venerdì 27 dicembre 2013
Pozzo sacro nuragico di San Salvatore di Cabras
Pozzo sacro nuragico di San Salvatore di Cabras
di Pierluigi Montalbano
Questa località è situata nella penisola del Sinis, al centro della costa occidentale della Sardegna, a pochi km dal promontorio di Capo San Marco presso il quale sorgono le rovine di Tharros, in una suggestiva pianura lagunare. Il nome deriva da una piccola chiesa, circondata da casupole. All’inizio di Settembre, quando si celebra la festa del Santo, giungono in pellegrinaggio pastori, pescatori e contadini dei territori vicini. Dal pavimento della chiesetta una scalinata scende in un antico ipogeo con tre ambienti raggruppati intorno a un atrio rotondo. L'edificio è scavato nella roccia per la parte inferiore, mentre sopra è costruito a filari di mattoni alternati con filari di blocchetti più grossi in arenaria. Il corridoio e cella hanno volta a botte, mentre l'atrio circolare è sormontato da una bassa cupola, aperta in alto nel centro in corrispondenza a un pozzo, elemento centrale della costruzione.
Un’antica decorazione di disegni e graffiti, eseguita in epoche diverse, copre le pareti fino alla curvatura dei soffitti.
Le caratteristiche strutturali e stilistiche dell’edificio e il carattere dei graffiti più antichi, suggeriscono che si tratti di un tempio pagano dedicato al culto delle acque creato dai nuragici, convertito in santuario cristiano intorno al 500 d.C.
Un bel dipinto rappresenta una divinità delle acque, Ercole, che stringe il collo al leone Nemeo.
Ercole, nella letteratura antica, è legato ai fiumi e alle sorgenti della Grecia, sia per la protezione da lui accordata alle acque terapeutiche, associato in tale veste di salutifer ad Asklepios e alle ninfe. Era considerato benefico per alcuni generi di malattie, come l'epilessia, chiamata appunto "malattia di Ercole", mentre per la colica era raccomandato un amuleto con Eracle che strozza il leone.
Fra le figure che coprono la parte arcuata della camera, una donna con corona radiata, che sposta un velo dietro le spalle scoprendo il torso nudo, ha una collana e regge uno scettro nella mano destra. Di fronte, al di là di un busto che la guarda, dall'aspetto di Hermes, c’è un piccolo Eros volante che porge un panno. Oltre, una ninfa seduta che gli rivolge le spalle e una ninfa che danza.
Le ninfe sono le divinità delle acque per eccellenza, e generalmente sono associate a Hermes.
I culti a divinità salutari e protettrici dei marinai possono spiegare anche la maggior parte dei graffiti che riempiono i vuoti tra le figure originali, prevalentemente navi, barche a remi e velieri. Fra questi si scorgono alcuni a due alberi verticali, rari nella marineria romana, ma anche con il solo albero maestro e l'aggiunta della vela di artimone, questa scomparsa verso la fine del IV sec. d. C., che testimoniano quindi l'esecuzione di graffiti eseguiti in epoca antichissima, forse rappresentazioni di navi ex voto di marinai alla divinità per ringraziamento di scampati pericoli, o preghiera di protezione per le navi del loro viaggio. Altre immagini mostrano aurighi e carri correnti nel circo, e un alfabeto greco con le lettere incise su 4 righe e sormontate da un pesce.
La Sardegna è un’isola dove il culto delle acque è attestato dalla tradizione letteraria, dalla superstizione popolare e dai numerosi pozzi sacri di età nuragica, come questo costruito nella pianura di Cabras, in mezzo agli stagni e vicino alla costa. È rilevante osservare che molte chiese dedicate a S. Salvatore, specialmente in Toscana, sorgono presso acque terapeutiche, e pare che vari culti cristiani odierni in tali località conservano connessioni con culti antichi. Oggi possiamo ipotizzare che il nome stesso di S. Salvatore sia un epiteto di una divinità salutare pagana, e precisamente quello di Ercole, Salvatore.
La chiesetta con l’ipogeo è oggi un luogo di pellegrinaggio cristiano, e la cappella moderna è solo l'ultima erede delle varie ristrutturazioni dell’edificio. Probabilmente l'ipogeo sotto la chiesa rimase ostruito e fu dimenticato per secoli, ma cinquecento anni fa alcuni marinai giunti sul luogo incisero, accanto ai primitivi ex voto delle navi graffite, schematiche immagini delle loro navi, assieme a un’iscrizione col Credo musulmano. Nuovamente caduto nell’oblio per alcuni secoli, questo suggestivo sito è stato riscoperto solo all’inizio del Novecento.
Bibliografia
D. Levi, L'Ipogeo di San Salvatore di Cabras in Sardegna, Roma 1949; id., A Late Roman Water Cult at San Salvatore near Cabras in Sardinia, in Gazette des Beaux Arts, XXXIV, 1948, p. 317 ss.
di Pierluigi Montalbano
Questa località è situata nella penisola del Sinis, al centro della costa occidentale della Sardegna, a pochi km dal promontorio di Capo San Marco presso il quale sorgono le rovine di Tharros, in una suggestiva pianura lagunare. Il nome deriva da una piccola chiesa, circondata da casupole. All’inizio di Settembre, quando si celebra la festa del Santo, giungono in pellegrinaggio pastori, pescatori e contadini dei territori vicini. Dal pavimento della chiesetta una scalinata scende in un antico ipogeo con tre ambienti raggruppati intorno a un atrio rotondo. L'edificio è scavato nella roccia per la parte inferiore, mentre sopra è costruito a filari di mattoni alternati con filari di blocchetti più grossi in arenaria. Il corridoio e cella hanno volta a botte, mentre l'atrio circolare è sormontato da una bassa cupola, aperta in alto nel centro in corrispondenza a un pozzo, elemento centrale della costruzione.
Un’antica decorazione di disegni e graffiti, eseguita in epoche diverse, copre le pareti fino alla curvatura dei soffitti.
Le caratteristiche strutturali e stilistiche dell’edificio e il carattere dei graffiti più antichi, suggeriscono che si tratti di un tempio pagano dedicato al culto delle acque creato dai nuragici, convertito in santuario cristiano intorno al 500 d.C.
Un bel dipinto rappresenta una divinità delle acque, Ercole, che stringe il collo al leone Nemeo.
Ercole, nella letteratura antica, è legato ai fiumi e alle sorgenti della Grecia, sia per la protezione da lui accordata alle acque terapeutiche, associato in tale veste di salutifer ad Asklepios e alle ninfe. Era considerato benefico per alcuni generi di malattie, come l'epilessia, chiamata appunto "malattia di Ercole", mentre per la colica era raccomandato un amuleto con Eracle che strozza il leone.
Fra le figure che coprono la parte arcuata della camera, una donna con corona radiata, che sposta un velo dietro le spalle scoprendo il torso nudo, ha una collana e regge uno scettro nella mano destra. Di fronte, al di là di un busto che la guarda, dall'aspetto di Hermes, c’è un piccolo Eros volante che porge un panno. Oltre, una ninfa seduta che gli rivolge le spalle e una ninfa che danza.
Le ninfe sono le divinità delle acque per eccellenza, e generalmente sono associate a Hermes.
I culti a divinità salutari e protettrici dei marinai possono spiegare anche la maggior parte dei graffiti che riempiono i vuoti tra le figure originali, prevalentemente navi, barche a remi e velieri. Fra questi si scorgono alcuni a due alberi verticali, rari nella marineria romana, ma anche con il solo albero maestro e l'aggiunta della vela di artimone, questa scomparsa verso la fine del IV sec. d. C., che testimoniano quindi l'esecuzione di graffiti eseguiti in epoca antichissima, forse rappresentazioni di navi ex voto di marinai alla divinità per ringraziamento di scampati pericoli, o preghiera di protezione per le navi del loro viaggio. Altre immagini mostrano aurighi e carri correnti nel circo, e un alfabeto greco con le lettere incise su 4 righe e sormontate da un pesce.
La Sardegna è un’isola dove il culto delle acque è attestato dalla tradizione letteraria, dalla superstizione popolare e dai numerosi pozzi sacri di età nuragica, come questo costruito nella pianura di Cabras, in mezzo agli stagni e vicino alla costa. È rilevante osservare che molte chiese dedicate a S. Salvatore, specialmente in Toscana, sorgono presso acque terapeutiche, e pare che vari culti cristiani odierni in tali località conservano connessioni con culti antichi. Oggi possiamo ipotizzare che il nome stesso di S. Salvatore sia un epiteto di una divinità salutare pagana, e precisamente quello di Ercole, Salvatore.
La chiesetta con l’ipogeo è oggi un luogo di pellegrinaggio cristiano, e la cappella moderna è solo l'ultima erede delle varie ristrutturazioni dell’edificio. Probabilmente l'ipogeo sotto la chiesa rimase ostruito e fu dimenticato per secoli, ma cinquecento anni fa alcuni marinai giunti sul luogo incisero, accanto ai primitivi ex voto delle navi graffite, schematiche immagini delle loro navi, assieme a un’iscrizione col Credo musulmano. Nuovamente caduto nell’oblio per alcuni secoli, questo suggestivo sito è stato riscoperto solo all’inizio del Novecento.
Bibliografia
D. Levi, L'Ipogeo di San Salvatore di Cabras in Sardegna, Roma 1949; id., A Late Roman Water Cult at San Salvatore near Cabras in Sardinia, in Gazette des Beaux Arts, XXXIV, 1948, p. 317 ss.
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