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domenica 30 agosto 2015

Conferenze di archeologia a Domus de Maria. Marco Minoja, Carlotta Bassoli, Valentina Chergia, Carlo Tronchetti, Pierluigi Montalbano, Giovanni Ugas, Salvatore Loi

Note di Settembre a Domus De Maria. Conferenze di archeologia dedicate a Bithia e alla navigazione preistorica.


Si svolgerà a Domus de Maria, sabato 5 e domenica 6 settembre, nella Piazza del Museo di Domus de Maria, una rassegna culturale che vede l'antica Bithia (Chia) al centro degli interventi dei relatori. Dopo i saluti dell'amministrazione locale, alle ore 19.30, si entrerà subito nel vivo con le conferenze dedicate agli ultimi scavi nell'acropoli, condotti dallo staff diretto dal soprintendente Marco Minoia e composto dalle archeologhe Carlotta Bassoli e Valentina Chergia. A seguire è previsto un dibattito, il rinfresco e una chiusura musicale.
Domenica sera, sempre alle 19.30, si parlerà di navigazione e di Sardegna Nuragica, con gli interventi di Carlo Tronchetti, Pierluigi Montalbano e Salvatore Loi. E' prevista la partecipazione straordinaria di Giovanni Ugas. A seguire il dibattito, il rinfresco e uno spettacolo musicale. L'ingresso alle serate è libero e sarà possibile visitare il museo archeologico adiacente.

Prendendo spunto dal mio ultimo libro (Fenici, antichi popoli del mare), in pubblicazione a breve, ho pensato di inserire un articolo dedicato a Bithia:

Le indagini archeologiche hanno riguardato la topografia della città, in particolare il santuario funerario dei bambini (tofet), le fortificazioni di età fenicio-punica, la vasta necropoli litoranea e l’acropoli.
Le prospezioni degli anni Sessanta, hanno consentito l'identificazione del cimitero dei bambini nell'isolotto di Su Cardulinu, a Est dell'acropoli. La piccola isola presenta un muro di cinta sul lato Nord, nell’istmo sabbioso che talora la collega alla terraferma. Sono stati posti in luce tre grandi altari che, erroneamente, si pensavano legati all'offerta sacrificale dei bambini alla divinità, mediante il loro olocausto. In realtà è ormai condivisa dagli studiosi l’interpretazione che vede i tofet come luoghi sacri nei quali si deponevano i bimbi nati morti e quelli che non avevano ancora affrontato il rito di passaggio nel mondo degli adulti (forse una sorta di battesimo). Le deposizioni entro urne fittili accompagnate da contenitori di profumi e sostanze oleosa e l'assenza di stele testimoniano l'uso dell'area santuariale-funeraria nel VII e VI a.C. e segnano la fioritura di Bithia.
Gli scavi di Bartoloni del 1974 nelle necropoli, hanno portato alla luce tombe a semplice fossa aperte nella sabbia, tombe a cassone, urne in terracotta entro ciste litiche e qualche esempio di sepoltura in sintonia con le altre principali necropoli della Sardegna (Nora, Monte Sirai, Pani Loriga, Tharros, S. Giovanni di Sinis, Othoca) e di altri territori costieri mediterranei: Mozia, Cartagine, Rašgun, Trayamar.
L'inquadramento cronologico della necropoli si ricava dagli abbondanti corredi rinvenuti nelle tombe: alle classiche ceramiche rituali, ossia brocche con orlo a collo espanso e altre a orlo trilobato, piatti ombelicati, contenitori per sostanze oleose, lucerne e vasellame d'importazione etrusca come buccheri e anforette a doppia spirale e alabastra etrusco-corinzî, coppette su piede, Kylix del gruppo a maschera umana del 630-540 a.C., materiali corinzi, dell’attica, come le coppe a figure rosse del Pittore di Winchester, e ionici, ad esempio la coppa B2 Vallet-Villard.
Il campionario presenta gioielli d'argento, raramente in oro, armi in ferro, bronzi della I metà del VII a.C. una fibula, uova di struzzo della metà del VII a.C. e amuleti.
La necropoli restituisce notevoli quantitativi di bucchero etrusco e 15 coppe ioniche, oltre a frammenti di aryballos globulare del Protocorinzio Antico e Kylix del Protocorinzio Medio. Ciò documenta, nel 700 a.C., l’avvio e lo sviluppo di relazioni commerciali durature che continueranno fino ai vani tentativi di Cartagine di controllare l’amministrazione sarda.
La Bithia punica mostra una ripresa in epoca ellenistica, con la ristrutturazione della cinta muraria e la realizzazione del Santuario di Bes, con una stipe votiva, caratterizzata da statuette in terracotta che rappresentano devoti sofferenti che chiedono la guarigione.  

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