sabato 18 ottobre 2014
I nuovi scavi a Monte Prama. I giganti nuragici osservano gli archeologi al lavoro, di Pierluigi Montalbano
I nuovi scavi a Monte Prama. I giganti nuragici osservano gli archeologi al lavoro
di Pierluigi Montalbano
Quaranta
anni fa, nell’oristanese, l'aratro di un contadino urtò contro una
pietra sotto la quale era sepolto l'esercito dei Giganti di Monte
Prama. Gli scavi portarono alla luce una trentina di statue di
guerrieri in pietra d'arenaria che, oggi, hanno cambiato le certezze degli
studiosi sull'arte e l’ideologia nuragica. Gli scavi nelle campagne di
Cabras, sono ripresi cinque mesi fa con gli archeologi della
Soprintendenza ai Beni archeologici per le province di
Cagliari e Oristano e dell'Università di Sassari, e alla fine di settembre
dal sito archeologico sono riemersi altri due guerrieri giganti, ma
non si è trovata l’ipotizzata terza statua interrata sotto le precedenti. Sono
più integri, e differenti per postura, rispetto ai precedenti. Proprio in
questi giorni è cominciata la delicata operazione di trasferimento
degli ultimi due al Museo di Cabras. Ci sono volute due
ore per inserire la prima statua in un telaio di legno, chiuderla in
una cassa e caricarla con una gru su un camion. Anche il secondo
gigante, l'unico finora trovato con la testa ancora attaccata al collo, è stato
prima chiuso in una gabbia di legno, poi imbragato con robuste fasce e quindi
sollevato dal braccio di una gru e deposto sul cassone del camion che lo ha
trasportato lentamente sino al museo distante 10 km. Il primo, quasi integro,
privo di piedi e testa, potrebbe essere assemblato con i piedi posti
su un basamento recuperato qualche settimana prima. A differenza dei
precedenti guerrieri con guanto armato e scudo sulla testa, questo ha la mano
destra e lo scudo stretti sul petto e sul fianco, come il celebre
bronzetto nuragico dell’850 a.C. ritrovato nella tomba
etrusca di Vulci, a Viterbo, epoca in cui la grande statuaria
greca era ancora da venire. Questo ritrovamento di eccezionale valore
storico e culturale ha richiamato in Sardegna studiosi da tutto
il mondo perché cambia notevolmente l’immagine dei sardi nuragici
ipotizzata fino a oggi. Verosimilmente sarà riscritta parte dell'epopea umana
nel Mediterraneo, nella quale i nuragici occupano una posizione
privilegiata sotto vari punti di vista: la centralità dell’isola lungo le rotte
mediterranee, la perizia artistica e architettonica, l’ideologia religiosa
legata al mondo dei defunti, all’acqua, al sole e alla luna.
I
Giganti sono l'esempio più antico di colossi a tutto tondo nella
grande statuaria classica dell'area Mediterranea. Oltre i due
guerrieri, sono stati portati alla luce altri frammenti in buone condizioni.
Ricordiamo che negli anni Settanta erano stati trovati 27 busti, 15 teste, 176
frammenti di braccia, 143 frammenti di gambe, 784 frammenti di
scudo e altri indefinibili che ricomposti diedero forma ai guerrieri. Perché
queste ultime due statue sono scampate alla furia distruttrice di chi devastò
il sito?
La
fantasiosa ipotesi proposta dagli studiosi che vedono i responsabili nei
cartaginesi insediati nella fenicia Tharros è da scartare per almeno tre motivi.
Anzitutto a Tharros non c’è traccia di insediamenti cartaginesi, nè reperti archeologici
che dimostrino il controllo dei nord africani in luoghi presenziati
capillarmente dai nuragici, come dimostrano i 150 nuraghi posti nel territorio,
dei quali circa la metà appartiene alla categoria dei polilobati (ossia a più
torri). In secondo luogo i cartaginesi in Sardegna le hanno sempre buscate, e
solo dopo oltre un secolo (nella prima metà del IV a.C.) riuscirono a stabilire accordi di reciprocità
commerciale. La terza motivazione è legata proprio all’alleanza fra nuragici e
cartaginesi che avrebbe certamente impedito la profanazione di un sito sacro da
parte di popolazioni amiche culturalmente, economicamente e militarmente. Solo
i romani si dimostrarono predisposti alla cancellazione delle popolazioni
ostili, compresa la profanazione dei siti. Due esempi sono Cartagine, dove al
termine della terza guerra punica fu spianato il promontorio della Byrsa (il luogo
simbolo del governo locale) per far posto al foro romano, e Santa Vittoria di
Serri, in Sardegna, messa a ferro e fuoco dalle legioni romane durante una delle
feste tribali che radunavano le tribù nuragiche dell’interno in occasione del
mercato del bestiame legato a particolari momenti della religiosità sarda.
I
Giganti potrebbero rappresentare gli antenati nuragici, figure legate a un rito
ancestrale il cui relitto è ancora presente in quella tradizione che anima i
comuni sardi nei giorni delle ricorrenze in cui si conservano la memoria della
caccia, della pesca e dell’allevamento, la lotta tra uomo e forze della natura,
il rapporto fra individui e destino. Dallo stato di abbandono, oggi i guerrieri
nuragici viaggiano prepotentemente verso la ribalta internazionale. Ma la
questione riserva, purtroppo, uno strascico di polemiche sul passaggio del sito
di Monte Prama sotto la gestione diretta del Ministero dei Beni Culturali e
conseguente riduzione del ruolo dell'Università di Sassari e delle
sovrintendenze locali. In questi giorni il ministero di competenza
(Franceschini/Mibact) ha affidato il recupero, l'indagine scientifica e la
valorizzazione dei Giganti a un'impresa emiliana scelta con procedura
negoziata, senza passare da un vero e proprio bando pubblico, per un lavoro di circa
430 mila euro. Tra qualche settimana, conclusa la campagna finanziata
dall'Università, gli scavi passeranno dunque dagli archeologi sardi alla nuova
impresa che risponderà direttamente al Ministero.
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