lunedì 31 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. La cultura iberica di “El Argar” e le relazioni con la Civiltà Nuragica nell'età del Bronzo Medio. Riflessioni di Claudia Pau
Archeologia della Sardegna. La cultura iberica di “El Argar” e le relazioni con la Civiltà Nuragica nell'età del Bronzo Medio.
Riflessioni di Claudia Pau
La cultura argarica: origine, sviluppo, cronologia
L’area spaziale della cultura di El Argar interessa gran parte della provincia di Granada, Jaén e Alicante e le province di Almeria e Murcia; nella stessa epoca, in altre regioni peninsulari, si svilupparono importanti culture influenzate da quella argarica: il Bronzo Valenziano (Levante), il Bronzo del Sud Est (Sud del Portogallo e Huelva), il Bronzo della Campiñas y della Bassa Andalusia (Valle del Guadalquivir), il Bronzo della Mancha (Provincia di Ciudad Real e Albacete), (Contreras et alii, 1997). Sono state formulate diverse ipotesi sull’origine e lo sviluppo di questa cultura; attualmente si considera la Cultura Argarica come una tappa nell’evoluzione delle popolazioni autoctone del Sud Est, (Contreras et alii, 1997). Seguendo la proposta di F. Molina e J. A. Camara, si ritiene che la cultura argarica abbia avuto origine nel Bronzo Antico: (2200-1900 A.C.) nella zona di Lorca e nella Depresión de Vera; si sia espansa verso l’altopiano granadino, l’Alto Guadalquivire, e la zona costiera orientale durante il Bronzo Pieno (1900-1650 A.C.); per concludersi nel
Riflessioni di Claudia Pau
La cultura argarica: origine, sviluppo, cronologia
L’area spaziale della cultura di El Argar interessa gran parte della provincia di Granada, Jaén e Alicante e le province di Almeria e Murcia; nella stessa epoca, in altre regioni peninsulari, si svilupparono importanti culture influenzate da quella argarica: il Bronzo Valenziano (Levante), il Bronzo del Sud Est (Sud del Portogallo e Huelva), il Bronzo della Campiñas y della Bassa Andalusia (Valle del Guadalquivir), il Bronzo della Mancha (Provincia di Ciudad Real e Albacete), (Contreras et alii, 1997). Sono state formulate diverse ipotesi sull’origine e lo sviluppo di questa cultura; attualmente si considera la Cultura Argarica come una tappa nell’evoluzione delle popolazioni autoctone del Sud Est, (Contreras et alii, 1997). Seguendo la proposta di F. Molina e J. A. Camara, si ritiene che la cultura argarica abbia avuto origine nel Bronzo Antico: (2200-1900 A.C.) nella zona di Lorca e nella Depresión de Vera; si sia espansa verso l’altopiano granadino, l’Alto Guadalquivire, e la zona costiera orientale durante il Bronzo Pieno (1900-1650 A.C.); per concludersi nel
sabato 29 luglio 2017
Archeologia. Il gioco d’azzardo nell’antichità. Riflessioni di Samantha Lombardi
Archeologia. Il gioco d’azzardo nell’antichità
Riflessioni di Samantha Lombardi
Il gioco è un aspetto basilare nella vita dell’uomo di tutte le età ed è palese che le diverse civiltà se li passarono l’una con l’altra. A poco a poco anche i Romani li ereditarono tutti dalle civiltà precedenti e a Roma si giocò molto. Giocarono i piccoli scommettendo le noci, giocarono molto meno ingenuamente gli adulti e quando il gioco diventava meno innocente e più rischioso, si giocava per denaro riuscendo spesso a perdere vere e proprie fortune. Ovidio in una sua opera ( Ars amatoria) scrive: Sic, ne perdiderit, non cessat perdere lusor (Così ai dadi il giocator perdente per non restare in perdita continua a perdere). Naturalmente, per tutelare tutti i cittadini dai rischi che derivavano dal
Riflessioni di Samantha Lombardi
Il gioco è un aspetto basilare nella vita dell’uomo di tutte le età ed è palese che le diverse civiltà se li passarono l’una con l’altra. A poco a poco anche i Romani li ereditarono tutti dalle civiltà precedenti e a Roma si giocò molto. Giocarono i piccoli scommettendo le noci, giocarono molto meno ingenuamente gli adulti e quando il gioco diventava meno innocente e più rischioso, si giocava per denaro riuscendo spesso a perdere vere e proprie fortune. Ovidio in una sua opera ( Ars amatoria) scrive: Sic, ne perdiderit, non cessat perdere lusor (Così ai dadi il giocator perdente per non restare in perdita continua a perdere). Naturalmente, per tutelare tutti i cittadini dai rischi che derivavano dal
giovedì 27 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. Sant’Imbenia, uno straordinario sito nuragico che 3000 anni fa divenne esportatore di vino e anfore in tutto il Mediterraneo. Riflessioni di Marco Rendeli
Archeologia della Sardegna. Sant’Imbenia, uno straordinario sito nuragico che 3000 anni fa divenne esportatore di vino e anfore in tutto il Mediterraneo.
Riflessioni di Marco Rendeli
Una palude, molta acqua, presumibilmente salmastra, troppa per un abitato. Non c’è pietra da cavare, almeno nelle vicinanze, non c’è legna per costruire, cuocere, fondere, cucinare. Non guardiamo questa parte del Golfo di Porto Conte con il moderno occhio del turista in cerca delle belle spiagge, togliamoci dalla mente strade asfaltate, automobili, case confortevoli con cucine a gas, termosifoni o pompe di calore, elettricità, la televisione, la radio e il computer, la connessione internet, ma anche lo scarponcino o le scarpe da ginnastica. Dobbiamo svestirci di tutte queste cose, di sfogliare, come si sfoglia una cipolla, tutti questi elementi per cercare di comprendere ed entrare in sintonia con la
Riflessioni di Marco Rendeli
Una palude, molta acqua, presumibilmente salmastra, troppa per un abitato. Non c’è pietra da cavare, almeno nelle vicinanze, non c’è legna per costruire, cuocere, fondere, cucinare. Non guardiamo questa parte del Golfo di Porto Conte con il moderno occhio del turista in cerca delle belle spiagge, togliamoci dalla mente strade asfaltate, automobili, case confortevoli con cucine a gas, termosifoni o pompe di calore, elettricità, la televisione, la radio e il computer, la connessione internet, ma anche lo scarponcino o le scarpe da ginnastica. Dobbiamo svestirci di tutte queste cose, di sfogliare, come si sfoglia una cipolla, tutti questi elementi per cercare di comprendere ed entrare in sintonia con la
mercoledì 26 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. Nuragici, etruschi, cartaginesi, focesi e la battaglia del Mare Sardo del 540 a.C. Fu una guerra per la cattura dei tonni? Riflessioni di Rolando Berretta
Archeologia della Sardegna. Nuragici, etruschi, cartaginesi, focesi e la battaglia del Mare Sardo del 540 a.C. Fu una guerra per la cattura dei tonni?
Riflessioni di Rolando Berretta
Un piccolo evento si era svolto ai tempi di Ciro il Grande (559-530).
Paolo Orosio Historiarum adversus paganos libri septem IV 6 6/7:
“Itaque Carthaginienses...sicut Pompeius Trogus et Iustinus fatentur... cum in Sicilia diu infeliciter dimicassent , traslato in Sardiniam bello iterum infelicius victi sunt. Propter quod ducem suum Mazeum et paucos qui superfluerant milites exulare iusserunt ».
Senza perderci in discorsi dotti, possiamo dire che i Cartaginesi, comandati da Mazeo, provarono a
Riflessioni di Rolando Berretta
Un piccolo evento si era svolto ai tempi di Ciro il Grande (559-530).
Paolo Orosio Historiarum adversus paganos libri septem IV 6 6/7:
“Itaque Carthaginienses...sicut Pompeius Trogus et Iustinus fatentur... cum in Sicilia diu infeliciter dimicassent , traslato in Sardiniam bello iterum infelicius victi sunt. Propter quod ducem suum Mazeum et paucos qui superfluerant milites exulare iusserunt ».
Senza perderci in discorsi dotti, possiamo dire che i Cartaginesi, comandati da Mazeo, provarono a
lunedì 24 luglio 2017
Archeologia. Atlantide in Sardegna. Fu il Golfo di Cagliari a ospitare la mitica città di Platone? Riflessioni di Giuseppe Mura
Archeologia. Atlantide in Sardegna. Fu il Golfo di Cagliari a ospitare la mitica città di Platone?
Riflessioni di Giuseppe Mura
Chi affronta il tema su Atlantide affidandosi esclusivamente alle datazioni, alle cifre, alle dimensioni e alle ricchezze proposte da Platone nel Timeo e nel Crizia va incontro, inevitabilmente, a due alternative: la rinuncia immediata a qualsiasi tentativo di identificazione o, se proprio intende insistere, giustifica il tutto accettando l’esistenza di una qualsiasi forma primordiale di civiltà di alto livello, magari di provenienza extraterrestre.
Come giustificare in altro modo le evidenti esagerazioni contenute nel racconto di Platone su Atlantide? Mi riferisco agli oltre novemila anni di antichità a partire da Solone, il “saggio” che, nel 600 a.C. riceve le informazioni sulla misteriosa isola da un sacerdote egiziano, all’esistenza di un esercito di oltre un milione di uomini, alle dimensioni di un’isola e di una pianura che non hanno
uguali nel pianeta terra, all’esistenza di una città “cerchiata” dalle strutture incredibilmente complesse, all’utilizzo di metalli rari come oro, bronzo, stagno, rame e oricalco per “intonacare” le
Riflessioni di Giuseppe Mura
Chi affronta il tema su Atlantide affidandosi esclusivamente alle datazioni, alle cifre, alle dimensioni e alle ricchezze proposte da Platone nel Timeo e nel Crizia va incontro, inevitabilmente, a due alternative: la rinuncia immediata a qualsiasi tentativo di identificazione o, se proprio intende insistere, giustifica il tutto accettando l’esistenza di una qualsiasi forma primordiale di civiltà di alto livello, magari di provenienza extraterrestre.
Come giustificare in altro modo le evidenti esagerazioni contenute nel racconto di Platone su Atlantide? Mi riferisco agli oltre novemila anni di antichità a partire da Solone, il “saggio” che, nel 600 a.C. riceve le informazioni sulla misteriosa isola da un sacerdote egiziano, all’esistenza di un esercito di oltre un milione di uomini, alle dimensioni di un’isola e di una pianura che non hanno
uguali nel pianeta terra, all’esistenza di una città “cerchiata” dalle strutture incredibilmente complesse, all’utilizzo di metalli rari come oro, bronzo, stagno, rame e oricalco per “intonacare” le
domenica 23 luglio 2017
Archeologia: lingua e scrittura antica. I segni geroglifici degli egizi, una scrittura che avvicinava agli dei.
Archeologia: lingua e
scrittura antica. I segni geroglifici degli egizi, una scrittura che avvicinava
agli dei.
Marilina Betrò scrive: "Le centinaia di segni
che composero il sistema geroglifico (i più usati sono circa 700) furono
fissati attingendo alla realtà che circondava gli anonimi inventori del codice
grafico dell'antico Egitto. Pur nella loro stilizzazione, le loro sequenze
colorate, sulle pareti dei monumenti superstiti di quella antichissima civiltà,
a distanza di millenni ricompongono per noi un universo perduto o ampiamente
mutato: uccelli ormai estinti o migrati in più lontane regioni incedono
impettiti o si librano in aria; oggetti familiari a chi amorevolmente li incise
e dipinse suggellano per noi il segreto della loro funzione; uomini, donne e
bambini, abbigliati in fogge e costumi esotici, ci offrono il loro profili
immoto (...) Un microcosmo congelato nella pietra".
I geroglifici egizi sono i segni
che compongono il sistema di scrittura monumentale monumentale utilizzato in
Egitto. Era una combinazione di elementi ideografici, sillabici e alfabetici.
L'uso era riservato a monumenti o oggetti, come stele e statue, concepiti
per essere eterni; la scrittura corrente e quotidiana in Egitto era quella ieratica,
simile a quella del sistema minoico all’inizio del II Millennio a.C. Fino a due secoli fa, la più antica iscrizione
geroglifica è stata la Paletta Narmer, datata al 3000 a.C. e trovata a
Hieracompolis, l’attuale Kawm al-Ahmar. Nel 1998, uno staff archeologico
tedesco che scavava ad Abydos, oggi Umm el-Qa'ab, scoprì la tomba U-j di un
sovrano predinastico e rinvenne trecento tavolette d'argilla iscritte con
proto-geroglifici in un sepolcro della fine delsabato 22 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. Cartagine, un impero che decise di farsi amici i sardi perché nell'isola le buscava sempre e preferì scendere a patti. Riflessioni di Rolando Berretta
Archeologia della Sardegna. Cartagine, un impero che decise di farsi amici i sardi perché nell'isola le buscava sempre e preferì scendere a patti.
Riflessioni di Rolando Berretta
Non si capisce il punto di vista di chi ci ha propinato una grande Cartagine, nel VI a.C., fino alla stipula di un trattato con Roma dove si rivendica il possesso cartaginese della Sardegna; una grande Cartagine in piena espansione militare e padrona del Mediterraneo. Basterebbe visionare in quale posto i Focesi fondarono Massalia e alla sua importanza commerciale. Basta un atlante. Nessuno lo ha impedito; ne gli Etruschi, né i Cartaginesi e nemmeno i Sardi. Per essere sinceri ci provarono i
Riflessioni di Rolando Berretta
venerdì 21 luglio 2017
Archeologia. Gli americani del nord mangiano patate da 10.000 anni. L’indagine su alcuni granelli di amido ritrovati in un sito archeologico dello Utah testimonia che il tubero faceva parte della dieta preistorica. Riflessioni di Federico Formica
Archeologia.
Gli americani del nord mangiano patate da 10.000 anni. L’indagine su alcuni granelli di amido ritrovati in un sito
archeologico dello Utah testimonia che il tubero faceva parte della dieta preistorica.
Riflessioni di Federico Formica
I
nordamericani sono tra i maggiori consumatori di patate al mondo. E lo erano
anche 10.000 anni fa. Per la prima volta uno scavo archeologico ha dimostrato
come questo tubero - o meglio, un suo antenato - fosse presente nella dieta
degli uomini preistorici anche nella parte settentrionale del continente
americano, mentre in Sudamerica era già noto da tempo.
Due ricercatori della University of Utah, Lisbeth Louderback e Bruce Pavlik, hanno spiegato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) come hanno fatto. La svolta è arrivata grazie al ritrovamento di 323 granelli di amido su alcuni utensili di pietra nel sito archeologico di
Due ricercatori della University of Utah, Lisbeth Louderback e Bruce Pavlik, hanno spiegato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) come hanno fatto. La svolta è arrivata grazie al ritrovamento di 323 granelli di amido su alcuni utensili di pietra nel sito archeologico di
giovedì 20 luglio 2017
Archeologia. Crani umani incisi a Göbekli Tepe: un nuovo culto neolitico?
Archeologia. Crani umani incisi a Göbekli Tepe: un nuovo
culto neolitico?
Circa
10.000 anni fa, la già notevole presenza di Göbekli Tepe nella Turchia
sudorientale avrebbe potuto essere ancora più impressionante: avremmo potuto
vedere dei teschi umani appesi in quello che è considerato il più antico tempio
del mondo. Secondo una nuova ricerca pubblicata su Science Advances, tre
frammenti di crani neolitici scoperti dagli archeologi mostrano le prove di un’eccezionale
modificazione del cranio post-mortem. Le incisioni lineari, profonde e decise
sono
mercoledì 19 luglio 2017
Archeologia. 11 mila anni fa uno sciame di comete cancellò antiche civiltà
Archeologia. 11 mila anni fa uno
sciame di comete cancellò antiche civiltà
La fine del mondo? C'è già stata, uno sciame di comete colpì la terra
undicimila anni fa, modificando l'inclinazione dell'asse di rotazione del
pianeta, che causò un'era glaciale che durò oltre mille anni e provocò l'estinzione dei grandi animali, ad esempio i mammut.
Ad
affermarlo è un gruppo di ricercatori dell'Università di Edimburgo dopo aver interpretato con attenzione i bassorilievi portati alla luce nel 1995 nel
sito archeologico di Gobekli Tepe, nel Sud della Turchia. Sul giornale La Stampa si legge: "La stele è importante perché conferma eventi che già
conoscevamo, come il periodo glaciale noto come Dryas recente (dal nome di un
fiore della tundra) e l'anomalia dell'iridio osservata in Nord America,
risalente all'11-10.000 a.C.: l'iridio è poco presente nel suolo e quando in
uno strato geologico se ne trova molto di più, vuol dire che un meteorite o una
martedì 18 luglio 2017
Archeologia. Stonehenge, scoperta la “tomba degli antenati”.
Archeologia.
Stonehenge, scoperta la “tomba degli antenati”.
Ne sono convinti gli
archeologi dell'Università di Reading che in questi giorni hanno annunciato di
aver fatto una importante scoperta: nell'area delle famose pietre sospese hanno
individuato, a diversi metri di profondità, quella che potrebbe essere una
"casa dei morti" risalente a più di 5000 anni fa in grado di ospitare
i resti dei predecessori di coloro che hanno realizzato il misterioso sito
inglese.
Si tratta di tumuli rinvenuti
nel "Cat's Brain", nella valle di Pewsey, Wiltshire.
Per la prima volta dopo mezzo
secolo gli studiosi stanno ora compiendo un'inchiesta approfondita e completa
di quest'area nella speranza di ottenere risposte che ancora oggi non trovano
certezze, come quelle relative alla reale datazione del sito del neolitico che
si pensa fosse utilizzato come osservatorio astronomico. La zona dove è stato
individuato il tumulo si trova a metà strada tra
lunedì 17 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. I pozzi sacri, templi di 3000 anni fa nei quali i sardi nuragici celebravano i riti legati alla loro religiosità. Riflessioni di Pierluigi Montalbano.
Archeologia della Sardegna. I pozzi sacri, templi di 3000 anni fa nei quali i sardi nuragici celebravano i riti legati alla loro religiosità.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano.
I pozzi sacri sono edifici
templari di due tipologie principali, fonti o ipogei, realizzati nel Bronzo
Recente e Finale, dal XIII a.C., per celebrare riti nei quali la presenza
dell’acqua era fondamentale. La struttura architettonica è sempre elaborata e
arricchita da soluzioni che mostrano la volontà dei nuragici di dedicare tempo
ed energie per costruire luoghi religiosi raffinati. La maestria raggiunta dai nuragici
è evidente nel calcolo delle proporzioni, nella tecnica di lavorazione dei
conci e nella capacità di intercettare e sfruttare la risorsa idrica. Era un lavoro svolto da scalpellini
provetti, padroni di una manualità evoluta e di utensili adatti alla
realizzazione dell'intero monumento. Insieme
alle tombe di giganti e ai templi a megaron testimoniano un profondo senso del
sacro nell’isola durante tutto il periodo in cui la Civiltà Nuragica era la più
importante di tutto l’Occidente Mediterraneo. La forma dell’edificio s’ispira
agli stessi principi architettonici dei nuraghi di
domenica 16 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. Le Tombe di Giganti, i templi dell’età del Bronzo. Riflessioni di Pierluigi Montalbano.
Archeologia della Sardegna. Le Tombe di Giganti, i templi dell’età del Bronzo
Riflessioni di Pierluigi Montalbano.
Durante tutta l’età del Bronzo, in Sardegna è evidente
l'importanza cultuale delle Tombe di Giganti, luoghi nei quali si esprimeva una
religiosità legata al culto dei defunti, deposti fra le accoglienti braccia
della Madre Terra. Questi templi anticipano i santuari dell'acqua (dedicati
alla stessa divinità) che compaiono nel Bronzo finale e proliferano nei periodi
successivi. Sono monumenti funerari realizzati in pietra nel corso del II Millennio a.C.
Si tratta di sepolture collettive che differiscono profondamente dalle domus de
janas utilizzate in precedenza. Questi santuari
sono localizzabili in aree ben precise di competenza delle comunità nuragiche.
Come i nuraghi, queste particolari costruzioni megalitiche non hanno nessuna equivalenza nell'Europa continentale e sono costruiti con una particolare forma realizzata mediante grandi lastre di pietra conficcate nella terra. Presenti in tutto il territorio sardo, questi grandi sepolcri presentano
Come i nuraghi, queste particolari costruzioni megalitiche non hanno nessuna equivalenza nell'Europa continentale e sono costruiti con una particolare forma realizzata mediante grandi lastre di pietra conficcate nella terra. Presenti in tutto il territorio sardo, questi grandi sepolcri presentano
sabato 15 luglio 2017
Straordinaria scoperta tecnologica: gli scienziati dell’Università dello Utah svelano il segreto dell’eccezionale cemento vulcanico romano. Di Matteo Ruboli
Straordinaria scoperta tecnologica: gli scienziati dell’Università dello Utah svelano il segreto
dell’eccezionale cemento vulcanico romano.
Di Matteo Ruboli
Oltre 2000 anni fa i romani inventarono un tipo di cemento
in grado di resistere agli effetti corrosivi dell’acqua di mare, una miscela
che con l’effetto del tempo diventa più forte e duratura rispetto a quando
viene gettata. Come è possibile? Le tecnologie chimiche odierne non riescono a
prevenire in modo così efficace l’effetto dell’acqua di mare, e il cemento nel
giro di pochi decenni viene ammalo rato dalla corrosione. Il cemento romano,
invece, diventa più forte col passare dei secoli. I ricercatori dell’Università
dello Utah hanno risolto questo affascinante mistero che potrebbe portare la
tecnologia chimica odierna ad appropriarsi di una tecnica antichissima che
supera le attuali tecnologie. La calce e le ceneri vulcaniche contengono un
minerale raro conosciuto come “Tobermorite di Alluminio” che, esposta all’acqua
di mare, si cristallizza nella calce e rafforza tutto il
venerdì 14 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. Le Domus de Janas, sepolcri millenari che custodivano il mistero della morte e resurrezione. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia della Sardegna. Le Domus de Janas, sepolcri millenari che custodivano il mistero della morte e resurrezione.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Verso la fine del V Millennio
a.C., in Sardegna, inizia la fase delle sepolture scavate nella roccia,
ipogeiche o in grotticelle realizzate su colline. Sono denominate domus de
janas, un termine che si presta a due interpretazioni: casa delle fate o casa
delle porte, riferendosi alle porte che dividono il mondo dei vivi da quello
dei morti. A volte si trovano isolate ma più spesso sono concentrate in
necropoli comunitarie, veri e propri cimiteri di età Neolitica. A oggi se ne
conoscono quasi tremila, di varia tipologia che va dalle cellette singole fino
alle spettacolari tombe a camera che mostrano elementi architettonici
utilizzati anche nelle case dei vivi: pilastri, travi scolpite nel
giovedì 13 luglio 2017
Archeologia. Acqua e metalli, gli strumenti per comunicare con le divinità. La metallurgia sacra degli etruschi. Riflessioni di Luigi Catena
Archeologia. Acqua e
metalli, gli strumenti per comunicare con le divinità. La metallurgia sacra degli
etruschi.
Riflessioni di Luigi
Catena
Le diverse discipline etrusche, come l'interpretazione di
fenomeni atmosferici come i fulmini, insieme alle altre discipline sacre come
la lettura del fegato e delle viscere animali, il volo degli uccelli, la loro
direzione, il numero dei volatili, facevano parte del “corpus” della religione
etrusca per poter tracciare il recinto sacro (il temenos) di un tempio, la
tracciatura del solco sacro per la fondazione di una città. Saper interpretare
fenomeni naturali particolari come: vapori, acque calde, solforose, minerali,
insieme all'osservazione di alcune pietre, soprattutto quelle vulcaniche con
esaltanti colorazioni nere o bluastre (la diorite), era avere una forte dote
spirituale. Dote che, per il popolo etrusco, era relegata a poche persone. Così
come la conformazione del territorio, le sorgenti, i laghi di varia natura,
particolarmente di tipo vulcanico, gli anfratti, le fessure telluriche, gli
ambienti sotterranei, le cavità naturali, erano materia di interpretazione
sacra di una certa casta sacerdotale.
Interpretare significa soprattutto osservare, individuare,
vedere ma anche distinguere, delineare, circoscrivere, indicare sacro e
profano. Conoscere i minerali, la loro ubicazione, la loro lavorazione, saper
classificare la loro tipologia (oro, argento, ferro, rame, allume, ecc.) e dove
andare a cercarli, era anche questa una disciplina sacra. Su questi parametri,
insieme alla conoscenza della volta celeste, degli astri, dei pianeti, delle
costellazioni, del movimento del sole e della luna, nasce il
martedì 11 luglio 2017
Archeologia. Rabdomanti e oracoli etruschi, figure di sacerdoti capaci di consultare il sottosuolo e predire le sorti e il futuro. Conoscevano erbe e piante, e appartenevano a una casta sacra. Riflessioni di Luigi Catena
Archeologia. Rabdomanti
e oracoli etruschi, figure di sacerdoti capaci di consultare il sottosuolo e
predire le sorti e il futuro. Conoscevano erbe e piante, e appartenevano a una
casta sacra.
Riflessioni di Luigi Catena
Riflessioni di Luigi Catena
Poco
si parla e poco si diffondono notizie che trattano questioni inerenti all’alone
sacro che potevano trasmettere certe erbe o piante nella cultura del
popolo etrusco. Anzi molte volte si parla di ritrovamenti funebri, di arredi
tombali, ma si trascurano altri aspetti della loro vita religiosa. Invece
tracce di riti legati a erbe e piante sono rimaste tra le popolazioni che si
sono succedute, anche in molte cerimonie cristiane e in particolari momenti
come ricorrenze di festività dedicate a santi o feste mariane; tutti riti in cui
si segnalano interessanti particolari. Vorrei in primo luogo soffermarmi su una
pianta sacra nel mondo antico: il nocciolo (corylus avelana Linneo). Vorrei
portare a conoscenza questa pianta, facendo riferimento ad una scoperta, quella
del villaggio palafitticolo del Gran Carro ubicato nel Lago di Bolsena.
Questo
villaggio fu rinvenuto per la prima volta dall’archeologo subacqueo Alessandro
Fioravanti negli anni settanta, un villaggio risalente ad un periodo
compreso tra la fine dell’età del Bronzo, l’età del Ferro X secolo a.C., prima
della nascita della civiltà etrusca. Questo villaggio fu sommerso
dall’innalzamento delle acque del lago (motivo tellurico). Nel setacciamento
del limo e dei
lunedì 10 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. La Civiltà Nuragica e la sua arte sopraffina legata al culto: le navicelle bronzee nuragiche. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia della Sardegna. La Civiltà Nuragica e la sua arte sopraffina legata al culto: le navicelle bronzee nuragiche
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Fina dai tempi del Lamarmora, nel 1840, lo studio delle navicelle compare insieme a quello più generale della produzione dei bronzi figurati sardi. Lo studioso piemontese li classificava come “oggetti votivi d'origine orientale con una colomba in cima all'albero, animale dedicato a Venere”. Poiché, secondo Tacito, Iside era adorata attraverso il simbolo della barchetta per la sua forma lunata, il Lamarmora propose che le navicelle fossero dedicate ad Astarte, la divinità che riuniva in sé i caratteri di Iside e di Artemide. Nel 1884 il Crespi rifiuta l'opinione di coloro che vedono in questi bronzi delle lucerne perché “la funzione ne sarebbe impedita dalla forma, inadatta ad accogliere un eventuale lucignolo, e perché i fianchi delle navicelle sono talvolta traforati”. Tuttavia la poppa di
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Fina dai tempi del Lamarmora, nel 1840, lo studio delle navicelle compare insieme a quello più generale della produzione dei bronzi figurati sardi. Lo studioso piemontese li classificava come “oggetti votivi d'origine orientale con una colomba in cima all'albero, animale dedicato a Venere”. Poiché, secondo Tacito, Iside era adorata attraverso il simbolo della barchetta per la sua forma lunata, il Lamarmora propose che le navicelle fossero dedicate ad Astarte, la divinità che riuniva in sé i caratteri di Iside e di Artemide. Nel 1884 il Crespi rifiuta l'opinione di coloro che vedono in questi bronzi delle lucerne perché “la funzione ne sarebbe impedita dalla forma, inadatta ad accogliere un eventuale lucignolo, e perché i fianchi delle navicelle sono talvolta traforati”. Tuttavia la poppa di
venerdì 7 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. Le origini della Civiltà Nuragica. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia della Sardegna. Le origini della Civiltà Nuragica
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Sede di un luogo di culto del Neolitico finale, il grande tempio ad altare di Monte d’Accoddi, probabilmente una Ziggurat, fu costruito all'alba del III Millennio a.C., e mostra una lunga rampa d’accesso che dolcemente sale verso una piattaforma gradonata. Questa era sormontata da una struttura a cella dedicata a qualche divinità del cielo. La rampa e la struttura furono ampliate e rifasciate con grandi massi intorno al 2500 a.C., il periodo in cui le domus de janas, i templi sardi dedicati al culto dei defunti, mostrano lunghi corridoi e decorazioni simboliche che riconducono alla Dea Madre e al sacrificio dei buoi, con la rappresentazione di teste di toro stilizzate. La rampa è affiancata da un gigantesco menhir aniconico, alto più di 5 metri, il cui significato è attribuito da alcuni studiosi alla tomba di un antenato, e da altri alla divinità maschile paredra della Dea Madre. E’ il periodo che vede la comparsa nell’isola dei primi dolmen e degli ipogei funerari con poche cellette che interrompono la tradizione dei sepolcri comunitari. E’ il tempo in cui le genti di
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Sede di un luogo di culto del Neolitico finale, il grande tempio ad altare di Monte d’Accoddi, probabilmente una Ziggurat, fu costruito all'alba del III Millennio a.C., e mostra una lunga rampa d’accesso che dolcemente sale verso una piattaforma gradonata. Questa era sormontata da una struttura a cella dedicata a qualche divinità del cielo. La rampa e la struttura furono ampliate e rifasciate con grandi massi intorno al 2500 a.C., il periodo in cui le domus de janas, i templi sardi dedicati al culto dei defunti, mostrano lunghi corridoi e decorazioni simboliche che riconducono alla Dea Madre e al sacrificio dei buoi, con la rappresentazione di teste di toro stilizzate. La rampa è affiancata da un gigantesco menhir aniconico, alto più di 5 metri, il cui significato è attribuito da alcuni studiosi alla tomba di un antenato, e da altri alla divinità maschile paredra della Dea Madre. E’ il periodo che vede la comparsa nell’isola dei primi dolmen e degli ipogei funerari con poche cellette che interrompono la tradizione dei sepolcri comunitari. E’ il tempo in cui le genti di
giovedì 6 luglio 2017
Evento a Bari Sardo. La navigazione al tempo dei nuragici. Venerdì 7 Luglio al tramonto, sotto la Torre di Barì.
Evento a Bari Sardo. La navigazione al tempo dei nuragici. Venerdì 7 Luglio al tramonto, sotto la Torre di Barì.
Chi vuol navigare finché non sia passato ogni pericolo non deve mai prendere il mare (Thomas Fuller).
Sarà stato il coraggio o la necessità a portare i nostri antenati a spingersi verso l’ignoto?
Da dove venivano?
Chi erano i loro partner commerciali?
Chi erano i popoli che governavano il mare?
Nell'antichità il Mediterraneo era un’autostrada dove viaggiavano merci, uomini e idee. In epoca nuragica, 3500 anni fa, si verificò la prima globalizzazione della storia, e l'evoluzione umana accelerò il suo passo.
Le testimonianze sommerse dall’acqua, e quelle portate alla luce dagli archeologi durante gli scavi nell'isola, sono fari che illuminano il nostro passato, e ci svelano una storia ricca di sorprese.
La Civiltà Nuragica fu la più importante di tutto l'occidente Mediterraneo durante l'età del Bronzo, e potremo assaporare tutto il fascino di questo popolo insieme a Pierluigi Montalbano che studia queste vicende da vari decenni e le racconterà in una fresca serata sotto la Torre spagnola della spiaggia di
Chi vuol navigare finché non sia passato ogni pericolo non deve mai prendere il mare (Thomas Fuller).
Sarà stato il coraggio o la necessità a portare i nostri antenati a spingersi verso l’ignoto?
Da dove venivano?
Chi erano i loro partner commerciali?
Chi erano i popoli che governavano il mare?
Nell'antichità il Mediterraneo era un’autostrada dove viaggiavano merci, uomini e idee. In epoca nuragica, 3500 anni fa, si verificò la prima globalizzazione della storia, e l'evoluzione umana accelerò il suo passo.
Le testimonianze sommerse dall’acqua, e quelle portate alla luce dagli archeologi durante gli scavi nell'isola, sono fari che illuminano il nostro passato, e ci svelano una storia ricca di sorprese.
La Civiltà Nuragica fu la più importante di tutto l'occidente Mediterraneo durante l'età del Bronzo, e potremo assaporare tutto il fascino di questo popolo insieme a Pierluigi Montalbano che studia queste vicende da vari decenni e le racconterà in una fresca serata sotto la Torre spagnola della spiaggia di
mercoledì 5 luglio 2017
Archeologia. Quando nacquero la religione, l'agricoltura e il culto degli antenati? Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia. Quando nacquero la religione, l'agricoltura e il culto degli antenati?
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Per centinaia di migliaia di anni l’uomo si è evoluto lentamente: sopravviveva cacciando e accumulando provviste. Poi, al termine dell’ultima glaciazione, l’evoluzione subisce una brusca accelerata. Nel corso degli ultimi 10 millenni, l’uomo passa dall’Età della Pietra allo sbarco sulla Luna. Che cosa causò un cambiamento così radicale delle abitudini di vita? Andare sulla Luna non è stato un avvenimento che ha cambiato il nostro modo di vivere. La scintilla che determinò l’evoluzione è stata l’idea di coltivare la terra per produrre alimenti. Si è passati a un’economia produttiva. L’agricoltura ha permesso all’uomo di diventare stanziale, di sviluppare relazioni sociali, ideare le religioni e costruire templi e città. Senza dover cacciare per nutrirsi, l’uomo aveva il tempo per pensare, inventare e uscire dall’Età della Pietra. La Turchia, da sempre, è il ponte che
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Per centinaia di migliaia di anni l’uomo si è evoluto lentamente: sopravviveva cacciando e accumulando provviste. Poi, al termine dell’ultima glaciazione, l’evoluzione subisce una brusca accelerata. Nel corso degli ultimi 10 millenni, l’uomo passa dall’Età della Pietra allo sbarco sulla Luna. Che cosa causò un cambiamento così radicale delle abitudini di vita? Andare sulla Luna non è stato un avvenimento che ha cambiato il nostro modo di vivere. La scintilla che determinò l’evoluzione è stata l’idea di coltivare la terra per produrre alimenti. Si è passati a un’economia produttiva. L’agricoltura ha permesso all’uomo di diventare stanziale, di sviluppare relazioni sociali, ideare le religioni e costruire templi e città. Senza dover cacciare per nutrirsi, l’uomo aveva il tempo per pensare, inventare e uscire dall’Età della Pietra. La Turchia, da sempre, è il ponte che
lunedì 3 luglio 2017
Archeologia e alimentazione. Ulivi e olio in Sardegna, a quando risale la coltivazione delle piante e la produzione del nettare verde? di Giandomenico Scanu
Archeologia e alimentazione. Ulivi e olio in Sardegna, a quando risale la coltivazione delle piante e la produzione del nettare verde?
di Giandomenico Scanu
S’ignora l’epoca esatta della prima apparizione di Olea europaea in Sardegna ma le analisi sui pollini ricavati dai depositi di diversi siti provano la sua presenza nella copertura vegetale dell’isola già in età post glaciale. Dai reperti di carboni prelevati in siti del Neolitico è difficile stabilire se si tratti di legno di Olea europaea sylvestris (Miller), o anche oleaster (Hoffm. et Link) oppure di Olea europaea sativa. Numerose informazioni testimoniano, invece, la presenza nell’isola dell’olivastro, la cui presenza è tutt’ora visibile. Le immense aree olivastrate estese per di migliaia di ettari, costituiscono, oggi come allora, parte integrante del paesaggio sardo. Alcuni ritengono che l’olivo poteva essere già presente nell’isola, in forme selvatiche spontanee, quando i sardi vennero a contatto con le civiltà dei
di Giandomenico Scanu
S’ignora l’epoca esatta della prima apparizione di Olea europaea in Sardegna ma le analisi sui pollini ricavati dai depositi di diversi siti provano la sua presenza nella copertura vegetale dell’isola già in età post glaciale. Dai reperti di carboni prelevati in siti del Neolitico è difficile stabilire se si tratti di legno di Olea europaea sylvestris (Miller), o anche oleaster (Hoffm. et Link) oppure di Olea europaea sativa. Numerose informazioni testimoniano, invece, la presenza nell’isola dell’olivastro, la cui presenza è tutt’ora visibile. Le immense aree olivastrate estese per di migliaia di ettari, costituiscono, oggi come allora, parte integrante del paesaggio sardo. Alcuni ritengono che l’olivo poteva essere già presente nell’isola, in forme selvatiche spontanee, quando i sardi vennero a contatto con le civiltà dei
sabato 1 luglio 2017
Archeologia della Sardegna. L'antico culto della Dea Madre, una tradizione nata nella notte dei tempi che si conserva ancora oggi. E' la divinità più venerata nei millenni, rappresentata con straordinarie opere artistiche perché dispensatrice di vita, di morte e di fertilità. Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Archeologia della Sardegna. L'antico culto della Dea Madre, una tradizione nata nella notte dei tempi che si conserva ancora oggi. E' la divinità più venerata nei millenni, rappresentata con straordinarie opere artistiche perché dispensatrice di vita, di morte e di fertilità.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Esiste un
filo conduttore che unisce i popoli neolitici che, con varie caratteristiche, è
ancora fortemente presente nel sentimento religioso dell’uomo contemporaneo,
ossia il culto della Dea Madre. La Sardegna, su questo tema, è perfettamente
allineata con il resto del mondo. Le belle sculture Sarde trovano
corrispondenze stilistiche e ideologiche nelle Cicladi, nella Sparta neolitica,
nel nord Europa, a Malta, in Anatolia e nella penisola balcanica. Il culto
della Grande Dea è legato all’opulenta cultura agricola del neolitico, quella
considerata l’età dell’oro, come dimostrano le statuette grasse che
rappresentano la divinità femminile nel suo ruolo di nutrice e portatrice di
fertilità. La Dea è immaginata nella sua carnalità, come nella famosa
Venere di Cuccuru s’Arriu, con attributi sessuali enfatizzati con la
rappresentazione dei grossi seni e degli abbondanti
glutei.
Dall’alba
dei tempi, con lo spostamento dei popoli e le relazioni fra comunità, il
simbolo della Dea Madre, ideale e artistico, si articolò in diverse divinità
femminili. Personificava l'amore sensuale, la fertilità umana e dei campi, la
caccia, e poiché il ciclo agricolo implica la morte del seme e il suo
risorgere
nella nuova stagione, grazie al sole, alla terra e all’acqua, la grande dea era
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