mercoledì 29 aprile 2015
L'antico porto di Orosei riemerge dal mare
L'antico porto di Orosei
riemerge dal mare
di Luciano Piras
Una mareggiata al lido della Marina restituisce i resti di una banchina
di epoca medievale. Da questo porto anticamente attraccavano e salpavano
bastimenti carichi di merci
E’ da qui, da queste acque
intorbidite dall’alluvione del 2013, che nel basso Medioevo salpavano i
bastimenti carichi di mercanzie prodotte in Baronia e destinate al Continente.
È qui, in questa baia nascosta tra Marina e Santa Maria, che
attraccavano i piroscafi in arrivo dal resto del mondo, dalla Corsica come
dalla Spagna, da Genova come da Livorno. Fabrizio Loddo e Salvatore
Vardeu ne sono certi: «Il vecchio porto di Orosei era qui». Qui nella foce
del Cedrino, nel fondo valle che apre sul Tirreno dopo ottanta chilometri di
fiume tortuoso che dal Supramonte scende fino alle sabbie del litorale
orientale. Cedrone, Cedronem, veniva
chiamato nei registri commerciali quest’angolo di paradiso nel Golfo di Orosei.
Ma nessuno aveva mai pensato
che il vecchio scalo marittimo della Baronia potesse essere proprio qui. Invece
è bastata la bonaccia di mercoledì scorso per far riemergere dalla bassa marea
una storia da
«La svolta è arrivata l’altro giorno» esultano
Fabrizio Loddo e Salvatore Vardeu, entrambi di Orosei. Impegnati da anni nella
ricerca di documenti utili a ricomporre il puzzle degli usi civici del paese.
«Sulla base dei carteggi e delle carte del 1845 e del 1881, abbiamo individuato
un’area molto ristretta, che negli ultimi mesi abbiamo visitato e scandagliato
ripetutamente» raccontano. Nulla da fare, tuttavia, nonostante la chiara
intuizione. Poi le acque del mare sono scese. «Andiamo a vedere» si sono detti
il 22 aprile scorso i due appassionati ricercatori.
«È così che abbiamo scoperto
il vecchio porto canale di Orosei. Abbiamo ritrovato e fotografato i resti
della banchina» spiega Loddo mentre scorre le immagini e cita il “registro di
porto” del 1353, il più antico documento (per adesso) che certifica l’esistenza
dello scalo oroseino, una serie di atti notarili conservati nell’archivio di
Storia patria di Genova. «Nei prossimi giorni informeremo gli enti e le
strutture pubbliche alla tutela dei beni storici» annunciano Loddo e Vardeu,
che intanto hanno già avvisato la Forestale della stazione di Orosei.
«Cosa molto importante: con
loro potremo impostare un progetto di recupero e di riattazione del porto, sfruttando
i finanziamenti comunitari. Una prospettiva che spunta sulla linea
dell’orizzonte anche se «in appena un giorno la marea ha già ricoperto le
tracce del vecchio porto, ma siamo riusciti comunque a geografare e rilevare il
sito, ora di facile ritrovamento». «A far data dal 1726 il porto di Orosei era
uno dei porti più importanti della costa orientale» riprende parola Fabrizio
Loddo. «Infatti, a Orosei, erano presenti diversi uffici portuali, compresa la
dogana predisposta nel 1767 dal ministro per gli Affari di Sardegna Giovanni
Battista Lorenzo Bogino» aggiunge Salvatore Vardeu.
«Sicuramente le banchine del
vecchio porto sono riemerse altre volte, per poche ore di certo e in occasione
di particolari eventi come l’apertura della foce del Cedrino e della
concomitanza della bassa marea» va avanti Loddo. Lui che fatto il raffronto
delle carte ortofotografiche di questo secolo (1954, 1968, 1977, 2000, 2003,
2008, 2010): «Il sito è sempre coperto dall’acqua per il 10% e da uno strato di
sabbia di 50, 60 centimetri».
La scoperta del vecchio porto
dà forza alla tesi che Loddo porta davanti alla Regione Sardegna per
l’accertamento formale degli usi civici di Orosei, ora al vaglio del
commissario liquidatore degli usi civici (la prossima udienza è fissata per il
5 giugno a Cagliari). A testimoniare la scoperta del porto è soprattutto la
presenza lungo la banchina di più bitte lavorate e scolpite, con la punta più
estrema rivolta verso lo specchio del Tirreno.
Lo scalo è a forma di “L”,
entra dal mare e punta sulla parte nord del Cedrino congiungendosi con una
banchina di oltre 70metri circa (visibile solo durante la bassa marea) formando
un porto canale «che si congiunge all’attuale scolmatore dell’omonimo fiume
costruito attorno agli anni Trenta del Novecento dai Guiso-Gallisai, ossia
dagli eredi di don Pietro Guiso e Giovanni che dal 1721 erano custodi,
concessionari e deputati della marina, del tratto litoraneo che partiva da Cala
Luna e finiva alla Punta di Sabatero». «Dalla lettura del carteggio si può ben
dedurre che Orosei aveva tre attracchi: uno di piccole dimensione, nei pressi
di Osala; l’altro era un approdo sito nell’attuale località Su Portu, che non
era altro che il punto di carico più vicino al paese e alla piana, navigabile
da barche e scialuppe di piccola entità che fungevano da raccordo con i
brigantini, i lauti, le galee e le cocche che ormeggiavano nel porto nella foce
del fiume» spiega ancora Loddo.
Che ricostruisce lo scenario:
«Era costituito da palizzate a ridosso della terra ferma, questo punto di
attracco era raggiungibile dal canale di Isporoddai fino alla foce del Cedrino
dove era ed è presente il porto doganale e approdo principale nel quale
attraccavano i bastimenti, barche e navigli di una certa entità». «Il terzo
approdo – è sempre Fabrizio Loddo che ricompone la storia del porto baroniese
–, simile a quello di Su Portu, era nel canale navigabile del rio Pedra de
Argentu, l’attuale canale colatore di Salomone, che nei pressi della chiesa di
Santa Maria e del nuraghe ’e Portu (che sormonta il fiume Cedrino e il porto
doganale) era raggiungibile da piccoli natanti che caricavano le merci dalla
piana de Passiale e trasportavano le merci ai bastimenti attraccati nel porto
doganale dove avvenivano le pesature e l’imbarco».
Fonte: http://lanuovasardegna.gelocal.it
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