di Mauro Perra
E’ approdata
da qualche anno anche da noi, dopo decine di identificazioni fantasiose,
l’affascinante questione di Atlantide. La non accettabile omologazione di
metodi scientifici e non a pari dignità (classica morfologia della ‘società
dello spettacolo’ coniugata con la potenza dei nuovi media), e l’uso ideologico
di tali metodi e dati, ci ha suggerito di proporre le testimonianze
scientifiche di chi ha operato in prima persona nei più importanti monumenti
nuragici, proprio quelli citati come prova del gigantesco tsunami che, poco
dopo il 1200 a.C., si sarebbe abbattuto sulla civiltà nuragica causandone la
scomparsa (e, da lì, la nascita della leggenda di Atlantide). Oggi tocca
all’archeologo Mauro Perra, Direttore del Museo di Villanovaforru.
Lo
studioso introduce l’articolo con una premessa: La teoria di Frau ha fatto breccia in alcuni insospettabili studiosi
che lo hanno appoggiato anche nella sua richiesta di finanziamenti per
verificarne i presupposti. In un momento nel quale la ricerca scientifica seria
annaspa nella difficoltà di reperire finanziamenti, non è tollerabile lo
sperpero di danaro pubblico in iniziative che non portano a nulla. Questo
atteggiamento non è tollerabile. Inoltre i sostenitori dello tsunami ci
rimproverano di rinchiuderci nelle nostre torri d’avorio. Per questi motivi ho
scelto, non senza fatica, di dire la mia sulla questione.
Sono
anni oramai che spopola l’idea che la Sardegna dell’età del bronzo, quella dei
nuraghi per intenderci, sia da identificare con la mitica Atlantide di Platone,
distrutta da Poseidone con una poderosa onda marina che ne cancellò la civiltà.
Da qui la proposta che il collasso strutturale dei nuraghi e della loro società
sia da imputare a un catastrofico tsunami. L’analisi che porta dal mito alla
storia, cioè quella della ricerca di un fondamento storico nei racconti
leggendari, è un’operazione che spesso viene proposta da storici ed archeologi
e verificata o falsificata grazie ai dati che la ricerca scientifica mette a
disposizione degli studiosi. L’Archeologia è una scienza interpretativa, cioè
densa di significati, che si fonda su un metodo sperimentale che gli proviene
dalla Geologia: il metodo stratigrafico. Tale metodo si basa sulla semplice
constatazione che gli avvenimenti naturali e le azioni umane si materializzano
in strati sovrapposti l’uno sopra l’altro, dei quali quelli superiori sono i
più recenti, cioè più vicini a noi nel tempo, mentre quelli più profondi sono
anche i più antichi. L’interpretazione è discutibile, è opinabile; il metodo
no. Questo vuol dire che per essere significante l’interpretazione non può comunque
prescindere dalla rigida applicazione del metodo stratigrafico. Sulla base di
questi assunti possiamo ora sottoporre ad analisi la teoria dello tsunami e
verificarne o smentirne i presupposti.
E qui entriamo nel vivo dei problemi.
Secondo Sergio Frau, l’autore della
proposta atlantidea, le prove dell’avvenuta catastrofe naturale sarebbero
nascoste nelle stratigrafie di tutta una serie di nuraghi interessati
dall’azione dell’onda anomala, specie nella piana del Campidano e nel Sinis, e
sarebbero già state evidenziate dagli scavi del nuraghe Su Nuraxi di Barumini
nonché, e questa è una recente proposta, nel nuraghe Genna Maria di
Villanovaforru. Giovanni Lilliu scavò il nuraghe di Barumini alla fine degli
anni ’40 del Novecento applicando rigorosamente il metodo stratigrafico, ne
descrisse e ne interpretò i dati nel poderoso volume “Il nuraghe di Barumini e
la stratigrafia nuragica” del 1955, ristampato nel 2007 dalla Carlo Delfino
Editore. Già dal 1955 dunque abbiamo la disponibilità dei dati che ci
consentono di verificare o smentire la proposta di Sergio Frau, il quale
sostiene che il nuraghe di Barumini venne ricoperto da uno strato di fango
alluvionale per una potenza di trenta metri. Prima osservazione: la torre centrale
entro il bastione quadrilobato è alta 14,10 metri sull’attuale piano di
calpestio e, come si evince dalle vecchie foto in bianco e nero scattate prima
dello scavo, le pietre sommitali erano esposte e non coperte dal fango. Ma
Lilliu fa di più; egli ci descrive minuziosamente la composizione del deposito
da lui scavato in alcuni casi corredando l’analisi con una serie di grafici che
illustrano le stratigrafie. Da tutto ciò risulta che scavò una stratificazione
complessa, nella quale rinvenne il sovrapporsi di strati di frequentazione
umana alternati a fasi di abbandono, in un susseguirsi di vicende storiche che
dagli strati più alti (moderni e medievali), attraversano la fase
altomedievale, romano imperiale, romano repubblicana, punica e tardonuragica della
fine del X- inizi del IX secolo a.C.
Non
uno strato di fango di origine naturale quindi, ma il complesso succedersi
delle vicende umane che hanno interessato il sito di Barumini dall’età del
Ferro fino al momento dello scavo. Gli strati inferiori, sottostanti il
villaggio nuragico del X-IX secolo a.C., quelli potenzialmente interessati
dall’onda anomala, furono sondati solo episodicamente dal Lilliu, cioè non
sottoposti a scavo in estensione, e di essi malauguratamente fino a pochi anni
fa non ne conoscevamo la composizione e lo spessore. Sapevamo solamente, perché
verificabile visivamente in alcuni settori del villaggio, che diverse capanne
erano state costruite nell’età del Ferro sovrapponendo i muri su degli strati
che contenevano i blocchi squadrati delle parti terminali del nuraghe (che
quindi era già scapitozzato al momento della costruzione dell’insediamento). In
anni recenti il villaggio è stato sottoposto ad intensi lavori di
consolidamento da me coordinati per conto della Soprintendenza per i Beni
Archeologici per le province di Cagliari e Oristano. In tale occasione sono
stati effettuati, dopo cinquant’anni dagli scavi del Lilliu, dei sondaggi in
profondità al disotto delle capanne del X-IX secolo a.C., che hanno esplorato
lo strato del crollo, quello del fango secondo i sostenitori dello tsunami, in
taluni casi fino alla roccia naturale sulla quale è costruito il nuraghe. Ciò
che abbiamo trovato è uno strato di crollo dello spessore massimo di metri
1,50, contenente conci lavorati caduti dalle parti sommitali del nuraghe,
frammisti all’argilla che componeva, insieme a ciottoli e pietre non levigate,
il riempimento interno delle possenti mura del monumento. Nessuna traccia di
alluvioni e di tsunamiti dunque, e men che mai della potenza di trenta metri.
Quanto al nuraghe di Genna Maria di Villanovaforru ed al villaggio di capanne
che lo circondano, del quale conosco la stratificazione per averci lavorato per
quasi una decina d’anni, anche in questo caso l’insediamento del X-IX secolo
a.C., coevo a quello di Barumini, si sovrappone a strati di crollo della
sommità del nuraghe, confermando quanto già osservato nel caso precedente. I
livelli sottostanti sono stati sottoposti a limitati sondaggi di scavo che
attestano in taluni settori la presenza di strati di livellamento e
preparazione per la costruzione delle capanne in muratura. Non è stata
osservata la presenza di strati alluvionali, come è lecito attendersi da un
sito costruito a ben 409 metri sul livello del mare!
Com’è
possibile che un’onda catastrofica di circa 500 metri di altezza abbia
interessato la sola Sardegna, senza lasciare tracce visibili anche nel resto
del Mediterraneo occidentale?
E come
è possibile che archeologi e geologi seri non si siano accorti in quasi due
secoli di ricerche di un evento così distruttivo?
Ma
torniamo alle nostre premesse. A coloro i quali escludono che in Sardegna si
sia mai verificato uno tsunami in età nuragica, e sono numerosi, i fans di Frau
obiettano che si tratta di un’interpretazione altrettanto legittima quanto
quelle proposte dagli archeologi, che si pone sullo stesso piano e con pari
dignità nell’ambito delle teorie che trattano dello sviluppo e della fine della
civiltà nuragica. Non è così perché in questa ricostruzione che non è una
interpretazione, è totalmente assente il ricorso al rigoroso metodo
stratigrafico, che nel caso di Barumini e Genna Maria ne smentisce
clamorosamente i presupposti. La mancata applicazione del metodo e la
costruzione di una teoria priva di solide fondamenta ci consente di sostenere
che si tratti di una ricostruzione semplicistica di fenomeni complessi, il
crollo delle civiltà, che richiedono livelli di analisi multifattoriali nei
quali i fattori umani sono sempre preponderanti rispetto a quelli naturali. A
queste conclusioni è arrivato perfino un geografo come lo statunitense Jared
Diamond, che nel suo saggio “Collasso. Come le società scelgono di morire o
vivere” (Einaudi 2005) tratta abbondantemente, e con dovizia di esempi,
l’argomento. L’archeologia non ha bisogno del sensazionalismo e della
spettacolarizzazione mediante discutibili ricostruzioni che forse scaldano i
cuori ma sono prive di cervello, che “tutto sommato sono una buona pubblicità
per la Sardegna” pur trattandosi di pubblicità ingannevole. La civiltà nuragica
è un tema affascinante di studio per esperti della materia e semplici curiosi
che non ha certo bisogno di mistificazioni.
Nicola Sanna scrive:
RispondiEliminaSegnalo che buona parte dell’esposizione di Frau non è farina del suo sacco e riprende gli spunti di studiosi seri. L’identificazione della Sardegna con Atlantide, che implica il problema dello spostamento delle colonne d’ercole, era stata già proposta (Ugas G. 1996, Relazioni tra la Sardegna e l’Egeo attraverso l’architettura e le fonti letterarie, Atti e Memorie del Secondo Congresso Internazionale di Micenologia, Roma, pp. 1603-1621.). L’unica idea originale di Frau è quella dello tsunami che è smentita dalla documentazione archeologica già disponibile: la terra depositata (secondo Frau) secoli prima della fondazione di Cartagine e Roma in un solo momento dallo tsunami era formata, come ben spiega Perra, da diversi strati, in alcuni dei quali vi era tra l’altro abbondanza di materiali punici, romani e anche più tardi. Frau ha solo approfondito intuizioni non sue per costruire la trovata romanzesca e sensazionalistica – infondata e dimostrabilmente falsa – dell’inverosimile supermaremoto di cui nessuno si sarebbe accorto fino ad oggi. “La non accettabile omologazione di metodi scientifici e non a pari dignità (classica morfologia della ‘società dello spettacolo’ coniugata con la potenza dei nuovi media), e l’uso ideologico di tali metodi e dati” danneggia gravissimamente qualsiasi serio tentativo di indagare la nostra storia in maniera attendibile, verificabile e rigorosa. e’ vero che dobbiamo tutti fare più divulgazione seria.
Autore e titolo del dipinto? per favore e grazie.
RispondiEliminaL'ho trovato su www.fuccha.in cliccando Tsunami.
Eliminane avevo parlato anche qui http://pierluigimontalbano.blogspot.it/2014/08/doverano-le-colonne-dercole-e-gia-che.html
RispondiEliminaSu dieci stratigrafie fatte o condotte da dieci archeologici diversi quanti risultati univoci avremo? Nemmeno uno. Tutto molto opinabile esattamente come le teorie del non scienziato Frau. ( Melqart Re.)
RispondiEliminad'accordissimo
Eliminainfatti
Elimina1) Sarebbe utile la pubblicazione degli estratti, anche minimi, delle pagine originali 1603-1621 del testo di Ugas dove verrebbe esplicitata l'ipotesi dello spostamento delle colonne d'Ercole prima che Frau ne parlasse (non si offenda, ma in assenza, non credo vera la sua affermazione, che sembrerebbe il solito attacco contro l'eretico).
RispondiElimina2) Senza il libro di Frau, siti come questo (è la mia opinione) avrebbero meno di 1/10 dei visitatori che attualmente vi sono, molti archeologici sarebbero rimasti nell'anonimato e i loro libri invenduti (così come quelli di tanti non-archeologi) e moltissimi sardi sarebbero ancora nella più assoluta ignoranza della loro storia e dei loro siti (e lo dico dopo aver frequentato tante società di appassionati all'archeologia sarda): se dopo 14 anni ancora si scrive un articolo per smentire Frau, qualcosa vorrà pur dire!
3) Non so, come nessuno sa, se le ipotesi di Frau siano vere o meno (personalmente neanche io credo minimamente allo tsunami), ma io, e penso tutti quanti, dobbiamo ringraziare Frau, se tanta gente si è appassionata all'archeologia sarda e se c'è tanta attenzione ai notri siti archeologici.
Lo stesso Frau, per i pochi che hanno letto TUTTO il libro (Perra e lei lo avete fatto?), chiarisce che si tratta solo di ipotesi che gli archeologici potranno falsificare o meno dato che spetta a loro dirci cosa c'è di vero o meno e quindi condurre la gente non del campo, alla comprensione.
Frau ha sicuramente dato uno stimolo iniziale a far appassionare tante persone all'archeologia sarda, nessuno crede che le sue parole siano oro colato, dato che lui è il primo che ne chiede verifica. Ognuno di noi ha l'intelligenza per farsi un'idea dopo aver ascoltato opinioni differenti e di diverso peso scientifico.
Io personalmente ringrazio Frau perchè il suo libro mi ha aperto ad un mondo che non conoscevo, rivolto com'ero alla storia greco-romana-egizia, ben conscio che può o meno avere torto. (Senza polemica, Giorgio).
- Sulla questione del nuraghe di Barumini la Prof. Lucia Simone nel 2011 (Università degli Studi di Napoli Federico II) sostiene che esso sia stato sepolto da fenomeni di arretramento del versante.Perché continuare ad insistere su questo argomento di cui Frau ha accettato la spiegazione? L'ipotesi del nuraghe di Barumini è stata confutata 3 tre anni fa! E' morta!
RispondiElimina- I geologi si sono accorti di alcune anomalie stratigrafiche da lunghissimo tempo per le quali si scomodò persino C. Lyell. Nessuno mai diede una spiegazione plausibile anche ai nostri giorni di tale anomalia, ma i reperti raccolti dovrebbero ancora essere presenti in qualche museo. Gli affioramenti principali sono stati in gran parte distrutti, ma qualcosa potrebbe esser rimasto. Affioramenti minori sono tuttora presenti nel Campidano e interpretati in maniera piuttosto approssimativa (perchè una duna eolica viene datata grazie alla malacofauna in essa contenuta? Evidentemente non è una duna eolica ma qualcos'altro. Il vento non trasporta conchiglie, questo gener di errore è ben descritto in tutta la letteratura inerente gli tsunami). Afforamenti pressochè identici furono rinvenuti nei pressi di Palermo, esattamente sulla sponda opposta, purtroppo nessuno ha mai eseguito ricerche lungo le rive africane.
- Prima di criticare l'ipotesi del maremoto bisogna conoscere profondamente il fenomeno per non cadere nel ridicolo. Chi critica deve sapere cosa dice e non limitarsi a fare copia e incolla di pensieri altrui. Il termine tsunamite, per esempio, si riferisce ad una roccia ossia a sedimenti che hanno subito processi diagenetici. Cercare tsunamiti o dire che esse non sono presenti significa compiere un errore concettuale gravissimo. Non c'è nessuna tsunamite da cercare, ma solo eventuali depositi di tsunami non ancora diagenizzati.
Il termine onda anomala e tsunami non sono sinonimi. E' come confondere la piena di un fiume con l'alta marea! Si tratta di fenomeni con meccanismi genetici completamente diversi.
Al momento si può solamente ipotizzare, in base alle testimonianze geologiche, che il run-up del maremoto possa aver raggiunto a Cagliari i 100 m d'altezza, ciò significa che il mare potrebbe esser penetrato nell'entroterra per circa 36 km. Nel Campidano sono stati descritti sedimenti anche su colline alte 200 m, ma non si eccede tale limite.
Non si trova ciò che non si cerca. Prima di Frau la Sardegna era considerata, non si sa per quale motivo, al riparo dai maremoti. Oggi sappiamo che non è così e gli studi sono appena all'inizio.
Bisogna aprire la mente e non buttarsi a corpo morto tra i pro-tsunami o i contro-tsunami. L'ipotesi è un punto di partenza non una parola definitiva su un argomento.
Vi sono delle incongruenze nell'interpretazione di alcune sequenze sedimentarie, è lecito chiedersi se esse possano essere riconducibili a eventuali maremoti?
Non c'è ancora una validazione scientifica del maremoto e nemmeno esistono solidi argomenti per smentirlo soprattutto perché tutti coloro che hanno condotto indagini archeologiche nei nuraghi nulla sapevano (e sanno) delle complesse dinamiche messe in moto da uno tsunami e su cosa sia lecito aspettarsi di trovare, a ciò si aggiunga che molti nuraghi in passato furono distrutti per ricavarne materiale da costruzione o per sottofondi stradali, per cui li lascerei perdere almeno per il momento. Fortunatamente ci sono altri indizi che attendono di essere vagliati.
Grazie per l'interessante e dettagliato contributo.
RispondiEliminaVoglio postare una domanda,me la sono posta anche io,si parla dell esistenza o no di qst tsunami per rafforzare l ipotesi di frau,io lo spero che sia la Sardegna ma non sono uno studioso di fama per poter dare la prova di tt ciò,dunque io vengo da Orroli un paese ricco di nuraghi e dove si trova il più grande nuraghe di tutta la Sardegna (quello di barumini e' molto più famoso perché pubblicizzato da lilliu appunto di barumini),bhe tutti i nuraghi del mio paese sono molto rovinati ed erano tutti sommersi di fango,alcuni per metà sono ancora sepolti,il mio paese e' a un ora e mezza di macchina da barumini,le guide parlano di un evento catastrofico che ha rovinato i nuraghi,dicono forse un potentissimo terremoto (ricordo che la Sardegna e' famosissima per non essere un territorio sismico,anzi un grosso terremoto con la sismicità della Sardegna e' proprio un contro senso,bhe la mia domanda e' questa,se i nuraghi sn tutti rovinati da una catastrofe,tutti erano sommersi di fango come quello di barumini che si trova lontanissimo,se non è uno tsunami cosa ha rovinato e sommerso di fango numerosi nuraghi lontani anche centinaia di kilometri fra loro?ricordiamo che un terremoto li distrugge e basta,non li copre di fango.....!!!
RispondiEliminaTerremoto potente si, tsunami no. Questo è stato stabilito dalle commissioni scientifiche e supportato dai dati archeologici.
RispondiEliminaPerò Eccellentissimo, la domanda conteneva una delucidazione: I terremoti non seppeliscono di fango i nuraghi, ma li distruggono e basta. Allora da dove arriva il fango?
RispondiEliminaDalle montagne, insieme all'acqua che le sgretola.
RispondiEliminaNon merita attenzione teoria sulla collocazione alternativa di una terra notoriamente sita oltre lo Stretto di Gibilterra (che si creda alla sua passata esistenza oppure no).
RispondiEliminaSecondo me vale sempre la pena di confrontarsi, è costruttivo aprire la mente e non soffermarsi su ciò che si ritiene appurato. L'analisi stratigrafica di Barumini non suffraga l'ipotesi tzunami? Magari Su Nuraxi non è stato interessato dal fenomeno. C'è un vuoto storico da colmare per le civiltè mediterranee e come per tutte le discipline si deve partire dalle ipotesi, e pian piano si fanno gli aggiustamenti facendo coincidere i pezzi in maniera scientifica. Secondo me è troppo presto per dire se frau ha o meno ragione, e indagare non è mai tempo (e danaro) perso se viene utilizzato con metodo scientifico
RispondiElimina