mercoledì 8 ottobre 2014
Civiltà nuragica: Sa Sedda 'e Sos Carros di Oliena raccontata da Fulvia Lo Schiavo
Sa Sedda 'e Sos Carros, Oliena
di Fulvia Lo Schiavo
Nel settembre 1977 ha avuto luogo una prima campagna di scavi nel grande complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, sito all'interno della grande valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche, la cui importanza era emersa soprattutto in seguito al ritrovamento casuale di una enorme quantità di bronzi, tanto da suggerire l'ipotesi che si trattasse di una fonderia. Già questa operazione, accompagnata da ristretti sondaggi nei tre ambienti più a monte, ha portato a notevoli scoperte; anzitutto è stata chiarita la struttura dell'edificio: tutto intorno ad un grande cortile di forma ellittica, si aprono una dozzina di vani e passaggi,alcuni dei quali con caratteri singolari: l'ambiente a monte è corredato da una banchina semicircolare lungo la parete di fondo; l'ambiente 1, adiacente a sinistra, è risultato essere una monumentale scala elegantemente costruita con grandi lastroni di calcare; l'ambiente b, adiacente a destra, mostra evidentissime tracce di assestamento e reimpiego di colossali blocchi di basalto di forma varia; un ampio bancone curvilineo costeggia uno dei lati interni del cortile, sotto il quale corre trasversalmente un lungo cunicolo di cui non è stato ancora localizzato lo sbocco (vano 1). E' stato accertato un fatto di estrema importanza per la valutazione del complesso, l'esistenza cioè di varie fasi costruttive, tutte però da inquadrarsi nell'età nuragica; nessuna traccia di materiali riferibili ad altre culture è stata rinvenuta ne nello scavo ne nella raccolta di superficie.
Lo scavo ha restituito ovunque frammenti di reperti,di frustoli e di scorie di bronzo;da segnalare, fra l'altro, uno spicchio di panella, due spilloni, due chiodi...Importante anche la presenza di scorie di ferro.
Nulla può ancora dirsi riguardo all'uso specifico dell'edificio: se la presenza del bronzo può inclinare a ritenerlo una fonderia,non sono però stati ancora individuati i veri e propri punti di lavorazione, come la fornace, o frammenti di crogioli o strati compatti di ceneri.
Inoltre un altro elemento che attende una giusta valutazione è l'enorme quantità di blocchi di basalto di tutte le dimensioni, da grandissimi (m. 1,34x0,38) a piccoli, e delle fogge più varie, tutti adunati nello stesso edificio,molti in evidente situazione di reimpiego, nessuno però in opera nelle pareti: una ipotesi che al momento trova conferma nella presenza di una innumerevole quantità di schegge e frammenti di basalto, è che venisse trasportato grezzo dall'ingresso della valle di Lanaittu,dove si arresta la colata basaltica,fino a Sa Sedda 'e Sos Carros,e qui venisse lavorato.
Un'altra ipotesi, per ora più difficile da provare, è che tutti i blocchi provengano da un edificio a carattere sacro, sito nelle vicinanze e ancora ignoto, che per cause non precisabili sia stato distrutto o smontato,ed i suoi pezzi riutilizzati in vario modo.
A questo ipotetico edificio sacro dovrebbero appartenere alcuni blocchi di tufo, rinvenuti nello scavo dell'ambiente b, usati come pietrame bruto per livellare le diseguaglianze del pavimento roccioso, alcuni dei quali mostrano tracce di decorazione a rilievo del tipo dei frammenti di scudo delle statue nuragiche di Monte Prama; l'accostamento è rafforzato dalla presenza di un frammento forse di piede fra questi pezzi di tufo, molti dei quali, malamente danneggiati dalla lunga giacenza alle intemperie,esigono un pronto intervento di restauro.
Nessun nuovo elemento di cronologia è venuto a modificare l'inquadramento già proposto sulla base di materiale raccolto in superficie: le fibule a sanguisuga e le piccole fibule ad arco ribaltato sono databili all'VIII a.C. Purtroppo non è ancora possibile precisare a quale fase si riferisca questa datazione, nè i termini esatti dell'inizio e della fine dell'occupazione del sito.
L'estremo interesse del complesso oltre alla novità dei problemi suscitati esige un dovuto approfondimento che, in prossime campagne di scavo ,dovrebbero chiarire i molti interrogativi senza risposta.
Il materiale qui esposto comprende ,oltre a tutto quello già brevemente illustrato in una precedente esposizione al Museo Sanna di Sassari ,una notevole quantità di reperti ancora non restaurati,provenienti sia da primi recuperi che dalla campagna di scavo: si intende così fornire una completa illustrazione dei grossi problemi che pone questo sito e delle interessantissime prospettive offerte dall'ingente massa di materiali.
Si osservi, come esempio dei colossali conci di basalto lavorato dei quali si è fatta menzione, l'esemplare esposto al di sotto delle vetrine: si tratta di un concio a T con due mammelloni sporgenti sulla superficie piana, di dimensioni notevolissime, ma non certo il più grande dei molti rinvenuti nel sito.
Per quanto riguarda i bronzi, il catalogo completo dei quali non è ancora ultimato, si rimanda al Catalogo della Mostra del 1976, a cui vanno aggiunte le notizie riguardanti il frammento di coppa orientalizzante pubblicate da F.Nicosia in "Studi Etruschi" 1978.
Lo scavo ha invece restituito un interessante bottone "ad alamaro" trovato nell'ambiente a, identico a quelli di Montrox'e Bois (Usellus,Or) e di tipo noto anche in altri siti nuragici.
La ceramica, finora rinvenuta è prevalentemente rozza e inornata: fra la ceramica fine si segnalano molte anse e frammenti di brocche askoidi, decorate con linee incise e con cerchielli,ciotole carenate ed un interessante esemplare di coppa emisferica con una fascia orizzontale a reticolo inquadrata da due motivi a "spina di pesce", che sembrerebbe una traduzione in ceramica di esemplari bronzei di tipo orientalizzante. Molti frammenti di grappe e bandelle di piombo attestano che veniva regolarmente praticata la riparazione dei vasi .
Fonte: "Sardegna centro-orientale. Dal Neolitico alla fine del mondo antico"
di Fulvia Lo Schiavo
Nel settembre 1977 ha avuto luogo una prima campagna di scavi nel grande complesso nuragico di Sa Sedda 'e Sos Carros, sito all'interno della grande valle del Lanaittu, vicino alla grotta di Sa Oche, la cui importanza era emersa soprattutto in seguito al ritrovamento casuale di una enorme quantità di bronzi, tanto da suggerire l'ipotesi che si trattasse di una fonderia. Già questa operazione, accompagnata da ristretti sondaggi nei tre ambienti più a monte, ha portato a notevoli scoperte; anzitutto è stata chiarita la struttura dell'edificio: tutto intorno ad un grande cortile di forma ellittica, si aprono una dozzina di vani e passaggi,alcuni dei quali con caratteri singolari: l'ambiente a monte è corredato da una banchina semicircolare lungo la parete di fondo; l'ambiente 1, adiacente a sinistra, è risultato essere una monumentale scala elegantemente costruita con grandi lastroni di calcare; l'ambiente b, adiacente a destra, mostra evidentissime tracce di assestamento e reimpiego di colossali blocchi di basalto di forma varia; un ampio bancone curvilineo costeggia uno dei lati interni del cortile, sotto il quale corre trasversalmente un lungo cunicolo di cui non è stato ancora localizzato lo sbocco (vano 1). E' stato accertato un fatto di estrema importanza per la valutazione del complesso, l'esistenza cioè di varie fasi costruttive, tutte però da inquadrarsi nell'età nuragica; nessuna traccia di materiali riferibili ad altre culture è stata rinvenuta ne nello scavo ne nella raccolta di superficie.
Lo scavo ha restituito ovunque frammenti di reperti,di frustoli e di scorie di bronzo;da segnalare, fra l'altro, uno spicchio di panella, due spilloni, due chiodi...Importante anche la presenza di scorie di ferro.
Nulla può ancora dirsi riguardo all'uso specifico dell'edificio: se la presenza del bronzo può inclinare a ritenerlo una fonderia,non sono però stati ancora individuati i veri e propri punti di lavorazione, come la fornace, o frammenti di crogioli o strati compatti di ceneri.
Inoltre un altro elemento che attende una giusta valutazione è l'enorme quantità di blocchi di basalto di tutte le dimensioni, da grandissimi (m. 1,34x0,38) a piccoli, e delle fogge più varie, tutti adunati nello stesso edificio,molti in evidente situazione di reimpiego, nessuno però in opera nelle pareti: una ipotesi che al momento trova conferma nella presenza di una innumerevole quantità di schegge e frammenti di basalto, è che venisse trasportato grezzo dall'ingresso della valle di Lanaittu,dove si arresta la colata basaltica,fino a Sa Sedda 'e Sos Carros,e qui venisse lavorato.
Un'altra ipotesi, per ora più difficile da provare, è che tutti i blocchi provengano da un edificio a carattere sacro, sito nelle vicinanze e ancora ignoto, che per cause non precisabili sia stato distrutto o smontato,ed i suoi pezzi riutilizzati in vario modo.
A questo ipotetico edificio sacro dovrebbero appartenere alcuni blocchi di tufo, rinvenuti nello scavo dell'ambiente b, usati come pietrame bruto per livellare le diseguaglianze del pavimento roccioso, alcuni dei quali mostrano tracce di decorazione a rilievo del tipo dei frammenti di scudo delle statue nuragiche di Monte Prama; l'accostamento è rafforzato dalla presenza di un frammento forse di piede fra questi pezzi di tufo, molti dei quali, malamente danneggiati dalla lunga giacenza alle intemperie,esigono un pronto intervento di restauro.
Nessun nuovo elemento di cronologia è venuto a modificare l'inquadramento già proposto sulla base di materiale raccolto in superficie: le fibule a sanguisuga e le piccole fibule ad arco ribaltato sono databili all'VIII a.C. Purtroppo non è ancora possibile precisare a quale fase si riferisca questa datazione, nè i termini esatti dell'inizio e della fine dell'occupazione del sito.
L'estremo interesse del complesso oltre alla novità dei problemi suscitati esige un dovuto approfondimento che, in prossime campagne di scavo ,dovrebbero chiarire i molti interrogativi senza risposta.
Il materiale qui esposto comprende ,oltre a tutto quello già brevemente illustrato in una precedente esposizione al Museo Sanna di Sassari ,una notevole quantità di reperti ancora non restaurati,provenienti sia da primi recuperi che dalla campagna di scavo: si intende così fornire una completa illustrazione dei grossi problemi che pone questo sito e delle interessantissime prospettive offerte dall'ingente massa di materiali.
Si osservi, come esempio dei colossali conci di basalto lavorato dei quali si è fatta menzione, l'esemplare esposto al di sotto delle vetrine: si tratta di un concio a T con due mammelloni sporgenti sulla superficie piana, di dimensioni notevolissime, ma non certo il più grande dei molti rinvenuti nel sito.
Per quanto riguarda i bronzi, il catalogo completo dei quali non è ancora ultimato, si rimanda al Catalogo della Mostra del 1976, a cui vanno aggiunte le notizie riguardanti il frammento di coppa orientalizzante pubblicate da F.Nicosia in "Studi Etruschi" 1978.
Lo scavo ha invece restituito un interessante bottone "ad alamaro" trovato nell'ambiente a, identico a quelli di Montrox'e Bois (Usellus,Or) e di tipo noto anche in altri siti nuragici.
La ceramica, finora rinvenuta è prevalentemente rozza e inornata: fra la ceramica fine si segnalano molte anse e frammenti di brocche askoidi, decorate con linee incise e con cerchielli,ciotole carenate ed un interessante esemplare di coppa emisferica con una fascia orizzontale a reticolo inquadrata da due motivi a "spina di pesce", che sembrerebbe una traduzione in ceramica di esemplari bronzei di tipo orientalizzante. Molti frammenti di grappe e bandelle di piombo attestano che veniva regolarmente praticata la riparazione dei vasi .
Fonte: "Sardegna centro-orientale. Dal Neolitico alla fine del mondo antico"
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