E’ dimostrato che gli abitanti della Pelasgiotide parlavano greco, e il nome venne a poco a poco sostituito da quello più generico di Tessali. Visto che il nome Pelasgi sparì e fu sostituito da altro nome diede la spinta a credere i Pelasgi una popolazione sparita e perciò di stirpe non greca: si scambiò insomma la sparizione di una denominazione con la sparizione del popolo correlativo. Ma, trasformati così i Pelasgi in Preelleni, era chiaro che essi non dovevano avere abitato solo la Tessaglia, ma dovevano avere occupato la maggior parte di quei luoghi, in cui era logico supporre che gli Elleni, arrivando nelle loro migrazioni, avessero trovato popolazioni preesistenti. Aiutarono a fissare tutte queste localizzazioni dei Pelasgi le similitudini della toponomastica greca. I Greci diedero sempre molta importanza alle somiglianze tra nomi: due persone o due luoghi che avessero nomi affini erano messi in relazione. Se si scorgeva che i nomi di alcune città della Tessaglia ritornavano in altre regioni della Grecia, si riteneva che quelle regioni fossero state occupate da Pelasgi.
martedì 21 ottobre 2014
I Pelasgi, di Pierluigi Montalbano
I
Pelasgi
di
Pierluigi Montalbano
Gli
antichi autori raccontano che i Pelasgi abitarono la Grecia e vari territori
mediterranei: Caria in Asia Minore, Creta, Sicilia, Italia meridionale, Etruria.
Prima di giungere in Grecia miscelandosi con le genti elleniche, li conosciamo attraverso
confuse notizie, ad esempio che un loro gruppo emigrò dalla Tessaglia in Atene
e da Atene in Lemno. Sono attribuiti ai Pelasgi i resti di mura megalitiche
presenti ad Atene, nelle coste tirreniche e in altri luoghi costieri mediterranei.
Gli storici dell’Ottocento (Cuoco,
Micali, Gioberti) hanno provato a fornire alcune interpretazioni sull'origine,
la stirpe, la lingua, la civiltà dei Pelasgi. La ricerca linguistica e gli
scavi archeologici, rivelando parzialmente la natura delle civiltà preelleniche,
cioè dimostrando per un lato l'esistenza delle civiltà minoica e micenea, per
un altro lato chiarendo origini e affinità etniche dei popoli dell'Italia
antica, hanno sminuito il mito pelasgico. Sul carattere leggendario delle
tradizioni sui Pelasgi occorre dire che i Greci avevano un vago ricordo di
genti di stirpe diversa preesistenti alla loro immigrazione, ma della storia,
lingua, religione, residenza precisa di queste popolazioni non avevano più
alcuna nozione, perciò deformarono i loro ricordi con costruzioni fantastiche.
La base di queste fantasie, l'esistenza dei Preelleni, ha dunque un nucleo di
verità, ma tutti i particolari sono privi di valore, a cominciare dal nome
stesso di Pelasgi. Infatti, il nome di una regione della Tessaglia, la
Pelasgiotide, ci dice che i Pelasgi erano gli abitanti di questa regione, e con
il termine si indicavano gli “abitanti della pianura", contrapposto a
Macedoni, che significa "abitante in montagna.
E’ dimostrato che gli abitanti della Pelasgiotide parlavano greco, e il nome venne a poco a poco sostituito da quello più generico di Tessali. Visto che il nome Pelasgi sparì e fu sostituito da altro nome diede la spinta a credere i Pelasgi una popolazione sparita e perciò di stirpe non greca: si scambiò insomma la sparizione di una denominazione con la sparizione del popolo correlativo. Ma, trasformati così i Pelasgi in Preelleni, era chiaro che essi non dovevano avere abitato solo la Tessaglia, ma dovevano avere occupato la maggior parte di quei luoghi, in cui era logico supporre che gli Elleni, arrivando nelle loro migrazioni, avessero trovato popolazioni preesistenti. Aiutarono a fissare tutte queste localizzazioni dei Pelasgi le similitudini della toponomastica greca. I Greci diedero sempre molta importanza alle somiglianze tra nomi: due persone o due luoghi che avessero nomi affini erano messi in relazione. Se si scorgeva che i nomi di alcune città della Tessaglia ritornavano in altre regioni della Grecia, si riteneva che quelle regioni fossero state occupate da Pelasgi.
E’ dimostrato che gli abitanti della Pelasgiotide parlavano greco, e il nome venne a poco a poco sostituito da quello più generico di Tessali. Visto che il nome Pelasgi sparì e fu sostituito da altro nome diede la spinta a credere i Pelasgi una popolazione sparita e perciò di stirpe non greca: si scambiò insomma la sparizione di una denominazione con la sparizione del popolo correlativo. Ma, trasformati così i Pelasgi in Preelleni, era chiaro che essi non dovevano avere abitato solo la Tessaglia, ma dovevano avere occupato la maggior parte di quei luoghi, in cui era logico supporre che gli Elleni, arrivando nelle loro migrazioni, avessero trovato popolazioni preesistenti. Aiutarono a fissare tutte queste localizzazioni dei Pelasgi le similitudini della toponomastica greca. I Greci diedero sempre molta importanza alle somiglianze tra nomi: due persone o due luoghi che avessero nomi affini erano messi in relazione. Se si scorgeva che i nomi di alcune città della Tessaglia ritornavano in altre regioni della Grecia, si riteneva che quelle regioni fossero state occupate da Pelasgi.
L'analogia
aiutava poi a estendere ulteriormente le sedi dei Pelasgi, perché se in una
regione si collocavano i Pelasgi, era naturale supporre che ci fossero stati
anche in regioni vicine. Si aggiungano poi altre omonimie, come quella del
citato muro pelasgico di Atene che non aveva nulla a che fare con i Pelasgi, e
si vedrà quanti motivi concorressero a organizzare la distribuzione dei Pelasgi
nel mondo greco. Inoltre, i Greci, come di solito interpretavano la sparizione
di un nome etnico quale sparizione del popolo correlativo, così non riuscivano
a concepire il lento assorbimento di una gente per opera di altre genti, perciò
se i Pelasgi erano spariti dal mondo greco, dovevano essere emigrati. Vediamo
qualche esempio con cui la fantasia greca ha lavorato sui Pelasgi. La poesia
omerica considera pelasgica la città di Larisa e ritiene che essa fosse alleata
dei Troiani durante la guerra. Di qui tutta una serie di congetture. Se Larisa
era detta da Omero pelasgica, erano pelasgiche di origine tutte le Larise
sparse nel mondo greco: già solo perciò nuclei pelasgici erano collocati in
Attica, Argolide, Creta, Troade, Eolide, Magna Grecia. Era impossibile che
Omero alludesse alla Larisa tessalica come alleata dei Troiani e così si
preferì pensare che il centro dei Pelasgi fosse in Asia Minore nella Larisa
della Troade, o in quella dell'Eolide. E chi preferì quest'ultima
localizzazione giunse a concludere che tutti gli Eoli erano di origine
pelasgica, ossia non Greci. D'altro lato Omero parlava anche di una
"pelasgica Argo" e anche qui alludeva a una regione della Tessaglia.
Ma naturalmente si ritenne che egli accennasse ad Argo nel Peloponneso e a poco
a poco tutto il Peloponneso diventò pelasgico. Infine, Omero parlava di Pelasgi
a Creta in un passo dell'Odissea (XIX, 178) ma non intendeva certo parlare di
Creta come interamente pelasgica. Altra conseguenza tra le similitudini tra la
toponomastica cretese e la toponomastica italica, e poiché occorreva spiegare
come mai i Pelasgi non erano più a Creta, si concluse che i Pelasgi dovevano
essere venuti in Italia. Se a Creta c'era un fiume Messapio e in Italia la
Messapia, la spiegazione più ovvia era che i Pelasgi erano venuti da Creta a
portare il nome di Messapia in Italia. Altrettanto avvenne per l'Attica, dove,
come sappiamo, esisteva una Larisa e, ai piedi dell'Acropoli di Atene, un muro
pelasgico, ma in età storica i Pelasgi non c'erano più, ed ecco supporre che
fossero emigrati a Lemno, collegata all'Attica da una serie di omofonie. E
poiché Omero non parla di Pelasgi in Atene e tanto meno in Lemno, si concluse
che i Pelasgi giunsero ad Atene dalla Tessaglia dopo l'età omerica. Infine era
ovvio che s'identificassero con i Pelasgi di Lemno i locali dell'isola, che
furono in parte assoggettati in parte dispersi dalla conquista ateniese del VI
a.C. Né la conquista ateniese di Lemno mancò di accrescere anche la leggenda
pelasgica, perché a giustificarla s'immaginò che si volesse vendicare
l'oltraggio fatto alle donne ateniesi, che festeggiavano Artemide in Braurone,
dai Pelasgi costretti ad abbandonare l'Attica e a rifugiarsi in Lemno. Un altro
esempio è offerto dall'omonimia di Gyrtone nella Pelasgiotide di Tessaglia con altre
città (Kyrtone in Beozia, Gortina a Creta, Crotone in Magna Grecia) perché da
tale omonimia dipende la localizzazione dei Pelasgi prima a Cortona e poi in
genere in Etruria.
Erodoto
ritiene che la sola Cortona fosse pelasgica, cioè pensa a un'isola pelasgica
nel territorio etrusco. Ellanico invece, e altri dopo di lui, affermano che tutti
gli Etruschi (o Tirreni) fossero Pelasgi, stabilendo così l'equivalenza tra il
nome di Tirreni e quello di Pelasgi. Da qui la conseguenza che alcuni mitografi
più tardi ritennero tirreniche, cioè etrusche, molte zone pelasgiche: ad
esempio si favoleggiò che il muro pelasgico di Atene fosse stato costruito dai
Tirreni. Altre ovvie identificazioni furono poi fatte tra Pelasgi, Lelegi e
Carî appunto perché si ritenevano tutti e tre popoli preesistenti ai Greci.
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Gentile Pierluigi,
RispondiEliminaanzitutto auguri per il suo blog (complimenti per i numeri raggiunti) e per l’avvio della sua attività in Via Fratelli Bandiera.
Vorrei quindi chiederle una delucidazione sui Pelasgi, essenzialmente circa il fatto che se ne possa parlare in termini divulgativi (per quanto accurati) senza spendere una parola sul loro possibile, eventuale o anche solo fantomatico accostamento ai Popoli del Mare. Ho visto, con una ricerca abbastanza veloce, che lei è in ottima compagnia (ho trovato parte del saggio del Prof. Pittau sull’argomento e inoltre direi tutte le voci attinenti su Wikipedia che, altrettanto, nemmeno considerano l’accostamento), eppure non sono pochi i rimandi da Google, dietro la richiesta “Pelasgi e Popoli del Mare”, a testi (lascio a lei qualificarli) che considerano o ammettono il collegamento o la sovrapposizione (o la continuità, magari di un dato Popolo del Mare; e no, non alludo qui agli Shardana, si parlava dei Peleset). È un collegamento che muove (credo anzitutto, ma poi non solo) dall’etimologia, dal greco antico πέλαγος, "mare aperto" (immagine simile al “grande verde”), apparentemente tanto più semplice di quella avanzata dal Prof. Pittau; ma lo dico con tutto il rispetto, consapevole che non per forza ciò che appare più semplice sia più corretto (è possibile, per esempio, che già nell’ipotesi etimologica “da πέλαγος” siano nascosti anacronismi che mi sfuggono totalmente).
Ecco, almeno a margine di questo suo pezzo, non le sembra il caso di degnare tale collegamento (Pelasgi – Popoli del Mare) di un commento critico chiarificatore?
Buongiorno Francesco, ho scritto un libro di 140 pagine sull'argomento (Antichi Popoli del Mare - 2011 - Capone Editore), proprio perché non voglio far passare inosservato il fatto che i Pelasgi sono fra i primi naviganti che il Mediterraneo ospitò nelle sue acque. Si inizia con Haou Nebout...poi Pelasgi...poi minoici...micenei...coalizione dei popoli del mare...fenici...fino ai giorni nostri. Cambiano i tempi, cambiano i nomi, ma si tratta di tutte quelle genti che si interfacciarono per i commerci tramite gli approdi lungo le coste.
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