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sabato 15 luglio 2017

Straordinaria scoperta tecnologica: gli scienziati dell’Università dello Utah svelano il segreto dell’eccezionale cemento vulcanico romano. Di Matteo Ruboli

Straordinaria scoperta tecnologica: gli scienziati dell’Università dello Utah svelano il segreto dell’eccezionale cemento vulcanico romano.
Di Matteo Ruboli


Oltre 2000 anni fa i romani inventarono un tipo di cemento in grado di resistere agli effetti corrosivi dell’acqua di mare, una miscela che con l’effetto del tempo diventa più forte e duratura rispetto a quando viene gettata. Come è possibile? Le tecnologie chimiche odierne non riescono a prevenire in modo così efficace l’effetto dell’acqua di mare, e il cemento nel giro di pochi decenni viene ammalo rato dalla corrosione. Il cemento romano, invece, diventa più forte col passare dei secoli. I ricercatori dell’Università dello Utah hanno risolto questo affascinante mistero che potrebbe portare la tecnologia chimica odierna ad appropriarsi di una tecnica antichissima che supera le attuali tecnologie. La calce e le ceneri vulcaniche contengono un minerale raro conosciuto come “Tobermorite di Alluminio” che, esposta all’acqua di mare, si cristallizza nella calce e rafforza tutto il
materiale circostante. Utilizzando un microscopio elettronico, una micro-diffrazione a raggi X e uno spettroscopio Raman, i ricercatori hanno mappato la composizione chimica in differenti opere architettoniche romane. Oltre a notevoli quantità di Tobermorite, è stata individuata anche la presenza di un materiale poroso chiamato “Phillipsite”, che continua a formarsi attraverso la continua esposizione all’acqua di mare, rinforzando il calcestruzzo e impedendo la formazione di fessure. Si tratta, dunque, di un cemento roccioso che prospera e si avvantaggia nello scambio chimico con il mare.


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