Archeologia. Le relazioni commerciali al
tempo dell’impero cartaginese e degli etruschi (parte sesta)
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
Prima parte: dono e baratto, i traffici economici primitivi. (clicca sul titolo per aprire)
Seconda parte: Il sistema dei traffici commerciali in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. (Clicca sul titolo per aprire)
Terza parte: Economia e traffici commerciali nell'antichità: la questione greca. (clicca sul titolo per aprire)
Quarta parte: Vie commerciali e strumenti di scambio in Europa nel Neolitico e nelle età dei metalli. (clicca sul titolo per aprire)
Quinta parte: L’economia e i commerci al tempo dei greci di Alessandro Magno (clicca sul titolo per aprire)
La vita economica e
commerciale del bacino del Mediterraneo occidentale faceva capo non alle città
greche, ma a Cartagine, che privilegiava il commercio estero importando dai paesi
greci e dall'Oriente grano, vino, olio, ceramica, bronzo ed esportava schiavi
africani e minerali di piombo e d'argento della Spagna e della Sardegna. Gran
parte dei prodotti provenienti dall'interno dell'Africa, come oro, pelli,
avorio, incenso e resine, passava per Cartagine che in cambio forniva prodotti finiti,
prevalentemente stranieri. Il commercio marittimo cartaginese gravitava sul
Mediterraneo occidentale, con relazioni strette e floride con la Sardegna, la Sicilia,
la Campania, il Lazio, l'Etruria, la Gallia del Sud e la Spagna Andalusa
mediterranea e atlantica. Le loro navi si spingevano oltre le
colonne d'Ercole
visitando i paesi delle coste del Marocco, facendo scali negli empori disseminati
sulle coste dell'Africa settentrionale e nella parte meridionale e orientale
della Penisola iberica, stringendo alleanze che assicuravano comodi approdi alla
loro marina. La politica di Cartagine è in mano a varie classi di commercianti
e di banchieri che facevano parte dell'aristocrazia cittadina. Fra le attività
più importanti c’era quella di reprimere la pirateria e assicurarsi zone d’influenza,
come testimoniano i trattati con etruschi e Roma.
Altre genti che fecero del
commercio il loro cavallo di battaglia erano gli etruschi. Gravitavano sul
Mediterraneo occidentale e sull'Adriatico, in una zona più settentrionale di
quella dei greci e dei Cartaginesi. Il commercio etrusco fu essenzialmente
marittimo, anche se le loro città tirrene non erano situate sul mare. I
principali porti erano sull'Adriatico: Adria, Spina e Ravenna ma gli Etruschi
fecero conoscere alle popolazioni del centro e del nord dell'Italia i prodotti
greci e attivarono i rapporti fra le parti settentrionali e centrali della
penisola con la parte meridionale ellenizzata.
Fra le tre grandi potenze
marittime, Greci, Cartaginesi ed Etruschi, intorno al 500 a.C., iniziò a far capolino
una nuova potenza economica: Roma. L'attività commerciale romana si sviluppò
dopo essere diventata una delle principali città controllate dagli Etruschi.
Era il centro più importante della via commerciale che univa l'Etruria alla
Campania. Le conquiste di Roma repubblicana la elevarono a principale mercato
dell'Italia centrale, con uno sbocco diretto sul Tirreno alla foce del Tevere
nel IV secolo a.C., quando fondarono la colonia militare di Ostia. Dello
sviluppo commerciale di Roma conosciamo un dibattuto trattato di commercio con
Cartagine stipulato, tradizionalmente, intorno al 509 a.C., pur se questo
accordo è più verosimilmente inquadrabile alla metà del IV a.C. Con questo
trattato i Romani rinunciano al commercio con la Sicilia, Cartagine, la
Sardegna e la Libia e alla navigazione a ovest di Capo Bon, in Tunisia. Anche
con Taranto, intorno al 320 a.C., Roma concluse un trattato che le impediva la
navigazione al nord-est del capo Lacinio. Questi due accordi testimoniano floridi
commerci romani sul Tirreno e sul mare Ionio fin dal IV secolo a.C:
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