I misteri del relitto di Antikythera
Il meccanismo di Antikythera, forse il più antico
calcolatore del mondo, fu scoperto da alcuni pescatori
di spugne al largo di un'isola nel mar Egeo nel 1900. Il
meccanismo presenta 40 ingranaggi in bronzo ed
era utilizzato per monitorare i cicli del sistema solare. Ci
sono voluti più di 1500 anni perché venisse realizzato un orologio astronomico
altrettanto sofisticato.
Gli archeologi riprendono l'esplorazione del relitto che conteneva
questo misterioso meccanismo servendosi di uno scafandro che
permetterà loro di raggiungere, in tutta sicurezza, una profondità doppia
rispetto a quella alla quale abitualmente si immergono. Lo scafandro è simile ad una tuta spaziale e permette di arrivare fino a 150
metri di profondità.
Gli archeologi ritengono che vi siano altri reperti in attesa di essere
recuperati dal relitto. Finora avevano potuto operare solo fino a 60 metri di
profondità. Il meccanismo di Antikythera è stato rinvenuto assieme ad una spettacolare
statua di bronzo raffigurante un giovane. Forse la nave affondata in
questo luogo trasportava un ricco bottino di guerra diretto a Roma.Gli archeologi sperano di poter
confermare la presenza, sui fondali dell'Egeo, di una seconda nave,
situata a 250 metri di distanza dal sito del relitto.
Antikythera era, un tempo, una cittadina posta su una delle più importanti e
trafficate rotte commerciali dell'antichità. Era anche la base
dei pirati cilici che catturarono Giulio Cesare.
La
sua storia inizia nel 1910 quando il capitano Condos, in cerca di spugne insieme al suo equipaggio,
decise di fermare la sua nave su una piccola isola nel Mediterraneo, tra il
Peloponneso e Creta, a causa di una tempesta. Quando il tempo migliorò
mandò i sommozzatori a cercare le spugne in quelle acque ma il primo tornò in superficie
terrorizzato, riferendo di aver trovato dei cadaveri. Scesero
altri sommozzatori che non trovarono cadaveri ma
il relitto di una nave contenente statue in marmo e in bronzo, vasi greci
preziosamente decorati, gioielli e monete. Le statue sono oggi visibili al Museo di Atene.
Una è il "Giovane di
Antikytera".
La nave che trasportava questo ricco carico nel I a.C. proveniva da
Rodi ed era diretta a Roma. Si inabissò e fu individuata solo nel 1910. Lo strano macchinario contenuto in
una scatola ricoperta da iscrizioni, purtroppo non in buone condizioni, è un congegno meccanico sofisticato, e solo nel 1951 si iniziò a capire come funzionava
e a cosa serviva.
Il meccanismo è un calcolatore
meccanico formato da vari ingranaggi dentati e calcolava il passare
del tempo, i giorni della settimana, i mesi, il sorgere e il tramontare del
sole, gli equinozi, i pianeti (di cui allora solo 5 erano conosciuti), le fasi
lunari, gli eclissi e persino le date
dei giochi olimpici. Conservato in una teca in vetro al Museo archeologico
nazionale di Atene, è simile a un
altro strumento oggi visibile al Museo di Londra, chiamato
"calendario a meridiana bizantino", datato al V d.C e strutturato da 9 ingranaggi. Questo, più semplice rispetto a quello di Antikytera, presenta una
meridiana e un sistema di calcolo per misurare il passare dei giorni e il
movimento del sole e della luna all'interno dello zodiaco. Si
pensa che il meccanismo fu realizzato da Archimede, di Siracusa (appartenente alla Magna Grecia) che
realizzò molte invenzioni ancora oggi alla base della tecnologia, ad esempio il contachilometri e la vite. Per
condurre i suoi studi Archimede si recò alla biblioteca di Alessandria
d'Egitto dove lesse gli
scritti di Ctesibio,
uno scienziato dell'epoca che aveva inventato l'orologio ad acqua
alimentato da una pompa. Archimede prese a cuore i suoi studi,
sperimentò i suoi orologi ad acqua e apportò alcune modifiche. Inventò il primo orologio a cucù e introdusse, per scandire le ore, la tecnica
del suono.
La morte di Archimede e l'incendio della Biblioteca di Alessandria
d'Egitto determinarono la fine dell'avanzata conoscenza Ellenica. Molti oggetti furono dimenticati fino all'epoca moderna.
Buongiorno. Consiglio al riguardo il libro fondamentale del matematico Lucio Russo: La Rivoluzione dimenticata. Saluti
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