giovedì 20 luglio 2017
Archeologia. Crani umani incisi a Göbekli Tepe: un nuovo culto neolitico?
Archeologia. Crani umani incisi a Göbekli Tepe: un nuovo
culto neolitico?
Circa
10.000 anni fa, la già notevole presenza di Göbekli Tepe nella Turchia
sudorientale avrebbe potuto essere ancora più impressionante: avremmo potuto
vedere dei teschi umani appesi in quello che è considerato il più antico tempio
del mondo. Secondo una nuova ricerca pubblicata su Science Advances, tre
frammenti di crani neolitici scoperti dagli archeologi mostrano le prove di un’eccezionale
modificazione del cranio post-mortem. Le incisioni lineari, profonde e decise
sono
una forma unica di alterazione del cranio mai vista in nessun altro posto
del mondo, afferma Julia Gresky, autrice principale dello studio e antropologa
presso l’Istituto Archeologico Germanico di Berlino.
L’analisi
dettagliata fatta con uno speciale microscopio ha mostrato che le incisioni
furono appositamente realizzate con utensili di selce. Uno dei frammenti
presenta anche un foro circolare, in modo simile a quanto fatto dal popolo Naga
in India, che usava il foro per appendere il cranio a una corda. I segni
appaiono solo su alcuni dei frammenti di ossa risalenti tra i 10.000 e i 7.000
anni fa, tuttavia gli archeologi ritengono che questa scoperta sia significativa
e voglia dire che questa società, come molte altre dell’epoca in questa parte
del mondo, venerassero il cranio umano dopo la morte.
«I
culti del cranio non sono rari in Anatolia», dice Gresky. I resti archeologici
di altri siti della regione, dice l’antropologa, indicherebbero che la gente
solitamente seppelliva i loro morti, poi li esumava, rimuoveva i teschi e li
metteva in mostra su mensole o addirittura ne rimodellava i volti con del
gesso. E sebbene molte delle sculture e dei bassorilievi di Göbekli Tepe si
distinguano per la loro arte, questi segni sembrano essere qualcosa di diverso
e più crudo. «Sono incisioni profonde, ma non fatte bene. Qualcuno volle fare
un taglio, ma non in modo decorativo», dice Gresky. «Forse per contrassegnarli
come diversi, o per fissare elementi decorativi, oppure per appendere i teschi
da qualche parte».
Göbekli
Tepe rivestiva una particolare importanza per gli abitanti nelle vicinanze.
«Questa non era una zona di insediamento, ma più che altro di strutture
monumentali», spiega Gresky. I massicci pilastri di pietra a forma di T, e la
posizione di rilievo in cima a una collina, suggeriscono che i cacciatori-raccoglitori
che qui vivevano avessero anche una cultura piuttosto complessa e praticassero
rituali. «Questa è un’interessante modificazione del cranio che non è stata
documentata in questa parte del mondo o in questo periodo», dice il
bioarcheologo Matthew Velasco dell’Università Cornell, non coinvolto nello
studio.
Ma
questa ricerca solleva ulteriori domande su chi appartengano i teschi e perché
furono trattati in questo modo. Le possibili spiegazioni vanno «dalla
venerazione degli antenati alla violazione dei nemici», spiega Velasco, e
questa distinzione può essere studiata solo se a Göbekli Tepe si faranno
ulteriori scoperte. Oltre ai segni da taglio e al foro, Gresky dice che altri
indizi nel sito mostrano come questa cultura ponesse un significato speciale
sui teschi. «Troviamo raffigurazioni come una persona senza testa su un
pilastro, o teste umane di pietra. L’iconografia del sito si adatta a questa
particolare attenzione al cranio».
Qualunque
fosse stato lo scopo, questi teschi sembrano delle eccezioni: dozzine di altri
frammenti di cranio trovati a Göbekli Tepe non hanno segni di taglio. Questi
individui vennero quindi scelti dopo la morte per un qualche motivo. Dice
Gresky: «Queste tre persone sono davvero speciali. I teschi potrebbero essere stati
esposti come parte dell’adorazione degli antenati o come trofei per mostrare i
resti dei nemici morti».
A
Göbekli Tepe non esistono luoghi di sepoltura, ma piuttosto delle semplici
fosse con ossa umane mischiate a ossa animali e strumenti di selce, per cui
occorre un contesto più ampio per capire meglio il sito. «Stiamo ancora agli
inizi per quanto riguarda l’antropologia del sito», afferma Gresky. «Speriamo
di trovare altre ossa e frammenti di cranio. Poi potremo ottenere un quadro più
chiaro della vita di queste persone».
Fonte: ilfattostorico.com
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