l’usanza delle vedove di portare appeso al collo un pendaglio a forma di “cuore” con la fotografia in miniatura del marito defunto.
venerdì 3 aprile 2015
Archeologia. Il piombo etrusco di Magliano a forma di cuore.
Il piombo etrusco di Magliano a forma di cuore.
di Massimo Pittau
III versione
revisionata e migliorata
(Estratto migliorato dall’opera di Massimo Pittau, I
grandi testi della Lingua Etrusca - tradotti e commentati, Sassari 2011, Carlo
Delfino editore).
(CIE 5237; TLE 359; ET, AV
4.1)
Premessa
La cosiddetta Lamina plumbea di Magliano (antica Heba,
in provincia di Grosseto) (di cm 8 x 7) ha una forma lenticolare, somigliante a
un “cuore”, e porta incisa sulle due facce, con un andamento a spirale
dall’esterno verso l’interno, una lunga iscrizione di almeno 70 vocaboli.
Soprattutto alla fine della seconda spirale la lettura delle lettere è alquanto
difficile e anche dubbia. Il documento risale probabilmente alla metà del V
sec. a. C.
A parere dello scrivente la
lamina era custodita in una piccola borsa di cuoio oppure di panno, che era
appesa al collo di una donna a modo di scapolare e quindi vicina al suo
“cuore”. La lamina contiene una specie di “giaculatoria” che la donna ripeteva,
forse ogni giorno, a suffragio del Mane o dell’anima di suo marito, morto a 80
anni, e anche dei suoi parenti defunti in generale. Nella faccia B della lamina
in particolare sembrano indicati gli obblighi religiosi e rituali ai quali la
donna si era impegnata.
Nella Sardegna agro-pastorale
fino a 50 anni fa si usava il bréu
«breve, amuleto, scapolare», costituito da un astuccio d’oro a forma di
“cuore”, che conteneva un foglietto con una preghiera propiziatoria e che si
portava appeso al collo.
D’altronde dappertutto, a
livello popolare, è molto diffusa
l’usanza delle vedove di portare appeso al collo un pendaglio a forma di “cuore” con la fotografia in miniatura del marito defunto.
l’usanza delle vedove di portare appeso al collo un pendaglio a forma di “cuore” con la fotografia in miniatura del marito defunto.
Ovviamente la mia traduzione
implica non pochi punti dubbi, specialmente nella seconda parte.
Testo Etrusco e traduzione
(A)
CAUΘAS TUΘIU AVILS LXXX
EZ XIMΘM CASΘIALΘ LACΘ HEVN AVIL NEŚL MAN MURINAŚIE FALZAΘI AISERAS IN ECS MENE MLAΘCE MARNI TUΘI
TIU XIMΘM CASΘIALΘ LACΘ MARIŚL MENITLA AFRS CIALAΘ XIMΘM AVILSX ECA
CEPEN TUΘIU ΘUX IXU TEVR HEŚNI MULVENI EΘ
ZUCI AM AR
(Sia)
protezione di Cauta all’80enne nella fossa purificata in tutto; (mio) marito
defunto da un anno il Mane sepolcrale (ha mandato?) nel palazzo degli dèi; da
me stessa l'ho affidato alla terra per protezione divina, nella fossa
purificata in tutto da Maris il Donatore. Dei parenti da trent'anni in tutto o
quel Capo (degli Inferi Calus) porta protezione (ed) equo giudizio globale dà
(su di essi). Fa' che questa sia la sentenza!
(B)
/ MLAX ΘANRA / CALUSC ECNIA \ IV \ AVIL MI MENICAC MARCA
LURCAC EΘ TUΘIU NESL MAN RIVAX LEŚCEM TNUCASI ŚURIS EIS TEIS EVITIURAS MULSLE MLAX ILAXE
TINS LURSΘ TEV \ HUVI ΘUN \ LURSΘ
SAL \ AFRS NACES
Ed io ho fatto il voto di donare a Thanr e a Calus
l’Infuocato per 4 anni mercede e cibo per la protezione del defunto Mane e per
la (mia) casa in lungo e in largo (protezione) del dio Suri; per questo mese
offro un voto in idromele (ogni) giorno al dio Laureato (Apollo); un ariete al
Laureato, due sulla fossa dei (miei) famigliari.
LESSICO E COMMENTO
AFRS probabilmente AF-R-S
«degli antenati paterni, dei famigliari o dei parenti», genitivo plur. di APA
«padre» (DETR²). Vedi AFR, AFUR.
AISERAS (AIS-ER-AS) «degli
dèi», in genitivo plur.
AM
probabilmente «sia!», imperativo forte 3ª
pers. sing. del verbo copulativo. Vedi AMA; cfr. AR.
AR «fa’!, fai!» (in
imperativo forte sing.). Vedi ARA, ARAŚ, ARΘ.
AVILS, AVILSX (AVIL-S-X) «(e) dell’anno».
CALUSC (CALUS-C) «e Calus»,
dio del mondo dei morti, che forse corrispondeva al greco Ade) probabilmente da
confrontare col lat. *calus «oscuro»,
donde caligo,-inis «fumo, vapore,
nebbia, caligine, tenebra, offuscamento, vertigine» (di origine incerta; DELL, DELI) e inoltre coi tosc. calena, calina «caligine, nebbia secca
dei mesi estivi», toponimo Caléno (TTM) e inoltre coi (proto)sardi trígu calínu «grano afato, danneggiato e
annerito dalla nebbia», gálinu «gracile,
smilzo» (OPSE 205; LISPR 210; LEGL 80, 89; DICLE).
CASΘIALΘ
(CASΘIAL-Θ) probabilmente da confrontare col lat. castus «casto, puro, purificato-a» (DETR²) (in locativo).
CAUΘAS
«di Ca(u)tha» (in genitivo), variante di CAΘA, dea solare, che Marziano
Capella chiama filia Solis (LEGL 47, 74; DETR²), da confrontare coi tosc. calta «occhio di sole», còta
«antemide» (margheritone assomigliato in molte lingue, per la sua forma e
colore, appunto al sole) (già prospettati come di origine etrusca; DEI). Vedi CAVAΘAS, KAVTAŚ, KAVΘAŚ, kautá.
CEPEN «sacerdote» e «capo,
comandante». Vedi CEPTA probabilmente
«capo, comandante», da confrontare col lat. caput,-itis
«capo, comandante».
CIALAΘ
(CIALA-Θ) probabilmente variante di CIALΧ, CEALΧ «trenta». In subordine probabilmente «nel trigesimo» (in locativo temporale; LEGL 143), derivato da CI «tre». AFRS
CIALAΘ XIMΘM AVILSX «Dei parenti da trent'anni in tutto»;
probabilmente la parentela veniva sentita solamente fino ai 30 anni.
ECA «quello, questo-a»,
dimostrativo singolare.
ECNIA probabilmente «igneo,
ardente, infuocato-a», da confrontare col lat. igneus. CALUSC ECNIA «e Calus l’Infuocato» (perché vive in mezzo al
fuoco), da confrontare col lat. ignis «fuoco», variante ecne (ThLL),
forma supposta *egnis (DELL). Vedi HALUS ECNAS «di/a Calus
l’Infuocato» (Cr 8.1).
ECS probabilmente «di
questo-a», genitivo di ECA. ECS MENE probabilmente «di/da me stesso-a». Vedi ICŚ.
EIS «Dio» (LEGL
47, 70, 73, 89). Vedi AIŚ, EISER.
EΘ
«questo/quello-a» (dimostrativo) e «il, la» (articolo determinativo).
EVITIURAS forse EVI-TIUR-AS
«nel tempo di un mese, entro il/nel mese» oppure «mezzo mese» o infine «di luna
piena, del plenilunio». EVI da confrontare col lat. aevum «età, (lungo) tempo, (lunga) durata, secolo» (alternanza AE/E/I; LLE nota 1). Vedi TIUR
«mese».
EZ probabilmente terminazione dell’ordinale: LXXX EZ:
«80enne». AVILS LXXX EZ «dell’80enne»
(in genitivo).
FALZAΘI
probabilmente FALZA-ΘI «nel palazzo». Vedi faladum «cielo», glossa lat.-etr. (ThLE 416), da confrontare
col lat. palatum «palato», palatum caeli «volta celeste» (“forse
etrusco” per i DELL, ESLE 292, Etim) (alternanza F/P; LLE, Norme 3) (TETC,
TLE 831; DICLE 127).
HEŚNI forse «globale» (?)
(significato compatibile col contesto).
HEVN «marito» accusativo di
HEVA. Il presente testo etrusco è quello che mi ha fatto finalmente comprendere
che il vocabolo HEVA significa «marito», significato che fino ad oggi non si
conosceva per nulla.
HUVI probabilmente «ariete»,
da confrontare col lat. ovis (maschio e femmina, ma in genere si
sacrificavano gli arieti e gli agnelli, perché numerosi e non produttivi).
ILAXE probabilmente «offro»
(indicativo pres. 1ª pers. sing.). Vedi ILACVE
«offerte».
IN «esso-a», «lo, la»,
pronome di 3ª pers. sing. in accusativo.
IXU probabilmente «equo-a»,
da confrontare col lat. aequus «uguale,
equo, giusto» (finora di origine incerta; DELL,
DELI, Etim) (alternanza AE/E/I;
suff. –UU-; DICLE 13). Vedi AVEQUS.
LACΘ
(LAC-Θ) forse da confrontare col lat. laccus e col greco lákkos «fossa»
(DELL) (DETR² 251, DICLE 99). CASΘIALΘ
LACΘ «nella purificata fossa» (in locativo). Cfr. LAΧΘ, LAXUΘ.
LEŚCEM forse LEŚCE-M «e in
largo»; vedi LESCAN.
LURCAC forse LURCA-C «e cibo,
mangime», da confrontare col gentilizio LURCNI e col lat. lurc(h)o,-onis «mangione, ingordo» (LELN 181; DICLE 108, 109)
(?).
LURSΘ
forse «il Laureato» (?), da LURI probabilmente «alloro, corona d'alloro», da
confrontare col lat. laurus, lorus
«alloro» (albero sacro ad Apollo).
Cfr. RAΘLΘ «(Apollo) Saettante».
MAN «Mane» o “anima” del
defunto, da confrontare col lat. Manes
«Mani» (anime degli antenati defunti) (DETR²).
MARCA forse «merce, mercede»,
cioè «denaro», da confrontare con MARXAR probabilmente «mercante» (alternanza
A/E; DICLE 13) (?).
MARIŚL «di Maris» (in genitivo), dio probabilmente uguale al greco Érhos «Amore, Cupido» e soprattutto al
lat. Genius “spirito che assiste e
protegge ogni uomo dalla nascita alla morte”. MARIŚL «di Maris», vedi MARIS
HUSRNANA «Maris bambino» (su specchi in figura di bambino).
MARNI probabilmente «alla
terra (cimiteriale)» (in dativo). Vedi MARNE probabilmente «marna, terra
marnosa, terramara, terra cimiteriale»; (Vs 4.2 – 6:, su lapide) CEΧA
MARNE «per/come terra cimiteriale» (TVA
93, 161 Màrnia, Marniano; TTM 302 marna, Marneto; DELI 938).
MENE «me, mi», pronome pers.
oggetto, da confrontare col lat. mene
(indeur.) (LEGL 100). ECS MENE
probabilmente «di/da me stesso-a». Vedi MENEPI, MINE, MINI.
MENICAC (MENICA-C) «e diedi,
donai; e ho dato, donato», preterito debole in 1ª pers. sing. e con la
congiunzione enclitica; vedi MENECE, MENAXE.
MENITLA (MENI-TLA)
probabilmente «del Donatore», letteralmente «di quello Donatore» (col
dimostrativo-articolo enclitico in genitivo), epiteto di MARIS (DETR²).
MI «io».
MLAΘCE
probabilmente «votai, offrii, affidai in voto; ho votato, offerto, affidato in
voto» (in passato debole). Vedi MLACE, MLAX.
MLAX «dono, regalo, dono
votivo, offerta votiva, ex voto, voto».
MULSLE (MULS-LE)
probabilmente «in idromele», pertinentivo di MULS «acqua melata, idromele»
oppure «vino misto a miele» (bevanda votiva), da confrontare coi lat. mulsa «idromele» oppure mulsum «vino misto a miele».
MULVENI probabilmente «da'!,
dona!», all'imperativo sing., ma col significato di «si dia!» (Cr 4.10) Vedi
MULVENIKE (Cl 2.3) «aveva dato, donato».
MURINAŚIE probabilmente
«sepolcrale». Cfr. MURŚ
«ossario, urna cineraria, sarcofago» (AS 1.311).
NACES probabilmente «della
fossa» (in genitivo), da confrontare con NAXVA/E «fossa sacrificale» del Liber.
NEŚL, NESL «del defunto»,
genitivo di NEŚ.
RIVAX forse significato
compatibile col contesto (RIVA-X) «e in lungo», da confrontare col lat. rivus (letteralmente «lungo il rivo»)
(?).
SAL «due».
ŚURIS «di Suri», dio della
divinazione e della sorte (in genitivo). RIVAX LEŚCEM TNUCASI ŚURIS EIS «e in
lungo e in largo per la (mia) casa (protezione) del dio Suri».
TEIS probabilmente «in/entro
questo», in ablativo.
TEV «dio», da confrontare col
lat. deus.
TEVR probabilmente
«giudizio»; vedi TEURS «del giudizio (di Paride)».
ΘANRA «Thanr», dea probabilmente propiziatrice del
parto e quindi della nascita e della morte; DETR²).
ΘUN «uno» (numerale).
ΘUX forse «porta!» (imperativo forte sing.), da
confrontare col lat. duc «conduci!,
porta!». Oppure forse ΘU-X «ed uno»?
TINS «di/a Tinia» (in
genitivo).
TIU probabilmente «divino-a»,
da confrontare col lat. divus.
TNUCASI forse TNU-CASI «per
la casa» (col dimostrativo-articolo agglutinato anche nella scrittura), da
confrontare col lat. casa «casupola,
capanna» (finora di origine incerta) (?).
TUΘI
«a/per protezione», dativo di TUΘIU.
TUΘIU
quasi certamente «tutela, protezione», da confrontare coi lat. tutela, tueri (finora di origine incerta; DELL, DELI, Etim) e che pertanto potrebbero
derivare proprio dall'etrusco (DETR² 220,
415; DICLE 160). Probabilmente
significa anche «tutelato, protetto» (participio passivo). Vedi TUΘI.
XIMΘM
(XIM-Θ-M) «e in ogni, e in tutto» (LEGL 131).
ZUCI probabilmente
«decisione, sentenza» (Cippus 7, 26,
35; Pe 8.4/3).***
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