terrore del contagio. Inventano una vita di espedienti, protagonisti lo Stagno e la voglia di viverci liberi, in una grande avventura collettiva.
venerdì 23 ottobre 2015
Questa sera, 23 Ottobre, imperdibile appuntamento con lo scrittore Giulio Angioni, da Honebu.
Oggi, imperdibile appuntamento con lo scrittore Giulio Angioni, da Honebu.
Questa
sera, Venerdì 23 Ottobre, alle ore 19, nella sala conferenze dell’Associazione
Culturale Honebu, in Via Fratelli Bandiera 100 Cagliari-Pirri, Giulio Angioni,
antropologo e scrittore sardo, presenterà il suo nuovo romanzo: “Sulla faccia della
terra”, pubblicato quest’anno per Feltrinelli e Il Maestrale.
Ingresso
libero.
Una
notte di luglio del 1258, Mannai Murenu, giovane garzone di vinaio, si ritrova
morto e sepolto nella presa e distruzione della città di Santa Gia da parte dei
pisani. Settant’anni dopo invece racconta di come si salva e poi con altri si
rifugia in un’isoletta dello Stagno di Cagliari, già lebbrosario e adesso
sgombra, dopo che i lebbrosi sono stati catapultati a infettare la città
assediata. Inizia così la narrazione delle molte avventure di un gruppo di
rifugiati nell’Isola Nostra: oltre a Mannai, due sediari, Paulinu servo allo
scriptorium di un convento, Vera donzella nobile, Akì schiava persiana, il
vecchio ebreo Baruch, tre soldati tedeschi di ventura, Tidoreddu pescatore
dello Stagno, il cane Dolceacqua, poi il fabbro bizantino Teraponto e altri fino
a oltre un centinaio. Nei guai della guerra si fingono lebbrosi, così protetti
dal
terrore del contagio. Inventano una vita di espedienti, protagonisti lo Stagno e la voglia di viverci liberi, in una grande avventura collettiva.
terrore del contagio. Inventano una vita di espedienti, protagonisti lo Stagno e la voglia di viverci liberi, in una grande avventura collettiva.
“E come si viveva in quella vostra isola?”
“Si viveva. E quella era
vita.”
“Vivevate in disordine e
confusione, cristiani con ebrei e musulmani, sani con lebbrosi,
liberi con servi cristiani e maomettani, in connubio tra servi e
nobildonne, in una illusione folle di eguaglianza, e obbligatoria.”
“No, non era obbligo, né
illusione. Era necessità…”
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