martedì 7 aprile 2015
Pasquetta con i Giganti di Monte Prama
Pasquetta con i Giganti di Monte Prama
di Pierluigi Montalbano
“Eccoli i giganti”, esclama
la piccola tenuta in braccio dalla mamma. Dopo qualche ora di fila, spossati
dal vocio insistente dei pasquettandi culturali (i turisti del lunedì di Pasqua),
è garantito un posto al sole, nell’acquario nuragico di Cabras, arricchito da
qualche tempo con l’inserimento di reperti portati alla luce, dallo staff di
archeologi incaricati dalla soprintendenza, dopo 2816 anni dalla loro realizzazione.
La signora, con piglio da
studiosa, mostra alla bimba quelle bianche pietre lavorate con perizia dagli
artigiani nuragici e sentenzia: “I nostri avi erano invincibili guerrieri”. Il
compagno, forse suo marito, ma è meglio non approfondire, tranquillizza tutti: “Sono
sacerdoti, è evidente”. Intanto, nella piccola sala rimbomba la voce della
guida, preparatissima, che racconta della loro distruzione per mano
cartaginese.
Un visitatore ascolta
imperturbabile. I suoi occhi incrociano quelli di una statua e, complici come
compari in osteria, i due, osservatore e osservato, tirano un sospiro di
rassegnazione. “Ah”, esclama l'uomo, “se poteste parlare…chissà cosa ci direste?”. L’amico al suo fianco, quello in pietra, annuisce con gli occhi. Dopo un
attimo aggiunge: “Siete lì, muti da 3000 anni, ma da oggi il mondo potrà
aggiungere un tassello alla ricostruzione storica delle vostre vicende”. Ma il guerriero, imperterrito, continua a guardare nel vuoto con quegli occhi da civetta, l'animale notturno che vigila il territorio con infinita attenzione.
Passo di lì, non
riconosciuto dalla guida (ma in fondo perché dovrebbe sapere chi sono?),
ascolto i commenti e rifletto sui pensieri di quei personaggi che oggi ci
osservano sbigottiti. I loro occhi mostrano sorpresa, non timore. Sono di
roccia, nel senso letterale del termine. Nel loro acquario privilegiato (il
museo) guardano scorrere i turisti e sono felici: oggi sono diventati eterni,
nonostante tutto.
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