grande fognatura (Cloaca Massima).
martedì 28 aprile 2015
Roma, una città che conquistò il mondo antico.
Roma,
una città che conquistò il mondo antico.
Abstract
La tradizione racconta
che la città di Romolo inizia il suo percorso evolutivo nell’VIII a.C., ma è in età etrusca che cresce fino alla prima
cinta muraria costruita da Servio Tullio. La caduta della monarchia e la
nascita della Roma repubblicana coincidono con la grande espansione della città
che ormai popola i celebri sette colli e che si articola per grandi assi viari.
Nel corso di pochi secoli i romani edificano templi, ponti, acquedotti e fori,
ma il momento d’oro della storia di Roma si realizza con l’Impero. Gli imperatori
concorrono ad accrescerne il prestigio e lo splendore erigendo i nuovi fori, il
Colosseo e le sontuose residenze imperiali. Con la creazione delle mura
aureliane, che ancora oggi delimitano il centro, la città si prepara a
diventare la prima sede della cristianità.
Il
sito dove nasce Roma è abitato già nella prima metà dell’VIII a.C., dato che
conferma la leggenda della fondazione a opera di Romolo, che sarebbe avvenuta
il 21 aprile del 753 a.C. Tuttavia, la vita urbana di Roma prende consistenza
solamente durante il dominio dei re etruschi, nel VI a.C. quando il centro
abitato assunse l’assetto urbano tipico delle città etrusche. Fu costruita una
cinta di mura (le mura serviane, dal nome del re Servio Tullio) con un circuito
di ben 11 km comprendente un’area che venne suddivisa nelle quattro regioni
chiamate Suburana, Esquilina, Collina, Palatina;
venne pavimentata per la prima volta l’area del Foro Romano, grazie alla
bonifica dell’area precedentemente paludosa (vi era presente addirittura un
laghetto) tramite la costruzione di una
grande fognatura (Cloaca Massima).
grande fognatura (Cloaca Massima).
La
tradizione attribuisce al 509 a.C. la cacciata dei re e l’istituzione di un
regime repubblicano. Coincide proprio con la cacciata dei re la consacrazione
del Tempio di Giove, il più importante tempio di Roma, posto sulla sommità del
Campidoglio (Giove Capitolino). Il periodo che separa la data della fondazione
della repubblica da quella del grande incendio avvenuto a seguito della
incursione dei Galli (390 a.C.) è caratterizzato, nella tradizione, dalla
fondazione di un gran numero di templi, testimonianze dei più antichi culti
romani e latini (Tempio di Saturno, 497 a.C., di Cerere, 493 a.C., dei Diòscuri
nel Foro, 482 a.C.).
Dopo
l’incendio gallico Roma fu circondata da una nuova cinta muraria in tufo. Uno
dei pochi tratti di queste antichissime mura sopravvive tutt’oggi in prossimità
della Stazione Termini. Tra i resti archeologici di età repubblicana ancora
oggi visibili a Roma sono da annoverare il cosiddetto Tempio di Vesta e
quello della Fortuna Virile, entrambi nel Foro Boario. Il complesso
monumentale più imponente si può però ammirare negli scavi al centro di largo
Argentina, dove si trovano le fondamenta di quattro templi, costruiti quando la
città aveva iniziato a espandersi verso l’area del Campo Marzio. In quella
stessa area sarebbero sorti poi anche il Circo Flaminio e, quindi, il Teatro di
Pompeo (55 a.C.), nei pressi di Campo dei Fiori: la pianta di quell’edificio oramai
scomparso è ancora apprezzabile nella strana forma ricurva che hanno alcuni
palazzi che furono costruiti sulle fondamenta.
L’immensa
espansione territoriale, destinata a far diventare Roma in breve tempo la più
importante potenza del mondo mediterraneo, non poteva non avere riflessi sulla
struttura stessa della città. Roma comprendeva oramai tutti e sette i colli
(Campidoglio, Palatino, Quirinale, Viminale, Esquilino, Celio, Aventino) e
aveva quattordici porte dalle quali si dipartivano le vie pubbliche, che la
collegavano con il resto d’Italia. All’interno del grande ovale formato da
questa cinta muraria gli assi viari più importanti erano costituiti dall’Argiletum,
che andava dalla Porta Collina alla Porta Esquilina, dalla Sacra Via,
che, scendendo dal Campidoglio, percorreva il Foro, dal Vicus Tuscus,
che conduceva al Foro Boario e al Circo Massimo.
Il
sostentamento della popolazione sempre crescente, inoltre, imponeva anche la
realizzazione di opere pubbliche: nel corso del II a.C. furono costruiti alcuni
dei principali acquedotti, tra cui l’Acqua Marcia (144 a.C.), in grado di
portare al centro della città 19.000 m3 di acqua al
giorno, e i ponti Emilio e Milvio, che si affiancarono all’antichissimo ponte
Sublicio. Sempre al II secolo risale la sistemazione urbanistica del Foro
Romano, sede delle attività giuridiche e politiche, e dei fori Boario e
Olitorio, luoghi delle transazioni commerciali.
Con
la costruzione di questi edifici tra III e II a.C. Roma diventò una città
monumentale. Un forte impulso alla monumentalità si ebbe in età sillana, alla
quale risale il Tabularium, la sede degli archivi pubblici sulla
rocca del Campidoglio, e in età cesariana (Cesare), quando venne iniziato un
grande programma edilizio nel Foro romano. Ma fu sotto il fondatore
dell’Impero, Ottaviano Augusto, che Roma cambiò faccia.
Durante
l’età del principato, ogni imperatore gareggiò con i predecessori per lasciare
una traccia profonda sull’urbanistica della città.
Rilevanti
furono gli ingrandimenti che interessarono il Campo Marzio. Qui in età augustea
vennero costruite le Terme di Agrippa, alle quali era collegato il Pantheon, il
Teatro di Marcello – più scostato verso il Tevere, ancora oggi visibile
incorporato nel Palazzo Orsini – e, vicino, il Portico di Ottavia. Lungo il
primo tratto della via Flaminia Augusto fece quindi edificare la splendida Ara
Pacis (13-9 a.C.), monumento dal fortissimo impatto ideologico e, nei
pressi, il suo mausoleo. Durante l’età giulio-claudia e flavia, tutta la zona
del Campo Marzio fu interessata da grandi progetti edilizi: le Terme di Nerone,
lo Stadio di Domiziano (piazza Navona, che conserva, intatta, la forma dello
stadio). Con Augusto il quartiere più bello della città, il Palatino, diventò
la sede ufficiale dell’imperatore. Ai piedi del colle l’area del Foro
romano venne ampliata con i Fori cosiddetti imperiali.
Uno
dei momenti più importanti nella storia urbanistica di Roma imperiale fu il
terribile incendio che divampò in gran parte della città durante il regno di
Nerone, nel 64 d.C. È noto che di questo incendio vennero accusati gli
innocenti cristiani, che subirono allora la loro prima persecuzione. In realtà
gli incendi a Roma erano all’ordine del giorno. Erano favoriti dalla enorme
densità delle abitazioni, che si ammassavano disordinatamente e che, nei piani
alti, erano quasi completamente di legno. Poeti come Catullo , Giovenale,
Marziale ci offrono vividi scorci della vita della gente comune nella Roma
di età imperiale. Le abitazioni erano molto spesso costruite su più piani: gli
edifici più popolari arrivavano a contarne anche cinque. Al contrario di quanto
avviene oggi, i piani alti erano destinati alla gente più povera: caldissimi
d’estate e molto freddi d’inverno, questi appartamenti si rivelavano delle
trappole mortali in occasione dei frequenti incendi che scoppiavano in città.
Dunque
quello del 64 fu solamente il più importante di una lunga serie di incendi che
scoppiavano a Roma con triste regolarità. Nerone, però, colse l’occasione per
ripulire una vasta area della città dalle casupole di povera gente che la
occupavano e vi fece costruire il suo palazzo imperiale, la Domus Aurea,
un immenso complesso di edifici che occupavano tutte le pendici del Colle
Oppio, e i cui resti ben testimoniano la megalomania di quell’imperatore. Pochi
anni dopo, nell’area immediatamente prospiciente, fu costruito l’Anfiteatro Flavio,
noto col nome di Colosseo, il più grande anfiteatro del mondo
antico.
Nel
7 a.C. Augusto ampliò il pomerium della città, cioè una fascia
di territorio percepita come ‘sacra’, all’interno della quale si esercitava l’imperium dei
magistrati in carica; contemporaneamente, suddivise la città in 14 regioni. Con
questa divisione si abbandonò definitivamente il perimetro difensivo delle mura
serviane, pur con i suoi ampliamenti repubblicani: per oltre due secoli e
mezzo, fino alla costruzione delle mura aureliane (272-279 d.C.), Roma fu una
città priva di mura. Poteva fidarsi dell’indiscusso potere esercitato sul mondo
conosciuto!
Anche
se Roma non temeva attacchi dall’esterno, non per questo l’imperatore non
doveva premunirsi dai sommovimenti della plebe urbana sempre più numerosa:
sotto Augusto o Tiberio venne creato un reparto scelto dell’esercito
romano, la guardia pretoriana, incaricata di vegliare sull’incolumità
dell’imperatore. Il comando di questo reparto fu assegnato a un cavaliere, il
prefetto del pretorio, che era uno dei personaggi più importanti e influenti
dell’Impero. Con Tiberio venne anche approntato un campo militare permanente, i Castra
praetoria, le cui pesanti mura in laterizio possono essere ammirate ancora
oggi nei pressi della Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele e dell’Università
La Sapienza.
Secondo
l’ideologia antica, l’elemento urbano forse più importante e caratteristico,
ciò che differenziava la città dal villaggio, era costituito dagli edifici
termali. Le terme erano un luogo indispensabile non solo per l’igiene del
corpo, ma anche per la ricreazione e lo svago. La costruzione di questo genere
di edifici rientrava perciò nei programmi demagogici degli imperatori, sempre
impegnati a garantirsi l’appoggio della plebe di Roma.
Moltissimi
imperatori si impegnarono nell’edificazione di nuove terme o nel restauro di
quelle realizzate dai loro predecessori, il tutto in una gara di emulazione che
mirava a impressionare sempre più la plebe. Non abbiamo rovine apprezzabili di
tutti questi meravigliosi edifici. Tra quelli che hanno lasciato tracce più significative
ci sono le Terme di Caracalla, ancora oggi utilizzate per suggestivi concerti
estivi, e quelle di Diocleziano, situate nei pressi della Stazione Termini,
nello spazio delle quali Michelangelo ricavò la chiesa di S. Maria degli
Angeli.
I
problemi di approvvigionamento. La politica nei riguardi della plebe di Roma –
una città che, in età imperiale, sembra superasse il milione di persone – non
poteva limitarsi esclusivamente alla celebrazione di spettacoli nei grandi
teatri cittadini e alla costruzione di grandi edifici termali. Questa enorme
massa di persone andava innanzi tutto nutrita.
L’approvvigionamento
di cibo era un impegno gravosissimo e assai delicato per lo Stato romano. Vi
era preposto un funzionario senatorio di altissimo rango, il prefetto
dell’Urbe, che aveva la responsabilità, appunto, dell’annona urbana.
È
difficile oggi immaginare che cosa potesse comportare il sostentamento di una
simile massa di uomini non impegnati, se non in minima parte, nella produzione
di cibo. In un’età in cui il trasporto delle derrate alimentari era quanto mai
lento e costoso e la resa dei terreni non era neanche minimamente paragonabile
a quella odierna, la produzione alimentare di intere regioni del mondo
mediterraneo era destinata al nutrimento della città di Roma. In particolare il
grano proveniva dalla Sicilia e dall’Africa settentrionale, soprattutto
dall’Egitto. Quest’ultima regione era talmente importante per il sostentamento
della popolazione di Roma che Augusto decise di darle un ordinamento
istituzionale specifico, avente lo scopo di sottometterla alla sua autorità più
direttamente rispetto alle altre province dell’Impero.
Il
trasporto del grano veniva effettuato naturalmente per nave ed esistevano delle
corporazioni di mestiere dedicate a ciò. Queste corporazioni avevano le loro
agenzie nel porto di Roma, a Ostia, dove ancora oggi sono visibili i luoghi in
cui avvenivano le transazioni. L’impegno logistico immenso di tali traffici
richiedeva anche la presenza di grandi depositi ed edifici di stoccaggio (horrea).
Con il passare del tempo, poi, e con il peggioramento delle condizioni
economiche dell’Impero Romano, si sentì il bisogno di favorire ulteriormente la
plebe di Roma per garantirsene il controllo: a partire dalla seconda metà del
3° secolo, con l’imperatore Aureliano, il costruttore della cinta muraria
ancora oggi visibile, si ebbero le prime distribuzioni di carne di maiale che
andarono a sommarsi a quelle tradizionali di frumento.
Gli
ultimi monumenti. La storia di Roma pagana si chiude con la costruzione di due
grandi monumenti, la Basilica di Massenzio e l’Arco di Trionfo di Costantino.
Da allora in poi per Roma iniziò una nuova storia, non meno splendida né
importante e che continua ancora oggi: Roma diventò la culla della cristianità.
Fonte:
Treccani
Foto di www.pleasurestravel.it
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