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mercoledì 15 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La storia del bitume, il pregiato oro nero utilizzato per impermeabilizzare le barche fin dalla preistoria. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia, le materie prime dell'antichità. La storia del bitume, il pregiato oro nero utilizzato per impermeabilizzare le barche fin dalla preistoria.  
Riflessioni di Pierluigi Montalbano



La conoscenza e l’utilizzo del bitume risale a tempi antichissimi. Questo materiale si presenta in diversi gradi di purezza e di densità: da un petrolio denso, nero e viscoso, fino alle asfaltiti, che sono fragili e splendenti. Chimicamente i bitumi appartengono al gruppo degli ossibitumi, cioè prodotti dell’ossidazione e successiva polimerizzazione degli idrocarburi del petrolio. La composizione chimica rivela carbonio, idrogeno, notevoli quantità di zolfo e piccole di azoto. La conoscenza profonda dei bitumi, che sono miscele di molti idrocarburi di natura diversa, richiede metodi d'indagine complessi come, ad esempio, la distillazione secca dei bitumi naturali, che dà un olio grezzo complesso e del coke simile a quello che si ottiene dai residui di petrolio: l'olio grezzo stesso fornisce poi, con distillazione frazionata, idrocarburi solforati complessi, paraffine e altro. Generalmente, le sostanze che lo compongono sono insolubili in acqua e non attaccabili dagli alcali o dagli acidi diluiti; sono solubili, invece, in alcuni solventi organici e soprattutto nel cloroformio. Allo stato naturale i bitumi rammolliscono facilmente col calore e fondono a temperature di poco superiori ai 100°, le asfaltiti a temperature più alte di 180°. Il giacimento di bitume naturale più importante, anche storicamente, è quello del Mar Morto, dove sgorgano sorgenti calde, dalle quali scorre il
bitume liquido, che, giunto alla superficie delle acque, molto dense per la loro elevata salsedine, si rapprende in masse galleggianti. Ai piedi del Gebel Usdom, nella sponda meridionale del Mar Morto, il bitume costituisce il cemento di un potente conglomerato. Anche in Siria è frequente il bitume, soprattutto ad Asbeja, nell'alta valle del Giordano, a circa 50 km a Sud di Beirūt, dove da secoli viene estratto”.
Uno dei più grandi giacimenti di bitume è quello dell'isola di Trinidad, scoperto da Cristoforo Colombo nel 1496. Con il bitume di Capo la Brea calafatò le sue imbarcazioni dopo la lunga navigazione. Così fece anche Sir Walter Raleigh nella sua spedizione del 1595. Avvicinandosi alla Trinidad dal lato che guarda il golfo di Paria si vedono sulla sponda in diversi luoghi correnti di bitume rappreso, che, simili a ghiacciai neri, raggiungono il mare, il quale, col suo moto ondoso, ne stacca blocchi e frammenti che accumula poi sulla spiaggia. Presso la costa occidentale, su un’altura, c’è un lago di pece esteso 40 ettari dal quale traboccano le correnti di bitume che scendono al mare. Il bitume, appena estratto, subisce sul luogo una prima raffinazione che consiste in una semplice fusione con la quale vengono eliminate l'acqua e le più grossolane impurità. La produzione va da 100 mila a 200 mila tonnellate annue. Un altro lago di bitume, più esteso di quello della Trinidad, si trova a Bermúdez, nel Venezuela, 25 miglia a occidente del golfo di Paria e 125 miglia da Trinidad. Anche Cuba esporta notevoli quantità di bitume eccellente per la sua grande purezza, adatto alla fabbricazione delle lacche. In Europa importanti miniere di ottimo bitume si trovano a Brusturi (Transilvania), a Černovodsk nel Caucaso e a Selenizza presso Valona in Albania. Quest’ultimo era conosciuto e sfruttato dagli antichi, ne fanno menzione Strabone, Aristotele, Vitruvio, Plinio e altri, ed è costituito da strati di conglomerati e di arenarie impregnati di eccellente bitume. I primi impieghi del bitume da parte dell'uomo risalgono al Paleolitico Medio, quindi a circa 40.000 anni fa. Anticamente il bitume era reperibile in natura, nelle pozze ove affiorava il petrolio di giacimenti superficiali, soprattutto in Medio Oriente; solo col tempo, quello a portata di mano è finito, e si è cominciato a ricercarlo più in profondità. L'uomo imparò presto a utilizzare a proprio vantaggio le particolari caratteristiche di questa insolita materia nera, che fu perfino utilizzata come una medicina e spalmata sulla pelle per curarne alcune malattie, o come arma, combinato con lo zolfo nel famigerato Fuoco Greco tanto usato dai Bizantini, ma gli usi più comuni erano altri. Poteva essere utilizzato come legante tra un mattone e l'altro, come avvenne nelle imponenti costruzioni mesopotamiche di Ur, Lagash e Babilonia, ma anche in alcuni edifici egizi di Tebe: costruzioni ben conservate che risalgono al Neolitico Finale, circa 6.000 anni fa. Inoltre, essendo particolarmente tenace e duraturo come adesivo, era impiegato anche per incollare a mura e palazzi decorazioni in maiolica o pietre. Gli occhi in vetro o in pietre dure di tante statue erano incollati proprio con il bitume.
Nella produzione artistica dell'umanità questo materiale non fu solo un predecessore del "Bostik", quanto anche una preziosa materia prima: nello splendido museo egizio di Torino si ammira, infatti, l'elegante sarcofago del dignitario egizio Kha, realizzato con due soli colori: nero e oro, entrambi straordinariamente lucidi; il nero non è altro che asfalto accuratamente lisciato e lucidato. 
Tra l'altro, l'uso del bitume era importante anche dentro i sarcofagi egizi, nella mummia, per l'allora indispensabile conservazione eterna del defunto, e anche attorno al sarcofago ritroviamo il bitume a sigillare anfore piene di grano e particolari scatole di terracotta contenenti carne e altri alimenti, perché al defunto non mancasse cibo durante il lungo viaggio verso l'aldilà. E’ proprio qui che emerge la vera e importante qualità del bitume, quella di essere il più antico materiale a disposizione dell'uomo per impermeabilizzare e sigillare.
Sempre in Egitto troviamo documentato questo uso nella Bibbia: "… la donna prese un cestello di papiro, lo spalmò di bitume, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo..." quel bambino era Mosé. Prima di lui l'umanità si era già affidata al bitume per salvare sé stessa e ogni specie vivente dall'acqua del Diluvio Universale: "… fatti un’arca di legno di cipresso, dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori…". L'acqua, appunto, un elemento indispensabile per la vita e per lo sviluppo della civiltà (come la capacità di controllare e utilizzare il fuoco), che il bitume ha aiutato in molti modi a controllare e gestire: ad esempio calafatando le imbarcazioni perché sull'acqua galleggiassero, rendendo più semplici e veloci i trasporti che potevano così "tagliare" il tragitto attraverso fiumi e mari e facilitare quell'importante attività di comunicazione e scambio di cose e idee che è stato il commercio.
Oltre a specifiche categorie e specializzazioni, come marinai, pescatori e navigatori, il bitume fu un indispensabile elemento di civiltà garantendo case impermeabili e asciutte, un uso importante ancora oggi. In conclusione, il bitume è stato ed è un utile elemento naturale. Quello che usiamo oggi è prodotto dal petrolio, ma non è diverso da quello che si utilizzava quarantamila anni fa, prodotto dalla natura (ma sempre dal petrolio). Se tante generazioni di uomini l’hanno estratto, commerciato, lavorato, spalmato, lucidato e perfino tenuto in casa come soprammobile, o addirittura come pavimento; se vi hanno affidato le loro vite in mare (e quelle di bambini come Mosé); se vi hanno conservato il cibo e hanno impermeabilizzato i tetti sotto cui dormivano con la famiglia, significa che si tratta di un prodotto sufficientemente testato di cui possiamo fidarci.


Immagine di https://www.ancient-origins.net/boat/page/1/0

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