di loro, sì, ma non costituiscono affatto una esatta "traduzione" l'una dell'altra, cioè si intravide che si ha da fare non con un «testo bilingue etrusco-punico», bensì con un «testo quasi-bilingue etrusco-punico», nel quale cioè i due testi si corrispondono solamente a grandi linee.
sabato 25 aprile 2015
Lingua etrusca, e lingua punica. Le Lamine di Pyrgi, di Massimo Pittau
Lingua etrusca, e lingua punica. Le Lamine
di Pyrgi
(CIE 6314, 6315; TLE 874, 875;
ET, Cr 4.4, 5)
III versione revisionata e
migliorata
Premessa
Circa 50 anni fa, e
precisamente nel 1964, si è avuta una scoperta archeologica e linguistica che
ha colpito in maniera immediata e notevole il mondo degli studiosi specialisti
delle civiltà antiche, e non soltanto questi: a Pyrgi, cioè nel porto dell’antica
città etrusca di Caere (attuale Cerveteri),
durante gli scavi condotti in un santuario di cui si aveva già notizia per
antiche testimonianze storiche, nei resti di un piccolo locale interposto fra i
due templi (una edicola o cappella sacra), sono state trovate tre lamine d'oro.
Su queste risultano incise delle scritte, due in lingua etrusca e una in lingua
punica o fenicia, le quali sono state riportate alla fine del sec. VI od ai
primi anni del V a. C.
La notizia rimbalzò da un capo
all'altro nel mondo dei dotti, anche per l'immediata prospettiva che si
intravide di avere finalmente trovato iscrizioni etrusche abbastanza ampie con
la traduzione in un'altra lingua conosciuta e quindi con la speranza di vedere
proiettate sulla lingua etrusca, scarsamente conosciuta, nuove e importanti
cognizioni da parte della lingua fenicio-punica, che invece è conosciuta in
maniera discreta.
Senonché questa speranza cadde
quasi immediatamente, quando si intravide che l'iscrizione in lingua
fenicio-punica e quella maggiore in lingua etrusca si corrispondono tra
di loro, sì, ma non costituiscono affatto una esatta "traduzione" l'una dell'altra, cioè si intravide che si ha da fare non con un «testo bilingue etrusco-punico», bensì con un «testo quasi-bilingue etrusco-punico», nel quale cioè i due testi si corrispondono solamente a grandi linee.
di loro, sì, ma non costituiscono affatto una esatta "traduzione" l'una dell'altra, cioè si intravide che si ha da fare non con un «testo bilingue etrusco-punico», bensì con un «testo quasi-bilingue etrusco-punico», nel quale cioè i due testi si corrispondono solamente a grandi linee.
D'altronde quella speranza
cadde in larga misura, anche per la circostanza negativa che pure il testo
punico si rivelò subito scarsamente aggredibile in fatto di interpretazione e
di traduzione effettiva e minuta.
Dopo più di
un cinquantennio di studio ermeneutico molto intenso delle lamine di Pyrgi,
condotto sia dagli specialisti della lingua etrusca sia da quelli della lingua
fenicio-punica, le conclusioni alle quali si è alla fine pervenuti sono che da
un lato alla conoscenza dell'etrusco sono venute dal testo punico alcune
conferme significative, ma purtroppo anche molto ridotte in quantità e in
qualità, dall'altro la traduzione dei due testi, condotta in maniera
comparativa, implica purtroppo numerosi e grandi punti oscuri sia per l'uno che
per l'altro. E la presa di posizione ultima che gli specialisti delle due
lingue hanno assunto, in maniera esplicita o anche implicita, è che convenga
mandare avanti l'analisi e la interpretazione e traduzione di ciascuno dei due
testi in maniera sostanzialmente indipendente l'uno dall'altro, nella quasi
certezza che si ha da fare con due versioni alquanto differenti di
un identico messaggio relativo a un certo evento storico: la consacrazione a
Pyrgi, da parte di Tiberio Velianio, lucumone oppure principe-tiranno di Caere,
di una edicola o cappella sacra (thesaurus), in onore della dea
Giunone-Astarte.
Il fatto che
la 2ª iscrizione sia tracciata in lingua fenicio-punica ed inoltre il fatto che
in questa e pure nella 1ª etrusca c'è un preciso riferimento alla importante
dea fenicia Astarte si può, con grande verosimiglianza, spiegare nel modo
seguente: Tiberio Velianio, lucumone o principe-tiranno della città-stato di
Caere sarà stato aiutato nella sua conquista del potere da parte della potente
Cartagine. D'altronde sull'arghomento è da ricordare la notizia data da Erodoto
(I 166, 167; VI 17) della lega politico-militare che si era stabilita fra Caere
e Cartagine, lega che aveva attaccato i Focesi della colonia greca di Alalia,
in Corsica, nella battaglia navale del Mare Sardo (circa 535 a. C.) e, pur con
un esito militare incerto, li aveva costretti a sloggiare dalla Corsica.
Si deve poi precisare che tra le prime due
iscrizioni - quella etrusca e quella fenicio-punica da una parte - e la 3ª
etrusca dall'altra c'è stato un intervallo di 7 anni e che inoltre quest'ultima
risulta tracciata da uno scriba differente, come si evince sia dal cambio di
grafia nelle due lamine etrusche sia dalla differenza tra la forma del
gentilizio VELIANAS della prima e VELIIUNAS della terza. Oltre a ciò sono molto notevoli sempre nella 3ª lamina etrusca sia il fatto che ad
essa non ne corrisponda una analoga fenicio-punica, sia il fatto che in essa
non si faccia più alcun riferimento alla dea fenicio-punica Astarte. Queste due
notevoli circostanze inducono ad ipotizzare che Tiberio Velianio nei sette anni
trascorsi aveva ormai rafforzato il suo potere su Caere, per cui non aveva più
bisogno dell'aiuto di Cartagine e tanto meno di ringraziarla pubblicamente per
un aiuto che non aveva più ricevuto.
1ª lamina in lingua etrusca
Testo Etrusco e traduzione interlineare
ITA · TMIA · ICAC · HERAMAŚVA
[·] VATIEXE UNIALASTRES ·
Questo thesaurus e
queste statuette di Hera sono andati a Giunone-Astarte.
ΘEMIASA · MEX · ΘUTA · ΘEFARIEI
· VELIANAS · SAL [CL ·]
Avendo la protettrice dello
Stato regalato a Tiberio Velianio due [figli]
CLUVENIAS · TURUCE · MUNISTAS
· ΘUVAS TAMERESCA · ILACVE ·
da Cluvenia, (egli) ha donato
a ciascun tempio e alla cappella offerte
TULERASE NAC CI AVIL XURVAR
TEŚIAMEITALE ILACVE ALŚASE NAC
in terreno per i tre anni
complessivi sotto il (suo) comando, offerte in Alsium per
· ATRANES · ZILACAL ·
SELEITALA · ACNAŚVERS · ITANIM ·
la presidenza templare a
questa (Giunone) Elargitrice di discendenti; ed a queste
HERAMVE · AVIL · ENIACA ·
PULUMXVA ·
statue di Hera (siano) anni
quanti (sono) gli astri!
2ª lamina in lingua
fenicio-punica
3ª lamina in lingua etrusca
NAC · ΘEFARIE · VELIIUNAS
· ΘAMUCE CLEVA · ETANAL MASAN ·
Così Tiberio Velianio ha
disposto l'offerta della metà del mese di dicembre;
TIUR UNIAS · ŚELACE · VACAL · TMIAL ·
AVILXVAL · AMUCE ·
ha fatto elargizioni a
Giunone. La cerimonia degli anni del thesaurus è stata
PULUMXVA · SNUIAΦ
la settima sugli astri.
Lessico e commento
ACNAŚVERS (Pyrgi I)
significato compatibile «d(e)i discendenti o successori» (in genitivo plur.),
da confrontare con ACNANAS «lasciando», ACNANASA «avendo lasciato» (LEGL 123,
124; DETR 29).
ALŚASE (I)
probabilmente ALŚA-SE «in Alsium» (in dativo sigmatico di luogo),
che era uno dei porti di Caere sulla costa tirrenica (odierno Palo Laziale),
poco distante da Pyrgi. Cfr. TULERASE.
AMUCE (II) significato
certo «fu, è stato». Vedi AMCE.
ATRANES (ATRANE-S) (I)
sembra un aggettivo derivato dall'etr.-lat. atrium «atrio» ed
anche «tempio», per cui significherebbe propriamente «templare» (in genitivo) (DETR 69).
AVILXVAL (II) (AVIL-XVA-L)
«degli anni», nel senso di «anniversari» (in genitivo articolato plur. LEGL 74).
[CL] (I) Procedo a ricostruire
ed inserire il gruppo CL, abbreviazione di CLAN (cfr. le
altre iscrizioni proprio di Caere CIE 5922, 5923,
5934, 5944; ET, Cr 1.16, 17, 24, 33), perché ritengo che sia stato
obliterato dal foro che risulta all'inizio della riga e che è stato fatto, al
momento dell'affissione della lamina a un supporto di legno, da uno dei chiodi
di bronzo, dalla capocchia rivestita d'oro, che sono stati recuperati assieme
con le lamine. È da escludersi con decisione che i fori siano stati fatti in
precedenza, cioè prima che le lamine venissero scritte: da una parte infatti
non era per nulla necessario farli prima, data la grande duttilità e
perforabilità delle lamine d'oro, dall'altra lo dimostra il fatto che
all'altezza delle righe 11 e 12 della lamina i due fori risultano sfasati l'uno
rispetto all'altro (la quale cosa si constata anche nella lamina del testo
punico rispetto alle righe 4 e 5); se invece i fori fossero stati fatti in
precedenza, di certo l'andamento delle righe sarebbe stato allineato appunto
sui due fori laterali già predisposti. L'obliterazione della abbreviazione CL
sarà stata determinata sia perché non compresa dall'individuo - differente
dallo scriba - che affiggeva la lamina coi chiodi, sia perché sarà stata da lui
interpretata come un errato inizio della parola seguente CLUVENIAS, e insomma
per il noto errore di “aplologia” che interveniva spesso nel passato nella
pratica della copiatura a mano dei testi. D'altra parte si potrebbe
persino fare a meno di procedere a questa ricostruzione traducendo nel modo
seguente: «Avendo(ne) la protettrice dello Stato concesso a Tiberio Velianio
due da Cluvenia», in cui il vocabolo CLENAR «figli» risulterebbe sottinteso,
dato che ai vari santuari di Giunone si andava soprattutto per chiedere la
grazia di una discendenza di figli; e "i discendenti" (ACNAŚVER)
infatti sono citati subito dopo.
CLEVA (II) (TCap 4; Cr 4.5) probabilmente «offerta», da
confrontare col lat. gleba, gleva «gleba, terra»
(su cui si versavano liquidi sacrificali, sangue, vino, acqua), «zolletta o
granello» (di sale, incenso, mirra; ThLE) (LELN 159-160) (significato
compatibile col contesto). Vedi CLEVANA, CLEVANΘ.
CLUVENIAS (I)
significato certo «di/da Cluvenia» (in genitivo), gentilizio femm. che trova
riscontro in quello lat. Cluvenius (RNG).
ENIACA (I) significato
compatibile col contesto «quanti, tanti quanti-e» (DETR 135).
ETANAL (II) (ETAN-AL)
significato compatibile col contesto «del mezzo, della metà», intendendolo come
derivato dalla glossa lat.-etr. Itus, lat. Idus, Edus,
Eidus «Idi» (la metà del mese) (ThLE 416; DETR 226; DICLE)
(vedi ITUNA, TCap 6, 30). Oppure «di questo stesso
(Dicembre)», derivato dal pronome ETA «questo-a», accusativo ETAN (DETR).
HERAMAŚVA (I)
probabilmente HERAM-AŚ-VA «statuette di Hera», in cui -AŚ- è una
variante del suffisso diminutivo -ZA mentre -VA è la desinenza del plur. (LEGL 69,
88) (significato compatibile col contesto). Vedi HERAMVE.
HERAMVE (I) probabilmente
HERAM-VE «statue di Hera» (al plur.), dal greco Hērhan «Hera,
Giunone» (in accus., cioè nel caso più frequente; cfr. CLETRAM, CRISIΘA,
LEITRUM, LEΘAM, LEΧTUMUZA, PRUΧUM, TALIΘA, TEVCRUN, VINUM, ZETUN). Vedi
HERAMAŚVA.
ILACVE (I) probabilmente
= ILAC-CVE «le offerte» (di terreni) (in plur. articolato).
ITA TMIA ICAC HERAMAŚVA (I)
significato probabile «questo thesaurus e queste statuette di
Hera». Il pronome dimostrativo ITA «questo» corrisponde perfettamente ad ICA
«questo», per cui è da escludersi che in questo passo tra le due varianti
esista una qualche distinzione. L'uso così ravvicinato che lo scriba ha fatto
delle due varianti può essere stato determinato, al livello inconscio, dalla
attrazione delle consonanti vicine: ITA T- e ICA-C.
ITANIM (I) (ITANI-M) significato
probabile «ed a questi-e», dativo plur. di ITA «questo-a», da confrontare con
ETAN «questo-a» (accusativo; TLE-TET 620; ET, Cr
3.24). Si deve pensare a una frase ottativa, che per ciò stesso spiega
l'ellissi del verbo.
MASAN (II) significato
quasi certo «dicembre» e corrisponde alla forma sincopata MASN del Liber
linteus.
MEX (I) abbreviazione di
MEXLUMES «della lega, federazione, confederazione, comunità, stato», in questo
caso "della città-stato di Caere"; vedi MEXL dell'iscr. CIE 5360
di Tarquinia e della Tabula Cortonensis.
MUNISTAS (I) (MUN-ISTAS) significato
compatibile col contesto «dell’edificio o tempio», in genitivo articolato di
donazione, letteralmente «di questo edificio o tempio» (in epoca recente
sarebbe stato MUNISTS), da confrontare col lat. monere «ammonire,
avvisare, (far) ricordare» oppure col lat. munire (finora di
origine ignota; DELL). Vedi MUNI.
NAC (I) significato quasi
certo «per, in», preposizione che nella frase CI AVIL XURVAR «per i
tre anni complessivi», avente un valore "temporale",
mostra di richiedere il caso zero, mentre nella frase seguente NAC ATRANES
ZILACAL «per la presidenza templare», avente un valore
"causale", mostra di reggere il genitivo.
NAC (II) significato certo
«così, come» (qui è avverbio). Sia il cambio di grafia fra le due lamine sia la
differenza tra la forma del gentilizio VELIANAS della prima e VELIIUNAS di
questa ci assicurano che ciascuna delle due lamine è stata scritta da uno
scriba differente.
PULUMXVA (I, II)
(PULUM-XVA) significato compatibile col contesto «gli astri, le stelle, le
previsioni» (in plur. articolato, LEGL 69), significato
assicurato da un corrispondente vocabolo dell’iscrizione punica; probabilmente
è da confrontare col lat. polus, greco pólos «polo,
stella polare». PULUMXVA (II) «sugli astri», i quali segnavano il
passare del tempo; è un complemento di tempo con morfema zero.
SAL (I) significato certo
«due».
SELEITALA (I)
(SELE-ITALA) significato compatibile col contesto «per la Elargitrice»
(Giunone/Hera) (probabilmente in pertinentivo articolato), da confrontare con
ŚELACE «ha elargito» della 2ª lamina; è da distinguere in
SELE-ITALA, con -ITALA ancora genitivo del pronome dimostrativo ITA in
posizione enclitica e forse al femm. (cfr. VENALA dell'iscr. TLE-TET 34);
in età più recente sarebbe stato *SELEITLA (cfr. TEŚIAMEITALE) (LEGL 107; DETR 366).
ŚELACE (II)
significato compatibile col contesto «elargì, ha elargito o fatto elargizioni»;
sembra un preterito debole, corradicale di SELEITALA (SELE-ITALA) della 1ª
lamina.
SNUIAΦ (II)
probabilmente «settimo-a», «settenario», derivato da SEMΦ «sette» (LEGL 97).
Vedi ŚNUIUΦ. Secondo G. Giannecchini («La Parola del Passato»,
1997), indicherebbe il numero «dodici»; io lo escluderei, visto che in etrusco
«dodici» molto probabilmente si diceva ŚRANCZL (LEGL 96).
Dunque, come secondo molti altri popoli, anche secondo gli Etruschi il numero 7
aveva una valenza sacrale.
TAMERESCA (I)
(TAMERES-CA) significato compatibile col contesto «e alla cappella»,
anch'esso in genitivo di donazione; vedi TAMERA «camera, cappella, cella
sepolcrale» delle iscr. TLE-TETC 170, 172, 195, 863
(corrige DETR 392). Per la congiunzione enclitica -CA vedi
FARICEKA dell'iscr. TLE-TETC 78.
TEŚIAMEITALE (I)
(TEŚIAME-ITALE) significato probabile «sotto il comando» di Tiberio
Velianio, come principe-tiranno della città-stato di Caere (probabilmente in
pertinentivo articolato sing. Vedi TESAMSA, TEŚAMITN, TESINΘ; cfr. SELEITALA.
ΘAMUCE (II) significato
compatibile col contesto «dispose, ha disposto»; nell'iscr. CIE 5357; ET,
Ta 5.2 compare come ΘAMCE, cioè sincopato (DETR 207, 208).
ΘEFARIEI (I) è un prenome
maschile, che corrisponde a quello lat. Tiberius; è in dativo
asigmatico (LEGL 80, 2°).
ΘEMIASA (I) significato
compatibile col contesto «avendo regalato», gerundio passato, probabilmente da
collegare con TMIA «tesoro» (vedi).
ΘUTA (I) «tutore,
protettore-trice, patrono-a»; cfr. ATI ΘUTA «madre protettrice»
dell'iscr. TLE 159; è da confrontare col lat. tutor,
tutrix, che è privo di etimologia (DELL s. v. tueor)
e che pertanto potrebbe derivare proprio dall'etrusco (DETR 220).
ΘUVAS (I) (ΘUVA-S) probabilmente
aggettivo riferito a MUNISTAS e pur'esso in genitivo; siccome
sembra derivato da ΘU «uno», probabilmente significa «singolo»,
«ciascuno», con riferimento a ciascuno dei due templi che costituivano il
complesso sacrale di Pyrgi.
TIUR (II) significato
certo «mese». MASAN TIUR «nel mese di dicembre» sono in
caso temporale con morfema zero.
TMIA (I) significato
compatibile col contesto «thesaurus, tesoro di santuario», da
confrontare col greco tameĩon «tesoro o tesoreria» (vedi
TAMERESCA); probabilmente si trattava di una di quelle edicole che
una città o il suo regnante costruiva accanto ai grandi santuari per esporvi i
doni offerti alle rispettive divinità, anche con finalità propagandistiche di
immagine esterna nei confronti dei numerosissimi frequentatori dei santuari.
Vedi ΘEMIASA, TMIAL.
TMIAL (II) (TMIA-L)
probabilmente «del thesaurus, del tesoro del santuario» (in
genitivo).
TULERASE (I) (TULER-ASE)
probabilmente «(d)al, in terreno», dativo sigmatico sing. di TULAR (LEGL 80).
ILACVE TULERASE «offerte in terreno».
TURUCE (I) (Cr 3.24; OA 3.4;
Pa 3.1; Ta 3.2; Vs 3.4) «donò, ha donato», variante di TURACE, TURICE.
UNIALASTRES (I) da
distinguere in UNI-AL-ASTR-ES con significato quasi certo «di Giunone-Astarte»,
in genitivo di donazione; è da confrontare con FUFLUNSUL PAXIES «di
Funfluns-Bacco» dell'iscr. TLE-TETC 336, prove evidenti, l'una
e l'altra, di interpretazione o assimilazione sincretistica di divinità
straniere in origine differenti. Una spiegazione unitaria del vocabolo in senso
totalmente etrusco è da respingersi perché inspiegabile dal punto di vista
morfologico; d'altronde anche l'iscrizione punica nella prima riga richiama
esplicitamente Astarte: L'ŠTRT.
UNIAS (II)
(UNIA-S) significato quasi certo «(di) Giunone» in genitivo di donazione o
dedicazione (LEGL 136). Si osservi l'allomorfo del genitivo -AS rispetto
all'altro -AL della 1ª lamina, nuova prova del fatto che si
trattava di due scribi differenti.
VACAL (II) significato
quasi certo «rito sacro, cerimonia»; nel Liber linteus figura
sincopato in VACL.
VATIEXE UNIALASTRES (I) probabilmente
«sono andati a Giunone-Astarte». VATIEXE è da confrontare col lat. vadere «andare».
Cfr. ZIXUXE.
VELIANAS (I) non compare
la desinenza del dativo a norma della "flessione di gruppo"; invece
la -S è quella dell'originario genitivo patronimico ormai fossilizzata (LEGL 78).
XURVAR (I) siccome
richiama il lat. curvus, è probabile che significhi «curvi,
circolari», ma qui col significato di «complessivi» (aggettivo plur.) (significato
compatibile col contesto) (TCL 48; DETR 440).
ZILACAL (I)
(ZILAC-AL) significato certo «della prefettura o presidenza» templare o
del tempio (in genitivo).***
***Estratto migliorato
dall’opera di Massimo Pittau, I grandi testi della Lingua Etrusca -
tradotti e commentati, Sassari 2011, Carlo Delfino editore.
Immagine
di: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Etruscan_tablets.jpg
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Interessante, peccato che non riesca a leggere le ultime righe di ogni riga.
RispondiEliminaSaluti
ultime lettere di ogni riga, naturalmente.
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