare col lat. dominus (DETR 35). AΘUMICA ΘLUPCVA «il Signore infernale», cioè ΘUPLΘA, ΘUFLΘA «Tupulta/Tufulta». Vedi AΘUMITN.
AΘUMITN (AΘUMI-TN) (XI 7) significato probabile «il Signore» (letteralmente «quel Signore» (Tinia o Urano o Tufulta?), in accusativo articolato; LEGL 106). Vedi AΘUMICA.
AVE (X 23) se la lettura è esatta, può significare «ave!, salve!», da confrontare col noto saluto lat. ave, che finora è di origine incerta (DELL, DELL). AVE EPA «per salute».
AVILŚ (AVIL-Ś) (II 6; III 22; IV 2; V 4; VIII 15; IX 4, 11) significato certo «di/dell’anno», in genitivo (LEGL 73; DETR).
CAITIM (CAI-TI-M) (VII 10) probabilmente «e in questi-e» (pronome dimostrativo al plur. e in locativo) (DETR). CAITIM CAPERXVA «e in queste coppe».
CAL (III 14; X 14) significato compatibile «chiama!, proclama!, convoca!», imperativo forte sing., da connettere con l’etr. KALATUR(-US) «banditore, araldo» e da confrontare coi lat. calare, kalare «chiamare, proclamare, convocare», di ambito ed uso religioso e calator, kalator,-oris «banditore, araldo», «inserviente» del pontefice e del flamine (CIL VI 32445) (DICLE). Vedi CALATNAM.
CALATNAM (CALA-TNAM) (X 31) probabilmente «poi chiama!, poi proclama! poi convoca!», imperativo debole sing. Vedi CAL.
CANVA (X 31) significato compatibile «tabernacolo, sacello», da confrontare col tardo lat. canaba «tabernacolo, sacello», che è di origine ignota (DELL).
CAPENI (X 2) probabilmente «al/nella cappella» (in dativo), da confrontare con la città etrusca Capena e con l'ital. cabina, franc. cabine «stanzetta» (in etrusco lo scambio dei suffissi -EN-/IN- è frequente (LLE, Norme 5).
CAPERC (CAPER-C) (VI 6) probabilmente «e coppa, e vaso», da confrontare col lat. caprunculum: vas fictile (Paolo-Festo § 34 pg. 42) (DETR 89). Vedi CAPRA, CRAPISCES.
CAPERI (III 5; VIII 16; XII 12) probabilmente «al/dalla coppa» (K. Olzscha, A. J. Pfiffig), dativo di CAPER (LEGL 80). CAPERI ZAMΘIC «dalla coppa aurea».
CAPERXVA (CAPER-XVA) (VII 10) probabilmente «le coppe», plur. articolato di CAPER; letteralmente «quelle coppe».
CAPLΘI (CAPL-ΘI) (XII 7) (emendato su CAPLΘU) probabilmente «nel pelo (del capo)», letteralmente «nel capello» (in locativo), da confrontare col lat. capillus/m «capello», che finora è di origine incerta (DELL, DELI, Etim). Sui peli del capo della vittima da sacrificare si spargeva farina di grano abbrustolito e salato (Cicerone, Div. 2.37; Virgilio, Ecl. 8.82; Paolo-Festo). Cfr. MULA, NAXVA/E.
CARSI (X 31) significato compatibile «a/in pietra, marmo» (in dativo), da confrontare con la base mediterranea karsa «roccia» e col topon. ital. Carso (AEI 68, 484; LIOE 87).
CAΘINUM (X 18) (CAΘIN-UM) «e catino», variante di CAΘNIS.
CAΘNA (X 13) significato probabile «catinella, bacinella, scodella, vaschetta», variante di CAΘNI «catino, bacile» (vedi), per indicare una differente forma di recipiente (DICLE). Oppure «catena, legame», da confrontare col lat. catena (già prospettato come di origine etrusca; EPhIL 28, DELL, DEI, DELI).
CAΘNAL (X 16) significato probabile «della catinella, bacinella», genitivo di CAΘNA.
CAΘNIS, CATNIS (CAΘNI-S) (X 8, 32) (TCap 9, [22, 23, 61]) significato probabile «del catino, del bacile, del vaso» (in genitivo), da confrontare col lat. catinus/m «catino, scodella», di probabile origine etrusca (DICLE). Vedi CAΘINUM, CATNETI.
CAΘRA, CAΘRE (XII 4, 8) significato compatibile «purifica!» (imperativo debole sing.), da confrontare col greco katharhós «puro» (finora di origine ignota; DELG).
CATICAΘ (VI 18) probabilmente CATI-CAΘ «proprio come» (avverbio di modo rafforzato). Vedi CNTI-CNΘ.
CATNETI (CATNE-TI) (XI 9) significato probabile «nel catino» (in locativo). Vedi CAΘNIS.
CATRUA (XI 34) probabilmente «massa, folla», da confrontare col lat. caterva «caterva, massa, mucchio, gruppo» (A. Trombetti) (finora di etimologia incerta; DELL, DELI), ma quasi certamente di origine etrusca in virtù dell’uscita in –L/RVA (DICLE).
CAVEΘ (CAVE-Θ) (VIII 13) significato compatibile «nel cavo» (in locativo). REUXZINA CAVEΘ «nel vaso cavo».
-CE «e, ed», congiunzione enclitica, variante di –CA, da confrontare con quella lat. –que. Cfr. HEMSINCE, MURCE, MUTINCE, ΘEZINCE, REUŚCE, ŚCANINCE, ŚUΘCE, UTINCE.
CEALXUŚ, CEALXUZ, CEALXUS (IX 33; X 2; XI 15) significato certo «il (giorno) trenta» (LEGL 97). Vedi CIALXUŚ.
CEIA (VII 2, 3, 4, 5) significato compatibile «fossa, fossa sacrificale», da confrontare col (proto)sardo cheja «fossa» e col greco cheiá «buco/a, cavità» (finora di origine ignota; GEW, DELG).
CELI (IV 14, 21; V 10, 16, 17; IX 18; XI 2, 3) significato quasi certo «al cielo» (in dativo) (DETR 78), da confrontare col lat. caelum, coelum, celum «cielo» (di origine ignota; DELL, DELI). Vedi CELΘIM, CELUCN, CELUTULE (TCap 13).
CELI² (VIII 9) significato quasi certo «a settembre», mese dedicato al Cielo o Urano, da confrontare con la glossa lat.-etr. Celius, Caelius «settembre» (LEGL 99; DETR); CELI HUΘIŚ ZAΘRUMIŚ FLERXVA NEΘUNSL ŚUCRI ΘEZERIC «a settembre il ventiquattro le vittime a Nettuno sono da profumare e da immolare».
CELΘIM (CEL-ΘI-M) (VI 18) significato quasi sicuro «e in settembre»,
CELUCN (III 12; VII 10, 17; VIII 23; X 11; XI 7) probabilmente «quello Celeste (Urano)». TESIM ETNAM CELUCN «e secondo il precetto poi, quello celeste».
CELUCUM (VII 10) quasi certamente da emendare in CELUCN (vedi).
CEMNAC, CEMNAX (IV 21; V 18; VIII 22; X 10) (CEMNA-C/Χ) probabilmente «e ogni», forse da confrontare col lat. omnis, finora di origine molto incerta (DELL).
CEPAR (VII 19) probabilmente «cippi, cippi confinari» (plur.), da confrontare col lat. cippus (finora di origine ignota; DELL, DELI). IN CEREN CEPAR NAC AMCE «cura (di tenere) i cippi (confinari) come sono stati» (è cosa nota che per gli Etruschi i cippi confinari erano sacri e dunque inamovibili, perché la loro tutela era affidata a Tinia).
CEPEN (VII 8, 9, 15, 21; X 3, 17, 18; XI 5) significato quasi certo «sacerdote» (spesso al vocativo), da confrontare col lat. cupencus «sacerdote di Ercole» (LEGL 45, 126; DICLE). Cfr. CIPEN della Tabula Capuana.
CEREN (VII 9, 19, 21, 23) probabilmente «cura!» (imperativo sing.), da confrontare col lat. curare, courare, coirare, coerare «curare, procurare, (far) costruire» (di origine ignota; DELL; ESL 472) (TETC 51; LEGL 115, 120; DETR 103). Vedi CARESRI (San Manno).
CE[R]ENE (VII 15) «cura!» (imperativo sing.), variante debole di CEREN.
CERINE (VII 12) probabilmente «cura» (sost.). CERINE TENΘA[S] «tenendo cura». Vedi CEREN.
CEŚASIN, CESASIN (X 19, 30) probabilmente «posa!, (de)poni!» (imperativo sing.), da connettere con CEŚU «posto, deposto, depositato». Vedi CISASIN (TCap).
CEŚU, CEŚUM (CEŚU-M) (VI 2; XI 31) significato certo «(e) posto, deposto, preposto-a», participio passivo.
CEUŚ (VII 8) significato probabile «di ciascuno, di ognuno-a», in genitivo. CEUŚ CILΘCVAL «per ciascuno dei culti».
CEXA, CEXAM (CEXA-M) (XI 16; XII 7, 11) (Cippus 45) significato quasi certo «(e) legge, norma, diritto, causa, atto giuridico, sentenza». Anche preposizione posposta «a favore di, in onore di..., in vista di...». CILΘ CEXA «in vista del culto».
CEXANE (VII 7) significato quasi certo «legale, normativo, giuridico-a» (aggett.), «atto giuridico, ufficio» (sost.) derivato da CEXA (LEGL 89).
CI (X 21) (TCap 3, 11, 16/2) (Cippus 24) significato certo «tre» (LEGL 93; TCL capo V). Vedi CIAL, CIŚ, CITZ, CIZ.
CIALXUŚ (III 19; XII 10) significato certo «del (giorno) trenta» (in genitivo), variante di CEALXUŚ (LEGL 97). ΘUNEM CIALXUŚ MASN «del ventinove dicembre». Vedi CIAL[XUŚ].
CIEM (CI-EM) (IX 33; X 2) significato certo «tre (sottratto) da...». CIEM CEALXUŚ «del ventisette» (LEGL 94-95). Vedi XIEM; cfr. ESLEM, ΘUNEM.
CILΘ (VII 7; IX 5; XII 11) probabilmente «culto», da confrontare col lat. cultus (prestito dal lat. oppure vocabolo omoradicale?); (in via molto subordinata «popolo», «patrono, protettore», «santuario, tempio»).
CILΘCVAL (CILΘ-CV-AL) (VII 8) probabilmente «dei culti», genitivo plur. articolato di CILΘ (LEGL 85). CEUŚ CILΘCVAL «per ciascuno dei culti».
CILΘCVETI (CILΘ-CVE-TI) (VII 14) probabilmente «nei culti», in locativo plur. articolato (LEGL 82, 85). Vedi CILΘ.
CILΘL (II 4; V 6, 13, 23; IX 12, 21) probabilmente «di/del culto», genitivo sing. di CILΘ.
CILΘŚ (II 12; V 3; VIII 20; IX 2, 10; XI 9) significato probabile «per il culto» (ablativo sing. di CILΘ).
CILVA NERI (X 30) significato probabile «idromele» (bevanda votiva), da confrontare col lat. gilvus «giallo, giallo miele» (finora di origine oscura; DELL) (suff. etr. –VU-, VA-; LLE, Norme 15). Vedi NERI.
CIŚ (CI-Ś) (VIII 4) significato quasi certo «di tre», genitivo del numerale CI (vedi). CIŚ ŚARIŚ «di tredici» (LEGL 53, 94, 96). Vedi CI TAR.
CISUM (CIS-UM) (III 22; IV 3, 16; V 5, 12, 21; IX 4, 20) significato quasi certo «e tre volte», da CI «tre». Vedi CITZ, CIZ.
CITZ (V 17, 19) significato quasi certo «tre volte» (LEGL 48, 98). Vedi CIZ.
CIZ (VII 2, 6; X 18) significato quasi certo «tre volte» (LEGL 97). Vedi CI, CIŚ, CISUM, CITZ.
CLA (V 23; XI 11) (Cippus 42-43) significato quasi certo «di questo-a», genitivo del pronome CA (LEGL 102; DETR 110).
CLETRAM (II 19, 21; III 13, 16; IV 8, 10, 12; V 8; IX 15; VIII 11) significato quasi certo «lettiga, carrello per le offerte», da confrontare con l'umbro kletram «lecticam» (in accusativo) (DELL 128). CLETRAM SRENXVE «la lettiga adorna!» per il lectisternium. Vedi CLTRAL.
CLEVANA (VII 11, 16) significato compatibile col contesto «opera!» (imperativo sing.) derivato da CLEVA «gleba, lavoro, opera, officio», che è da confrontare col lat. gleba, gleva «gleba, terra».
CLTRAL (VIII 11) probabilmente «di/a questi (fedeli presenti)» genitivo plur. del pronome CA «questo/quello-a», col suffisso collettivo -tra.
CLUCE (XII 12) probabilmente «boccale, coppa», da confrontare col greco kýlix,-kos «boccale, coppa». Vedi CLUCΘRAŚ.
CLUCΘRAŚ, CLUCTRAŚ (CLUCΘRA-Ś) (VIII 15; XII 13) significato compatibile «dai boccali», propriamente «dall'insieme dei boccali» (suffisso collettivo). Vedi CLUCE.
CN (I 21; XI 19) (Pulenas 3) significato certo «questo/quello-a», accusativo del pronome CA, da confrontare col lat. hunc, hanc (LEGL 49, 102). Vedi ECN, CNTNAM, CNTICNΘ.
CNL (X 7) (Cippus 19, 24) probabilmente «con questo» e «questi-e» (ablativo o accusativo plur.) del pronome CA «questo/quello-a» (LEGL 49, 102; DETR 116).
CNTICNΘ (CN-TI-CN-Θ) (VII 19; XI 5) forse CNTI-CNΘ «proprio questo-i» (pronome in accusativo rafforzato) (?). Vedi CATICAΘ, CNTNAM.
CNTNAM (CN-TNAM) (IV 13; VII 12; XI 17) significato quasi certo «questo-a poi», pronome in accusativo con la congiunzione ETNAM enclitica (LEGL 132). CNTNAM ΘESAN «questa mattina poi». Vedi CN, CNTICNΘ, ETNAM.
CNTRAM (IV 13) quasi certamente da emendare in CNTNAM.
CRAPŚTI (CRAPŚ-TI) (III 18; IV 8, 15, 19; VI 12) probabilmente «nel vaso» (in locativo); è conosciuto anche nelle varianti capra e caper, tutte da confrontare col lat. caprunculum: vas fictile (Paolo-Festo, num. 34 pg. 42). Vedi CRAPISCES.
CRESVERAE (V 16) forse «a/per Lucifera» (= stella di Venere) (in dativo), letteralmente «Apportatrice del domani» (A. Trombetti § 174), da confrontare col lat. cras, che finora è di origine ignota (DELL) e pertanto potrebbe derivare proprio dall'etrusco (?).
CŚ (II 14, 18; IV 5, 17; TCort 7) significato quasi certo «di questo-a», «di ciò», genitivo del pronome CA «questo-a» (LEGL 102). Vedi CUS.
CULŚCVA (VIII 5) significato quasi certo «le porte», plur. articolato di *CULŚ «porta», letteralmente «quelle porte». Cfr. il dio CULSANS «Giano bifronte» (che corrispondeva al lat. Ianus «dio delle porte») e anche la dea CULSU custode della porta degli Inferi (LEGL 69; DETR 121). Vedi CULSL (Pulenas 6).
CUS (XII 12) significato quasi certo «di questo-a», genitivo del pronome CA, variante di CŚ (vedi).
ECN (IV 2; V 2; IX. 1, 8) significato certo «questo-a», accusativo del pronome ECA «questo-a» e variante di CN (vedi) (LEGL).
EI (IV 13; XI 19) (TCap 4, 13) significato certo «non» (LEGL 122, 129). EI ISUM UNIALΘ ARA «nella festività di Giunone non fare la stessa cosa». Vedi EIM.
EIM (EI-M) (VI 12; V 9; IX 16, 17) significato quasi certo = lat. neque, nec «e non, né». EIM TUL VAR «e non elevare affatto».
EISER (V 10, 14, 15) significato certo «dèi», plur. di EIS «dio» (qui anche al vocativo) (LEGL, DETR). Vedi AISER.
EISERAŚ (V 20) significato certo «degli, agli dèi», in genitivo plur. anche di donazione o dedicazione. Vedi AISERAŚ.
EIŚ, EIS (VI 2; X 10) significato certo «Dio» (qui anche al vocativo «o Dio»). Vedi AIŚ, EISER.
EISNA (IV 8, 22; VI 12; IX 33; XI 10; XII 7) significato certo «divino-a» (aggettivo), «liturgia» (sostantivo) (LEGL 47, 89). EISNA HINΘU «liturgia funebre». Vedi AISNA.
ENAC, ENAX (VII 11; X 32; XII 4, 7) significato quasi certo «poi, dopo, quindi, allora».
ENAŚ (III 21; IV 6, 19; V 4, 7, 14, 23; VII 23; VIII 20; IX 3, 6, 10, 13, 22) significato quasi certo «nostro-a/i-e». Vedi ENESCI.
EPA (I 1, X 23) forse preposizione «per», «verso», anche posposta, da confrontare con quella greca epí (?) (DETR 135). AVE EPA «per salute».
EPC (EP-C) (V 17) forse «e per, e verso». Vedi EP(A) (DETR 135).
EPRIS (EPRI-S) (III 2) probabilmente EPRI-S «di/per utilità/uso o convenienza» (in genitivo). MULA HURSI PURUΘN EPRIS HILARE «farina dal granaio depurata per utilità personale»; forse da confrontare – non derivare - col lat. prosum (?) (significato compatibile col contesto). Vedi EPRUŚ «di convenienza, di accordo» (TCort. 14).
EŚI, EŚIC (EŚI-C) (III 20; VIII 32; X 11, 21/2, 32; XI 31) probabilmente «(e) ugualmente, parimenti», da confrontare col greco ísos, éisos «uguale».
ESLEM (ESL-EM) (VI 17; XI 8, 15, 22) = lat. duo de ... «due da ...». ESLEM ZAΘRUM «diciotto», ESLEM CEALXUS «del ventotto», letteralmente «venti meno due», «del trenta meno due». Cfr. (E)SAL «due», ΘUNEM, CIEM, XIEM (LEGL 93, 95).
ESTREI (IV 11; V 9; IX 16, 17) (EST-RE-I) significato quasi certo «alle interiora» (esaminate nell'aruspicina) (in dativo plur.), da confrontare col lat. exta,-orum (finora di origine incerta; DELI).
ESVIŚC (ESVI-Ś-C) (IV 15, 20; V 11, 14; IX 19, 23) forse «e mangiatore, consumatore», da confrontare col lat. esor «mangiatore» (Frontone, Als. 230.2) (?). Vedi ESVITA.
ESVITA (ESVI-TA) (VIII 4) forse «la consumazione (del pane)», letteralmente «quella consumazione» (?). Vedi ESVIŚC, ESVITLE.
ESVITLE (ESV-ITLE) (VIII 5) forse «per la consumazione (del pane)», pertinentivo articolato di ESVITA (?). Vedi ESVIŚC, ESVITA; IŚVEITULE (TCap).
ETERA (X 22) significato quasi certo «amico, compagno, confratello, socio, sodale»», da confrontare col greco etaĩrhos «amico, compagno, socio» (DELG). Vedi ETERTIC.
ETERTIC (XII 3, 8) (ETER-TI-C) significato compatibile «e in società» oppure «nella confraternita» (in locativo con la congiunzione enclitica). Vedi ETERA.
EΘRI (XI 16) probabilmente «celebra!» (imperativo debole sing.), forse da confrontare col lat. iterum e con l’umbro etram-a (?). Cfr. EΘRSE, ETRAŚA, ETRINΘI.
EΘRSE (II 2, 14; III 21; IV 2; V 4; VIII 21; IX 3, 10) significato probabile «al/per la celebrazione» (in dativo sigmatico). Vedi EΘRI, ETRAŚA, ETRINΘI.
ETNAM (passim) significato certo «poi, anche, ancora», probabilmente da confrontare coi lat. nam, etenim. ETNAM … ETNAM «e … e».
ETRAŚA (I 20) probabilmenteìe «avendo celebrato» (gerundio passato). Vedi EΘRI, EΘRSE, ETRINΘI.
ETRINΘI (ETRIN-ΘI) (XII 5) significato compatibile «nel celebrare» (in locativo). Vedi EΘRI, EΘRSE, ETRAŚA.
FACE (VI 3) probabilmente «fiaccola, torcia», da confrontare col lat. fax, facis.
FACI (X 13) probabilmente «al/per la torcia», dativo di FACE.
FANUŚE (X 23) significato probabile «consacrazione, benedizione», da connettere con FANU «tempietto, cappella, sacrario» e da confrontare coi lat. fanum (di origine incerta), fanare «consacrare» (Varrone, Lat. 6.54) (TETC 619; LELN 132; DETR 189, 442; DICLE). Vedi FANUSEI.
FARSI (XI 29/2) probabilmente FARS-I «al/per il farro» (in dativo), da confrontare con l'umbro farsio «farro». Vedi FAŚE.
FARΘAN (II 21; V 7; IX 14) significato probabile «vergine», da confrontare col greco parthénos «vergine» (finora di origine ignota; GEW, DELG, LELN) (DETR 443). (FAŚEIC) FARΘAN probabilmente «(e a/per il) pane azzimo, senza lievito».
FAŚE (IV 20/2; V 11, 15; IX 17) probabilmente «pane (di farro)», da confrontare con l'umbro fasiu, farsio e col lat. far, farris (DELL s. v.) (Pfiffig) (in nominativo). Vedi FAŚEI, FAŚEIŚ, FASLE.
FAŚEI, FAŚEIC (FAŚEI-C) (II 20, 22; IV 13, 16; V 21; VIII 33; IX 8, 14, 19) probabilmente «(e) al/per il pane» (in dativo).
FAŚEIŚ (III 21; IV 21; V 15) probabilmente «col pane» (in ablativo).
FAŚI (IV 13) probabilmente è da ricostruire in FAŚ[E]I.
FASLE (V 2) probabilmente «panino», diminutivo di FAŚE.
FAVIN (XI 10) significato compatibile «favorisci!, propizia!» (imperativo sing.), da confrontare col lat. favere «favorire, essere favorevole, propizio» (finora di origine incerta; DELL, DELI) (LELN 136, LEGL 120).
FAVITIC (FAVI-TI-C) (V 21) probabilmente «e nella favissa» (in locativo con la congiunzione enclitica), da confrontare con la glossa lat.-etr. favissa, favisa «cella, cripta, sotterraneo, pozzo, cisterna dei templi» (quasi unanimemente ritenuto prestito dall’etrusco; DELL, DEI, THLL, ESL 416, ecc.), probabilmente connesso con favus «favo» (LELN 137) e fovea «fossa». Per il suff. -s(s)a cfr. lat.-etr. carissa, cerussa, cimussa, mantissa, obrussa.
FIRA (I 18) significato probabile «pira» in cui si bruciavano i profumi e le vittime, da confrontare col greco pyrhá (interpretazione confermata dal vocabolo VERSUM «e fuoco» della riga seguente). Vedi FIRIΘVENE, FIRIN.
FIRIN (VII 7, 9, 20, 22) probabilmente «brucia!» (imperativo sing.). ŚUCIC FIRIN «e brucia profumo!». Vedi FIRA.
FIRIΘVENE (VII 16) significato compatibile «che brucia, infiammabile», aggettivo (LEGL 89).
FLANAC, FLANAX (X 3; XI 29) significato quasi certo «flaminale» (aggettivo), propriamente da intendersi come *flamnac, da confrontare col lat. flamen,-inis «flamine» (sinora di origine incerta; DELL).
FLER (III 13; IV 3; VI 9, 10; VIII 18, 22; IX 2, 9; XI 17) significato certo «vittima», probabilmente da connettere coi lat. flere, plorare «piangere», finora di origine ignota (da respingersi l’origine espressiva prospettata dal DELL); in etrusco gli scambi f/p ed e/u(/o) sono conosciuti (LLE Norme). Per la connessione semantica si ricordi l’ital. fare la vittima «lamentarsi, piangere»).
FLERE (III 18; IV 14, 19; VIII 17, IX 7, 18, 22) «vittima», variante di FLER. Vedi FLERE(I/Ś/RI), FLERXVA, FLERXVET[I].
FLEREI (IX 14) significato quasi certo «al/per la vittima» (in dativo).
FLERERI (VIII 16) significato quasi certo «alle/sulle vittime», dativo plur. di FLER (LEGL 80).
FLEREŚ (IV 8; VI 12) significato quasi certo «della vittima» (in genitivo), da FLER(E).
FLERŚ (VI 13) probabilmente è da emendare in FLER[E]Ś «della vittima».
FLERXVA (VIII 9) significato quasi certo «le vittime», plur. articolato di FLER, letteralmente «quelle vittime».
FLERXVET[I] (FLER-XVE-T[I]) (XI 19) ricostruzione e significato probabile «nelle vittime» (in locativo).
HALXZA, HALXZE (HALX-ZA/E) (X 21, 30) significato compatibile «vasetto di rame o bronzo», diminutivo di HALX «(vaso di)rame o bronzo», da confrontare col greco chalkós «rame, bronzo» (finora di origine incerta; DELG).
HAMΦEŚ (VI 3, X 6, XI 34) significato quasi certo «del campo, della campagna» (in genitivo), da confrontare col lat. campus, finora di etimologia ignota (DELL) e quindi di probabile origine etrusca.
HAMΦEΘI (HAMΦE-ΘI) (VI 5) significato quasi certo «nel campo, in campagna» (in locativo) (LEGL 82).
HAMΦEΘIŚ (HAMΦEΘI-Ś) (XI 32) significato probabile «del campestre, contadino, rustico» (in genitivo). HAMΦEΘIŚ RINUŚ «dell'agnello campestre».
HAMΦISCA (HAMΦIS-CA) (VI 9) significato quasi certo «quello-a del campo, della campagna» (LEGL 103, 130).
HANΘIN (XI 3, 7) significato probabile «in avanti» (avverbio di luogo), da confrontare col lat. ante.
HAΘE, HAΘEC, HATEC (HAΘE-C) (III 23; IV 4, 16; IX 4, 12, 20) probabilmente «(e) in alto». HAΘEC REPINEC «e in alto e in basso».
HAΘRΘI (HAΘR-ΘI) (II 16; V 5, 12) probabilmente «nel tempio» (in locativo), da confrontare col l'etr.-lat. atrium, hatrium «atrio, tempio» (LIOE 20, 77). CISUM PUTE TUL ΘANSUR HAΘRΘI REPINΘIC «e tre volte il calice eleva, o celebrante, nell'atrio (del tempio) e nella fossa».
HAUSTI (X 23) significato probabile «fausto-a, favorevole», da confrontare coi lat. faustus, favere (finora di origine incerta e quindi di probabile origine etrusca) (DICLE).
HAUSTIŚ (HAUSTI-Ś) (X 32) «del (l’ufficio) fausto» (in genitivo).
HECI (VI 6; X 32) significato probabile «metti! poni! posa!» (A. J. Pfiffig) (imperativo sing.). Vedi HECIA, HECZRI
HECIA (VII 11) probabilmente è da emendare in HECI (vedi).
HECTAI (V 17) forse HEC-TAI «alla/nella (de)posizione», in dativo articolato (?) (significato compatibile col contesto).
HEMSINCE (HEMSIN-CE) (V 2) probabilmentee «e offri!» (K. Olzscha) (imperativo sing. con congiunzione enclitica).
HETRN (V 18, VIII 21; X 9) probabilmente «eteria, confraternita», da confrontare col greco hetairhéian «eteria» (in accusativo, il caso più frequente).
HETUM (HETU-M) (XI 4; XII 6, 8) probabilmente «e agnello», da confrontare con l’etr. FETIU «feto, prole, figlio» (DETR 447, DICLE 85) e col lat. fetus «feto, piccolo di bestia» e inoltre col neosardo fetu, fedu «prole di bestia». Per l'alternanza H/F vedi LLE Norme 3). Vedi HEΘIE.
HEXŚΘ (HEXŚ-Θ) (IV 9, 14; IX 6) «versate!» (probabilmente imperativo plur.). Vedi HEXZ; cfr. ARΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
HEXZ (III 17; X 8, 33; XI 4) probabilmente «spargi! versa!», imperativo forte sing. (LEGL 121). Vedi HEXŚΘ.
HIA (VII 2, 3, 4, 5, 6) significato quasi certo «ora, adesso», «qua, qui». Cfr. HIA VIPI VENU VIPINAL CLAN «qui (c’è) Vibio Venonio figlio di Vipinia» (su coperchio di ossuario; ET, Cl 1.403).
HILAR (XI 33; XII 13) significato compatibile «proprio, privato-a, personale», da HIL, HILS «(di) lui, di lei» (DETR 200). RASNA HILAR «popolo privato». Vedi HELU, HILARE, HILARΘUNA.
HILARE (III 3; VII 14) probabilmente dativo di HILAR.
HILARΘUNA, HILARΘUNE (XII 3, 5, 6, 8) significato compatibile «proprietario» (DETR 200). Vedi HILAR, HILXVETRA.
HILXVETRA (VI 2) probabilmente HIL-XVE-TRA «l'insieme dei proprietari privati, i proprietari» (con suffisso collettivo). Vedi HILAR, HILARΘUNA; cfr. FLERXVET[RA].
HINΘΘIN (X 11) probabilmente HINΘ-ΘIN «da giù, da sotto, proprio giù» (avverbio) (LEGL 129). Vedi HINΘU.
HINΘU (IX 29; X 15; XI 10, 15; XII 7) significato probabile «sotterraneo, infero», «funebre, funerario-a», «ufficio funebre», da confrontare tedesco unten «giù, sotto» (LEGL 90, 129; DETR 200, 201). AISNA HINΘU, EISNA HINΘU «liturgia funebre». Vedi HINΘΘIN, HINΘA (Cippus), HINΘIU (San Manno).
HUPNIŚ (VI 19) significato probabile «del sonno (eterno)», personificato e divinizzato (DELL pg.634) (in genitivo) da confrontare col greco hýpnos (DETR 204).
[HUPNIT[I] (VI 24) «nel sonno (eterno)», in locativo di tempo.
HURSI, HURSIC (HURSI-C) (III 2; VIII 15; XII 7) probabilmente «(e) dal granaio» (in dativo sigmatico), da confrontare col lat. horreum (finora di etimologia ignota e pertanto di probabile origine etrusca; suff. -eu, LLE Note 14).
HUSLNA, HUSLNE (III 4, 20; VIII 11, 32) significato probabile «giovane, novello», aggett. riferito sempre a VINUM = «vino novello», da confrontare con HUSIUR «ragazzi, giovani» (LEGL 89; DETR). Vedi HUI, HUSLNESTŚ.
HUSLNEŚTŚ (HUSLNEŚ-TŚ) (VIII 30) significato probabile «del (vino) novello» (in genitivo articolato), letteralmente «di quello novello» (LEGL 105; DETR). Vedi HUSLNA/E.
HUTERI (X 14) probabilmente «il quarto (giorno)», derivato da HUT «quattro».
HUΘIŚ (VIII 9; XI 18) significato certo «di quattro», genitivo di HUΘ «quattro». HUΘIŚ ZAΘRUMIŚ «del ventiquattro» (LEGL 96).
IC (VII 16; VIII 5) significato certo «così», «come», da confrontare col lat. sic. Variante grafica di IX (vedi).
IMEL (X 13) significato compatibile «in basso», da confrontare col lat. imus «basso, (pro)fondo», che è di origine incerta (DELL). Vedi EMULM.
IN, INC (IN-C) (III 18; IV 3, 8, 15, 19; V 2; VI 17; VII 19; IX 1, 9; XI 8) significato quasi certo «(e) lo, la; quel/lo-a», pronome di 3ª pers. sing. e plur.
ININC (IN-IN-C) (XI 31) probabilmente «e lo stesso» = IN «lo-la» rafforzato. Vedi ANANC.
IPA (X 5, 9, 14) (Cippus 5, 27) significato quasi certo «che, il/la quale», «quale-i?», anche plur.
IPE IPA ... AMA (X 9) significato compatibile «quali che siano», probabilmente da confrontare col lat. quid quid sit.
IPEI (X 7) significato compatibile «(d)a cui, (d)al/per il cui», dativo sing. di IPA (LEGL 111).
IX (III 16; VI 8, 12; VII 22; X 10; XI 5, 22; XII 2, 9) (Cippus 44) (TCap 34) significato certo «così», «così come», da confrontare col lat. sic. (TCap 5) IX NAC = lat. ita ut «così come» (LEGL 129). Vedi IC.
LAE[VE]Ś (LAEVE-Ś) (X 6) significato probabile «della messe» (in genitivo), da confrontare col greco lēion, laĩon «messe, campo di grano» (finora di origine incerta). Vedi LAISCLA.
LAETI, LAETIM (LAE-TI-M) (III 5; VI 5) significato compatibile «(e) per la fecondità» (in dativo) da confrontare coi lat. laetus «grasso, fertile, fecondo», di probabile origine etrusca (DICLE 100, LIOE 47).
LAISCLA (LAIS-CLA) (X 33) da emendare in LAI[VI]SCLA «di quello-a della messe» (vedi).
LAIVEISM (VIII 12) probabilmente LAIV-EIS-M «e per la messe». Vedi LAIVISCA.
LAIVISCA (LAIV-IS-CA) (VI 10) significato quasi certo «quello-a della messe» (in genitivo articolato). Vedi LAISCLA, LAIVETSM.
LANTI (LAN-TI) (XI 31) forse «nella macellazione» (in locativo) (significato compatibile col contesto), da confrontare coi lat. laniena «macelleria»; lanio, lanista «macellaio, carnefice, gladiatore», di sicura origine etrusca (ThLE 416; LEW, DELL, ThLL, ESL 239) (LELN 175; DICLE) (?).
LAUXUMNETI (LAUXUMNE-TI) (IX 33) significato quasi certo «nella regia», letteralmente «nella reggia lucumonia» (in locativo). Oppure, in subordine, «nella (durante la) lucumonia» (LEGL 143).
LECIN (IV 2; V 2; IX 1, 9) probabilmente «effettua!» (imperativo sing.). ECN ZERI LECIN «questa serie (di atti) effettua!».
LEITRUM (X 20) forse «sacerdote», da confrontare col greco léitōrhon «sacerdote» (in accusativo) (DETR 254) (?). Vedi LEIΘRMERI (ET, Cr 8.1).
LENA (X 22, 32) significato compatibile «toga» (veste rituale), da confrontare col lat. lena, laena «pallio, toga o mantello duplice», glossa latino-etrusca derivata dal greco chlaĩna «mantello» attraverso l'etrusco (Festo pg. 104: laena vestimenti genus habitu duplicis. Quidam appellatam existimant Tusce, quidam Graece, quam chlanída dicunt) (LEW, DELL, ESL 169, ThLE 416) (DICLE).
LURI (V 22) significato compatibile «alloro, corona d'alloro», da confrontare col lat. laurus, lorus «alloro» (albero consacrato ad Apollo), fitonimo di origine mediterranea (DELL, NPRA).
LUSAŚ (VI 9) significato quasi certo «di Lusa», divinità dei campi (in genitivo anche di donazione) (K. Olzscha, A. J. Pfiffig).
LUSTRAŚ (VI 10) probabilmente «di/a Lustra», dea delle lustrazioni o purificazioni (in genitivo anche di dedicazione), da confrontare col lat. Lustra (finora di origine incerta e pertanto potrebbe derivare proprio dall’etrusco (DICLE).
LUΘ (VI 18) probabilmente «festa, festività religiosa», da confrontare col lat. ludus «ludo, gioco, festa, esercizio, occupazione»; plur. LUΘCVA «ludi religiosi»; ludio,-onis, ludius «attore, ballerino» (suff. -on-; LLE, Norme 7) (già prospettati come di origine etrusca; DELL, DELI, ESL 169) (LEGL 69; DICLE 108) e inoltre coi Lýdioi, abitanti della Lidia (patria di origine degli Etruschi), i quali si vantavano di avere inventato molti giochi (Erodoto, I 94). Vedi LUΘCVA (L. Pulenas), LUΘTI.
LUΘTI (LUΘ-TI) (VI 18) probabilmente «nella festa religiosa» (in locativo). Vedi LUΘ.
MAC (III 4, VIII 13) significato certo «cinque» (LEGL 93).
MALE (VII 1, 3, 4, 5) significato compatibile «guarda!» (imperativo debole sing.); cfr. MALENA, MALNA «specchio» (DETR). MALE CEIA HIA «guarda la fossa (sacrificale) adesso». La rima e le assonanze che si riscontrano nelle righe 1-6 fanno intendere che esse venivano cantate o recitate con cantilena.
MAREM (MARE-M) (X 3) significato probabile «e per Maris», dio probabilmente uguale al greco Erhos «Amore, Cupido» (Fegato).
MARTIΘ (MARTI-Θ) (VI 20) significato quasi certo «in marzo», non costituendo difficoltà il fatto che una glossa latino-etrusca tramanda che il mese di marzo in etrusco si chiamava anche Velcitanus (ThLE¹ 417); oppure in subordine «il martedì», o infine «nella festività di Marte» (in locativo temporale; LEGL 143).
MASN (VII 12; XII 10) significato quasi certo «dicembre». Vedi MASAN (Pirgi II).
MATAM, MATAN (VII 22; XI 5; XII 9, 13) significato probabile «avanti, prima» (A. J. Pfiffig) (LEGL 49, 130). IX MATAM «come (si è fatto) avanti, prima».
MAΘCVA(C), MAΘCVE (MAΘ-CVA-C) (X 9, 15, 17) probabilmente «le piante», da confrontare col (proto)sardo matha, mata, matta «macchia, grande cespuglio, zona cespugliata, pianta»; mata 'e méndula «pianta di mandorlo, mandorlo»; probabilmente da riportare al sostrato "mediterraneo" (è attestato anche in Iberia, in Italia e nell'Africa sett.) (LISPR)
MELE (IV 5, 17) (L. Pulenas 6) significato compatibile «possedimento, possesso, proprietà».
MELERI (IV 4, 17) significato compatibile «ai/per i/le possedimenti/proprietà», dativo plur. di MELE (LEGL 70, 80).
MENAŚ (VIII 11) probabilmente «dando, donando» (gerundio presente). Vedi MENA, MENE.
MENE (II 14, 18) significato compatibile «dono, donazione». Vedi MENAXE, MENECE «donò(arono), ha(nno) donato».
MEΘLUMERI, MEΘLUMERIC (MEΘLUMERI-C) (II 17; III 23; IV 6, 19; V 6, 13; IX 6, 13, 21) significato quasi certo «(e) agli/per gli stati o città-stato» (dativo plur.). ŚACNICLERI CILΘL ŚPURERI MEΘLUMERIC ENAŚ «per i sacrifici di culto per le città e le città-stato nostre» (in dativo plur. e con la congiunzione enclitica).
MEΘLUMEŚC (MEΘLUM-EŚ-C) (V 23) significato quasi certo «e dello stato, e della città-stato» (in genitivo sing. e con la congiunzione enclitica).
MEΘLUMΘ (MEΘLUM-Θ) (XII 4) significato quasi certo «nello stato, nella città-stato» (in locativo). MEΘLUM (TLE, TETC 99) significato quasi certo «comunità, stato, città-stato, repubblica».
MLAX (III 19; IV 15; V 11, 20; VIII 18, 31; IX 7, 19; X 34) «dono, dono votivo, offerta votiva, ex voto, voto, promessa, richiesta» (LEGL 53, 142; TCL capo 8; DETR). UN(E) MLAX «compi l'offerta!» (intercalare che si pronunzia ogni volta che si cita un dio o gli dèi). Vedi MLAXE.
MLAXE (V 22) «per/in offerta», probabilmente in dativo.
MUCUM (MUC-UM) (X 29; XI 6, 33) forse «e al fondo, e alla fine», da confrontare col greco mychós «fondo» (?).
MULA, MULAC, MULAX (MULA-C/X) (III 2, 3; VIII 11, 15; X 21) quasi certamente «(e) farina salata», da confrontare col lat. mola salsa farina di grano abbrustolito e salato che si spargeva sul capo della vittima da sacrificare; Cicerone, Div. 2.37; Virgilio, Ecl. 8.82; Paolo-Festo. Vedi MULE; cfr. CAPLΘI.
MULE (III 17) è uguale a MULA «farina (salata)».
MUR (XI 8) significato compatibile «ferma!, trattieni!», imperativo forte sing., da confrontare col lat. morari «fermarsi, sostare, trattenersi» e con l’etr. MURCE «dimorò» (DETR 288). MUR IN «fèrmalo!».
MURCE (XI 6) (MUR-CE) «e férmati!, e trattièniti!».
MURŚŚ (MURŚ-Ś) (VII 13) significato probabile «del canestro» (delle offerte) (in genitivo) da confrontare col greco mýrsos «canestro, cesto» (LEGL 69; DETR 289). Vedi MURZUA (San Manno).
MUΘ (XII 3, 5/2) significato probabile «tieni! sostieni! proteggi!» (imperativo forte sing.) (LEGL 121). MUΘ HILARΘUNA TECUM «proteggi il proprietario, o Tecum». Vedi MUTINCE, MUTINUM, MUTTI.
MUTINCE (MUTIN-CE) (IV 5, 18) probabilmente «e tieni!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica). Vedi MUΘ, MUTINUM.
MUTINUM (MUTIN-UM) (III 14) significato compatibile «e tieni!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica). Vedi MUΘ, MUTINCE, MUTTI.
MUTTI (MUT-TI) (X 19) probabilmente «in tenuta, in mantenimmento» (in locativo figurato). Vedi MUΘ, MUTINCE, MUTINUM.
NAC (III 14; VII 19; X 14; XII 2, 6) (TCap 5) significato certo «così, come» (avverbio), da confrontare col lidio nak «così». IX NAC «così come».
NAC, NACUM (NAC-UM) (IX 29; X 3) «(e) dopo» (avverbio di tempo).
NAPTI (NAP-TI) (X 33) significato compatibile «nella tovaglia (dell’altare)» (in locativo), da confrontare con NAPE (ET, Vs 8.4) e col lat. nappa, mappa «salvietta, tovagliolo, fazzoletto, drappo» (punico, secondo Quintiliano; DELL). Vedi NAPER (Cippus).
NAXVA (VI 6; VIII 29) probabilmente «i peli» del capo degli ovini da sacrificare, da confrontare col greco nákē «vello, pelle di montone, pecora o capra», finora di origine incerta (DELG). Cfr. CAPLΘI.
NAXVE (III 17; VIII 30) probabilmente «sui peli» del capo degli ovini, dativo plur. di NAXVA.
NERI (X 23, 31, 33) significato quasi certo «acqua», da confrontare col greco nerhón «acqua». CILVA NERI «idromele», letteralmente «acqua melata» (vedi CILVA).
NERIŚ (X 23) significato quasi certo «dell’/dall'acqua», genitivo di NERI.
NEΘUNŚL, NEΘUNSL (VIII 9, 17; IX 7, 14, 18, 22) significato certo «di Nettuno», in genitivo (LEGL 74).
NEXSE (VII 13) probabilmente «in nesso, in connessione», da confrontare col lat. nexus.
NUNΘEN (II 20; III 19; IV 7, 11, 15; V 11, 19, 20; VIII 31; IX 8, 19; XI 6) probabilmente «annunzia!, pronunzia!, recita!, prega!» (imperativo sing. forte), da confrontare col lat. nuntiare «annunziare, pronunziare», il quale, essendo di origine ignota, può derivare proprio da questo verbo etrusco. Vedi NUNΘENE, NUNΘENΘ.
NUNΘENE (III 17; VIII 29) probabilmente «annunzia!, pronunzia!, recita!, prega!» (imperativo sing. debole). ARA NUNΘENE «fa’ di pregare» (in endiadi). Vedi NUNΘEN, NUNΘENΘ.
NUNΘENΘ (II 19, 22; IV 13; V 7, 9, 10; IX 13) probabilmente «pronùnciavi! prègavi!» (sopra), imperativo sing. con desinenza locativa. Vedi NUNΘEN, NUNΘENE.
NUΘIN (X 15) probabilmente «osserva!» (imperativo sing.), da confrontare col lat. notare, che, essendo di origine incerta (DELL, DELI), potrebbe derivare proprio da questo verbo etrusco. Vedi NUΘE (TCor 23).
NUZLXNE, NUZLXNEC (IV 6, 18; VIII 19) forse «(ed) espiatorio», da confrontare col lat. noxa «colpa, delitto, fallo, danno» (?). ΘEZINE RUZE NUZLXNE «immola il porco espiatorio!».
PAINIEM (PAINIE-M) (VI 19) significato compatibile «e pena», da confrontare coi lat. poena, paenitet (finora di origine ignota e che pertanto potrebbe derivare dall'etrusco; DELL).
PAR (VII 21) significato compatibile «pari, paritario, uguale, patrizio-a», «compagno-a», «marito, moglie», da confrontare col lat. par, paris, finora di origine ignota, ma già prospettato come di origine etrusca (DELL, DELI). AR PAR «fa’, rendi pari!, pareggia!, equipara!».
PEISNA (X 22) significato compatibile «insegna» (sost.), da confrontare con l’antroponimo etr. PESNA (DETR 317) e col lat. penna, pesna «penna, ala», «auspicio, presagio» (finora di origine oscura; DELL) (significato compatibile col contesto).
PEN (XI 2) forse «in, presso, verso», preposizione o posposizione probabilmente da confrontare col lat. penes «in, presso» (spesso posposto).
PERSIN (Liber III 15) «persillo» (paletta rituale per unzioni) da confrontare col lat. persillum (finora di origine ignota e quindi di probabile origine etr.; ESL 372) (suff. -ill-; LLE, Norme 2, 5). Cfr. PERSIE, PERZILE.
PEΘERENI (VI 4; X 2, 4; XI 8) probabilmente «al/col boccaletto» (diminutivo e in dativo sing.), da connnettere con PUTERE (Vc 3.3) (TLE 914) «boccale, orcio, idria» e da confrontare col greco potẽr,-ẽrhos «vaso da bere, coppa» (per lo scambio E/U vedi LLE, Norme 1).
PETNA (X 14) probabilmente «patena», da confrontare col lat. patĕna, patĭna «scodella, piatto» (per lo scambio A/E vedi LLE, Norme 1).
PEVAX (IV 22) significato compatibile «libatorio-a» (aggettivo in –AX); («bevanda, pozione» per A. Trombetti e A. J. Pfiffig). EISNA PEVAX «liturgia libatoria».
PLUTIM (PLUTI-M) (X 19) probabilmente «e nel letto» (per il lettisternio) (in dativo), da confrontare col lat. pluteus «letto» (finora di etimologia ignota, ma già prospettato come di origine etrusca; DELL, ESL 39) (uscita in -eu-; LLE, Norme 14).
PRIΘAŚ (PRIΘA-Ś) (VIII 10) significato compatibile «per riscatto», da confrontare col lat. pretium (finora di origine incerta; DELL, DELI).
PRUCUNA (IX 29) significato quasi certo «brocca, grande brocca», accrescitivo di PRUX «brocca» (vedi) (A. J. Pfiffig).
PRUSERI (X 17) probabilmente (PRUS-ER-I) «ai prodigi, ai presagi o portenti», in dativo asigmatico plur. (LEGL 80), da confrontare col lat. prodigium (finora di origine ignota; DELL, DELI).
PRUXŚ (PRUX-Ś) (IV 22) probabilmente PRUΧ[M]Ś, significato certo «della/dalla brocca» (A. J. Pfiffig), da confrontare col greco próchoos «brocca». VINUM TRAU PRUXŚ «vino versato dalla brocca». Vedi PRUCUNA.
PURUΘN (PURU-ΘN) (III 2; VIII 15) probabilmente «quello-a purificato, depurato-a» (in accusativo articolato; LEGL 106; DETR), da confrontare col lat. arcaico puratus «purificato». MULA HURSI PURUΘN EPRIS HILARE «farina dal granaio quella depurata per utilità pesonale».
PUTE (II 3; III 22; IV 3, 16; V 5, 12; IX 4, 11, 20) significato probabile «bicchiere, calice», da confrontare col lat. pot(t)us «vaso da bere» (di probabile origine etrusca; DELL 529, ESL 377). CISUM PUTE TUL ΘANS HATEC REPINEC «e tre volte il calice eleva, o celebrante, e in alto e in basso». Oppure, in subordine, «liba!, bevi!», imperativo debole sing., da confrontare col lat. potus «pozione, bevanda, bevuta». CISUM PUTE «e tre volte liba!». Vedi PUTINA, PUTIZA.
PUΘS, PUTS (VIII 18, X 34, XII 4) (L. Pulenas 6) probabilmente «del bacile», genitivo di PUTE.
PUTNAM (PUTNA-M) (X 31) significato probabile «e la caraffa», da confrontare col greco pytíne, bytíne «grossa bottiglia impagliata, damigiana» (finora di origine ignota; DELG). Vedi PUTINA (DETR 337, 338).
RACΘ (V 8) probabilmente «a destra», variante di RAXΘ (vedi).
RACUŚE (III 20, VIII 33) forse «sulla cima», da confrontare col greco rháchis «cima, cresta» (?).
RAMUE (III 20; VIII 33) significato probabile «mesci!» (A. J. Pfiffig) (imperativo debole sing.), forse letteralmente «dirama!», da confrontare col lat. ramus «ramo», che finora è di origine incerta (DELL, DELI). Vedi RAMUEΘ, RAMURΘI.
RAMUEΘ (VIII 14) «mescete!» (probabilmente imperativo plur.). REUXZINETI RAMUEΘ VINUM «nel vaso mescete vino». Cfr. ARΘ, HEXŚΘ, STRETEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
RAMURΘI (RAMU-R-ΘI) (VIII 13) probabilmente «nelle mescite», in locativo plur. Vedi RAMUE, RAMUEΘ.
RANEM (RANE-M) (VIII 12) significato compatibile «e aspergi!» (imperativo sing.), da confrontare col greco rháinein «spruzzare, aspergere, bagnare, lavare» (A. Trombetti) (finora di origine incerta).
RANTEC (III 23) certamente da emendare in RATEC (vedi).
RASNA (XI 33) significato quasi certo «Rasennio, Etrusco», «pubblico, statale» (aggett.), «popolo della città» (sost.) distinto da CATRUA HAMΦEŚ --- «massa della campagna»; è da riportare al nome Rhasénna, con cui, secondo Dionisio di Alicarnasso (I 30,3) gli Etruschi chiamavano se stessi (cfr. gentilizio lat. Rasennius; RNG). Vedi RAŚNA (TCort 5).
RATUM (RATU-M) (TCap 26/27) (X 4, 20) significato probabile «(e) ratificato, legalizzato, secondo legge o norma», da confrontare col lat. ratus «ratificato, legalizzato» (TCL pg. 38). AR(A) RATUM «rendi(lo) ratificato, ratìficalo-a». Vedi RATM (TCort 20).
RAX (V 16; VI 18; VIII 10) probabilmente «a destra» (con morfema zero).
RAXŚ (V 18) probabilmente «a destra», da confrontare col tedesco rechts (A.Torp). Vedi RAΧΘ.
RAXΘ (II 5, 19, 22; IV 9, 10, 13, 21; V 7, 15; IX 6, 13, 15, 16) probabilmente «a destra», variante di RAXŚ. Vedi RACΘ.
RAΧTI (II 5) da emendare in RAXΘ.
RENXZUA (REN-X-Z-UA) (VII 9) significato quasi certo «reni» (plur. e diminutivo, da confrontare col lat. renes, reniculi, renunculi «reni», finora di origine ignota (DELL) e che pertanto sarà entrato nel latino attraverso la lingua degli aruspici etruschi.
REPINE, REPINEC (REPINE-C) (III 23; IV 4, 16; IX 5, 12, 20) significato compatibile «(e) in basso», da confrontare col lat. repĕre «strisciare». HAΘE/HATE REPINEC «e in alto e in basso».
REPINΘIC (REPIN-ΘI-C) (II 16; V 5, 12) probabilmente «e nel basso, nella fossa sacrificale». HAΘRΘI REPINΘIC «nell'atrio (del tempio) e nella fossa». Vedi REPINE.
REUŚCE (REUŚ-CE) (XII 2) probabilmente «e colpevole», da connettere col lat. reus (finora di origine ignota; DELL, DELI). AISNA IX NAC REUŚCE AISERAŚ ŚEUŚ «liturgia così come anche per il colpevole per gli dèi superni», cioè “liturgia di riparazione”.
REUXZINA (VIII 13) significato compatibile «recipiente, vaso» (A. J. Pfiffig), probabilmente da confrontare col greco rhéin «scorrere. fluire».
REUXZINETI (REUXZINE-TI) (VIII 14) significato compatibile «nel vaso», in locativo (A. J. Pfiffig).
RINUŚ (RINU-Ś) (XI 32) significato compatibile «dell'agnello» (in genitivo), da confrontare col greco arhén, *rhén (accus. rhẽna) «agnello».
RINUΘ (RINU-Θ) (V 18) significato compatibile «nell'agnello» (in locativo).
RUZE (IV 5, 18; VIII 19) probabilmente «porco, maiale» (K.Olzscha).
SACNICLERI (SACNI-CL-ERI) (VIII 17) significato quasi certo «ai/per i sacrifici» (in dativo plur. articolato). Vedi ŚACNICLERI, SACNISA, SAVCNES (TCap 2, 6).
SACNISA (VIII 16) significato probabile «avendo consacrato» (gerundio passato). Vedi SAVCNES (TCap 2, 6).
ŚACNICLA (ŚACNI-C-L-A) (V 22; VI 8) significato quasi certo «per quel(l'altro) sacrificio» (in genitivo articolato, letteralmente «di quel sacrificio»), probabilmente da confrontare col lat. sancire «sancire, consacrare» (vocabolo sottolineato in rosso nel Liber).
ŚACNICLERI, SACNICLERI (ŚACNI-CL-ERI) (II 4, 16; V 6, 13; VIII 17; IX 5, 12, 21) «ai/per i sacrifici», in dativo articolato plur.
ŚACNICN (ŚACNI-CN) (XII 11) significato quasi certo «il sacrificio, la consacrazione», in accusativo articolato sing. Vedi ŚACNITN.
ŚACNICSTREŚ, ŚACNICŚTREŚ (V 3; VIII 20, 33; IX 2, 9) significato quasi certo «dei sacrifici».
ŚACNITN (ŚACNI-TN) (VII 6) significato quasi certo «il sacrificio, la consacrazione», in accusativo articolato sing. (LEGL 106). Vedi ŚACNICN.
SAL (VI 1; VII 7; XII 11) (Pirgi I) significato certo «due», probabilmente «due volte» (LEGL 93, 96). Vedi ZAL.
SANTIC (SANTI-C) (X 21, 29) probabilmente «e giallo-a», da confrontare col greco xanthós «giallo-a», finora di origine ignota, ma probabilmente pelasgica (DELG). SANTIC VINUM «vino giallo o bianco». Vedi ŚANTIŚTŚ.
ŚANTIŚTŚ (ŚANTIŚ-TŚ) (XI 2) probabilmente «del/di quello giallo», in genitivo articolato (LEGL 106). VINUM ŚANTIŚTŚ «del vino giallo o bianco». Vedi SANTIC.
ŚARIŚ (ŚAR-IŚ) (VIII 4) significato quasi certo «di dieci», genitivo di ŚAR «dieci». CIŚ ŚARIŚ «di tredici» (LEGL 94, 96).
ŚARLE (VI 17) probabilmente «decadale, che cade nella decade», derivato da ŚAR «dieci». Vedi ZARVE, ŚARŚNAUŚ.
ŚARŚNAUŚ (ŚARŚNAU-Ś) (X 16) significato compatibile «del decimo (giorno)», «della decade», in genitivo, derivato da ŚAR «dieci» (A. J. Pfiffig). Vedi ŚARLE.
SASCSAΘ, SAUSCSAΘ (III 15) vocabolo di lettura incerta e di significato ignoto.
SATRS [SAT(U)R(NE)S] (XI 32) significato probabile «di Saturno» (in genitivo). Vedi SAT(U)R(N)ES (Fegato).
ŚAΘAŚ (ŚAΘA-Ś) (III 17) significato compatibile «per la coltivazione» (in genitivo), da confrontare col lat. sata,-orum «coltivazione, seminato».
ŚCANIN (X 8, 12) probabilmente «innalza!» (imperativo sing.), da confrontare – non derivare – col lat. scandere.
ŚCANINCE (III 5, 6) (ŚCANIN-CE) probabilmente «e innalza!». Vedi ŚCANIN.
SCARA, SCARE (VIII 10, 12) significato compatibile «braciere», da confrontare col greco eschárha «ara, altare, braciere» (finora di origine ignota).
ŚCUNUERI (VII 21) significato compatibile «alle concessioni, alle grazie» (in dativo plur.). AR PAR ŚCUNUERI «rendi pari alle grazie», cioè «pareggia le grazie (ricevute dagli dèi)!».
SCUXIE (VI 19) significato compatibile col contesto «esequiale», da confrontare col lat. exequiae «esequie», ma forse implica un errore di scrittura.
SCVETU (X 8) forse «offerto» (DETR 361). Vedi SCUNA «offre» (?).
ŚERΦUE (X 7) significato compatibile «Cerere» (dea delle messi), da confrontare con l’umbro Çerfie (A. Trombetti § 228; LEW I 205 s. v. Ceres).
SESE (III 20; VIII 33) vocabolo di segmentazione incerta, forse «da seduto», da confrontare col lat. sessim (?)
ŚETILUNEC (ŚETILUNE-C) (nuova lettura) (II 14, 18) significato compatibile «e il seggio(lone/lino)» (con suff. accrescitivo oppure diminutivo), da confrontare col lat. sedile «sedile, seggio».
SEΘUMATI (X 5) (SEΘUMA-TI) probabilmente «nella settimana». Vedi SEMΦ «sette», SETUME, SEΘUMSALC.
ŚEUC (ŚEU-C) (V 10, 14) probabilmente «e su, e sopra». EISER ŚIC ŚEUC «dèi e inferi e superni», letteralmente «dèi e di sotto e di sopra»; cfr. lat. Dei inferi et superi «dèi inferi e superni (o celesti)» (LEGL 129, 132).
ŚEUŚ (ŚEU-Ś) (II 21; V 8, 20; XII 2) significato quasi certo «di sopra», in genitivo. AISERAŚ, EISERAŚ ŚEUŚ «degli dèi superni» (LEGL 129, 132).
ŚIC (ŚI-C) (V 10, 14) significato quasi certo «e giù, e sotto» (oppure «e su, e sopra») (LEGL 129, 132). Vedi ŚEUC.
SIMLXA (X 5) significato probabile «semola, fior di farina», da confrontare col lat. similago,-inis (A. Trombetti), che, essendo ritenuto un prestito (DELL), potrebbe derivare proprio da questo appellativo etrusco (DICLE).
ŚIN (IV 19, 20/2; V 14, 15; IX 22) probabilmente «accetta! accettate!» (A. Trombetti, K. Olzscha, A. J. Pfiffig) (imperativo sing. e plur.), probabilmente da confrontare col lat. sinere «permettere» (finora di origine ignota; DELL). AISER FAŚE ŚIN AIŚ CEMNAC «accettate o dèi il pane, accetta anche ogni dio».
SLAPINAŚ (XI 10) significato probabile «benedicendo» (in gerundio presente). Vedi SLAPIXUN.
SLAPIXUN (XI 9) significato probabile «benedizione». SLAPIXUN SLAPINAŚ «(la) benedizione benedicendo, la benedizione formulando», formula di bonaugurio, chiaramente contraria all'altra di malaugurio ΘAPICUN ΘAPINTAS «(la) maledizione maledicendo» (Defixio; ET, Po 4.4).
ŚNUIUΦ (VI 1, 2, 4) significato probabile «settimo (giorno)». Cfr. SNUIAΦ (ET, Cr 4.5).
SPANZA (SPAN-ZA) (I 19) significato quasi certo «patena, piatto,-ino», diminutivo di SPANTI (LEGL 88; DETR) (G. Colonna).
SPETRI (VIII 5) significato compatibile «da guardare, da custodire» (in gerundivo), da confrontare col lat. spectare «guardare». CULŚCVA SPETRI «le porte da custodire».
ŚPURAL (V 23) significato certo «della città» (in genitivo), in senso generico, mentre la «città-stato, quella che fa parte della lega o federazione della dodecapoli è la MEΘLUM . Vedi ŚPURERI, ŚPUREŚTRES.
ŚPURERI (III 23; IV 6, 18; V 6, 13; IX 5, 12, 21) significato quasi certo «al/per le città» (in dativo plur.).
ŚPUREŚTRES, ŚPUREŚTREŚ, ŚPUREŚTRESC (III 21; V 3; VIII 20; IX 3, 10) (SPUREŚTRE-Ś-C) significato quasi certo «(e) della lega o federazione delle città nostre». Esistevano tre federazioni di 12 città etrusche o dodecapoli: quella dell'Etruria, quella della Padania e quella della Campania; inoltre esistevano altre federazioni di città etrusche, quelle indicate da alcune monete (LELN 192; TETC, TLE 99). Vedi ŚPURAL.
SPURTA (X 33; XI 10) significato certo «sporta, canestro, cesto/a» (quella del pane), da confrontare col lat. sporta, che deriva dal greco spyrhís,-ídos «paniere, cesto» (in accusativo), ma attraverso l'etrusco (DELL; DICLE).
ŚRENCVE, ŚRENXVE, SRENCVE, SRENXVE (II 19, 21; III 13, 16; IV 10, 12; V 8; IX 15) significato probabile «adorna!» (imperativo sing.). CLETRAM SRENXVE «lettiga adorna!» per il lectisternium. Vedi SREN (DETR).
STAILE (VII 6/2) significato compatibile «chiama!» (imperativo debole sing.), forse da confrontare col greco stéllein «chiamare, mandare a chiamare» (A. Trombetti).
STRETA (XI 32) forse «girata, giro», da confrontare col greco streptós «piegato, curvo» (?). STRETA SATRS «giro di Saturno» (astro). Vedi STRETEΘ.
STRETEΘ (VI 3) forse «volgete» (imperativo plur.). STRETEΘ FACE «volgete la fiaccola!» (?). Vedi STRETA; cfr. ARΘ, HEXŚΘ, RAMUEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
ŚUCI, ŚUCIC, ŚUCIX (ŚUCI-C/X) (VII 9, 16, 20, 22) significato compatibile «(e) profumo, incenso», probabilmente da confrontare col lat. sucus, succus «succo, sugo, sapore, profumo», il quale, essendo finora di origine ignota (DELL), potrebbe derivare proprio da questo appellativo etrusco (DICLE); sempre ŚUCI(C) FIRIN «(e) brucia profumo!». Vedi ŚUCIVA, ŚUCRI.
ŚUCIVA (VII 7) significato compatibile «profumi, grani di profumo», plur. di ŚUCI (LEGL 69). SAL ŚUCIVA FIRIN «brucia due grani di profumo!».
ŚUCRI (VIII 10) probabilmente «da profumare», in gerundivo (LEGL 127). Vedi ŚUCI.
SUL (X 8) significato probabile «solo, soltanto», da confrontare col lat. solum.
SULAL (VI 20) significato probabile «del/per la Terra» (divinizzata?). VEDI SULUŚI.
SULSLE (X 33) significato compatibile «sul suolo, sulla terra», probabilmente in pertinentivo. Vedi SULAL, SULUŚI.
SULUŚI (X 6) significato compatibile «al/sul suolo, terreno, alla/sulla terra» (in dativo sigmatico; LEGL 80), da confrontare col lat. solum «suolo, terreno».
SULXVA (X 17) probabilmente SULX-VA «i solchi» (plur.), da confrontare col lat. sulcus. Oppure SUL-XVA «i suoli, i terreni». Vedi SULUŚI.
SUNTNAM (SUN-TNAM) (XI 16) significato probabile e compatibile «poi in consonanza, conforme, secondo», da confrontare col lat. sonus «suono»; con la congiunzione enclitica -TNAM «poi» (LEGL 132). SUNTNAM CEXA «poi conforme la norma». Cfr. ŚUNI (TCap 4).
SUTANAŚ (IV 21; V 15) significato compatibile col contesto «elevando» (in gerundio presente).
SUΘ (IV 10, 14, 22; V 7, 9, 10, 16; IX 13, 18) significato quasi certo «metti! poni! posa!», imperativo forte (LEGL 121), probabilmente da confrontare col lat. situs. Vedi ŚUΘCE.
ŚUΘCE (ŚUΘ-CE) (V 17) significato probabile «e metti! e posa!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica). Vedi SUΘ.
SVEC (SVE-C) (II 13, 18; IV 17) probabilmente «e tutto quanto», «e ogni cosa» (K. Olzscha) oppure, in subordine, «e parimenti, similmente» = lat. itemque (A. J. Pfiffig). SVEC AN «e tutto ciò, e tutto quanto». Vedi SVEM.
SVELERIC (SVELERI-C) (II 17; IV 4, 17) significato quasi certo «e ai/per i viventi o animali, e al/per le bestie» (M. Pallottino, A. J. Pfiffig), dativo plur. di SVAL (LEGL 70, 80, 85). Vedi [S]VELS[T]REŚC.
[S]VELŚ[T]REŚC (SVELŚ-TRE-Ś-C) (II 13) significato compatibile «e del gregge o armento» (A. J. Pfiffig) (suff. collettivo -TRE). Vedi SVELERI.
SVEM (SVE-M) (VII 8; XII 12) «e tutto quanto», «e ogni cosa» (K. Olzscha) oppure, in subordine, «e parimenti, similmente» = lat. itemque (A. J. Pfiffig). Vedi SVEC.
TARC (III 14/2) forse tar-c «e da', e dona!» (imperativo sing. forte), da confrontare col lat. dare (?).
TAŚRI (Liber X 7) probabilmente lettura errata al posto di ΧAŚRI (vedi).
TECUM (XII 5) (TEC-UM) dio finora sconosciuto, ma che potrebbe essere un epiteto di Tinia, “Protettore”, da connettere coi lat. tegere, tegumentum; è nominato anche nel Fegato di Piacenza come TECVM (TCL 57).
TEI (II 20, 22; VIII 10; IX 17; X 19, 32; XI 31/2) «a/per/con questo-a», dativo del pronome TA «questo-a» (M. Pallottino, A. J. Pfiffig) (DETR 397). Vedi TEIŚ.
TEIŚ (X 16) significato probabile «con/da/per questo-a», ablativo sing. e forse anche plur. del pronome dimostrativo TA «questo-a». Vedi TEI.
TENΘA (VII 12) (TCort 6) probabilmente da ricostruire in TENΘA[S] «tenendo, esercitando, svolgendo» (gerundio presente). CERINE TENΘA[S] «tenendo cura».
TEŚAMITN (TEŚAMI-TN) (XI 5) significato probabile «(secondo) il precetto» (in accusativo articolato) (LEGL 106). Vedi TESAMSA «avendo comandato» (DETR 400), TEŚIAMEITALE, TESIM.
TESIM (TESI-M) (III 12; VII 10, 17; VIII 23; X 10) probabilmente «e per/secondo il precetto» (in dativo). TESIM ETNAM CELUCN «e secondo il precetto poi, quello celeste». Vedi TEŚAMSA, TEŚAMITN, TESINΘ.
ΘACAC (ΘACA-C) (VII 13) probabilmente «e tacca, e intacco, e (in)taglio, e uccisione», da cui può essere derivata l'ampia serie di voci ital. tacca, taccare, intaccare, tacco(ne), la cui origine finora era piuttosto enigmatica. Vedi ΘACLΘ(I).
ΘACLΘ, ΘACLΘI (ΘACL-Θ/I) (III 19; VIII 18) probabilmente «nell'uccisione» (in locativo figurato; LEGL 82). Vedi ΘACAC.
ΘA[P]NAL (Liber XI 23) probabilmente «della patera».
ΘANS (III 22; IV 16; IX 4, 20) abbreviazione morfologica di ΘANSUR.
ΘANSUR (II 3, 16; IV 3; V 5, 12) significato quasi certo «attore, celebrante, officiante», da confrontare con ΘANASA, TANASAR (M. Pallottino) (DETR 208, 392).
ΘAPNA (X 22, 29) significato certo «patera, piatto sacrificale, ciotola, calice, coppa» (LEGL 55, 88, 105). Vedi ΘAFNA, ΘAVHNA, TAFINA (DETR), ΘAPNEŚTŚ, ΘAPNZAC.
ΘAPNEŚTŚ (ΘAPNEŚ-TŚ) (XI 3) significato quasi certo «della patera» (in genitivo articolato) letteralmente «di quella patera» (LEGL 105). Vedi ΘAPNA.
ΘAPNZAC (ΘAPNZA-C) (X 22, 29) significato certo «e patella o piccola patera», diminutivo di ΘAPNA (vedi) (LEGL 88).
ΘARTEI (VIII 18) significato compatibile «con la scure» (in dativo).
ΘARΘIE (III 19; VIII 32) probabilmente «scure», da confrontare con l'ital. dardo, dall'antico franc. dard e con l'antico alto tedesco tart «lancia» (indeur.). Vedi ΘARTEI.
ΘAURX (VII 15, 22) probabilmente «(ufficio) funebre», aggettivo sostantivato derivato da ΘAURA/E «letto funebre, sepolcro, tomba, giaciglio» e inoltre coi lat. Taurii ludi, Taurilia (feste che si celebravano in onore degli dèi inferi), torus «letto funebre, bara, giaciglio» (finora di origine ignota; DELL) (LEGL 45, 73, 90; DETR, DICLE). Vedi ΘAURA/E.
ΘAXŚERI (IX 33) significato compatibile «da ordinare, da disporre» (in gerundivo), da confrontare col greco táxis «ordinamento, disposizione» (LEGL 127; DETR 211). Vedi ΘAXŚIN.
ΘAXŚIN (VI 5) significato compatibile «disponi!» (imperativo sing.). Vedi ΘAXŚERI.
ΘEC (X 22) significato compatibile «metti!, poni!» (imperativo forte sing.) Vedi TECE «ha posto» (dell’iscrizione dell’Arringatore).
ΘEIVITI (ΘEIVI-TI) (V 20) probabilmente «nel tempio» (in locativo), da confrontare col lat. deus, deivos «dio, divo».
ΘENΘ (XII 6) (ΘEN-Θ) «tieni! sostieni!» (probabilmente imperativo sing.). Vedi TENΘA (DETR); cfr. ARΘ, HEXŚΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRINΘ, TRUΘT.
ΘESAN (V 19/2, 23; VII 12; XI 17) significato quasi certo «al mattino, alla mattina)» (LEGL 75, 139, 144), con valore temporale e con morfema zero.
ΘESANE (V 21) significato quasi certo «al(la) mattino(-a)», con valore e con morfema temporale. Vedi ΘESAN.
ΘESNIN (V 16) significato probabile «all’alba, al mattino», avverbio derivato da ΘESAN «alba, aurora, mattino,-a» (Pallottino, Pfiffig) (LEGL 130). Vedi ΘESNS.
ΘESNS (XI 11) significato probabile «del/la mattino/a», genitivo di ΘESAN «mattino/a» (LEGL 75). CLA ΘESNS «di questa mattina». Vedi ΘESNIN.
ΘEUSNUA (VI 6) significato compatibile «statue degli dèi» (al plur.) (che erano poste su una tavola), da confrontare col greco theós «dio, statua di dio».
ΘEZERI, ΘEZERIC (ΘEZERI-C) (VI 9, 11; VIII 10; XI 17) significato quasi certo «(e) da immolare» (Pfiffig) (in gerundivo) (LEGL 127). CNTNAM ΘESAN FLER VEIVEŚ ΘEZERI «questa mattina poi la vittima di Veiove (è) da immolare».
ΘEZI (III 15) probabilmente «immolazione».
ΘEZIN (VIII 22) significato quasi certo «immola!» (imperativo al sing.).
ΘEZINCE (ΘEZIN-CE) (IV 3; IX 2, 9) probabilmente «e immola!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica). Vedi ΘEZINE.
ΘEZINE (IV 5; VIII 19) probabilmente «immola!» (imperativo debole sing.). ΘEZINE RUZE NUZLXNE «immola il porco espiatorio!».
ΘI, ΘIC (ΘI-C) (X 30; XI 3, 4, 6) significato quasi certo «qua, qui» ed anche «ora, adesso» (avverbio di luogo e di tempo). Vedi ΘUI.
ΘLUPCVA (XI 30) significato probabile «infernale» (aggettivo; LEGL 89-90), corradicale con ΘUPLΘA, ΘUFLΘA «Tupulta/Tufulta» (dio infernale) (LEGL 69, 89; DETR 217, 219). Vedi TUXLAC.
ΘUC (XII 6) probabilmente «porta!», imperativo forte da confrontare con quello lat. duc. Vedi ΘUCU.
ΘUCTE (ΘUC-TE) (VIII 4) probabilmente «portate!» (imperativo plur.).
ΘUCU (X 4, 14; XI 32) probabilmente «portato-a», da confrontare col lat. ductus.
ΘUI, ΘU[I] (VI 3; X 6, 21, 33; XI 9, 31) significato quasi certo «qua, qui» ed anche «ora, adesso» (avverbio di luogo e di tempo insieme). Vedi ΘI.
ΘUIUM (ΘUI-UM) (X 16) significato probabile «e qui», «e adesso».
ΘUMITLE (ΘUMI-TLE) (X 13/2) significato compatibile «del timo» (che si bruciava nei sacrifici), da confrontare col greco thýmos «timo»; letteralmente «di quel timo» (in genitivo articolato).
ΘUMSA (X 30; XII 12) probabilmente variante di ΘUNŚNA «il primo (giorno)» (vedi).
ΘUN (IV 5, 17) significato certo «uno, uno solo, unico, ciascuno, ognuno-a», variante di ΘU (LEGL 93, 96). Vedi ΘUNŚNA, ΘUNXERŚ, ΘUNXULEM.
ΘUNEM (ΘUN-EM) (XII 10) significato certo «uno (sottratto) da...», = lat. un de ... «uno da ...» (LEGL 95-96, 123). ΘUNEM CIALXUŚ MASN «del ventinove dicembre». Cfr. CIEM, XIEM, ESLEM.
ΘUNI (VII 17, 23; X 7; XI 9; Ta 8.1) probabilmente ΘUN-I «ad/per uno, a uno solo, da solo», dativo di ΘU(N) «uno, uno solo»; oppure, in subordine, da emendare in ΘUI «qui, qua».
ΘUNŚ (VI 13) «di uno, di ciascuno», genitivo di ΘUN «uno, ciascuno, ognuno». Vedi ΘUNŚNA.
ΘUNŚNA (VI 13) significato probabile «il primo», da ΘUN «uno» (LEGL 90, 97). Vedi ΘUMSA.
ΘUNT (ΘUN-T) (I 21; XI 19) probabilmente «una (sola) volta», oppure «in uno», «insieme», locativo di ΘUN «uno» (LEGL 55, 83). Vedi TUNT.
ΘUNXERŚ (VI 7) probabilmente «degli accordi, delle leggi» (in genitivo plur.), da ΘUN «uno». ETNAM VELΘINAL ETNAM AISUNAL ΘUNXERŚ «epoi per le umanepoi per le divine leggi» (A. J. Pfiffig).
ΘUNXULEM (ΘUNXULE-M) (XII 3) significato compatibile «e singolo», da ΘUN «uno», probabilmente da confrontare col lat. singulus (DETR 219). Vedi ΘUN.
ΘUTA (X 7) (Cippus 23) significato compatibile «tutela, garanzia, protezione, patrocinio», da confrontare col lat. tutela «tutela, protezione, patrocinio» (di origine incerta; DELL s. v. tueor; DELI) (DETR 220, 415; DICLE). Vedi ΘUTUIΘI.
TINŚ (V 19; VI 17) «(il) giorno», in caso temporale con morfema zero.
TINŚI (II 2, 15; III 21; IV 2; V 4; VIII 21, 34; IX 3, 10) significato certo «nel giorno» (in dativo temporale). TINŚI TIURIM AVILŚ XIŚ «nel giorno e nel mese (fissati) di ogni anno».
TINΘAŚA (VI 6) probabilmente da emendare in T[R]INΘAŚA «avendo spruzzato» (vedi).
TIURIM (TIURI-M) (II 15; III 22; IV 2; V 4; VIII 21; IX 3, 11) «e nel mese», in dativo temporale di TIVR, TIUR «luna», «mese». TINŚI TIURIM AVILŚ XIŚ «nel giorno e nel mese (fissati) di ogni anno» (LEGL 98, 141).
TRAU (IV 22; IX 29) significato probabile «versato» (A. Trombetti), participio passivo (LEGL 125; DETR). VINUM TRAU PRUXŚ «vino versato dalla brocca». Vedi TRAULAC.
TRIN (III 18; IV 14; VII 2; VIII 17, 23; 7) probabilmente «spruzza!» (con l’acqua benedetta o col vino), imperativo forte sing. TRIN FLERE NEΘUNSL «spruzza la vittima di Nettuno». Vedi TRINΘ, TRINΘASA, TRINUM.
TRINΘ (III 18, VII 4) «spruzzate!» (probabilmente imperativo plur.). Cfr. ARΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRUΘT.
TRINΘAŚA (VI 6; VII 6) probabilmente «avendo spruzzato» (in gerundio passato). Vedi TINΘAŚA.
TRINUM (TRIN-UM) (V 17; X 9, 18) probabilmente «e spruzza!». Vedi TRIN.
TRUTANAŚA (XI 3) significato quasi certo «avendo guardato» (in gerundio passato) (DETR 414). Vedi TRUΘ, TRUΘT, TRUTUM.
TRUΘ (V 17; XI 6) significato quasi certo «osserva!, guarda!» (imperativo forte sing.). Vedi TRUTANAŚA, TRUΘT, TRUTUM.
TRUΘT (V 18) «osservate! guardate!» (probabilmente imperativo plur.). Vedi TRUΘ, TRUTUM; cfr. ARΘ, HEΧŚΘ, RAMUEΘ, STRETEΘ, TRINΘ.
TRUTUM (TRUT-UM) (XI 2) probabilmente «e osserva! e guarda!», imperativo forte sing. Con congiunzione enclitica. Vedi TRUΘ.
TŚ (VI 1) «di questo-a», genitivo del pronome dimostrativo TA.
TUL (II 3, 15; III 22; IV 12, 13, 16; V 5, 9, 12; IX 4, 16, 18, 20; X 2; XI 19) significato probabile «togli! (sol)leva! eleva!» (imperativo forte sing.) da confrontare col lat. tolle (A. Trombetti). CISUM PUTE TUL «e tre volte eleva il calice»; EIM TUL VAR «e non elevare affatto».
TUNT (TUN-T) (XI 30) probabilmente «una (sola) volta», oppure «in uno», «insieme», locativo di ΘUN «uno» (LEGL 55, 83). Variante di ΘUNT (vedi).
TUR (IV 13; IX 6, 34; XI 4) probabilmente «incenso», da confrontare col lat. tus, turis, thus, thuris «incenso» e inoltre col greco thýos «incenso» (DICLE 180). Cfr. (Vs 2.40 – 3/2, su askos) TURIS MI UNE AME probabilmente «io sono (l'askos) dell’incenso per Giunone» (quasi certamente è un turibolo di argilla, che ha due aperture superiori, di cui una ha un diaframma forato per il tiraggio dell’incenso acceso; NRIE 530, TLE 213). Vedi TURA, TURE, TURI.
TURA (II 19, 22; IV 9, 13; VI 18; IX 6; X 16) variante di TUR «incenso». Vedi TURE, TURI.
TURI, TURE (VI 3, 18) forse «con incenso» (dativo di TUR/TURA).
TUTIN (VII 8) quasi certamente «esamina!» (imperativo sing.), da confrontare col lat. tueri «osservare» (finora di origine incerta; DELL, DELI, Etim). TUTIN RENXZUA «esamina i reni!» (dell'animale sacrificato). Vedi ΘUTA, ΘUTUIΘI, TUΘINA; cfr. CEREN, MUTIN, NUΘIN.
TUXLCA (emendato su TUXLAC) (XI 16) significato quasi certo «Tuchulcha» (dio infernale); nel il vocabolo è sottolineato in rosso, forse come invito al celebrante a fare il segno apotropaico delle corna con le dita; gesto che fa una defunta raffigurata su un sarcofago). Vedi ΘUFULΘA, ΘLUPCVA, ΘUPITULA, TUΧULΧA.
UFLI (XI 10) significato compatibile «al/per la pasta» (in dativo), da confrontare col lat. offa, of(f)ella, ofilla, offula «boccone, pezzo,-etto» (di carne) (che gli àuguri gettavano ai polli per trarne auspici) oppure «granello» (di sale, incenso o profumo) o infine «pasta» (finora di origine ignota e pertanto potrebbe derivare proprio da questo appellativo etrusco; LELN 204; DICLE).
UN (III 19; IV 15; VIII 31; IX 7, 19) probabilmente «compi!», imperativo forte (LEGL 122). UN MLAX «compi l'offerta!» (invito intercalare rivolto al celebrante e probabilmente anche a ciascuno dei fedeli presenti al rito). Vedi UNE, UNUΘ, UNUM.
UNE (V 11; VIII 17; X 34) probabilmente «compi!», imperativo debole sing. (LEGL 122). UN(E) MLAX «compi l'offerta!».
UNIALTI (UNIAL-TI) (XII 10) significato quasi certo «nella festività di Giunone» (in locativo temporale; LEGL 143) (anche in TCap 13, 13).
UNUM (UN-UM) (V 10, 20) probabilmente «e compi!». UNUM MLAX «e compi l'offerta!». Vedi UN(E).
UNUΘ (UNU-Θ) (X 13) probabilmente «nella cosa compiuta, nel compimento, nell'esecuzione» (in locativo figurato). Vedi UN(E), UNXVA.
UNXVA (XII 4, 6) probabilmente «le cose da compiere, le offerte dovute», plur. articolato di UNU(-Θ) «cosa compiuta».
URSMNAL (XII 10) significato probabile «della Orsminnia» (in genitivo femm.), da confrontare col gentilizio lat. Orsminnius (RNG). UNIALTI URSMNAL «nella festività di Giunone Orsminnia» (avrà preso questo nome da una famiglia che ne gestiva il culto oppure da una località).
URX (VI 2/2, 4; X 2) probabilmente «premi! Incalza! stimola!» (imperativo forte sing.), da confrontare col lat. urgere «premere, incalzare, stimolare», che, essendo di origine incerta (DELL, DELI), potrebbe derivare proprio da questo verbo etrusco.
USETI (USE-TI) (X 18, XI 9) significato compatibile «attìngiti» (in imperativo sing. riflessivo) oppure «nell'attingere» (in locativo. Vedi USI.
USI (III 18; VIII 15) significato compatibile «attingi!» (K. Olzscha, A. J. Pfiffig) (imperativo sing.), probabilmente da confrontare col lat. haurire, hausi, haustum «attingere» (finora di origine incerta). Vedi USETI.
USIL (VII 11) significato quasi certo «sole» (anche divinità), «mezzogiorno», da confrontare col sabino ausel, col lat. sol, solis e con la glossa greco-etrusca emendata ausélos «aurora» (ThLE 417; DETR 433). Vedi USLANEC, USLI.
USLANEC (USLANE-C) (V 21) significato quasi certo «e meridiano, solare», «e a mezzogiorno», aggettivo sostantivato con valore temporale, derivato da USIL «sole». CISUM ΘESANE USLANEC «e tre volte al mattino e a mezzogiorno» (LEGL 89). Vedi USIL, USLI.
USLI (VII 13) significati probabili «a mezzogiorno», dativo di USIL «sole». Vedi USLANEC.
UTINCE (UTIN-CE) (II 14, 18) probabilmente «e usa!» (imperativo sing. con congiunzione enclitica), da confrontare col lat. uti «usare, adoperare» (finora di origine incerta; DELL, DELI). Vedi UTUŚE, UTUS.
UXTIΘUR (I 22) vocabolo di significato ignoto e forse incompleto. Se fosse da ricostruire come [L]UΧTIΘUR potrebbe significare «lottatore».
VACL (III 15, 16; V 16, 19; VII 2, 3, 5, 15, 17, 21; VIII 15, 16, 22; X 4, 11, 30; XI 2, 4, 9) significato certo «rito, rito sacro, rituale», «secondo il rito o il rituale». Vedi VACLTNAM.
VACLTNAM (VACL-TNAM) (VI 10; VIII 4; XII 9) significato probabile «secondo il rito poi».
VALE (VII 3, 4, 5, 20) significato probabile «salve!, salute!» = lat. vale. VILE VALE «o Iolao salve!».
VAR, EI.... VAR (IV 12, 14; V 10; IX 16, 18; XI 19) probabilmente «(non) affatto», da confrontare col lat. verum; EI(M) TUL VAR CELI «(e) non elevare affatto al cielo».
VAXR (VII 8) (Cippus 2) significato quasi certo «promessa, compromesso, patto, accordo, contratto, intesa» (LEGL 73) (DETR). Vedi VARXTI (Pulenas 6).
VEIVEŚ (VI 3; XI 17) significato quasi certo «di/per Veiove», antico dio romano della vendetta (in genitivo anche di dedicazione) (DETR 145).
VELΘA (X 8, 10) significato quasi certo «Volta» = lat. Volta demone della «terra» (Plinio, Nat. Hist., II 53, 140) (A. Trombetti) (DETR). Vedi VELΘINAL, VELΘINEŚ, VELΘITE.
VELΘE (X 15) probabilmente variante di VELΘA.
VELΘINAL (VI 7) significato probabile «del terrestre, dell'umano», aggettivo di VELΘA «Volta» (vedi) (in genitivo sing. per la declinazione di gruppo) (A. J. Pfiffig). Vedi VELΘINEŚ, VELΘITE.
VELΘINEŚ (XI 8) significato probabile «del terrestre, dell’umano», aggettivo di VELΘA (in genitivo sing.). Vedi VELΘINAL, VELΘITE.
VELΘITE (VELΘ-ITE) (VII 20) probabilmente «terrestre, abitante della terra, umano, uomo», oppure «in terra, sul terreno» (in locativo), derivato da VELΘA «Volta, Terra» (in vocativo). Vedi VELΘA, VELΘINAL, VELΘINEŚ.
VELΘRE (VII 2) probabilmente «cappello di feltro, pileo sacerdotale» (che era appunto di feltro). TRIN VELΘRE «spruzza il (pileo di) feltro» (corrige DETR 150; TIOE 77-78).
VERSUM (VERS-UM) (I 19) significato probabile «e fuoco». Vedi VERSE (DETR 163).
VILE (VII 5) significato probabile «Iolao», compagno di Ercole (qui al vocativo) (DETR). “VILE o VILAE è più volte presente su specchi, in scene in cui Hercle figura tra gli dèi, quale compagno quasi suo pari” (I. Krauskopf).
VINUM, VIN[U]M (III, 18, 20; IV 9, 14, 22; V 1; VIII 11, 14, 32; IX 7, 29; X 29; XI 2, 4) significato certo «vino», da confrontare col greco õinon (in accusativo, cioè nel caso più frequente; cfr. CLETRAM, CRISIΘA, HERAMVE, HETRN, LEITRUM, LEΘAM, LEΧTUMUZA, PRUΧUM, TALIΘA, TEVCRUN) e col lat. vinum (di origine "mediterranea"; DELL, DELI), ma in veste latina (DICLE). Nel Liber una volta compare intervallato con un punto V•I•N•U•M per suggerire al sacerdote la sua pronunzia attenta e lenta.
VUVCNICŚ (VUVCNI-CŚ) (X 19) significato compatibile «di questa tromba» (in genitivo articolato; LEGL 105), da confrontare col lat. bucina «tromba ricurva», che era in uso fra gli Etruschi.
XAŚRI (X 7) (probabilmente lettura errata TAŚRI) forse «da implorare» (in gerundivo) (?).
XIM (III 15, VI 19; VII 11; XII 4) (Pulenas 6) significato quasi certo «ogni, ogni cosa, qualunque, tutto-a» (DETR).
XIMΘ (XIM-Θ) (X 11; XI 31) (Cippus 22) significato probabile «in ogni, in qualunque», «in, su tutto-a» (in locativo).
XIŚ (II 15; III 22; IV 2, 15, 20; V 4, 11, 14; VIII 21; IX 4, 11, 19, 22) significato certo «di/a ogni» (in genitivo). TINŚI TIURIM AVILŚ XIŚ «nel giorno e nel mese (fissati) di ogni anno».
XURU (X 4; X 17) significato compatibile «coro, danza in cerchio, danza cantata», da confrontare col greco chorhós (finora praticamente di origine ignota; GEW, DELG, LELN 106, 108, 122). ΘUIUM XURU probabilmente «e adesso il coro», cioè (e ora intervenga il coro).
XURVE (X 6) significato compatibile «in cerchio, in giro, attorno» (avverbio), da confrontare col lat. curvus (LELN 122, DICLE). Vedi XURVAR.
ZAL (X 20, 21) (TCap 24, 24, 36) (TCort 7) significato certo «due», variante di SAL (LEGL 93; TCL capo V).
ZAMΘIC, ZAMTIC (III 6; VIII 16; XII 12) significato probabile «aureo-a» (K. Olzscha), aggettivo da confrontare col greco xanthós «giallo» (finora di origine ignota; DELG). CAPERI ZAMΘIC «dalla coppa aurea». Vedi ZAMAΘI (DETR).
ZANEŚ (ZANE-Ś) (X 19) significato compatibile «squillante» oppure «lucente» (in genitivo), da confrontare col lat. sanus «sano», che essendo di origine ignota (DELL, DELI), potrebbe derivare proprio dall'etrusco.
ZARFNEΘ (ZARFNE-Θ) (II 20; IV 7) significato compatibile «nel decimo (giorno), nella decade» (in locativo temporale), da ZAR «dieci». Vedi ZARVE, ŚARLE.
ZARVE (IX 1, 8) probabilmente «decadale-i». ZUŚLEVE ZARVE «preghiere decadali», cioè fatte in occasione della decade. Vedi ZARUA in una sorte di piombo (ET, Cr 4.11). Vedi ZARFNEΘ, ŚARLE.
ZAΘRUM (XI 8) significato certo «venti», numerale (LEGL 94). ESLEM ZAΘRUM «diciotto». Vedi ZAΘRUMSNE.
ZAΘRUMIŚ (VI 17; VIII 9; XI 18) significato certo «il venti», in complemento temporale. HUΘIŚ ZAΘRUMIŚ «il ventiquattro» (LEGL 94, 95, 96).
ZAΘRUMSNE (VI 9) significato certo «ventesimo (giorno)», da ZAΘRUM (LEGL 90, 97).
ZATI (VIII 19) forse «sazio, ingrassato», da confrontare col lat. *satius (REW 7619) (?).
ZATLXNE (VIII 19) probabilmente «piccolo aiutante, camillo», da confrontare con ZAΘLAΘ «satellite, guardia del corpo, guardiano, accompagnatore, assistente» (DETR).
ZAX (ZA-X) (X 3) forse «e sei», «e il sei» (con valore temporale) (?).
ZEC (IV 3; V 2, 22; IX 1, 9) probabilmente «taglia! spezza!» (imperativo forte sing.), da confrontare col lat. secare. INC ZEC FLER ΘEZINCE «e tàgliala la vittima e immòlala!».
ZELVA (VII 13) probabilmente «selva, fronda», da confrontare col lat. silva. Cfr. Selva, abbreviazione di Selvans (ET, Pa 4.2, Fegato) (ET, Um 4.3).
ZERI, ZERIC (ZERI-C) (IV 2; V 2, 22; IX 1, 8) probabilmente «(e) serie, fila, catena, seguito, sortilegio», da confrontare col lat. series «serie». ECN ZERI LECIN «questa serie (di atti) effettua!». Vedi SERIL; ZERI (Cippus 42).
ZIVAŚ (VIII 18) «vivendo, da vivo-a» (in gerundio presente), da confrontare col greco zoós «vivo, vivente» (indeur.; DELG) (LEGL 123). ZIVAŚ FLER «della vittima (ancora) viva». Vedi ZIA.
ZIXNE (II 14, 18) significato quasi certo «segno, segnale, insegna», da confrontare col lat. signum «segno» (finora di origine incerta; DELL, DEI, DELI) e da connettere con gli etr. ZIC «scritto» (sost.), «libro», ZICU «scrivano», ZICUC[E] «ha(nno) segnato, contrassegnato, scritto» (TETC, TLE 27, 69, 131, 278, 282, 472, 601; DETR 183). UTINCE ZIXNE probabilmente «e usa il paramento (sacro)!». Vedi ZIXRI.
ZIXRI (I 18, 21) probabilmente «da segnare, da contrassegnare», in gerundivo (LEGL 127). Vedi ZIXNE.
ZUŚLE (II 20) probabilmente «preghiera» (sing.).
ZUŚLEVA, ZUŚLEVAC (ZUŚLE-VA-C) (III 3; VIII 13) probabilmente «(e) preghiere» (plur. anche con congiunzione enclitica).
ZUŚLEVE, ZUSLEVE (ZUŚLE-VE) (IX 1, 8, 14, 16) probabilmente «preghiere» (plur.).
ZUŚLEVEŚ (ZUŚLE-VE-Ś) (IV 7, 11) probabilmente «per le offerte» (genitivo plur.).
ZUΘEVA (X 20) probabilmente «i sepolcri», plur. di SUΘI «sepolcro, tomba». Oppure da emendare in ZUŚLEVA? ***
***Estratto migliorato dall’opera di Massimo Pittau, I grandi testi della Lingua Etrusca - tradotti e commentati, Sassari 2011, Carlo Delfino editore.
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a proposito di RAMUE: il vocabolo italiano RAMAIOLO sia inteso come sinonimo di mestolo nel significato di "arnese da tavola o da cucina in metallo o legno a forma di cucchiaio emisferico con manico di varia lunghezza per rimestare, schiumare e versare cibi liquidi e acqua", sia nell'accezione di "sorta di cucchiaio emisferico in ferro, con manico uncinato, che serve al muratore per aggiungere acqua alla calce" non può certamente essere derivato da RAME come sostiene il vocabolario Zingarelli per diverse ragioni: la prima è insita nella definizione stessa "sorta di cucchiaio emisferico in ferro..." non in rame???; la seconda è di carattere squisitamente tecnico: che senso ha mescolare o mescere con uno strumento in rame, che è un forte conduttore di calore, una zuppa o una minestra che si vuole servire ben calda e che invece, così facendo viene raffreddata, con il rischio, al contrario, di scottarsi la mano che impugna l'oggetto???; la terza è che, sebbene in Toscana sia presente la variante ROMAIOLO e il verbo RUMARE "mescolare" da confrontare con l'etimologia di RUMINE, nel territorio perugino, almeno nella zona ovest che era pertinenza degli Etruschi, è attestato solo il termine RAMAIOLO nel primo significato citato all'inizio del commento; ho visitato fin da piccolo molte cucine tradizionali di questo territorio, che è quello in cui vivo e sono nato, e tra gli oggetti in rame ho trovato pentole di varia forma e dimensione, mai ramaioli. Conclusioni: nel territorio a ovest di Perugia, per mescere liquidi in cucina c'è il RAMAIOLO, che può essere di metallo, ma mai di rame, che si usa da sempre, quindi non è importato (nemmeno il nome), il cui nome non deriva da alcun vocabolo latino noto, e non può essere correlato direttamente con RUMEN, poiché nel suddetto territorio il passaggio U > A dal latino non è attestato, nemmeno attraverso passaggi intermedi o intervento di altri fenomeni grammaticali. Aggiungo un'altra considerazione: conosco una persona di Orvieto che fa cognome TURRENI, ma non conosco San Turreno: l'unica possibile origine del cognome è dunque l'appartenenza, ancora in un periodo imprecisato del Basso Medioevo - ma magari anche dopo il Concilio di Trento, quando si cominciò a scrivere i registri dei battezzati (e quindi ad attribuire i cognomi) - della famiglia ad una comunità etnico-culturale se non anche linguistica che si richiamava agli Etruschi. Vuoi vedere che RAMUE significa MESCI senza probabilmente?
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