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giovedì 2 agosto 2018

Archeologia. Le relazioni commerciali al tempo dell’impero cartaginese e degli etruschi (parte sesta). Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Archeologia. Le relazioni commerciali al tempo dell’impero cartaginese e degli etruschi (parte sesta)
Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Prima parte: dono e baratto, i traffici economici primitivi.  (clicca sul titolo per aprire)
Seconda parte: Il sistema dei traffici commerciali in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente. (Clicca sul titolo per aprire)
Terza parte: Economia e traffici commerciali nell'antichità: la questione greca. (clicca sul titolo per aprire)
Quarta parte: Vie commerciali e strumenti di scambio in Europa nel Neolitico e nelle età dei metalli. (clicca sul titolo per aprire)
Quinta parte: L’economia e i commerci al tempo dei greci di Alessandro Magno (clicca sul titolo per aprire)

La vita economica e commerciale del bacino del Mediterraneo occidentale faceva capo non alle città greche, ma a Cartagine, che privilegiava il commercio estero importando dai paesi greci e dall'Oriente grano, vino, olio, ceramica, bronzo ed esportava schiavi africani e minerali di piombo e d'argento della Spagna e della Sardegna. Gran parte dei prodotti provenienti dall'interno dell'Africa, come oro, pelli, avorio, incenso e resine, passava per Cartagine che in cambio forniva prodotti finiti, prevalentemente stranieri. Il commercio marittimo cartaginese gravitava sul Mediterraneo occidentale, con relazioni strette e floride con la Sardegna, la Sicilia, la Campania, il Lazio, l'Etruria, la Gallia del Sud e la Spagna Andalusa mediterranea e atlantica. Le loro navi si spingevano oltre le
colonne d'Ercole visitando i paesi delle coste del Marocco, facendo scali negli empori disseminati sulle coste dell'Africa settentrionale e nella parte meridionale e orientale della Penisola iberica, stringendo alleanze che assicuravano comodi approdi alla loro marina. La politica di Cartagine è in mano a varie classi di commercianti e di banchieri che facevano parte dell'aristocrazia cittadina. Fra le attività più importanti c’era quella di reprimere la pirateria e assicurarsi zone d’influenza, come testimoniano i trattati con etruschi e Roma.
Altre genti che fecero del commercio il loro cavallo di battaglia erano gli etruschi. Gravitavano sul Mediterraneo occidentale e sull'Adriatico, in una zona più settentrionale di quella dei greci e dei Cartaginesi. Il commercio etrusco fu essenzialmente marittimo, anche se le loro città tirrene non erano situate sul mare. I principali porti erano sull'Adriatico: Adria, Spina e Ravenna ma gli Etruschi fecero conoscere alle popolazioni del centro e del nord dell'Italia i prodotti greci e attivarono i rapporti fra le parti settentrionali e centrali della penisola con la parte meridionale ellenizzata.
Fra le tre grandi potenze marittime, Greci, Cartaginesi ed Etruschi, intorno al 500 a.C., iniziò a far capolino una nuova potenza economica: Roma. L'attività commerciale romana si sviluppò dopo essere diventata una delle principali città controllate dagli Etruschi. Era il centro più importante della via commerciale che univa l'Etruria alla Campania. Le conquiste di Roma repubblicana la elevarono a principale mercato dell'Italia centrale, con uno sbocco diretto sul Tirreno alla foce del Tevere nel IV secolo a.C., quando fondarono la colonia militare di Ostia. Dello sviluppo commerciale di Roma conosciamo un dibattuto trattato di commercio con Cartagine stipulato, tradizionalmente, intorno al 509 a.C., pur se questo accordo è più verosimilmente inquadrabile alla metà del IV a.C. Con questo trattato i Romani rinunciano al commercio con la Sicilia, Cartagine, la Sardegna e la Libia e alla navigazione a ovest di Capo Bon, in Tunisia. Anche con Taranto, intorno al 320 a.C., Roma concluse un trattato che le impediva la navigazione al nord-est del capo Lacinio. Questi due accordi testimoniano floridi commerci romani sul Tirreno e sul mare Ionio fin dal IV secolo a.C:

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