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martedì 28 agosto 2018

Archeologia, le materie prime dell'antichità. Lo zafferano, la spezia più costosa del mondo, utilizzata fin dall'antichità per i rituali di guarigione e per una serie di proprietà che lo resero un ambito elemento di scambio apprezzato dalle classi più agiate e dai sovrani. Riflessioni di Pierluigi Montalbano


Archeologia, le materie prime dell'antichità. 

Lo zafferano, la spezia più costosa del mondo, utilizzata fin dall'antichità per i rituali di guarigione e per una serie di proprietà che lo resero un ambito elemento di scambio apprezzato dalle classi più agiate e dai sovrani.  
Riflessioni di Pierluigi Montalbano


E’ assai difficile risalire ai luoghi d’origine delle prime coltivazioni di zafferano, la spezia più costosa del mondo. I persiani la chiamavano zarparān, ossia stigmi d'oro, da cui derivò il termine arabo za'farān e l’aggettivo asfar (giallo), ma somiglia anche alla parola persiana za'ferân che originò il francese safran e la parola latina safranum, che diventano in inglese saffron, in spagnolo azafrán e in italiano zafferano. In altre lingue abbiamo: azupiranu (accadico), azafrán (galiziano), azafrai (basco), saffran (tedesco), szafran (polacco), shafran (russo), kesar o zafran (India), hong hua (Cina), zaferen (turco), saframi (finlandese), sáfrány (ungherese), safrána (lettone), safranu (rumeno), safárum (malese), khekhrum (armeno), kurkum (farsi) e safrà (catalano).  Il mito greco narra dell’amore di un
mortale, Croco, per la ninfa Smilace, una passione contrastata dagli dei che punirono i due amanti trasformando lui nella pianta dello zafferano e lei in quella della salsapariglia, la Smilax aspera. Nella mitologia romana, invece, l’origine dello zafferano si lega alla figura di Mercurio che uccise, per sbaglio, il suo caro amico Croco durante un lancio del disco. A eterna memoria tinse con il suo sangue una pianta dal quale prese il nome.
Essendo una pianta triploide, cioè ogni cellula possiede tre cromosomi invece di due, non può produrre semi. La riproduzione sessuale, che si compie attraverso la meiosi, diventa incompatibile per questa sua particolare struttura genetica particolare, pertanto, la pianta è una specie arcaica che si è mantenuta per il suo carattere di rusticità e adattamento alle condizioni ambientali avverse ma in natura non si trovano degli esemplari spontanei. Le applicazioni dello zafferano riguardavano anche la cosmesi, veniva utilizzato come colorante per le vesti, in Egitto per tingere le bende delle mummie e come abortivo, e in Persia come afrodisiaco.
La prima traccia di coltivazione risale al 2300 a.C. con il re Sargon di Akkad, nato ad Azupiranu, la città dello Zafferano. In seguito, troviamo i grandi affreschi murali del Palazzo di Cnosso a Creta, risalenti al XVII secolo a.C., e quelli nell’isola di Santorini del XVI a.C., che ritraevano rispettivamente la filiera dello zafferano con offerta finale in una cerimonia rituale, i primi, e fanciulle e scimmie che staccano i filamenti di zafferano, i secondi. C’è da aggiungere che i minoici avevano una tabella che confrontava il valore dello zafferano con quello dell’incenso e del pepe, altri due materiali pregiati che circolavano a palazzo. In un importante edificio pubblico per funzioni cultuali, la casa Xestè III, ci sono degli affreschi interessanti al piano superiore: su una parete orientale ci sono due donne che raccolgono il croco (lo zafferano) perché c’era un rituale che vedeva le donne allontanarsi dalla comunità per la festa primaverile della Dea, un momento in cui la ringraziano per il dono di questa pianta legata alle guarigioni, infatti, lo zafferano era utilizzato come analgesico e per i dolori mestruali. Forse l’edificio Xestè III era un luogo per terapie, una sorta di ospedale moderno, e la divinità era una dea della salute. Nella stessa sala, la scena continua nella parete settentrionale, dove un’altra donna raccoglie la preziosa spezia e un’imponente figura femminile seduta in trono riceve l’offerta del croco fatta da una scimmia, mentre alle sue spalle è protetta da un grifone rampante. Un’altra fanciulla getta il contenuto di stimmi del suo cesto in un grande contenitore posto ai piedi del grifone. Nella parete a sud ci sono altre donne, più mature, sullo sfondo di un paesaggio astratto, fatto di rocce e ciuffi di croco. L’interpretazione condivisa è che si tratti di un rituale di iniziazione dove le donne imparavano, attraverso dei gesti simbolici come il triturare e il conservare, le proprietà terapeutiche del croco per la cura dei loro malanni. In una tomba di Tebe, in Egitto, un papiro medico del XVI a.C. descrive le funzioni medicinali di questa spezia riservata alla nobiltà: re, regine, faraoni e sacerdoti si profumavano con essenze allo zafferano, indossavano tuniche del suo colore, mangiavano cibi e bevande con questa spezia, si immergevano in vasche d'acqua e zafferano per curare le ferite e, per enfatizzare le sue qualità afrodisiache, cospargevano il letto di pistilli di zafferano. Inoltre, pregavano gli Dei offrendo questa profumatissima pianta.
Le fonti letterarie antiche, riferiscono dell’apprezzamento delle classi più agiate nei confronti dello zafferano, ad esempio abbiamo il krakom (croco) nella Bibbia, nel Cantico dei cantici di Salomone, il krokus negli scritti di tanti autori greci, come Ippocrate, Sofocle e Omero, dei latini Ovidio, Virgilio e altri poeti che fecero dello zafferano un elemento lirico. Lo zafferano ha colorato l’abito del Dalai Lama, e poco dopo la morte di Buddha avvenuta nel 480 a.C., lo zafferano divenne il colore ufficiale per tingere le vesti dei monaci buddisti e fu usato per la colorazione dei fili di lana dei tappeti persiani e per i tessuti del Kashmir.
La coltivazione e il commercio dello zafferano produssero grandi ricchezze, ed egizi, romani, arabi, europei e asiatici si dedicarono per secoli all’organizzazione di traffici in carovaniere e flotte, diffondendo la pregiata sostanza nei luoghi più ricchi. Nel Medioevo, dopo l’invasione araba della Spagna nel 961 a.C. vi fu un aumento notevole del suo utilizzo. La Spagna, prevedendo una fonte di ricchezza, cercò di ottenere il monopolio della coltivazione ed emanò leggi severe che potevano arrivare all’arresto e alla pena di morte, per chi cercava di esportare i bulbi fuori dal paese. Inoltre, durante l'epidemia della morte nera, la peste bubbonica, l'urgenza di procurarsi questa spezia per le cure mediche avviò una florida rete commerciale verso luoghi lontani, con cruenti atti di pirateria per appropriarsi del carico. Con lo sviluppo del commercio dello zafferano, si istituirono delle regole per assicurare l'equità dei prezzi di mercato e la purezza del contenuto di ogni carico. Fu emanato il codice Safranschou con sanzioni, imprigionamento e morte sul rogo per chi avesse commesso frodi. Per ciò che riguarda le questioni mediche, in India, lo zafferano è usato come farmaco ayurvedica, in Medio Oriente, è elencato nel dizionario di botanica del XII secolo trovato nella Biblioteca di Assurbanipal come elemento farmacologico, in Germania, Crocologia, nel 1670 fu pubblicato un libro sullo zafferano che trattava delle sue proprietà medicinali, a Londra, l'Erbario Completo di Herbal Nicholas Culpeper dedicava un paragrafo alla descrizione delle capacità medicamentose dello zafferano.


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