Archeologia, le materie prime dell'antichità. La storia del bitume, il pregiato oro nero utilizzato per impermeabilizzare le barche fin dalla preistoria.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano
La conoscenza e l’utilizzo del bitume risale a tempi
antichissimi. Questo materiale si presenta in diversi gradi di purezza e di
densità: da un petrolio denso, nero e viscoso, fino alle asfaltiti, che sono
fragili e splendenti. Chimicamente i bitumi appartengono al gruppo degli
ossibitumi, cioè prodotti dell’ossidazione e successiva polimerizzazione degli
idrocarburi del petrolio. La composizione chimica rivela carbonio, idrogeno,
notevoli quantità di zolfo e piccole di azoto. La conoscenza profonda dei
bitumi, che sono miscele di molti idrocarburi di natura diversa, richiede
metodi d'indagine complessi come, ad esempio, la distillazione secca dei bitumi
naturali, che dà un olio grezzo complesso e del coke simile a quello che si
ottiene dai residui di petrolio: l'olio grezzo stesso fornisce poi, con distillazione
frazionata, idrocarburi solforati complessi, paraffine e altro. Generalmente,
le sostanze che lo compongono sono insolubili in acqua e non attaccabili dagli
alcali o dagli acidi diluiti; sono solubili, invece, in alcuni solventi
organici e soprattutto nel cloroformio. Allo stato naturale i bitumi
rammolliscono facilmente col calore e fondono a temperature di poco superiori
ai 100°, le asfaltiti a temperature più alte di 180°. Il giacimento di bitume
naturale più importante, anche storicamente, è quello del Mar Morto, dove
sgorgano sorgenti calde, dalle quali scorre il
bitume liquido, che, giunto alla
superficie delle acque, molto dense per la loro elevata salsedine, si rapprende
in masse galleggianti. Ai piedi del Gebel Usdom, nella sponda meridionale
del Mar Morto, il bitume costituisce il cemento di un potente conglomerato.
Anche in Siria è frequente il bitume, soprattutto ad Asbeja, nell'alta valle
del Giordano, a circa 50 km a Sud di Beirūt, dove da secoli viene estratto”.
Uno dei più grandi giacimenti di bitume è quello dell'isola di
Trinidad, scoperto da Cristoforo Colombo nel 1496. Con il bitume di Capo la
Brea calafatò le sue imbarcazioni dopo la lunga navigazione. Così fece anche
Sir Walter Raleigh nella sua spedizione del 1595. Avvicinandosi alla Trinidad
dal lato che guarda il golfo di Paria si vedono sulla sponda in diversi luoghi
correnti di bitume rappreso, che, simili a ghiacciai neri, raggiungono il mare,
il quale, col suo moto ondoso, ne stacca blocchi e frammenti che accumula poi
sulla spiaggia. Presso la costa occidentale, su un’altura, c’è un lago di pece esteso
40 ettari dal quale traboccano le correnti di bitume che scendono al mare. Il
bitume, appena estratto, subisce sul luogo una prima raffinazione che consiste
in una semplice fusione con la quale vengono eliminate l'acqua e le più
grossolane impurità. La produzione va da 100 mila a 200 mila tonnellate annue. Un
altro lago di bitume, più esteso di quello della Trinidad, si trova a Bermúdez,
nel Venezuela, 25 miglia a occidente del golfo di Paria e 125 miglia da
Trinidad. Anche Cuba esporta notevoli quantità di bitume eccellente per la sua
grande purezza, adatto alla fabbricazione delle lacche. In Europa importanti
miniere di ottimo bitume si trovano a Brusturi (Transilvania), a Černovodsk nel
Caucaso e a Selenizza presso Valona in Albania. Quest’ultimo era conosciuto e
sfruttato dagli antichi, ne fanno menzione Strabone, Aristotele, Vitruvio,
Plinio e altri, ed è costituito da strati di conglomerati e di arenarie
impregnati di eccellente bitume. I primi impieghi del bitume da parte
dell'uomo risalgono al Paleolitico Medio, quindi a circa 40.000 anni fa.
Anticamente il bitume era reperibile in natura, nelle pozze ove affiorava il
petrolio di giacimenti superficiali, soprattutto in Medio Oriente; solo col
tempo, quello a portata di mano è finito, e si è cominciato a ricercarlo più in
profondità. L'uomo imparò presto a utilizzare a proprio vantaggio le
particolari caratteristiche di questa insolita materia nera, che fu perfino utilizzata
come una medicina e spalmata sulla pelle per curarne alcune malattie, o come
arma, combinato con lo zolfo nel famigerato Fuoco Greco tanto usato dai
Bizantini, ma gli usi più comuni erano altri. Poteva essere utilizzato come
legante tra un mattone e l'altro, come avvenne nelle imponenti costruzioni
mesopotamiche di Ur, Lagash e Babilonia, ma anche in alcuni edifici egizi di
Tebe: costruzioni ben conservate che risalgono al Neolitico Finale, circa 6.000
anni fa. Inoltre, essendo particolarmente tenace e duraturo come adesivo, era
impiegato anche per incollare a mura e palazzi decorazioni in maiolica o
pietre. Gli occhi in vetro o in pietre dure di tante statue erano incollati
proprio con il bitume.
Nella produzione artistica dell'umanità questo
materiale non fu solo un predecessore del "Bostik", quanto anche una
preziosa materia prima: nello splendido museo egizio di Torino si ammira,
infatti, l'elegante sarcofago del dignitario egizio Kha, realizzato con due
soli colori: nero e oro, entrambi straordinariamente lucidi; il nero non è
altro che asfalto accuratamente lisciato e lucidato.
Tra l'altro, l'uso del bitume era importante
anche dentro i sarcofagi egizi, nella mummia, per l'allora indispensabile
conservazione eterna del defunto, e anche attorno al sarcofago ritroviamo il
bitume a sigillare anfore piene di grano e particolari scatole di terracotta
contenenti carne e altri alimenti, perché al defunto non mancasse cibo durante
il lungo viaggio verso l'aldilà. E’ proprio qui che emerge la vera e importante
qualità del bitume, quella di essere il più antico materiale a disposizione
dell'uomo per impermeabilizzare e sigillare.
Sempre in Egitto troviamo documentato questo uso
nella Bibbia: "… la donna prese un cestello di papiro, lo spalmò di
bitume, vi mise dentro il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del
Nilo..." quel bambino era Mosé. Prima di lui l'umanità si era già
affidata al bitume per salvare sé stessa e ogni specie vivente dall'acqua del
Diluvio Universale: "… fatti un’arca di legno di cipresso, dividerai
l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori…".
L'acqua, appunto, un elemento indispensabile per la vita e per lo sviluppo
della civiltà (come la capacità di controllare e utilizzare il fuoco), che il
bitume ha aiutato in molti modi a controllare e gestire: ad esempio calafatando
le imbarcazioni perché sull'acqua galleggiassero, rendendo più semplici e
veloci i trasporti che potevano così "tagliare" il tragitto
attraverso fiumi e mari e facilitare quell'importante attività di comunicazione
e scambio di cose e idee che è stato il commercio.
Oltre a specifiche categorie e specializzazioni,
come marinai, pescatori e navigatori, il bitume fu un indispensabile elemento
di civiltà garantendo case impermeabili e asciutte, un uso importante ancora
oggi. In conclusione, il bitume è stato ed è un utile elemento naturale. Quello
che usiamo oggi è prodotto dal petrolio, ma non è diverso da quello che si
utilizzava quarantamila anni fa, prodotto dalla natura (ma sempre dal
petrolio). Se tante generazioni di uomini l’hanno estratto, commerciato,
lavorato, spalmato, lucidato e perfino tenuto in casa come soprammobile, o
addirittura come pavimento; se vi hanno affidato le loro vite in mare (e quelle
di bambini come Mosé); se vi hanno conservato il cibo e hanno impermeabilizzato
i tetti sotto cui dormivano con la famiglia, significa che si tratta di un prodotto
sufficientemente testato di cui possiamo fidarci.
Immagine di https://www.ancient-origins.net/boat/page/1/0
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